FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 18
aprile/giugno 2010

Aquiloni

 

IL CINEMA A PAROLE

di Verónica Becerril



IL CACCIATORE DI AQUILONI
di Marc Forster


L'amicizia fra due bambini afgani di etnie diverse che muta con la età e con la storia del loro popolo, è la trama de Il cacciatore di aquiloni (Usa, 2008), film basato sull’omonimo romanzo pubblicato nel 2003 dello scrittore americano di origine afgana Khaled Hosseini (nato a Kabul nel 1965), che è stato un enorme successo editoriale.
Marc Forster lavora alle immagini del film nel 2007 e lo fa con magistrale precisione, scegliendo attori afgani, e dandoci una storia appassionante.
Libro e film percorrono la storia della forte amicizia tra Amir, un ragazzo pashtun di Kabul orfano di madre e di famiglia ricca e influente, e del suo amico Hassan di etnia azara, figlio del loro servo. I due bambini sono una vera squadra quando si tratta di “cacciare gli aquiloni”, una tradizione che ancora oggi, nonostante l’instabilità politica, permane in Afganistan.

Un giorno Hassan difende Amir davanti a bambini più grandi che per vendetta lo violentano davanti al suo amico incapace di reagire. Questo episodio cambierà per sempre il rapporto d’amicizia fra i due bambini che finiscono per allontanassi.
Quando nel 1980 ci sarà l’invasione dell’Afganistan da parte dei russi Amir e suo padre sono costretti a fuggire e giungono, esuli politici, negli Stati Uniti. Padre e figlio iniziano una nuova vita, diversissima da quella che conducevano nel proprio paese. Ma come accade spesso, il passato prima o poi ritorna e Amir scopre che il suo amico d’infanzia era anche suo fratello e decide, dopo aver saputo della sua improvvisa morte, di salvare il figlio del suo amico, intrappolato nella guerra afgana.

La fotografia e la musica (dello spagnolo Alberto Iglesias, lo stesso compositore delle colone sonore dei film di Almodóvar) fanno di questa pellicola un’ottima opera d’arte. I giovani attori riescono a trasmettere, con la stesa intensità, le emozioni che il lettore aveva provato leggendo il romanzo: uno dei rarissimi casi in cui libro e film sono compatibili, sono in armonia.
Alla fine questa storia è soprattutto una profonda riflessione sul dramma di una civiltà, di un popolo, quello afgano, lacerato da guerre, da un’instabilità politica che perdura da anni, anzi, da decenni.
Inoltre il film è anche un’acuta riflessione sull’amicizia che unisce persone diverse, anche provenienti – come in questa storia – da etnie e classi sociali ben distinte, separate: l’amicizia vera fiorisce e perdura nel tempo, mette radici nel ricordo, vola come un aquilone.

Il cacciatore di aquilone, libro e film, sono due opere che non possono mancare negli scafali di casa nostra.


becerril.veronica@gmail.com