FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 22
aprile/giugno 2011

Miti & Leggende

 

DANIEL SAMOILOVICH
Molestando i dèmoni

di Francesco Tarquini



Di Tien Mai, poeta vietnamita - o forse cinese -, vissuto in un’epoca imprecisata a cavallo degli anni ’30 del secolo scorso, poche notizie, anzi nessuna, troveremmo in Wikipedia o in qualsiasi altro testo di pronta consultazione. Si sa però di un suo esilio, che si suppone dorato, tra la Svizzera e l’Italia del Nord, del quale ci dà obliqua testimonianza un gruppo di poesie che un amanuense argentino ha dato alle stampe nel 2009 sotto il titolo Molestando i dèmoni: e se pure l’amanuense sembra attribuire a se stesso la paternità di quei versi, il sottotitolo “I quaderni di Tien Mai” pare alludere a una relazione ambigua simile a quella che legava Cervantes a Cide Hamete Benengeli.
Questa potrebbe essere una delle versioni della storia di questo libro. Forse sarebbe piaciuta a Borges, anche per la supposizione che i versi siano stati scritti in cinese, tradotti in francese, e da questo poi in spagnolo: o meglio, in “castellano”, come preferiscono dire in Argentina.
Un’altra versione, che molti elementi ci spingono a considerare ufficiale, afferma invece che in qualche modo si possa far riferimento a Pessoa – che guarda caso significa “persona”- e alla sua moltiplicazione del sé come soggetto scrivente, per definire in un primo, forse un po’ ovvio approccio, quello che è nella realtà l’ultimo libro di Daniel Samoilovich.

Nel cuore di queste poesie si annida comunque una sorta di ermeneutica dell’io - io del quale forse non è azzardato dire che porta in sé l’eco dell’intuizione rimbaudiana che “Je est un autre”, e anche del “Sé stesso come un altro” di Paul Ricoeur -, e dello spazio nel quale esso si pone e si fonda. Spazio che si definisce nel forte contrasto fra un che l’enigmatico Tien Mai ha lasciato dietro di sé e luoghi dove di volta in volta viene a trovarsi, dal lago di Ginevra a Sirmione: e che non è mai davvero un qui, ma invece un irrimediabile altrove che colora d’ambiguità ogni possibile determinazione di linee di frontiera. È da un altrove perenne, infatti, che questo personaggio orientale parla dal e sull’Occidente, in tono interrogativo e pacato ma con continue intrusioni di un altro mondo reso struggente dalla distanza; è da questo altrove che lo sguardo osserva e la mente ricorda ed evoca oscillando fra presente e passato, fra cultura e cultura, in una prospettiva definitivamente straniata. Uno spaesamento che definisce un esilio, o uno stato di erranza sospeso fra la pura inquietudine e una peraltro non meno inquieta vocazione contemplativa.

La maschera - o persona - di Tien Mai permette a Samoilovich di creare una distanza in cui l’evocazione di un mondo perduto e lo spaesamento di fronte a un mondo estraneo si esprimono in uno sfumato taglio ironico e in un lirismo di sottile melanconia. Un impasto in cui la voce sommessa della tradizione poetica cinese, rivissuta e reinventata in un singolare fenomeno di autoidentificazione, incontra il distacco epigrammatico di certa poesia latina.




POESIE DI DANIEL SAMOILOVICH



MOLESTANDO A LOS DEMONIOS

Aprovecho el buen tiempo, leo
en la terraza sobre el lago azul.

Los caracteres antiguos
se erizan como demonios

que habiendo dormido una siesta de siglos
al despertar se enojan

con el primero que ven.


MOLESTANDO I DÈMONI

Approfitto del tempo buono, leggo
sulla terrazza sopra il lago azzurro.

I caratteri antichi
si rizzano come dèmoni

che hanno fatto una siesta di secoli
e al risveglio si arrabbiano

con il primo che capita.


EJEMPLO

Wang Wei explicó que no buscaba
pensamientos altos

sino, meramente, claros.
Y dio un ejemplo de lo que quería decir:

“¡Cómo brama el Mar Amarillo
acá bajo mi roca! - dijo -

Ya una ola está retirándose
cuando llega otra nueva: chocan

y arrojan espuma, lo que importa
no es cuánto se elevan al chocar

sino el dilema que llevan y traen,
el ritmo en que vienen y van.”


