FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 52
maggio/agosto 2019

Sorelle & Fratelli

 

L'ANGOLO DI ED

a cura di Giuseppe Ierolli



Fratello mio, vieni nel mio giardino!


J14-F5

One Sister have I in our house -
And one, a hedge away.
There's only one recorded,
But both belong to me.

One came the road that I came -
And wore my last year's gown -
The other, as a bird her nest,
Builded our hearts among.

She did not sing as we did -
It was a different tune -
Herself to her a music
As Bumble bee of June.

Today is far from Childhood -
But up and down the hills
I held her hand the tighter -
Which shortened all the miles -

And still her hum
The years among,
Deceives the Butterfly;
Still in her Eye
The Violets lie
Mouldered this many May.

I spilt the dew -
But took the morn;
I chose this single star
From out the wide night's numbers -
Sue - forevermore!

    Una sorella ho in casa nostra -
E una, a una siepe di distanza.
Ce n'è soltanto una registrata,
Ma entrambe mi appartengono.

Una fece la strada che feci io -
E portava i miei abiti dell'anno prima -
L'altra, come un uccello il suo nido,
Costruì fra i nostri cuori.

Non cantava come noi -
Era un'armonia diversa -
Di per sé una musica
Come un Bombo di giugno.

L'oggi è lontano dall'Infanzia -
Ma su e giù per le colline
Tengo più stretta la sua mano -
Che accorcia tutte le distanze -

E tuttora il suo ronzio
Anno dopo anno,
Inganna la Farfalla;
Tuttora nei suoi Occhi
Restano Violette
Polverizzate da molte Primavere.

Versai la rugiada -
Ma serbai il mattino;
Scelsi quest'unica stella
Dagli immensi spazi della notte -
Sue - per sempre!

In un biglietto a Susan Gilbert contenente soltanto i versi, probabilmente in occasione del suo ventottesimo compleanno (19 dicembre 1858).
La prima sorella, in casa e ufficialmente registrata come tale, è naturalmente Lavinia, più giovane di poco più di due anni e perciò destinata a mettere i vestiti di Emily. L'altra, ormai a una siepe di distanza perché era sposata col fratello Austin e viveva in una casa vicinissima alla Homestead, è Susan Gilbert, vista sempre come una persona diversa, dispensatrice di armonie come se fosse una primavera che ci spinge fuori a sentire i rumori della natura che si risveglia. E anche se l'amicizia intima e complice dell'infanzia è ormai lontana, la scelta di quella stella così speciale, e unica fra tutte quelle che riempiono la notte, non sarà mai rinnegata.

 

J295-F300

Unto like Story - Trouble has enticed me -
How Kinsmen fell -
Brothers and Sister - who preferred the
Glory -
And their young will
Bent to the Scaffold, or in Dungeons -
chanted -
Till God's full time -
When they let go the ignominy - smiling -
And Shame went still -

Unto guessed Crests, my moaning fancy,
leads me,
Worn fair
By Heads rejected - in the lower country -
Of honors there -
Such spirit makes her perpetual mention,
That I - grown bold -
Step martial - at my Crucifixion -
As Trumpets - rolled -

Feet, small as mine - have marched
in Revolution
Firm to the Drum -
Hands - not so stout - hoisted them -
in witness -
When Speech went numb -
Let me not shame their sublime
deportments -
Drilled bright -
Beckoning - Etruscan invitation -
Toward Light

    Verso simili Storie - l'Ansia mi ha attratto -
Come i Congiunti che caddero -
Fratelli e Sorelle - che preferirono la
Gloria -
E la loro giovane volontà
Piegarono al Patibolo, o nelle Segrete -
cantarono -
Fino alla venuta di Dio -
Quando abbandonarono l'ignominia - sorridendo -
E la Vergogna divenne muta -

Verso immaginari Allori, la mia dolente fantasia,
mi conduce,
Portati lealmente
Da Teste respinte - nelle regioni inferiori -
Di onori là -
Tale spirito fa perpetua menzione,
Sicché io - diventata audace -
Salgo marziale - alla mia Crocifissione -
Come se Trombe - squillassero -

