Oggi percorreremo un po’ le origini del cinematografo per parlare di quel cinema muto che, fino al 1927, non aveva il suono sincronizzato con le immagini. Fino a quella data, infatti, andare al cinema era una esplosione dell’immaginazione visto che le immagini, oltre a qualche frase scritta in piccolo sullo schermo traballante, erano accompagnate soltanto da un pianoforte nei piccoli cinema o anche da una orchestra nei cinema “di lusso", quelli delle grandi città.
Il primo film con il suono sincronizzato, ovvero con l’audio, fu Il cantante di jazz, uscito nel 1927, e da quel momento in poi l’industria del cinema scoprì tutto un altro mondo di possibilità artistiche, al quale poi si aggiunse il colore, ma vennero a galla – per via del successo – quei meccanismi duri e prettamente economici di quella che divenne ben presto una vera e propria industria cinematografica.
Questo passaggio del muto al sonoro è quello che, nel 2011, ha mostrato il regista francese Michel Hazanavicius (1967) con The Artist. Film non solo muto ma anche in bianco e nero, film francese di grande successo, davvero una bella scoperta per tutti gli amanti del cinema che già a Cannes mostrarono il loro consenso verso questo capolavoro dei nostri tempi, raccontando un pezzo del passato del cinema mondiale: il passaggio dal cinema muto a quello sonoro. Dopo Cannes sono arrivate tutte le altre premiazioni fino gli Oscar della Accademy, dove The Artist ha vinto ben cinque statuette: miglior film, regista, costumi, colona sonora originale e attore protagonista (al francese Jean Dujardin).
Sembrava una contraddizione che un film, con tutte le limitazioni del passato (ovvero privo di audio e di colore), potesse essere quello che vinceva nel presente, nell’era del 3D, ma così, a sorpresa, è stato. Forse quello che stupisce di più di questo film muto è la forza delle espressioni degli attori e va aggiunto poi, a suo merito, che nessuno di essi era molto conosciuto, nemmeno il cane. In questo film gli attori sono protagonisti grazie al loro volto, alla mimica facciale, a quello che riescono a trasmettere attraverso i lineamenti, le smorfie, il sorriso… tutti particolari che, con il passare degli anni, a poco a poco sono andati scomparendo a favore di corpi perfetti, palestrati, di sorrisi imbiancati, di volti rifatti, e a volte di attori ben raccomandati. Non dico che queste cose non succedessero anche allora ma prima senza una grande espressività del volto e dei gesti poco si poteva fare.
The Artist racconta la storia di Georg Valentin (Jean Dijardin), un famoso attore del cinema muto che conosce per caso Peppy Miller (Bérénice Bejo), una aspirante ballerina. Valentin tratta con cura l’inesperta Peppy, con la quale balla e alla quale insegna alcuni trucchi del business. Con il passare del tempo Peppy inizia ad avere più ruoli di protagonista fino a quando, due anni dopo il primo incontro, il produttore dei film di Valentin annuncia la fine del cinema muto e Peppy presenta il suo primo film sonoro. Valentin non riesce a comprendere né ad accettare un passaggio così radicale e allora autoproduce un film muto che sarà un grande fiasco e porterà Valentin alla rovina economica e personale.
Come succede quasi sempre in queste storie dal lieto fine, la bella protagonista aiuta il suo mentore e spinge i produttori a far sì che sia lui il protagonista del suo prossimo lavoro cinematografico. Peppy riesce nel suo intento e Valentin, insieme alla sua amica, realizzano una bella scena di ballo dove alla fine, per la prima volta nel film, si ascolterà l’orchestra.
The Artist è un film che tutti devono vedere, anche per apprezzare il “suono” di adesso e non dimenticare il “silenzio” delle origini di questa nobile e grande arte che è il cinema.
The Artist, di Michel Hazanavicius
con: Jean Dujardin, Bérénice Bejo, John Goodman
Colonna sonora: Ludovic Bource
Produzione: Francia, 2011
Film: B/N e muto
becerril.veronica@gmail.com
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