AI FRATELLI
Ho detto una parola
un giorno:
l’ho vista fiorire, il silenzio bucare
e poi,
senza un orecchio che la fermasse,
l’ho vista sparire, nel vuoto tornare.
Nel mondo
rimane
solo ciò che si muove,
ciò che r o t o l a
dalla vita di uno
alla vita dell’altro.
Il sambuco
dal mio giardino al tuo vaso;
il basilico
dalla mia pianta al tuo piatto.
Rimane
dentro il mondo
solo ciò che si t r a s m e t t e,
ciò che va fuori:
il mio sangue in altre vene
il mio bene in altri cuori.
*
Corri piccola anima sorella,
corri non ti fermare
e non aver paura se
ti scoprirai un attimo
in affanno e sola
che è parte del cammino.
Poi un giorno capirai
che sola non lo sei mai
perché tu da te
non vai mai via.
Scoprirai che
quella
di te
– piccola anima in lotta –
è la tua
migliore compagnia.
GIOVANI DONNE
Correremo insieme
senza meta e a metà,
non ci completeremo,
ci sfumeremo e dipingeremo
in silenzio e a tratti.
Intoneremo canti,
tra pianti e santi
a cui mai crederemo.
Crederemo in questo:
nel pianto e nel canto
del nostro essere a metà –
un quarto – tre quarti
delle nostre possibilità.
FARE E DISFARE
Come quando mi sono accorta
che bastava non aver fretta
che quel muro aveva una porta
che ero io a vedere solo una crepa
che una luce aveva la notte buia e morta
che mi sentivo a metà
ma l’altra metà di me
era la mia nuova meta.
Come quando mi resi conto
che no, fretta no,
bisognava aver pazienza
che la vita non ti fa nessuno sconto
che avevo solo iniziato a tessere la tela
e diversi artefatti avrei messo a confronto
tanti quanti Penelope ne disfece nel buio profondo
mai, dico mai, uno pienamente mi soddisfaceva
ma l’altra metà era la mia nuova meta
e imparai la pazienza
entrai per quella porta velata di mestizia
e baciai più volte quella crepa
Penelope disfaceva la notte per furbizia
io disfacevo il giorno per disperazione
ma sapevo che era da preferire
un’azione sbagliata all’inazione.
Stanca ed instancabile
tessevo e disfacevo
ogni risultato labile
e sembravo gettare vernice luminosa
sulla parola DISFARE
la parola brillava
la parola mi accecava
ma dovevo continuare
E allora
datemi tessuti pregiati
pregni di simboli, significati
niente acrilico o poliestere,
di sintetico io niente devo tessere
io non voglio sintetizzare
non voglio ridurre costi, tempi,
il mio lavoro facilitare
perché i miei artefatti
ormai malfatti i più se li possano comprare.
No.
Datemi tessuti pregiati
perché io possa usarli per creare
simboli, significati
datemi tessuti naturali
che svelino fra le fessure la mia natura
con i disegni più svariati
con i disegni contaminati
ma, soprattutto, voi,
fratelli tutti,
datemi
le vostre spalle
affaticate:
è per voi
il calore
delle mie stoffe riuscite
delle mie stoffe tentate
CAMPO MINATO
Una ragazza alla fine del turno torna a casa.
La prima cosa che farà
sarà mangiare una mela.
Da sempre sa che mangiarne una al giorno fa bene
ma lei che le ha scoperte solo da poco
al giorno ne mangia tre:
la ragazza ha voglia di stare bene.
Quante volte suo fratello
ci aveva provato con la frutta di ogni genere,
perché
la ragazza stesse bene. La ragazza lo sa bene.
Un aereo sorvola la città dove vive lei adesso,
la casa dove non è nata,
ma dove ha iniziato a rinascere, a guadagnarsi da vivere
a mangiare le mele.
La casa dove sono nati
lui l’ha lasciata prima:
un aereo terribile come quel proiettile nel cielo adesso
se lo portò un giorno
in una città dove anche lui avrebbe imparato
a rinascere, a guadagnarsi da vivere.
Cosa avrebbe significato rimanere?
quella casa sarebbe diventata un campo minato:
ad ogni mina un’assenza.
Cosa avrebbe significato andare?
quella casa sarebbe diventata un prato fiorito:
ad ogni fiore un ricordo appassito.
La ragazza camminava adesso più lentamente
come sperava facesse la macchina,
quel pomeriggio, andando all’aeroporto.
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