ESEMPIO

Spiegò Wang Wei che non andava in cerca
di pensieri elevati

ma semplicemente chiari.
E come esempio di quello che intendeva:

“Come bramisce il Mar Giallo
qui sotto la mia roccia!” – disse –

“Già rifluisce un’onda
che un’altra ne arriva: s’urtano,

spargono schiuma, ma soltanto importa
non è quanto s’innalzino nell’urto

bensì il dilemma che portan via e riportano,
il ritmo con cui vengono e vanno.”


ES MUTUO

Hoy mis pinceles y mi pequeño atril
despiertan en los otros huéspedes

una curiosidad perezosa.
Me miran de reojo, soy raro para ellos,

ellos también son raros para mí.
De hecho, es acerca de ellos

que escribo.


RECIPROCITÀ

Oggi i miei pennelli e il piccolo leggio
risvegliano negli altri ospiti

un’indolente curiosità.
Mi osservano di sbieco, sono strano per loro,

e anch’essi sono strani per me.
Difatti, è su di loro

che scrivo.


HUELLAS

Hay grandes huellas en la nieve.
Hasta las huellas de mujeres son grandes,

como si el universo por la noche se hubiera
expandido un poco.


ORME

Grandi orme sulla neve.
Anche quelle di donna sono grandi,

come si fosse stanotte l’universo
espanso un poco.


TEMOR

Tengo miedo de ofender a huéspedes o amigos
extranjeros. Que algo impensado o incorrecto

escape de mi rostro; los de ellos son tan móviles
e inquisitivos, lechuzas de la nieve.


TIMORE

Ho paura di offendere ospiti o amici
stranieri. Che mi si legga in faccia

qualcosa di non voluto o non corretto;
le loro sono così instabili

e inquisitorie, gufi della neve.


PASAN VOLANDO...

Pasan volando hojas amarillas,
blancas como las caras de los muertos.

Pasando, aterran a los pájaros.
Se llevan mis cosas, también.

Se llevan mis maletas,
mi cerebro, mi sentido

de la orientación.
Me doy cuenta, de pronto,

que olvidé tomar el avión. Se pasó la hora,
pasó el día, el año,

el billete está vencido,
las lindas colinas son ahora una cárcel.

Nadie me conoce en este pueblo, a nadie
conozco yo: usan una ropa absurda

de terciopelo azul y borravino
y sombreros de clown,

no porque no les importe, sino más bien
para burlarse de los extranjeros.

Y como las hojas amarillas y blancas
como caras de muertos

se llevaron mis maletas, dentro de poco
tendré que comprar y usar yo también

ese horrible disfraz.


PASSANO VOLANDO…

Foglie gialle passano volando
bianche come i volti dei morti.

Passando spaventano gli uccelli.
E si portano anche via le mie cose.

Si portano via le mie valigie,
il mio cervello, il mio senso

d’orientamento.
Mi accorgo all’improvviso

che ho scordato di prendere l’aereo. L’ora
è passata, e così il giorno, l’anno,

è scaduto il biglietto,
le dolci colline mi si son fatte prigione.

Nessuno qui mi conosce, nessuno
conosco: portano vesti assurde

di velluto azzurro e vinaccia
e cappelli da clown,

non perché a loro piaccia ma piuttosto
per prendersi gioco degli stranieri.

E siccome le foglie gialle e bianche
come volti di morti

si sono prese le mie valigie, prima o poi
dovrò comprarmi e indossare anch’io

quel travestimento orrendo.


¿POR QUÉ NO?

Cruzaban, anoche, dos ánsares
el lago, rumbo a Montreux.

Si se posaran aquí, si se pudiera
con cañas y liga cazarlos.

Y mañana al abrir la trampa aparecieran
tus zapatillas blancas, de raso.


PERCHÉ NO?

Sorvolavano due oche, ieri sera,
il lago, verso Montreux.

Se qui si posassero, se fosse possibile
con canne e vischio acchiapparle.

E domani all’aprire la trappola
comparissero le tue pantofole bianche,

di raso.