Piedi, piccoli come i miei - hanno marciato
nella Rivoluzione
Saldi al suono dei Tamburi -
Mani - non così forti - li innalzarono -
a testimonianza -
Quando la Parola si raggelò -
Non lasciate che sia indegna del loro sublime
comportamento -
Che ha seminato splendore -
Chiamando - invito Etrusco -
Verso la Luce -

L'esempio dei martiri e di chi ha marciato per conquistare la propria libertà come sprone per non essere indegni di loro.
Al penultimo verso ED ha usato l'aggettivo "Etrusco" probabilmente per rivestire di lontananza atemporale l'invito dei martiri a seguirli nella loro luce.

 

J449-F448

I died for Beauty - but was scarce
Adjusted in the Tomb
When One who died for Truth, was lain
In an adjoining Room -

He questioned softly "Why I failed"?
"For Beauty", I replied -
"And I - for Truth - Themself are One -
We Bretheren, are", He said -

And so, as Kinsmen, met a Night -
We talked between the Rooms -
Until the Moss had reached our lips -
And covered up - our names -

    Morii per la Bellezza - ma ero appena
Sistemata nella Tomba
Quando Uno che morì per la Verità, fu adagiato
In una Stanza adiacente -

Mi domandò silenziosamente "Perché sei mancata?"
"Per la Bellezza", risposi -
"Ed io - per la Verità - Esse sono Una cosa sola -
Noi siamo Fratelli", disse -

E così, come Congiunti, incontratisi di Notte -
Conversammo fra le Stanze -
Finché il Muschio raggiunse le nostre labbra -
E ricoprì - i nostri nomi -

ED vuole dirci che Verità e Bellezza si identificano l'un l'altra e ce lo dice facendo amabilmente conversare due defunti. L'inizio predispone a una visione molto concreta e familiare della tomba: "mi ero appena sistemata che ecco subito un vicino col quale fare due chiacchiere". La seconda strofa contiene quella che potremmo chiamare la "morale"; nella terza ED riprende all'inizio il tono colloquiale della prima, per poi sferrare uno dei suoi soliti colpi magistrali nei due ultimi versi, dove l'amabile conversazione d'oltretomba diventa un piccolo interludio prima della morte vera, quella col muschio che serra le nostre labbra e copre per sempre i nostri nomi.
Il "Themself are One" del settimo verso è una citazione, sintetica ma quasi testuale, del penultimo verso dell'Ode su un'urna greca di Keats: "Beauty is truth, truth beauty" ("Bellezza è verità, verità bellezza").

 

J1331-F1347

Wonder - is not precisely knowing
And not precisely knowing not -
A beautiful but bleak condition
He has not lived who has not felt -

Suspense - is his maturer Sister -
Whether Adult Delight is Pain
Or of itself a new misgiving -
This is the Gnat that mangles men -

    Lo Stupore - non è esattamente conoscere
E non esattamente non conoscere -
Una bellissima ma sguarnita condizione
Non ha vissuto chi non l'ha provata -

L'Incertezza - è la sua Sorella maggiore -
Sia l'Adulta Delizia una Pena
O in se stessa un rinnovato dubbio -
È questo il Tarlo che rode gli uomini -

Lo stupore è la meraviglia di fronte a una cosa che non riusciamo a capire fino in fondo, ma che riusciamo comunque a godere; perciò si situa fra la conoscenza e l'ignoranza e somiglia molto a quella che potremmo chiamare l'intuizione, la scoperta che va al di là, o arriva prima, del ragionamento, priva di solide basi ma così bella che non può dire di aver vissuto chi non l'ha provata. Ma forse lo stupore è una condizione riservata alle menti non ancora mature; più tardi la condizione più usuale è l'incertezza, che non ci dà mai una risposta, non ci dice mai se la razionalità della nostra condizione adulta sia portatrice di una certezza, fosse anche una pena, oppure nient'altro che una incessante condizione di dubbio, un tarlo che rode da sempre l'animo dell'uomo.
Al verso 3 ho tradotto "bleak" intepretando liberamente, ma anche letteralmente, la definizione del Webster: "Open; vacant; exposed to a free current of air; as a bleak hill or shore".

