Uscito nel 2006 negli Stati Uniti con il titolo The Collected Stories e pubblicato nel 2009 in Italia (riproponendo il titolo della prima raccolta) dalla Mondadori, nell’ammirevole traduzione di Silvia Pareschi, Ragioni per vivere è un libro di libri, visto che raccoglie tutto quello che ha pubblicato la scrittrice americana Amy Hempel, nata nel 1951 a Chicago ma che da anni vive a New York. Ovvero le quattro raccolte di racconti che ne hanno consacrato il successo, tanto che il “New York Times” ha inserito questa collezione di racconti tra i migliori dieci libri dell'anno.
Ma cosa hanno questi racconti di speciale?
Le prime tre raccolte – Ragioni per vivere (1985), Alle porte del regno animale (1990) e Rientrata (1997) – sono uscite sotto la guida (i primi tempi) e l’influenza (più avanti) di Gordon Lish (1934), maestro della continua limatura e della riduzione al minimo indispensabile del testo. Rapidi tocchi di scrittura che descrivono un mondo di personaggi sofferenti ma in lotta, non rassegnati. Sono racconti essenziali, a volte d’una pagina soltanto, quasi epigrammatici ma sempre densi ed evocativi, pulitissimi. Perfette istantanee sulla vita americana di tutti i giorni. Fin troppo perfette, dove persino le zone sfocate o in ombra sono messe lì per far risaltare il resto, per contrasto. Ma la perfezione (la maestria) è sempre presente, fatta anche di arguzia, ironia, raffinato e caustico umorismo («Se hai smesso di affondare non vuol dire che non sei sott’acqua», «È sorprendente scoprire con quanta rapidità ti entrano in testa le cose sbagliate», «Ogni volta che vedi una bella donna, ricorda che qualcuno è stanco di lei»). La voce narrante è sempre in prima persona e sempre femminile. Una scrittura diretta e semplice che con intelligenza esplora la profondità del quotidiano, del gesto banale o ripetitivo. Anche se sotto c’è la follia, il nulla o l’indecifrabile (v. “Il raccolto”, “Celia è tornata”).
Racconti dal finale poco rassicurante, dove ci sono solitudini, malattie e terremoti (la scrittrice ha vissuto a lungo in California). Terremoto che diviene metafora dell’impossibilità di controllare la natura o di sognare un futuro migliore: «È la tua vita, il resto della tua vita, la parte peggiore». Contrastare il destino, i giorni, le false speranze, è già eroico.
Nell’ultima raccolta pubblicata - e ovviamente presente in questa “Collezione” - che s’intitola Il cane del matrimonio (2005) la Hempel si emancipa dal mentore Lish e vengono fuori racconti meno perfetti ma non meno interessanti, dove le relazioni tra le persone si complicano (così la frase), si stratificano e le storie, non a caso, s’allungano, fino a toccare le trenta pagine. Nell’ultimo lavoro, pur diverso dalle precedenti, si comprende che la Hempel non rinuncia a ciò che ha assimilato, nel corso di decenni di proficuo lavoro sulla scrittura e il linguaggio, con e da Lish. Resta la capacità e l’intelligenza di sintetizzare in una frase una complessa emozione, di deviare il discorso per allargare (talvolta alleggerire) i significati, smussare presunte verità. C’è un accostarsi per gradi a una visione sociale e letteraria più ampia, simile a quella di Alice Munro, che abbraccia anche il mondo animale (quanti cani sono essenziali, “umanissimi” coprotagonisti di queste storie!). C’è un distanziarsi per gradi dalla lezione di Carver restando però fedele al nucleo essenziale. Il Raymond Carver di Gordon Lish, ovviamente. Comunque, Ragioni per vivere di Amy Hempel ha un’infinità di ragioni non solo per essere letto ma per essere amato. E quindi vissuto.
Amy Hempel, Ragioni per vivere - Tutti i racconti, traduzione di Silvia Pareschi, Mondadori, 2009, pp. 380, euro 20.
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