FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 53
settembre/dicembre 2019

Immersioni

 

PESSIMI NUOTATORI

di Viviane Ciampi

inchiostri dell’autrice con elaborazione fotografica di Lino Cannizzaro




*

immersione totale nell’ insieme

urbano e carnivoro

dove
palpita una pioggia molesta nelle estati

di rabbia
quando

il fieno non asciuga
e quando il fieno non asciuga
accade qualcosa
anche quando il terreno non asciuga
accade qualcosa
anche quando inciampiamo su qualcosa
accade qualcosa
anche quando manchiamo a qualcuno
accade qualcosa

cerchiamo nella notte

il sogno perduto le case tra le ortiche che non smettono di crescere

dove gli assenti affrontano nuove vite

e così calàti

in mari non più astiosi i corpi senza peso non istigano alla guerra
qui l’azzurro è senza dolore
quel che turba è appena intorno


*

voi con i pensieri

di vetro

che galoppano

parlate senza pazienza

scavate

l’arbitrario e


la durezza

spingendo vanghe nella terra contando ranghi di formiche operose dai piani rigorosi

mai e poi mai

mai e poi mai

mai e poi mai

mai e poi mai

mai e poi mai

mai e poi mai

interrotti



*

come un’immersione

nella storia

ogni mattino un testa a testa con l’aria e nell’aria
il sangue

è un gioco sottile
un’attività di sopravvivenza

è un gioco
impervio di venti nati dal nulla

si mettono per strada insieme a noi
scorrono tra le dita

frenano i giorni che vanno e non vanno
che dire         davvero         che dire
ci siamo alzati così tardi
– in fondo non c’era tutta quella fretta –
siamo entrati nell’obsolescenza programmata
siamo noi l’obsolescenza programmata

siamo sott’acqua chi può negarlo
siamo sott’acqua risaliamo e impariamo a nuotare


*

e quando
del tutto immerso
nel sonno

un popolo

sogna la fuga

ha come coperta

– ambigua coperta –

la muta memoria del tempo


*

l’immersione totale

certo non è

roba per gli
svogliati

tutti sono immersi

in qualcosa

da qualche parte

in grandi in piccoli accadimenti essere immersi diventa normalità
non potete cambiare lo stato delle cose oppure sì voi dite che lo potete
e forse avrete ragione non so esattamente vi vendo il mio cervello non ho più argomenti
non farò le mie leggi m’inchino alla vostra saggezza che mai sarà la mia

il grande putiferio

ci fu donato
carenti invece


l’equilibrio

la

giustizia


*

si rimaneva immersi nella spina dorsale delle parole nei patemi d’amore in età matura
chiunque poteva interromperci l’armata dei tranquillanti ci lasciava senza fiato
i finti suicidi erano legione – lasciavano lievi cicatrici sui polsi –

quelli veri – meno rari delle perle – raccontavano i disincanti l’inquietudine

il tempo cospirava recideva di noi persino l’ombra

solo i motori parevano longevi

o forse unti dal nostro mormorio

dai rigattieri tornavano di moda
i raccoglibriciole



*

sorelle di clausura
regalateci

la pazienza
di un tempio di marmo

noi spargiamo                        parole

al vento
stanche
della
corsa

perdiamo                    il nome           dei            volti          incontrati

perdiamo                     il nome                             degli               avi

nelle narici odore di polvere da sparo

stiamo nella postura del

morto

le città scompaiono
fronti delle cattedrali
sinagoghe
moschee

intere foreste amazzoniche

lasciano
l’ultimo
fumo


stendersi tra le nubi



*

e

tutto questo è niente

stiamo a parecchi chilometri

sotto la crosta

malgrado gli esercizi in effimere vasche

malgrado gli esorcismi degli stregoni di turno

le capre sopra di noi brucano l’erba

capre nere e bianche sopra di noi brucano l’erba

felici di muoversi nella luce

sentiamo gli ingranaggi delle loro mascelle

la faina rode la faesite

briciole del soffitto cadono sui capelli

le scarpe dei passanti ci annusano

quanti passi nei prati della gioia

quante scarpe hanno i passanti

e perché annusano

perché ci annusano

e perché invece di annusarci

non annusano i prati della gioia

quanta gioia per niente

oh quanti passi per niente

quanta gioia nei prati

ma non eravamo noi i passanti

se sì che cos’è questa mania di camminare

fino all’inverosimile

ecco che ora la mania ci riprende

ecco che ora collezioniamo i passi

e forse arriveremo al fiume

o siamo già arrivati

o siamo noi il fiume

o siamo noi gli stregoni
e le capre
e i passanti
e il fiume

e non ce ne siamo accorti

stagioni di calure annientate

nostri occhi lontani ma al sicuro


*

e l’immergersi è…

… e l’immergersi – vedete – non è per i pessimi nuotatori

ma neppure per i campioni

e l’immergersi – sappiatelo –

non era in programmazione
– oh cari non lo fu affatto –

lo rivelarono le capre


nell’ultimo dato

dell’immersione



viviane.c@alice.it