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La tua voce indugia, in attesa
del bacio del lupo e il fischio
della lontra gode il salto
del torrente. Lo zampettìo del cervo
trafigge la spirale di due falchi.
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La tua voce muggito del mare
ferito dallo scoglio, il buio
essuda demoni, infila nella tasca
e perde sabbia. Cristallo d’ametista
ricama salsedine sulla pelle.
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La tua voce fibra compatta
d’incantesimi, danza la zingara
sulla furia delle ninfe. Il succo schizza
ubriaco ed erige un tempio
liquido per battesimi di fuoco.
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La tua voce un tumulto
al riparo da sguardi profani e tessuti
orientali, ebani africani. Amazzonia
e steppa di Mongolia, la coccinella
smarrita tra giganti fili d’erba.
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La tua voce pasta che sfama e
non si addenta, tuffo nell’inchiostro
di papaveri, fruscianti nocciole attese
al sole. Sentieri cavalcati
da amazzoni in conflitto con la fuga.
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La tua voce una spuma
di lamponi croccanti, schermaglia
di conchiglie sul filo, oro di chimera
nel manto della sfinge. Lapislazzuli
d’un vulcano che ha sentore d’oceano.
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La tua voce un bucato
nel ruscello, capriole di pensieri
e visioni che incrinano opinioni
spellano intenzioni. Il comignolo
dall’ergastolo fuma l’evasione.
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La tua voce una torcia
brucia secoli, inerpica sentieri
scavando con le mani foreste
di ardori e strazi.
A una tigre mansueta dà la caccia.
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La tua voce dondola
la febbre e la carezza, la bestia
e sulla fune calano le stelle.
Escono dal sommergibile
canti di orche e versi di sirene.
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La tua voce fiaba
di orchidee e centauri
eccita parole, il volo
e fatiche di titani. Alluvione
di polline, giungla di girasoli.
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La tua voce un livido
la costola incrinata da una vena.
Il granchio spoglia il carapace a
sentire la sua polpa e
a sciogliersi nell’odore dell’onda.
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La tua voce una nube
di dialoghi in assolo e lucidi
deliri di sciamani.
Astri in embrione
e i sensi che risvegliano l’altrove.
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