 

Lettera 58, 17 ottobre 1851
Al fratello, Austin Dickinson

Friday morning

We are waiting for breakfast, Austin, the meat and potato and a little pan of your favorite brown bread are keeping warm at the fire, while father goes for shavings.

While we were eating supper Mr Stephen Church rang the door bell very violently and offerred to present us with three barrels of shavings. We are much overcome by this act of magnanimity and father has gone this morning to claim his proffered due. He wore a palm leaf hat, and his pantaloons tucked in his boots and I could'nt help thinking of you as he strode along by the window.

I dont think "neglige" quite becoming to so mighty a man. I had rather a jacket of green and your barndoor apparrel, than all the mock simplicity of a lawyer and a man. The breakfast is so warm and pussy is here a singing and the teakettle sings too as if to see which was loudest and I am so afraid lest kitty should be beaten - yet a shadow falls upon my morning picture - where is the youth so bold, the bravest of our fold, a seat is empty here - spectres sit in your chair and now and then nudge father with their long, bony elbows. I wish you were here dear Austin - the dust falls on the bureau in your deserted room and gay, frivolous spiders spin away in the corners. I dont go there after dark whenever I can help it, for the twilight seems to pause there and I am half afraid, and if ever I have to go, I hurry with all my might and never look behind me for I know who I should see.

Before next Tuesday - Oh before the coming stage will I not brighten and brush it, and open the long closed blinds, and with a sweeping broom will I not bring each spider down from its home so high and tell it it may come back again when master has gone - and oh I will bid it to be a tardy spider, to tarry on the way, and I will think my eye is fuller than sometimes, tho' why I cannot tell, when it shall rap on the window and come to live again. I am so happy when I know how soon you are coming that I put away my sewing and go out in the yard to think. I have tried to delay the frosts, I have coaxed the fading flowers, I thought I could detain a few of the crimson leaves until you had smiled upon them, but their companions call them and they cannot stay away - you will find the blue hills, Austin, with the autumnal shadows silently sleeping on them, and there will be a glory lingering round the day, so you'll know autumn has been here, and the setting sun will tell you, if you dont get home till evening. How glad I am you are well - you must try hard to be careful and not get sick again. I hope you will be better than ever you were in your life when you come home this time, for it never seemed so long since we have seen you. I thank you for such a long letter, and yet if I might choose, the next should be a longer. I think a letter just about three days long would make me happier than any other kind of one - if you please, dated at Boston, but thanks be to our Father, you may conclude it here. Everything has changed since my other letter - the doors are shut this morning, and all the kitchen wall is covered with chilly flies who are trying to warm themselves - poor things, they do not understand that there are no summer mornings remaining to them and me and they have a bewildered air which is really very droll, did'nt one feel sorry for them. You would say t'was a gloomy morning if you were sitting here - the frost has been severe and the few lingering leaves seem anxious to be going and wrap their faded cloaks more closely about them as if to shield them from the chilly northeast wind. The earth looks like some poor old lady who by dint of pains has bloomed e'en till now, yet in a forgetful moment a few silver hairs from out her cap come stealing, and she tucks them back so hastily and thinks nobody sees. The cows are going to pasture and little boys with their hands in their pockets are whistling to try to keep them warm. Dont think that the sky will frown so the day when you come home! She will smile and look happy, and be full of sunshine then - and even should she frown upon her child returning, there is another ever serene and fair, and there is another sunshine, tho' it be darkness there - never mind faded forests, Austin, never mind silent fields - here is a little forest whose leaf is ever green - here is a brighter garden - where not a frost has been, in it's unfading flowers I hear the bright bee hum, prithee, my Brother, into my garden come!

Your very aff
Sister.

Venerdì mattina

Siamo in attesa della colazione, Austin, la carne, le patate e un tegamino col tuo pane scuro favorito sono in caldo vicino al fuoco, mentre il babbo è andato per i trucioli.

