Il tema proposto quest'anno dalla decima edizione di FOTOGRAFIA – Festival Internazionale di Roma, affronta il rapporto che si crea tra la fotografia e il territorio ovvero la ricerca della propria motherland da un punto di vista strettamente personale, di ricerca, di indagine e di ritrovo della propria "terra".Questo appare come il presupposto cardine per indagare la ricerca artistica del giovane fotografo Gianluca Tullio.
Ciò che devo difendere è il mio diritto politico di essere un soggetto, diceva Roland Barthes ne "La camera chiara" (1980). Così si potrebbe sintetizzare il lavoro del fotografo svolto su Roma: la città è soggetto politico dell'opera determinazione di uno spazio pubblico al quale tutti i cittadini partecipano. La Terra Madre diventa così specchio e scenario dei propri protagonisti: interagisce senza interferire, da una parte soggetto principale, dall'altra semplice spettatrice, in un'unica parola essenziale. Si afferma così l'esistenza di una realtà dalla forma totalmente indipendente dal punto di vista stilistico come il "grado zero" dello stesso Roland Barthes.
Lo stesso grado zero che viene messo in "crisi", in cui la realtà che conoscevamo diventa improvvisamente un'altra. È questo che accade alla città descritta da Gianluca Tullio. Vi è una "sospensione della regola" che genera la vera e propria "krino" greca: un discernimento e una valutazione che può generare qualcosa di creativo. Quest'ultimo non dev'essere visto nell'atto in sé ma come qualcosa generato da qualcos'altro, da un'instabilità. Ed ecco allora che la città diviene lo scenario di azione del cambiamento. È ben evidente nelle immagini che hanno come soggetto la manifestazione del 14 dicembre 2010 dove i protagonisti nella loro "irruenza sulla scena" portano a compimento lo sconvolgimento, sovversivo, del reale.
Le fotografie di Gianluca si avvicinano ad essere delle mappe di "crisi contemporanea" che permettono all’uomo di muoversi ed entrare in contatto con il mondo. Come affermava Flusser, le immagini tecniche astraggono dai testi e quindi indirettamente dal mondo reale: decifrarle significa coglierne il concetto sotteso, i simboli. Spesso confondiamo il loro significato con ciò che raffigurano in superficie, considerandole finestre sul mondo e non rappresentazioni di esso. E così, criticare l’immagine non è critica all’atto creativo che l’ha generata ma al mondo che rappresenta. Le immagini della "motherland" espresse dal fotografo cercano di informare, cioè di variare la forma, lo stato di cose di elementi sempre identici ma in continuo movimento che è la città stessa.
Non semplice documentarismo o azione sociale ma indagine sull'iterazione e "abbinamento" dell'uomo con il proprio territorio.
photo@gianlucatullio.com
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