RECORDANDO UNA NOCHE EN PEKÍN

Cuando los rayos de la luna tropezaron
con el biombo decorado

las luciérnagas tejidas con hilos de seda
parecieron cobrar vida;

con abanico de gasa las ahuyentamos
y desdeñosas subieron al cielo

escalón por escalón. Trato hecho: sea para ellas
la bóveda donde una vez al año

se encuentran Boyero y Tejedora,
para nosotros nuestro escondite

tras el biombo, acá en la Tierra.


RICORDANDO UNA NOTTE A PECHINO

Quando inciamparono i raggi della luna
nel paravento decorato,

le lucciole tessute con fili di seta
parvero prender vita;

con un ventaglio di voile le facemmo fuggire
e salirono al cielo sdegnose

gradino per gradino. Affare fatto: sia per loro
la volta dove una notte l’anno

si incontrano Bovaro e Tessitrice,
e a noi resti il nostro nascondiglio

dietro il paravento, quaggiù sulla Terra.

Secondo una antica tradizione cinese la notte del 7 luglio si incontrano su un ponte che si forma sopra la Via Lattea il Bovaro e la Tessitrice, due antichi amanti che per punizione dell’Imperatore Celeste furono trasformati in stelle e destinati a restar separati per tutto il resto dell’anno (N.d.T.).


LI PO

Dice Li Po que el monte de Sing es tan alto
que a sus pies se recogen estrellas.

Que subió, dice, el Sing en unas pocas horas
sobre unas yeguas blancas, traslúcidas.

Tal vez esté queriendo decir
que hizo su camino entre nubes.

En cualquier caso es seguro que no pudo
subir al Sing en pocas horas.

Tal vez se quedó abajo, haraganeando
como le gustaba, recogiendo estrellas.


LI PO

Dice Li Po che il monte Sing è così alto
che ai suoi piedi si raccolgono stelle.

Dice di esser salito al Sing in poche ore
sopra bianche, diafane giumente.

Forse cerca di dire
che fece il suo cammino tra le nuvole.

Comunque è certo che non gli fu possibile
salire al Sing in poche ore.

Forse rimase giù, a poltrire
come il suo solito, raccogliendo stelle.

Li Po, vissuto dal 701 al 762 all’epoca della Dinastia Tang, è uno dei massimi poeti della letteratura cinese. Una leggenda vuole che sia annegato in un fiume, cadendo da una barca mentre si sporgeva, ubriaco, per afferrare il riflesso della luna nell’acqua. (N.d.T.).


SOBRE UN POEMA DE DU MU

Qué pena, y mientras tanto
gastamos nuestros años

sobre la ignota orilla
de países distantes

donde el dolor inspira
estos versos que nunca

alcanzan la medida del daño.


SU UNA POESIA DI DU MU

Che tristezza, e nel frattempo
andiamo sprecando i nostri anni

sulla sconosciuta riva
di paesi lontani

dove il dolore ispira
questi versi che mai

raggiungono la misura del danno.

Anche Du Mu è un poeta dell’epoca Tang (N.d.T.).


LA MAGNOLIA

La magnolia barbata
deja caer desde sus largas ramas

raíces que llegadas al suelo
simulan nuevos troncos.

Un árbol que es un árbol y es también un bosquecito
con una sola copa para todos sus árboles.

Allí perdernos, vos y yo,
no encontrar la salida del bosque

bajo el techo compacto
de una fronda sola.


LA MAGNOLIA

La magnolia barbata
lascia cadere dai suoi lunghi rami

radici che al toccare il suolo
fingono nuovi tronchi.

Un albero che è un albero e anche un boschetto
con una cima sola per tutti i suoi alberi.

Perderci là, tu ed io,
non trovare l’uscita del bosco

sotto il tetto compatto
di una sola fronda.


CORRELATO

Allá bajo las Fuentes Amarillas
alguien espera como yo la carta

de su amada. Pero nos llevan,
aquellos dos, ventaja:

están seguros que la carta ha de llegar
ha sucedido mil veces, mil más sucederá.

Sólo aquí arriba la duda nos lastima
y ella misma, me temo, es quien confiere

interés al asunto.
Visto así, son ellos los que deben envidiarnos.

“Vivir peligrosamente” es un motto absurdo.
Vivir es peligroso, de esa estofa están hechas

las horas que nos tocan.


