FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 16
ottobre/dicembre 2009

Isole

 

I POETI DEL MERENDACOLO IV

di Vera Lúcia de Oliveira



Presentiamo, in questo numero, altri due poeti del “Merendacolo”, Maria Liscio e Vittoria Bartolucci, due autrici con molte affinità elettive fra loro, visto che sono amiche da tutta una vita, ma che hanno anche affinità poetiche, poiché entrambe rappresentative, insieme ad altri autori di questa associazione, alcuni già qui presentati, di quello che di meglio c’è oggi nella poesia umbra.
Come nelle precedenti edizioni, lascerò che siano soprattutto i testi a parlare, a presentare i loro autori, a portarci in un viaggio di scoperta del loro universo. Proprio per questo, ho chiesto ad ognuno un testo che sia una sorta di dichiarazione di poetica, al quale ho aggiunto poesie prese dai vari libri, in ordine cronologico. Ad ogni poeta ho chiesto inoltre degli inediti, che sono il segno tangibile di un lavoro in progress che potrà, ce lo auguriamo, regalare tante nuove sorprese.

La poesia di Maria Liscio, di struggente intensità, dialoga con due grandi poeti umbri, Francesco d’Assisi e Sandro Penna, in quel cercare la bellezza e coglierla nel breve e nel precario di ogni esistenza, senza arrendersi alla morte che è, comunque, per lei, sempre un mutare, un proseguire la vita al di là di noi stessi e dei nostri passi. Nelle sue poesie c’è una ricerca continua e attenta della parola precisa; il suo stile è sobrio e asciutto, ricco di una suggestiva musicalità, attraverso cui si esprime una visione del mondo dolorosa, ma anche colma di serena accettazione della vita, un rapporto intimo con la natura e con tutti gli esseri viventi, un colloquio costante con la memoria, rivolto soprattutto a coloro che ha amato e ama.

Vittoria Bartolucci ha, invece, una poesia profondamente ironica, e auto-ironica, in cui un “io” un po’ defilato, quasi camuffato in mezzo alla folla, nelle strade, al supermercato, in ascensore, indaffarato nelle mille attività di ogni giorno, guarda con disincanto e, allo stesso tempo, partecipazione e tenerezza il mondo, cogliendone, dietro parole, gesti e abitudini ripetitivi e spesso alienanti, quello che c’è in esso di paradossale, patetico e poetico. La sua è una voce di donna che si insinua fra oggetti domestici, quasi a perdersi in mezzo ad essi, riscattando momenti in apparenza anti-poetici, con una parola pausata, che ha un ritmo sincopato, in cui ogni verso si lega all’altro come se rappresentasse il filo stesso che unisce persone e cose, anche le più lontane, dando ad esse un valore e un senso.

Per chi desiderasse conoscere meglio le attività del gruppo, indico il sito
http://xoomer.alice.it/cmaccher/web_merendacolo.




POESIE DI MARIA LISCIO


FARFALLA NOTTURNA

Sei venuta come un pensiero
farfalla notturna
come un’ospite in visita inattesa
che reca saluti
da qualcuno lontano
la cui assenza è vuoto    Sei venuta
come un pensiero amaro
portando su di te
credenze infauste antiche       ma io
ti ho accolta come un’amica

(Da Cono d’ombra, Guerra Edizioni, Perugia, 1999)


NON DEL SUO

La meraviglia di un fiore
di campo che stavi per mettere
sotto la scarpa
ti ha preso lo sguardo
e ti ha immobilizzata
sull’azzurro della sua luce

Se ti ha parlato
ti ha detto del tuo nulla
non del suo

(Da Cono d’ombra, Guerra Edizioni, Perugia, 1999)


INVOCAZIONE

Tu      che vieni dal silenzio
dimmi solo il silenzio
(memoria rimpianto
pianto sul non vissuto
pensiero che sprofonda e cerca
le radici del mondo
in una sola
parola)     Tu del silenzio
portami l’assorta meditazione
prigione nel più cupo dell’anima        Ma tu
portala liberata alla luce
Tu      nata dal silenzio     Poesia