Mentre eravamo a cena Mr Stephen Church ha suonato il campanello a più non posso e si è offerto di regalarci tre casse di trucioli. Siamo rimasti molto commossi da questo atto di magnanimità e il babbo è andato stamattina a reclamare quanto ci ha offerto. Aveva un cappello di fibre di palma, e i pantaloni infilati negli stivali e non ho potuto fare a meno di pensare a te mentre camminava a grandi passi vicino alla finestra.

Non credo che il "negligé" sia adatto a un uomo così importante. Avrei preferito una giacca sul verde e l'aspetto che avevi tu sulla porta del granaio, di tutta la finta semplicità di avvocato e uomo. La colazione è così calda, il micio è qui che fa le fusa e la teiera pure fa le fusa come se facessero a gara a chi è più rumoroso e temo proprio che il micino ne esca sconfitto - eppure un'ombra cala sul mio quadretto mattutino - dove sia il giovane così baldo, il più audace del nostro gruppo, un posto resta vuoto - spettri siedono sulla tua sedia e ogni tanto toccano il babbo con i loro gomiti lunghi e ossuti. Mi piacerebbe che tu fossi qui caro Austin - la polvere cade sulla scrivania nella tua camera deserta e gioiosi, frivoli ragni filano negli angoli. Quando posso evitarlo non ci vado quando fa buio, perché il crepuscolo sembra fermarsi là e mi mette un po' di paura, e se proprio debbo andarci, faccio più in fretta possibile e non mi guardo mai indietro perché so chi vedrei.

Prima di martedì - Oh, non prima dell'arrivo della diligenza darò luce e pulirò, e aprirò le persiane così a lungo chiuse, e con una scopa scattante butterò giù ogni ragno dal suo rifugio così in alto e gli dirò che potrà tornare indietro quando il padrone se ne sarà andato - e oh, gli imporrò di essere un ragno ritardatario, di indugiare per via, e penso che avrò gli occhi più gonfi di altre volte, anche se il "perché" non so dirlo, quando busserà alla finestra e tornerà ad abitarci. Sono così felice quando so che stai per arrivare che metto via il cucito ed esco in cortile a pensare. Ho cercato di ritardare il gelo, ho blandito i fiori che appassivano, pensavo che sarei "riuscita" a trattenere qualcuna delle foglie cremisi finché tu le avessi sorriso, ma le loro compagne le chiamano e non possono restare - troverai le colline azzurre, Austin, con le ombre autunnali che dormono silenziose su di loro, e ci sarà un attardarsi della gloria intorno al giorno, così saprai che l'autunno è stato qui, e il sole "al tramonto" te lo dirà, se non arrivi a casa prima di sera. Come sono felice che tu stia bene - devi assolutamente avere cura di te e non ammalarti di nuovo. Spero che starai bene come non lo sei mai stato in vita tua quando verrai a casa questa volta, perché non ci è mai sembrato di non averti visto così a lungo. Ti ringrazio per la lettera così lunga, eppure se potessi scegliere la prossima dovrebbe essere ancora più lunga. Credo che una lettera giusto lunga "tre giorni" mi farebbe più felice di qualsiasi altra cosa - se preferisci, datata da Boston, ma grazie a nostro Padre, potrai concluderla qui. Tutto è cambiato dalla mia lettera precedente - le porte sono chiuse stamattina, e tutto il muro della cucina è coperto da mosche intirizzite che stanno cercando di scaldarsi - povere creature, non capiscono che non ci saranno più mattini estivi per loro e per me e hanno un'aria sconcertata che è davvero comica, non fosse che sono anche da compatire. Diresti che è un mattino deprimente se tu fossi qui - il gelo è stato duro e le poche foglie rimaste sembrano ansiose di andarsene e s'infagottano più strettamente nei loro sbiaditi mantelli come per ripararsi dal gelido vento di nordest. La terra sembra come una povera vecchia signora che fino ad ora è sempre rifiorita dai colpi della sorte, ma in un momento di distrazione alcune ciocche di capelli argentei le escono furtivamente dal cappello, e lei le ricaccia indietro velocemente e pensa che nessuno abbia visto. Le mucche stanno andando al pascolo e ragazzini con le mani in tasca fischiettano per tenersi caldi. Non credere che il cielo sarà così corrucciato il giorno in cui verrai a casa! Sorriderà e apparirà felice, e sarà pieno di sole allora - e se pure dovesse corrucciarsi quando il suo figliolo tornerà, c'è un altro cielo, sempre sereno e bello, e c'è un'altra luce del sole, sebbene sia buio là - non badare alle foreste disseccate, Austin, non badare ai campi silenziosi - qui è la piccola foresta la cui foglia è sempre verde - qui è un giardino più luminoso - dove il gelo non è mai stato, tra i suoi fiori mai appassiti odo la luminosa ape ronzare, ti prego, Fratello mio, vieni nel mio giardino!