CORRELATO

Laggiù sotto le Sorgenti Gialle
qualcuno sta aspettando come me la lettera

dell’amata. Ma hanno su di noi,
quei due, un vantaggio:

lo sanno bene che arriverà la lettera,
mille volte è accaduto, altre mille accadrà.

Solo qua in cima ci tormenta il dubbio,
e proprio questo, temo, conferisce

interesse alla cosa.
Vista così, sono loro che dovrebbero invidiarci.

“Vivere pericolosamente”, un motto assurdo.
Vivere è pericoloso, di questa lega

son fatte le ore che ci toccano.


IDEOGRAMA ESPECIAL

Tratando de alzar vuelo las pesadas
avutardas golpean muchas veces

la superficie callada del lago.
Cuando por fin se elevan

quedan en el agua unos trazos oscuros,
el ideograma de todo aquel escándalo,

aquella cómica carrera por el lago.


IDEOGRAMMA SPECIALE

Tentando di spiccare il volo le pesanti
otarde sbattono più volte

sulla muta superficie del lago.
Quando alla fine s’alzano,

restano nell’acqua tratti scuri,
l’ideogramma di quella baraonda,

di quella comica corsa per il lago.


LAS GRUTAS DE CATULO

Llaman a estas ruinas “las grutas de Catulo”.
Ni son grutas ni Catulo durmió

una sola noche en este palacio
construido en tiempos de Nerón, cien años

después de la muerte de Cayo Valerio.
Pero el poeta amó el lago y su ribera:

tal vez paseando por la costa, esquivando el lodazal
hollado aquí y allá por las gaviotas,

subió esta colina, se tendió en el pasto
entonces no quebrado por rovine ni scavi.

Tal vez hubiera viñas, las que daban
el buen vino de Brixis, y un sendero

limpio entre las filas.
No era el pasado entonces. Estos mismos

rayos de sol de otoño
pegaban por acá, y era el presente.

Sombras de un sueño somos, pero el sol
cava en la mole cinérea de la tarde

inclinados túneles de luz.
“Las grutas de Catulo”:

está bien así. Le habría gustado.


LE GROTTE DI CATULLO

Queste rovine le chiamano “grotte di Catullo”.
Non sono grotte, e Catullo non dormì

una sola notte in questo palazzo
costruito al tempo di Nerone, cent’anni

dopo la morte di Caio Valerio.
Tuttavia il poeta amava il lago e le sue sponde:

e forse passeggiando sulla costa, evitando la coltre di limo
qua e là pesticciata dai gabbiani,

salì su questa collina e si sdraiò sull’erba
a quei tempi intoccata da rovine o scavi.

Forse c’erano vigne, che davano
il buon vino di Brixis, e un sentiero

sgombro tra i filari.
Non era il passato, allora. Questi stessi

raggi del sole d’autunno
picchiavano di qua, era il presente.

Ombre d’un sogno siamo, però il sole
scava nel pomeriggio cinereo

inclinate gallerie di luce.
“Le grotte di Catullo”:

e sia pure. Gli sarebbe piaciuto.


I testi qui proposti sono tratti da Molestando a los demonios (Pre-Textos, Spagna, 2009).
Le prime due poesie sono state pubblicate anche dalla rivista “Poeti e Poesia” di Elio Pecora.


Traduzione dallo spagnolo di Francesco Tarquini




DANIEL SAMOILOVICH
nato a Buenos Aires nel 1949, è una figura centrale nella poesia argentina dell’ultimo quarto di secolo, non solo per la rilevanza della sua vasta produzione poetica ma anche per il ruolo svolto dalla rivista "Diario de Poesia", di cui è cofondatore e che dirige fin dal suo inizio nel 1986. È autore di dieci libri di poesia, fra i quali Las encantadas, El carrito de Eneas, El despertar de Samoilo. Ha tradotto dall’inglese Shakespeare, Emily Dickinson, Katherine Mansfield, Raymond Carver, dal latino il Libro terzo delle Odi oraziane, e dall’italiano Il primo libro delle favole di Gadda.
Molestando a los demonios, pubblicato nel 2009 in Spagna con la casa editrice Pre-Textos, è la sua ultima raccolta poetica.

(Foto di Freddy Heer)


tarquini.francesco@fastwebnet.it