FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 42
aprile/giugno 2016

Residenze

 

VILLA TURRIFF

di Annarita Verzola



… La facciata candida della villa era orientata verso il Loch Morar e un largo sentiero ghiaioso scendeva dal porticato fino alla spiaggia.



La signorina Mc Coll li precedette sulla veranda e spalancò la porta con il grosso battente di ottone, poi si fece da parte, lasciando che tutti entrassero nella penombra odorosa di polvere.

Man mano che venivano aperte le finestre e le persiane, l’interno della villa si rivelava in tutta la propria calda opulenza di gusto retrò.

Snelle colonne con capitelli corinzi sorreggevano il soffitto a soppalco del vasto salone e, sul parquet, erano adagiati splendidi tappeti orientali dalle tinte smorzate; tutti i mobili erano coperti con drappi ingialliti e strappati in più punti, cosicché si potevano intravedere i ricchi intarsi che li adornavano.

A sinistra, uno scalone di legno conduceva al piano superiore, oltre la cui balaustrata si vedeva il corridoio pieno di quadri; dietro lo scalone si intravedeva la biblioteca. A destra, due porte conducevano l’una in cantina e l’altra in una cucina spaziosa, fornita di moderni elettrodomestici.

La signorina Mc Coll si era voltata a parlare con la signora Katrin, che traduceva per tutti.

– Il proprietario della villa, Malcom Turriff, non aveva parenti e in punto di morte ne fece dono all’amministrazione di Mallaig, che copre le spese di manutenzione affittandola a turisti e a registi cinematografici. Alla signorina preme farci sapere che qui dentro è tutto autentico, dai ninnoli ai lampadari, dalla mobilia alla cristalleria. Ogni oggetto è appartenuto alla famiglia Turriff. – così spiegò la madre di Edoardo

Mentre la signorina Mc Coll continuava ad illustrare i pregi e le comodità della villa, Valentina si avvicinò alla porta della biblioteca e spinse i battenti.

L’ampio locale quadrato aveva una parete interamente occupata da un balcone chiuso che si affacciava sul Loch Morar.



Le altre pareti erano coperte fino al soffitto da un’unica libreria, i cui scaffali erano armoniosamente inframmezzati a mensole e a nicchie. Al centro della stanza stava una grande scrivania e Valentina immaginò il signor Turriff chino sul piano di pelle, intento a scrivere appassionate poesie d’amore o un avventuroso romanzo ricco di colpi di scena.

Tornata nel salone, udì la voce della signora Katrin nel corridoio e si affrettò a salire.

Quel secondo piano, in realtà era più spazioso di quanto avesse potuto vedere dal salone.

La signorina Mc Coll apriva le porte a una a una per mostrare le camere da letto, arredate e rifinite in colori diversi. Le prime due erano matrimoniali e le ultime due singole.

– Perché non ha aperto anche quella porta? – chiese Valentina alla signora Katrin, indicando la stanza centrale che la Mc Coll aveva oltrepassato senza neppure sfiorare con lo sguardo.

Katrin tradusse la risposta: – Dice che non riteneva necessario mostrarcela perché non ci sarà di nessuna utilità, tuttavia ecco…

La camera era tappezzata di carta a roselline ed aveva tutta la mobilia rosa, tende e copriletto compresi. Il pavimento di legno era pieno di giocattoli: bambole, cubi e birilli di legno laccato, vagoncini di un trenino di latta.

Se la polvere non avesse velato ogni cosa, quel tenero disordine avrebbe suggerito l’idea che una bambina si fosse allontanata all’improvviso, al richiamo della mamma o della bambinaia.



– La signorina Mc Coll si scusa per il disordine e chiede se desideriamo che la camera sia sgombrata dagli arredi scenici, evidentemente lasciati lì da qualche regista che ha girato un film nella villa – continuò a tradurre Katrin.

– No, non è necessario… questa camera non ci occorre proprio – disse la signora Irene. Perché, invece, non vediamo i servizi igienici, adesso?

Subito la Mc Coll indicò le due porte alle estremità del corridoio, riprendendo a chiacchierare vivacemente.

– Però è strano… Quale attrezzista che si rispetti lascerebbe in giro così gli oggetti di scena? E quale regista non direbbe nulla? – si domandò sottovoce Valentina, richiudendo la porta.

Il mormorio di approvazione delle madri per l’aspetto dei bagni la distolse dalla riflessione.

Erano molto belli, con le maioliche a fiori, piccoli sanitari candidi e una vasca smaltata con tanto di zampe di leone, in perfetto stile inglese.



Edoardo non aveva pronunciato ancora una parola, Valentina se ne accorse e il fatto la stupì molto.

Taceva forse perché stava osservando con attenzione i quadri nel corridoio?

Uno, in particolare, raffigurava un soldato scozzese esausto con la testa sulla spalla della moglie, la quale esibiva un foglio alla guardia sospettosa e teneva in braccio un bimbo addormentato.



– It seems to me to recognize this picture, miss Mc Coll... it’s a Pre-Raphaelite work of art!{1} – intervene Edoardo in un inglese perfetto.

Ecco perché era rimasto silenzioso! Si stava preparando a fare sfoggio di cultura conversando con l’incaricata dell’agenzia…

Valentina sospirò e si avvicinò alla finestra del corridoio vicina alle scale; di lì si vedevano gli altipiani coperti di vegetazione e l’erba sembrava un immenso mare di velluto verde.

– Well done! Are you fond of painting? This is an early copy by Charles Campton of an oil canvas painted by John Everett Millais in 1853. Mr. Turriff was a heavy admirer of the Pre-Raphaelite movement. The very majolicas of bathrooms were manufactured by William Morris, another Pre-Raphaelite artist who produced objects of internal fittings, and mr. Turriff bought them in 1861.{2}



{1}Mi sembra di riconoscere questo quadro, signorina Mc Coll… è un’opera preraffaellita!

{2}Bravo! Sei un esperto di pittura? Questa è una copia esatta di Charles Campton di un quadro a olio dipinto da John Everett Millais nel 1853. Il signor Turriff fu un grande ammiratore del movimento preraffaellita. Le stesse maioliche dei bagni furono fatte da William Morris, un altro artista preraffaellita che produceva oggetti d’arredamento, e il signor Turriff le acquistò nel 1861.


Stralcio da: Annarita Verzola, Il mistero dell’altopiano, Raffaello Editrice, collana il Mulino a Vento, 2004, pagg- 17-20


annver3@gmail.com