FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 21
gennaio/marzo 2011

Futuro

 

LA VOCE DELLA TERRA

di Elvio Cipollone



L'ultima notte


Non ditelo agli uomini, è inutile. Non capirebbero, e forse neanche ascolterebbero. Loro non guardano ciò che li circonda, non hanno attenzione da dedicare a quello che succede fuori di loro. Se ne stanno tutti lì a guardarsi le parti basse, a scannarsi per affermare ognuno la propria protervia fregandosene del resto. Basta ripensare a quanto sta capitando agli italiani. Non si accorgono del buco nero nel quale precipitano pur di star lì a battere la grancassa al potente di turno nella vana speranza di ricavarne un utile personale ancorché bieco putrido e marcescibile. Si lasciano menare per il naso da un sistema narcotizzante che nasconde e camuffa la realtà rigirando la frittata in maniera spudorata ignobile e maramaldesca. Così che il ladro denuncia le guardie che lo rincorrono rivendicando la libertà di rubare. E una parte di quel popolo gli tributa consenso irretita e inebetita al punto da impegnarsi sfacciatamente nella difesa del ladro che come un pifferaio malefico dalle mille risorse si diverte a condurla alla rovina nella baldoria senza che nemmeno se ne renda conto.

Perciò dicevo, non diteglielo. Sarebbero solo ululati sprecati, più di quelli che alcune notti rivolgete alla luna. Lo dico a voi, amati lupi in via d’estinzione, affinché vi salviate, almeno voi. I miei equilibri sono orami alterati, ho la febbre e l’unica mia salvezza sta nel dare libero corso alla malattia, lasciarla sfogare completamente con tutte le conseguenze ineludibili fino al lavacro finale che ristabilisca il primato della Legge. Sta per arrivare il bagno finale, il nuovo diluvio, la doccia perenne che mi abbasserà la temperatura sconfiggendo la febbre e chi l’ha causata. Ormai è deciso. Aumenterò progressivamente l’umidità che mi permea, riempirò il cielo di nuvole fosche, sempre più scure e cariche di pioggia. Assumerò un’atmosfera ogni giorno più cupa e lascerò che discenda una pioggia costante persistente inesauribile e tremenda. Non consentirò tregua, i raggi del sole saranno respinti nel vuoto interstellare e non arriveranno più a rinnovare la vita delle piante, a illuminare i giorni, a regalare un sorriso ai volti umani. Sarà una stagione di lutti implacabili e tristi ma ahimè non più rinviabile. Ci saranno tormente e bufere, le acque usciranno dagli alvei, invaderanno le pianure, copriranno le terre, scacceranno gli uomini dalle loro case fino a che i superstiti non avranno capito la lezione. E so, per quanto conosco il genere umano, che non sarà facile per loro. Dovrò essere dura e insistere per molto tempo. Abbiate cura di voi miei cari lupi, preparate le vostre tane sui monti e fate tesoro di tutta la vostra capacità di resistenza.


elcip@libero.it