FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 25
gennaio/marzo 2012

Grumi & Nodi

 

UN CINESE A SPASSO PER L'EUROPA
Sulla raccolta poetica Molestando i dèmoni di Daniel Samoilovich

di Oscar Palamenga



Nel novembre 2011 è uscito il terzo volume della casa editrice Fili d’Aquilone. Ancora una scelta coraggiosa per Alessio Brandolini che insiste, nonostante le impietose leggi di mercato, sulla poesia. Ed è ancora un poeta sudamericano, dopo Jorge Boccanera con Palma Reale (maggio 2011) è il turno di Daniel Samoilovich, il quale, pur avendo un nome che fa pensare all’Europa dell’est, è argentino di Buenos Aires.
Samoilovich è un’importante figura della poesia argentina contemporanea: autore di numerose raccolte poetiche, nonché fondatore e direttore della rivista “Diario de Poesía”, che dal 1986 è un punto fermo delle nuove tendenze poetiche sudamericane. In più Samoilovich è anche noto traduttore, da Shakespeare alla Dickinson, da Orazio a Gadda: ha reso in spagnolo delle superbe interpretazioni poetiche dei grandi scrittori di ogni epoca.
La personale produzione poetica di Samoilovich consta di più di dieci raccolte di poesia. Edizioni Fili d’Aquilone ci propone una raccolta del 2009 uscita in Spagna col titolo di “Molestando a los demonios”, curata e tradotta in italiano da Francesco Tarquini con il titolo Molestando i dèmoni.

Densa raccolta divisa in cinque sezioni che contrassegnano le soste di un lungo viaggio, con testi altamente evocativi. Il sottotitolo spiega meglio il gioco in cui ci vuole portare l’autore: “I quaderni di Tien Mai”.
Tien Mai è l’alter ego del poeta, un cinese “esiliato” in Europa che negli anni ’30 visita la Svizzera, da Basilea al lago Lemano, e l’Italia del lago di Como, Sirmione e Desenzano. Questo intellettuale asiatico, esule in Europa, porta con sé il pensiero del suo paese e soprattutto quello dei suoi grandi poeti: Li Po, Du Mai, e Wang Wei. Samoilovich si muove a suo agio nei panni del pensatore cinese, mostrando una buona conoscenza della filosofia di quel paese.
Ad esempio la scrittura cinese, che molto si avvicina alla pittura tanto da essere definita spesso un’arte, ha il suo riscontro in una poesia pittorica e immaginifica. Evoca immagini forti, descrizioni vive di una realtà onirica:

      LA CELLA DEL MING T’ANG

      Ma quanto è brutto il Ming-T’ang della regina Hu,
      cento metri d’altezza, il pian terreno

      dipinto di rosso, bianco, nero, e verde
      per rappresentare le stagioni, il primo piano

      che rappresenta le dodici ore doppie
      e quello superiore con le ventiquattro quindicine.

      (pag. 177)

Oppure celebra, poeticamente, quell’unione tra Yin e Yang che è alla base del Taoismo cinese:
      NO WIN GAME

      Sei la regina di picche
      ma anche la scala reale

      che la regina completa, e che senza di lei
      non esiste. Sei il rimedio, è vero,

      ma anche il male.
      Non vale, così.

      Anche se mai, questo è certo,
      hai promesso di giocare pulito.

      (pag. 65)

Il bene e il male che sono uniti nella stessa figura, una partita che non può essere vinta, specialmente con la poesia.
Si parla anche della circolarità dell’essere, tanto cara al Confucianesimo:
      NOTTE DI TEMPORALE, INSONNIA

      Quel che era unito
      o legato si sparpagliò, quello che sciolto

      giaceva il temporale riunì
      in un anello solido e grigiastro

      che ruota quasi a terra.
      Così quello che abbiamo o crediamo di avere,

      quello che siamo o crediamo di essere,
      l’amore lo disperde,

      e cose sparse, ramoscelli, stupidi ricordi,
      brandelli di sogni semidimenticati

      cominciano a muoversi in tondo
      e la ronda ossessiva non ci lascia dormire

      (pag. 51)

L’amore, grande forza motrice della circolarità della vita, confonde tutto come fosse un temporale. Perdiamo ogni consapevolezza del nostro essere. Ci resta una malinconia tutta occidentale, ben espressa nel Rinascimento dall’omonimo quadro di Dürer.

L’ANGELO DELLA MELANCONIA

C’è chi crede che l’Angelo della Melanconia
sia un astronomo, non un geometra.

Io non lo credo. Perché mai dovrebbe
l’Angelo studiare i ponderosi pianeti?

La massa è occasione di dolore.
E ne ha abbastanza del mondo

l’Angelo della Melanconia: le rose
emanano un odore troppo insistente

come se volessero in mezz’ora liberarsi
dall’oppressione del giorno. Lontano amore,

i cigni sono neri, meditano i gigli i loro delitti,
le rupi ci guardano con sguardo che si perde.

(pag. 89)

È la melanconia dei poeti, la bile nera, la depressione dovuta a una sensibilità particolare, che risente dei cambi di paesaggio, dei giochi delle ombre e della “oppressione del giorno”. Ma la poesia funziona anche d’antidoto contro la noia:

      LEGGENDE LOCALI

      (…)

      Un filosofo dice che quando incontra la bellezza
      gli spuntano ali nell’anima in ricordo

      del tempo in cui fu uccello.
      A me succede esattamente lo stesso

      quando mi annoio.

      (pag. 101)

Infine, in questo veloce excursus, non possiamo non segnalare una poesia tutta dedicata all’Italia, che unisce ironia e dolcezza. È un vero e proprio omaggio al nostro paese, alla patria dell’amato Catullo, alla culla di ogni poesia:
      PAESI

      Non c’è felicità che assomigli
      a quella di svegliarsi in Italia.

      Non c’è fastidio che assomigli
      a quello di accorgersi che no,

      oddio no, è la Svizzera.

      (pag. 159)

Molestando i dèmoni di Daniel Samoilovich è un intenso e intricato viaggio nello spazio e nel tempo, poesia che traccia con rapidi tocchi paesaggi reali e visioni oniriche, in un suadente intreccio di voci “che si sovrappongono e si dissimulano, sboccando in una situazione di straniamento”, come acutamente scrive nell’introduzione (“Al di là di ogni possibile frontiera”) il poeta e critico venezuelano Igor Barreto.


Daniel Samoilovich, Molestando i dèmoni, a cura di Francesco Tarquini, Edizioni Fili d’Aquilone, collana i fili, 2011, pagg. 195, euro 15,00 - con una introduzione di Igor Barreto




Daniel Samoilovich
poeta argentino nato a Buenos Aires nel 1949, è una figura centrale della poesia argentina dell’ultimo quarto di secolo, non solo per la rilevanza della sua vasta produzione poetica ma anche per il ruolo svolto dalla rivista “Diario de Poesia”, di cui è cofondatore e che dirige dal 1986. È autore di dieci libri di poesia, fra i quali Las encantadas, El carrito de Eneas, El despertador de Samoilo.
Ha tradotto in spagnolo Shakespeare, Emily Dickinson, Katherine Mansfield, Raymond Carver, il Libro terzo delle Odi orazione e Il primo libro delle favole di Gadda. Molestando i dèmoni, pubblicato nel 2009 in Spagna con la casa editrice Pre-Textos, è la sua ultima raccolta poetica.

(Foto di Freddy Heer)


o.palamenga@tin.it




Vedi anche, sul n. 22
Molestando i dèmoni
di Francesco Tarquini