(Da A te, di là da venire, Guerra Edizioni, Perugia, 2006)


IMBRUNIRE

Questa è l’ora...
È all’imbrunire che i fiori profumano
si fanno ricordo...
Dentro il tepore della primavera
vanno questi sentori che richiamano
altri tempi altre vite
che sai smarrite nel fluire senza soste
È l’ora della dolcezza
che fa presente il volgere incessante
degli esseri negli anni
il necessario sparire
perché altri compaiano ed abbiano
il loro tempo il ritmo
che cambierà - senza toccarlo –
il senso della vita

(Da L’ora tarda, Guerra Edizioni, Perugia, 2008)


BELLA STAGIONE

Come fu breve l’estate
com’è fuggito l’agosto
non ci accorgemmo nemmeno
della sua luce festante
Ora coi giorni già brevi
i pochi sogni ha riposto
l’anima      le poche speranze
che il sole sembrava nutrire
in un suo fertile limo
Fugge più rapida sempre
la bella stagione
e d’altra non ne dispone la vita

(Da L’ora tarda, Guerra Edizioni, Perugia, 2008)


SI CONTENTA

Basta un pizzico di terra
in un interstizio di muro
e nasce il cappero      la bocca di leone
s’aggrappa la soldanella
Ansia di vita
che si fa di così poco
e ridenti sul grigio compatto
accampa colori
manda profumi nel vento

Si contenta
di un gramo bene il seme
per darci ricchezza     Lui
che testardamente vuole esistere
avere il suo momento
per consistere – come noi –
nel respiro dell’aria

(Da L’ora tarda, Guerra Edizioni, Perugia, 2008)


DOLMEN

Fu per dire:
“Anche noi siamo stati”
che popoli lontani nel tempo
presero con fatica grandi massi
e ne fecero
primordiali segni di ricordo
Dolmen tombe
E già dentro caverne
avevano dipinto artisti ignoti
scene di caccia: “fummo così!”
lo dissero a noi lontani
di là da venire
perché ci ricordassimo
che anch’essi erano stati
e si aspettavano almeno
un nostro stupefatto pensiero

(Da L’ora tarda, Guerra Edizioni, Perugia, 2008)


SPICCIOLI DI VITA

Cantano...
Cantano come se fosse
il primo giorno
di un creato felice
Si esibiscono
in gare di trilli
e squilli
e attendono d’essere scelti
per un tempo d’amore
conpartecipi in cove
e in cibarie         Essi
con spiccioli di vita

(Inedita)


FOGLIA

Cammina balzelloni quella foglia
sul piano del balcone     ma
giunta all’orlo     cadrà
Riaccosto la tenda
Non voglio vedere quella caduta
simile a tutte le cadute
ma prima di scostarmi
alzo la testa: è giorno ancora
neanche troppo grigio
una calotta
che permette un passaggio
stretto di sole
Cerco d’intravedere oltre:
una stella
qualcosa che resista
almeno un poco (pochissimo)
di più della foglia e di me

(Inedita)


MARIA LISCIO DE LAURETIS
è nata a Ortanova, in Provincia di Foggia, ma dal 1935 vive a Perugia, dove ha insegnato materie letterarie in un istituto superiore. Ha pubblicato undici libri di poesia, fra i quali Sopra i silenzi (Padova, Rebellato, 1973), Per frammenti di giorni (Poggibonsi, Lalli, 1987), La parola (Udine, Campanotto, 1993), Cono d’ombra (Perugia, Guerra Edizioni, 1999), Resistenza del mezzo (Perugia, Guerra Edizioni, 2001), In corpi da commiato (Perugia, Guerra Edizioni, 2004). L’ultima raccolta, Sopra i silenzi (Perugia, Guerra Edizioni, 2009), è una riedizione della prima con alcune aggiunte. In prosa, ha appena pubblicato Infanzia: toccata e fuga (Guerra Edizioni, Perugia, 2009), un racconto lungo (o romanzo breve), illustrato da Vittoria Bartolucci, di ispirazione autobiografica che è, al contempo, un toccante spaccato di un ambiente e di un’epoca. Ha vinto numerosi premi nazionali di poesia.




