1
Sfiorito come non mai perché stufo delle oscillazioni, nell’arido terreno da mesi senz’acqua, bloccato dal groviglio che lievita nel cuore. Una vita oscura e gelida: un seme? Per trovare la luce ti cali nel pozzo.
2
Coi rami secchi e le foglie del fico brucio le radici, gli sguardi di Eva e Adamo crivellati da una mela. Da troppi decenni hai sulle spalle un lupo che non puoi ammansire. Perché non strappi l’erbacce dall’orto?
3
Ci vorrebbe un puledro per fuggire. Zone oscure rivestono il paesaggio muffa e nodi nei solchi familiari. Un ramo dell’albero solo quando scrivi ma i germogli si fanno spine la volta celeste accoglie già il canto.
4
Sparavo in un convento di teppisti inconfutabili giudizi sul peccato. Non è solido ciò che non traballa: la durezza porta alla trasparenza? Lacerai la maschera per vedere il Tevere in fiamme divorare il paese.
5
Stavo per essere giustiziato e ridevo sussurrando al boia: «Fai in fretta amico, agisci come se l’io non ci fosse». Sotto la forca le gocce di sangue germogliavano al buio. All’alba il nodo scorsoio stretto al collo ti rese più vivo.
6
Perché batte l’acqua piovana sui noci che sfrangiano il tetto? Oggi contesto ogni cosa che vedi. Riflettendo sulla tua ombra asfissiante lascia il lupo sbranato dall’agnello avvistare un incubo più che un sogno.
7
Vero, mi hai fatto colare a fondo in storie che non avrei mai compreso. Ora ti chiedo: è servito a qualcosa? Mi odi perché ti assomiglio o per quello che dico? I morsi non spezzano i fiori, l’intreccio di rami che unisce i nostri corpi.
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