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come un’immersione
nella storia
ogni mattino un testa a testa con l’aria e nell’aria
il sangue
è un gioco sottile
un’attività di sopravvivenza
è un gioco
impervio di venti nati dal nulla
si mettono per strada insieme a noi
scorrono tra le dita
frenano i giorni che vanno e non vanno
che dire davvero che dire
ci siamo alzati così tardi
– in fondo non c’era tutta quella fretta –
siamo entrati nell’obsolescenza programmata
siamo noi l’obsolescenza programmata
siamo sott’acqua chi può negarlo
siamo sott’acqua risaliamo e impariamo a nuotare
*
e quando
del tutto immerso
nel sonno
un popolo
sogna la fuga
ha come coperta
– ambigua coperta –
la muta memoria del tempo
*
l’immersione totale
certo non è
roba per gli
svogliati
tutti sono immersi
in qualcosa
da qualche parte
in grandi in piccoli accadimenti essere immersi diventa normalità
non potete cambiare lo stato delle cose oppure sì voi dite che lo potete
e forse avrete ragione non so esattamente vi vendo il mio cervello non ho più argomenti
non farò le mie leggi m’inchino alla vostra saggezza che mai sarà la mia
il grande putiferio
ci fu donato
carenti invece
l’equilibrio
la
giustizia
*
si rimaneva immersi nella spina dorsale delle parole nei patemi d’amore in età matura
chiunque poteva interromperci l’armata dei tranquillanti ci lasciava senza fiato
i finti suicidi erano legione – lasciavano lievi cicatrici sui polsi –
quelli veri – meno rari delle perle – raccontavano i disincanti l’inquietudine
il tempo cospirava recideva di noi persino l’ombra
solo i motori parevano longevi
o forse unti dal nostro mormorio
dai rigattieri tornavano di moda
i raccoglibriciole
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