POESIE DI VITTORIA BARTOLUCCI


PASSAGGIO PEDONALE

Puoi     forse     avere la misura
di quanto     - a volte -     sia irrazionale
la passante      un po' assurda un po' banale
che porta      il mio stesso nome
se solo tu riesci
a sorprenderla una sera
mentre
            a un passaggio pedonale
            tra auto      senza sguardi
            il vento dentro gli occhi
            la pioggia nei vestiti
            e la sola prospettiva
            di riportare a casa        la borsa della spesa
cercano con lei      di attraversare
ragnatele
di sogni      un po' ammaccati
rimasti
nonostante tutto
attaccati alla sua pelle
Ad ogni modo
(se puoi frenare)
lasciala passare

(Da Connotazioni corrispondenze universi,
Stamperia dell'Arancio, Grottammare, 1999)


IL GUAIO È L'ESTATE

Il dolce nascosto
in fondo a un cassetto
la borsa dell'acqua o il cuscino
da abbracciare la notte
il mantello
per avvolgersi uscendo di casa       la sciarpa
un giorno        diventano a un tratto
bisogno di stare al telefono ore
e fare il numero-elenco
di tutti quelli
che ti possano dare
"un po' di calore"
          Poi scopri
che sei sempre tu
ad averne bisogno
e non telefoni più        per qualche tempo
ma ti affidi soltanto
al dolce alla borsa al cuscino al mantello alla sciarpa
Il guaio è l'estate
che ti rimane
il dolce soltanto                A volte gelato

(Da Connotazioni corrispondenze universi,
Stamperia dell'Arancio, Grottammare, 1999)


FUTURO

Il Futuro
le sembra      nel sonno stanotte       (la sua paura)
un bigodino
enorme      premuto
tra la tempia e il cuscino

Una mano d'automa
attaccata al motore del cuore
tenta      più volte
di strapparlo ai capelli
sicché rinunciando
dall'altra parte
lei gira la testa

E il Futuro       un po' incerto
resta in attesa           in silenzio
senza sapere        quale sia esattamente
(nel comò?        sull'armadio?
al di là dello specchio?          dietro una porta
o lì sul cuscino?)
la sua posizione

(Da Connotazioni corrispondenze universi,
Stamperia dell'Arancio, Grottammare, 1999)


GIÀ QUASI L'ALBA

Svegliarsi
- è già quasi l'alba -
sentendo
giù nella strada
le solite auto
e accanto          una radio rimasta
accesa       per tutta la notte
e restare       con gli occhi chiusi
(lento il respiro)
sotto il lenzuolo
per sentire
come sarà        - dopo -      la vita

(Da Connotazioni corrispondenze universi,
Stamperia dell'Arancio, Grottammare, 1999)


POMERIGGIO D'APRILE

E chissà            quante volte ci è successo
magari          in qualche pomeriggio
dolce d'aprile
di addormentarci
("aprile             dolce dormire")
senza la cintura
accanto al guidatore
in un'auto
in corsa verso il sole
(su una superstrada      su una tangenziale
un corso      un viale       un controviale        una bretella
un sentiero di campagna        una variante         un lungomare
un ponte sopra il mare……
qui       a Genova       a Torino
in Inghilterra     in Francia
in Russia     in America Latina
e persino in Cina…)
per stanchezza o desiderio
(inconsapevole forse)
di morire
ma poi
proprio prima             dell'ultima fermata
ci ha svegliati            appena in tempo           una voce
di bambino       un sogno       una carezza
o soltanto
il volo di una mosca   
(è questo       a volte       il modo
di travestirsi del destino)
in cerca da mezz'ora
di un varco verso il cielo

