Cento lame di luce si insinuano tra le assi di legno che simulano la presenza di una persiana, invadono la catapecchia riunendosi al suo interno. Con un magico gioco di ombre muovono la lampadina che pende dal soffitto, la proiettano sulla parete e ne fanno scomparire la sagoma dopo una veloce traiettoria orizzontale.
Come ogni notte il treno merci rallenta la sua corsa per fermarsi nella piccola stazione vicino alla quale è sorta la baraccopoli.
Si tratta di una ventina di ricoveri fatti di lamiere arrugginite, vecchie porte e legname dismesso che la sera si popola di corpi stanchi in cerca di ricarica per il lavoro del giorno seguente. In uno di questi Rino è sveglio e sta ascoltando la musica miagolante del vecchio walkman. All’interno dell’apparecchio una cassetta dei Credence.
Let the midnight special, shine a light on me
Let the midnight special, shine a light on me
Let the midnight special, shine a light on me
Let the midnight special, shine a ever lovin' light on me
Lasciate che lo Speciale di mezzanotte mi illumini con la sua luce,
Lasciate che lo Speciale di mezzanotte mi illumini con la sua calda luce
La vecchia canzone della tradizione americana funziona da macchina del tempo:
La fine del liceo e l’università.
Silvia e il suo amore travolgente.
Le immagini del matrimonio e la sua fine immediata.
La coca e il patrimonio di famiglia pippato in meno di due anni.
Frotte di donne e amici dei tempi ricchi.
L’emarginazione del presente.
Tutte le notti sveglio.
Come adesso.
Rino non dorme più da anni, da quando ha perso tutto e non è stato capace di ricominciare. Ora vive le tenebre con un susseguirsi di ricordi dolorosi. Però il buio è il suo ricovero, l’antro cieco, rifugio sicuro dopo le ferite di una giornata di lavoro sottopagato con pochi spicci che gli permettono un pasto appena sufficiente.
Dopo il passaggio del convoglio la baracca ripiomba nella più completa oscurità: una prima parte della notte è passata; un altro segmento sarà scandito da uno dei suoi coinquilini che uscirà per pisciare.
Attraverso il blues nelle orecchie Rino cerca l’ispirazione per riposare ma sa già che si tratta di un tentativo inutile.
Ha girato la musicassetta altre quattro volte dopo la partenza del treno merci e ogni brano ha proiettato nella sua mente vecchie immagini amare: di notte l’album fotografico dei suoi errori si arricchisce di episodi che crede di aver dimenticato e che prova ogni volta a rimuovere.
Eppure, tra le ventiquattr’ore, queste sono le meno dolorose, niente a che vedere con quelle passate al cantiere dove ogni giorno è vittima di violenze fisiche e psicologiche, “premiato” a fine lavoro da una paga che subisce una decurtazione quasi totale.
Le luci del nuovo giorno tracciano la scritta fine sull’ultimo tratto del diversivo notturno di Rino. Tra poco il furgone del caporale passerà a raccogliere gli operai e bisogna farsi trovare pronti.
Il treno merci rallenta per fermarsi nella piccola stazione. La sua luce illumina la baraccopoli e si infila tra le feritoie delle lamiere e dei legni non allineati.
Nella baracca di Rino, come ogni notte, la luce dà vita al volo della lampadina che mostra il suo profilo sulla parete e scompare in un attimo.
Stanotte Rino non ha goduto dello spettacolo dell’ombra: è fuori dal suo rifugio, è lontano dalla baraccopoli. Ha scavalcato la bassa recinzione che delimita la stazione e corre parallela ai binari. Sta camminando lungo le rotaie, nella stessa direzione del treno che oramai vede in lontananza.
Nelle sue mani il vecchio walkman miagola più del solito a causa dei passi appesantiti dal terreno sconnesso.
Let the midnight special, shine a light on me
Let the midnight special, shine a light on me
Let the midnight special, shine a light on me
Let the midnight special, shine a ever lovin' light on me
Anche stanotte è in compagnia dei suoi fantasmi: ci sono i vecchi amici della scuola e dell’università. Accanto a lui cammina Silvia, bellissima, solare, è quella amata e sposata contro il parere della famiglia mentre un po’ più in là c’è la Silvia oscura dei continui tradimenti e del divorzio. Le donne e i compagni delle notti brave lo seguono facendo a gara per avere la sua attenzione. Nel mucchio riconosce anche i caporali che gestiscono il suo lavoro e alcuni tra i disperati che come lui ogni mattina salgono sul furgone per andare al lavoro. C’è anche uno dei suoi coinquilini, quello che ogni notte, alle quattro in punto si alza per pisciare. I piccoli fari del treno merci cominciano a ingrandirsi: il convoglio ha ripreso la sua corsa.
Yonder comes doctor Adams, "How in the world do you know?"
Well he gave me a tablet, the day befo'
There ain't no doctor, in all the lan'
Can cure the fever of a convict man
Ecco che arriva il dottor Adams – Come fai a saperlo?
Beh, mi ha dato una pastiglia l’altro giorno
Ma non c’è dottore, in nessun angolo della terra
Che possa curare la febbre di un prigioniero.
Rino si ferma e si gira e con lui la variegata comitiva. Vede la sagoma del treno crescere velocemente mentre i fari gli abbagliano la vista. Da tempo ha preso coscienza che l’ultima spinta all’inferriata del carcere che lo detiene è stata la sua, che di quel cancello ha deciso di buttare via la chiave e che nessuna estrema evasione passerà indenne. Ma stasera ha deciso di prendere la pastiglia del dottor Adams, quella che non gli curerà la febbre ma che lo libererà definitivamente dalle compagnie ingombranti della notte.
E fa un passo all’interno dei binari.
Lasciate che lo Speciale di mezzanotte mi illumini con la sua luce,
Lasciate che lo Speciale di mezzanotte mi illumini con la sua calda luce
|