La tua aff.ma
Sorella.

Austin Dickinson, dopo essersi laureato ad Amherst nell'agosto del 1850, era andato a insegnare a Sunderland, e poi, nel giugno 1851, all'Endicott School di Boston, da dove tornò nella casa paterna nel luglio 1852. La lettera contiene, come sempre nelle lettere di questo periodo al fratello, il racconto di cose quotidiane e, soprattutto, la nostalgia provocata da un'assenza che doveva pesare molto a ED. La conclusione è un'esortazione a interrompere quell'assenza, con la descrizione dei primi freddi in arrivo e subito dopo, come per mettere la mani avanti e stroncare sul nascere le possibili obiezioni a una visita nel gelo, una rassicurazione sul tempo che farà al suo ritorno, per poi concludere che, in ogni caso, ci sarà sempre quel cielo "ever serene and fair", un cielo formato dal calore della casa, della famiglia e, soprattutto, scaldato dall'amore di una sorella, evidenziato da quel possessivo "my" dell'ultimo verso.
L'ultima parte, da "there is another sky" (c'è un altro cielo) in poi è riportata in versi nelle due edizioni critiche delle poesie: la numero 2 in quella curata da Johnson e in appendice da Franklin.

 

Lettera 289, maggio 1864
Alla sorella, Lavinia (Vinnie) Dickinson, da Cambridge

Dear Vinnie

I miss you most, and I want to go Home and take good care of you and make you happy every day.

The Doctor is not willing yet, and He is not willing I should write. He wrote to Father, himself, because He thought it not best for me.

You wont think it strange any more, will you?

Loo and Fanny take sweet care of me, and let me want for nothing, but I am not at Home, and the calls at the Doctor's are painful, and dear Vinnie, I have not looked at the Spring.

Wont you help me be patient?

I cannot write but this, and send a little flower, and hope you wont forget me, because I want to come so much I cannot make it show.

Emily.

Cara Vinnie

Mi manchi tantissimo, e ho voglia di tornare a Casa e prendermi cura di te e farti felice tutti i giorni.

Il Dottore ancora non vuole, e non vuole che io scriva. Ha scritto al Babbo, di persona, perché pensava che per me fosse meglio non farlo.

Non penserai più che la cosa sia strana, non è vero?

Loo e Fanny si prendono cura di me con molta dolcezza, e non mi fanno mancare nulla, ma io non mi sento a Casa, e le visite del Dottore sono spiacevoli, e mia cara Vinnie, non ho ancora dato un'occhiata alla Primavera.

Mi aiuterai a essere paziente?

Non posso scrivere altro, e ti mando un fiorellino, e spero che non ti dimenticherai di me, perché la mia voglia di tornare è così forte che non riesco a esprimerla.

Emily.

Nell'aprile del 1864 Emily Dickinson era andata a Cambridge per curarsi una malattia degli occhi, e tornerà ad Amherst a novembre dello stesso anno. A Cambridge era ospite delle cugine Frances (Fanny) e Louise (Loo), figlie della sorella della madre, morta nel 1860, rimaste orfane anche del padre nel 1863.

 


Le poesie di Emily Dickinson non hanno un titolo, a parte rarissime eccezioni. I numeri che le precedono si riferiscono alla numerazione attribuita nelle due edizioni critiche, curate rispettivamente da Thomas H. Johnson nel 1955 ("J") e da R. W. Franklin nel 1998 ("F").
I numeri delle lettere sono quelli dell'edizione critica dell'epistolario, curata da Thomas H. Johnson e pubblicata nel 1958.


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