FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 20
ottobre/dicembre 2010

Nel cosmo

 

L'ANGOLO DI ED

a cura di Giuseppe Ierolli


Infinità


How noteless Men, and Pleiads, stand,
Until a sudden sky
Reveals the fact that One is rapt
Forever from the Eye -

Members of the Invisible,
Existing, while we stare,
In Leagueless Opportunity,
O'ertakenless, as the Air -

Why did'nt we detain Them?
The Heavens with a smile,
Sweep by our disappointed Heads
Without a syllable -

    Quanti Uomini, e Pleiadi, restano anonimi,
Finché un inaspettato cielo
Rivela il fatto che Uno è rapito
Per sempre allo Sguardo -

Membri dell'Invisibile,
Che esistono, mentre osserviamo,
In Possibilità al di là dello Spazio,
Imprendibili, come l'Aria -

Perché non Li trattenemmo?
I Cieli con un sorriso,
Scorrono sulle nostre Teste deluse
Senza una sillaba -

Nei primi versi l'anonima folla umana, paragonata a quella delle stelle nel cielo, sembra assumere individualità solo con la morte, un'individualità che permette a chi resta di notarne l'assenza, come se in un cielo familiare ma indistinto notassimo un'improvvisa mancanza, che ci rende consapevoli del fatto che là c'era prima qualcosa che ora esiste solo in spazi sconosciuti, al di là delle nostre possibilità di comprensione.
L'ultima strofa inizia con una domanda della quale viene subito evidenziata l'ingenuità: i cieli ne sorridono, muti perché la risposta non è di questa terra.

*****

I saw no Way - The Heavens were stitched -
I felt the Columns close -
The Earth reversed her Hemispheres -
I touched the Universe -

And back it slid - and I alone -
A speck upon a Ball -
Went out upon Circumference -
Beyond the Dip of Bell -

    Non vedevo Varchi - I Cieli erano cuciti -
Sentivo le Colonne serrarsi -
La Terra invertì gli Emisferi -
Toccai l'Universo -

Ed esso scivolò indietro - e io da sola -
Un puntino su una Sfera -
Uscii sulla Circonferenza -
Oltre la Curva della Campana -

Pensare all'infinito provoca uno smarrimento che va al di là delle nostre possibilità di comprensione, possiamo soltanto pensarci come un minuscolo punto su una sfera, immaginare di affacciarci sul misterioso perimetro della sua circonferenza e cercare di guardare oltre.
Molto efficace l'ultimo verso: la "curva della campana" ("dip" è definito dal Webster "inclinazione verso il basso; una pendenza; direzione al di sotto della linea dell'orizzonte; depressione") come una linea immaginaria, legata probabilmente alla stessa "circonferenza" del verso precedente, che curva verso il basso e continua in territori sconosciuti e invisibili; l'unico modo per esplorare il mistero è andare "oltre" quella curva.

*****

The Moon was but a Chin of Gold
A Night or two ago -
And now she turns Her perfect Face
Upon the World below -

Her Forehead is of Amplest Blonde -
Her Cheek - a Beryl hewn -
Her Eye unto the Summer Dew
The likest I have known -

Her Lips of Amber never part -
But what must be the smile
Upon Her Friend she could confer
Were such Her silver will -

And what a privilege to be
But the remotest Star -
For Certainty she take Her way
Beside Your glimmering Door -

Her Bonnet is the Firmament -
The Valleys - are Her Shoe -
The Stars - the Trinkets at Her Belt -
Her Dimities - of Blue -

    La Luna non era che un Mento Dorato
Una o due Notti fa -
E ora volge la Sua Faccia completa
Sul Mondo quaggiù -

La Sua Fronte è di un Biondo Assoluto -
La Sua Guancia - di Berillio tagliato -
Il Suo Occhio alla Rugiada Estiva
La cosa più simile che io conosca -

Le Sue Labbra Ambrate mai si schiudono -
Ma chissà quale sorriso
A un'Amica potrebbe concedere
Fosse tale il Suo argenteo volere -

E quale privilegio essere
Anche la più remota Stella -
Nella Certezza che la sua strada passerà
Davanti alla Tua baluginante Porta -

Il Suo Berretto è il Firmamento -
Le Valli - sono le Sue Scarpe -
Le Stelle - i Ciondoli alla Sua Cintura -
Le Sue Vesti ornate - d'Azzurro -

Una descrizione della Luna, prima un "mento dorato" e poi nella pienezza del suo splendore, un volto che si affaccia a guarda dall'alto il piccolo mondo di quaggiù. La descrizione è molto minuziosa, ogni volta condita con l'immaginifica fantasia di ED. Via via sono descritte: la faccia, la fronte, la guancia, l'occhio, le labbra, il berretto, le scarpe, i ciondoli alla cintura, le vesti ricamate. E nel mezzo due immagini molto belle: le labbra che restano chiuse, ma chissà quale sorriso sarebbero capaci di dedicare a qualcuno, se solo volessero, e la stella, anche la più remota, che ha comunque il privilegio di vederla passare davanti alla sua baluginante porta.
Al quinto verso ho tradotto "amplest" con "assoluto": mi è sembrata la traduzione italiana più pertinente per quella fronte bionda e anche una parola che si adatta al significato letterale di "amplest": cosa c'è di "più ampio" dell'assoluto?
Nell'ultimo verso c'è la parola: "dimities", che ED usa solo due volte nelle sue poesie, qui e nella J716-F495, dove l'ho tradotta con "tessuto a coste" Qui ho preferito "vesti ornate" anche per la contiguità con quel "of Blue" che ho tradotto "d'Azzurro". D'altronde la definizione del Webster permette di usare entrambe le traduzioni: "A kind of white cotton cloth, ribbed or figured."
Al verso 16 ho scelto la variante "glimmering" al posto di "Palace"; c'era anche un'altra variante: "twinkling", ma ha un significato più "brillante", poco adatto ad una stella remota, per la quale mi sembra più giusto l'aggettivo "baluginante".
Ho sostituito il verso 18: "The Universe - Her Shoe" con la variante " The Valleys - are Her Shoe"; probabilmente ED si è accorta che era più giusto indicare come scarpe delle valli terrene piuttosto che l'universo, anche per distinguere l'alto e il basso in relazione al berretto-firmamento del verso precedente.

*****

The Life we have is very great.
The Life that we shall see
Surpasses it, we know, because
It is Infinity.
But when all space has been beheld
And all Dominion shown
The smallest Human Heart's extent
Reduces it to none.
    La Vita che abbiamo è certo grande.
La Vita che vedremo
La sorpassa, si sa, perché
È Infinità.
Ma quando ogni spazio è stato osservato
E ogni Dominio mostrato
L'estensione del più piccolo Cuore Umano
La riduce a nulla.
Il mondo concreto che conosciamo è certamente grande e contiene più cose di quante siamo in grado di conoscerne. Ma questa grandezza è certamente superata dal mondo infinito che ci attende nell'aldilà. Eppure quando conosceremo questa infinità ci accorgeremo che diventa un nulla di fronte al profondo mistero del cuore umano.


Emily Dickinson: poesie J282-F342, J378-F633, J737-F735 e J1162-F1178
("J": edizione Johnson, 1955; "F": edizione Franklin, 1998)


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