(Da Connotazioni corrispondenze universi,
Stamperia dell'Arancio, Grottammare, 1999)


LA MELA

E noi lì ad aspettare
di notte di giorno di sera
al mare in montagna in città
vestiti d'estate      dentro ai cappotti       in pigiama
in sale d'attesa          corridoi        camerate
in piedi      seduti      distesi…

l'otorino        l'infermiere       il dentista
l'analista
l'urologo      il patologo        il cardiologo
il radiologo        l'oculista         il chirurgo
l'oncologo
che ci ausculteranno         medicheranno
anestetizzeranno…
ci daranno
ricette        consigli        divieti      diete        referti
condanne       speranze        illusioni…

Quanti attori        comparse        operatori         registi
per la sceneggiata "Malato"
a cui       (così ci hanno detto)
senza rimedio        ci ha condannato
la leggerezza
dei nostri (insensati) antenati
all'origine rei
del furto
d'una semplice mela
(magari chissà
pure bacata)!

(Da Connotazioni corrispondenze universi,
Stamperia dell'Arancio, Grottammare, 1999)


FRAMMENTI D'ESISTENZA

Tu dormi       amore mio
e non sai di questo vento          che nell'alba
fredda di gennaio
al di là dei vetri
frammenti d'esistenza
strappa cieco       agli alberi e alla terra
e li trascina         senza resistenza
in nuvole di polvere
verso il mare        sonnolento di palazzi
e di luci            non ancora spente
che si estende       sino all'orizzonte
Tu dormi e non lo sai
che a impedirgli
di portarmi via con sé        non è
questa finestra       chiusa contro il cielo
ma solo il fatto
che si è fatto troppo tardi
tu devi andare via      e io
non ti ho ancora preparato
il solito caffè

(da Via Bartolo 44, Porzi Editoriali, Perugia, 2005)


SIMILITUDINI

Se non so se poterli
con te condividere
i miei passi incerti
la mia tristezza ti dico
e insieme nascondo
Una ruvida grata
un po' scardinata
fatta di suoni
volutamente stonati
di bianchi spazi
come sospiri       di parentesi a cui
altre voci si aggrappano
una grata con cui      da te mi difendo
diventa allora
la mia poesia
Ma poi
se per un attimo solo
ti sento mio amico
se dal dolore
ti so sopraffatto
a un pezzetto di carta
trasparente     leggero
trasportato dal vento
somiglia
un pezzetto di carta
che aspetta che al volo l'afferri
perché      abbia un senso
la propria esistenza

(Inedita)


VITTORIA BARTOLUCCI
è nata ad Asmara e, dopo aver soggiornato in varie parti d'Italia, si è trasferita a Perugia nel 1971. Laureata in Matematica, si dedica sia alla scrittura che alla grafica. Autrice di poesie, racconti e alcuni studi critici, ha pubblicato cinque raccolte, due delle quali, Agrodolcemente e Connotazioni corrispondenze universi, vincitrici della sezioni per l’inedito, a cura degli organizzatori del Premio "Sandro Penna", e una, Due rami per un'altalena, vincitrice del Premio "Un solo mondo". È presente in varie antologie e riviste, quali La voce dolce di resa e Nel (primo) verso, ambedue curate dal poeta Enrico Cerquiglini. Per quel che riguarda la grafica, ha illustrato un gran numero di libri di poesia e di altro tipo come, ad esempio, un testo per gli studenti dell'I.S.E.F., e un lavoro di educazione alla salute per le scuole umbre che, realizzato al computer da Aldo Covarelli, ha conseguito il primo premio in un concorso europeo; ha esposto i suoi disegni in personali e collettive a Perugia e altrove e ne ha organizzate e curate alcune. In particolare, si dedica all'umorismo grafico e al fumetto.


velucia@tin.it