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I POETI DEL MERENDACOLO IV di Vera Lúcia de Oliveira |
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Presentiamo, in questo numero, altri due poeti del “Merendacolo”, Maria Liscio e Vittoria Bartolucci, due autrici con molte affinità elettive fra loro, visto che sono amiche da tutta una vita, ma che hanno anche affinità poetiche, poiché entrambe rappresentative, insieme ad altri autori di questa associazione, alcuni già qui presentati, di quello che di meglio c’è oggi nella poesia umbra.
Come nelle precedenti edizioni, lascerò che siano soprattutto i testi a parlare, a presentare i loro autori, a portarci in un viaggio di scoperta del loro universo. Proprio per questo, ho chiesto ad ognuno un testo che sia una sorta di dichiarazione di poetica, al quale ho aggiunto poesie prese dai vari libri, in ordine cronologico. Ad ogni poeta ho chiesto inoltre degli inediti, che sono il segno tangibile di un lavoro in progress che potrà, ce lo auguriamo, regalare tante nuove sorprese.
La poesia di Maria Liscio, di struggente intensità, dialoga con due grandi poeti umbri, Francesco d’Assisi e Sandro Penna, in quel cercare la bellezza e coglierla nel breve e nel precario di ogni esistenza, senza arrendersi alla morte che è, comunque, per lei, sempre un mutare, un proseguire la vita al di là di noi stessi e dei nostri passi. Nelle sue poesie c’è una ricerca continua e attenta della parola precisa; il suo stile è sobrio e asciutto, ricco di una suggestiva musicalità, attraverso cui si esprime una visione del mondo dolorosa, ma anche colma di serena accettazione della vita, un rapporto intimo con la natura e con tutti gli esseri viventi, un colloquio costante con la memoria, rivolto soprattutto a coloro che ha amato e ama.
Vittoria Bartolucci ha, invece, una poesia profondamente ironica, e auto-ironica, in cui un “io” un po’ defilato, quasi camuffato in mezzo alla folla, nelle strade, al supermercato, in ascensore, indaffarato nelle mille attività di ogni giorno, guarda con disincanto e, allo stesso tempo, partecipazione e tenerezza il mondo, cogliendone, dietro parole, gesti e abitudini ripetitivi e spesso alienanti, quello che c’è in esso di paradossale, patetico e poetico. La sua è una voce di donna che si insinua fra oggetti domestici, quasi a perdersi in mezzo ad essi, riscattando momenti in apparenza anti-poetici, con una parola pausata, che ha un ritmo sincopato, in cui ogni verso si lega all’altro come se rappresentasse il filo stesso che unisce persone e cose, anche le più lontane, dando ad esse un valore e un senso.
Per chi desiderasse conoscere meglio le attività del gruppo, indico il sito http://xoomer.alice.it/cmaccher/web_merendacolo.
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POESIE DI MARIA LISCIO
FARFALLA NOTTURNA
Sei venuta come un pensiero farfalla notturna come un’ospite in visita inattesa che reca saluti da qualcuno lontano la cui assenza è vuoto Sei venuta come un pensiero amaro portando su di te credenze infauste antiche ma io ti ho accolta come un’amica
(Da Cono d’ombra, Guerra Edizioni, Perugia, 1999)
NON DEL SUO
La meraviglia di un fiore di campo che stavi per mettere sotto la scarpa ti ha preso lo sguardo e ti ha immobilizzata sull’azzurro della sua luce Se ti ha parlato ti ha detto del tuo nulla non del suo
(Da Cono d’ombra, Guerra Edizioni, Perugia, 1999)
INVOCAZIONE
Tu che vieni dal silenzio dimmi solo il silenzio (memoria rimpianto pianto sul non vissuto pensiero che sprofonda e cerca le radici del mondo in una sola parola) Tu del silenzio portami l’assorta meditazione prigione nel più cupo dell’anima Ma tu portala liberata alla luce Tu nata dal silenzio Poesia
(Da A te, di là da venire, Guerra Edizioni, Perugia, 2006)
IMBRUNIRE
Questa è l’ora... È all’imbrunire che i fiori profumano si fanno ricordo... Dentro il tepore della primavera vanno questi sentori che richiamano altri tempi altre vite che sai smarrite nel fluire senza soste È l’ora della dolcezza che fa presente il volgere incessante degli esseri negli anni il necessario sparire perché altri compaiano ed abbiano il loro tempo il ritmo che cambierà - senza toccarlo – il senso della vita
(Da L’ora tarda, Guerra Edizioni, Perugia, 2008)
BELLA STAGIONE
Come fu breve l’estate com’è fuggito l’agosto non ci accorgemmo nemmeno della sua luce festante Ora coi giorni già brevi i pochi sogni ha riposto l’anima le poche speranze che il sole sembrava nutrire in un suo fertile limo Fugge più rapida sempre la bella stagione e d’altra non ne dispone la vita
(Da L’ora tarda, Guerra Edizioni, Perugia, 2008)
SI CONTENTA
Basta un pizzico di terra in un interstizio di muro e nasce il cappero la bocca di leone s’aggrappa la soldanella Ansia di vita che si fa di così poco e ridenti sul grigio compatto accampa colori manda profumi nel vento Si contenta di un gramo bene il seme per darci ricchezza Lui che testardamente vuole esistere avere il suo momento per consistere – come noi – nel respiro dell’aria
(Da L’ora tarda, Guerra Edizioni, Perugia, 2008)
DOLMEN
Fu per dire: “Anche noi siamo stati” che popoli lontani nel tempo presero con fatica grandi massi e ne fecero primordiali segni di ricordo Dolmen tombe E già dentro caverne avevano dipinto artisti ignoti scene di caccia: “fummo così!” lo dissero a noi lontani di là da venire perché ci ricordassimo che anch’essi erano stati e si aspettavano almeno un nostro stupefatto pensiero
(Da L’ora tarda, Guerra Edizioni, Perugia, 2008)
SPICCIOLI DI VITA
Cantano... Cantano come se fosse il primo giorno di un creato felice Si esibiscono in gare di trilli e squilli e attendono d’essere scelti per un tempo d’amore conpartecipi in cove e in cibarie Essi con spiccioli di vita
(Inedita)
FOGLIA
Cammina balzelloni quella foglia sul piano del balcone ma giunta all’orlo cadrà Riaccosto la tenda Non voglio vedere quella caduta simile a tutte le cadute ma prima di scostarmi alzo la testa: è giorno ancora neanche troppo grigio una calotta che permette un passaggio stretto di sole Cerco d’intravedere oltre: una stella qualcosa che resista almeno un poco (pochissimo) di più della foglia e di me
(Inedita)
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MARIA LISCIO DE LAURETIS è nata a Ortanova, in Provincia di Foggia, ma dal 1935 vive a Perugia, dove ha insegnato materie letterarie in un istituto superiore. Ha pubblicato undici libri di poesia, fra i quali Sopra i silenzi (Padova, Rebellato, 1973), Per frammenti di giorni (Poggibonsi, Lalli, 1987), La parola (Udine, Campanotto, 1993), Cono d’ombra (Perugia, Guerra Edizioni, 1999), Resistenza del mezzo (Perugia, Guerra Edizioni, 2001), In corpi da commiato (Perugia, Guerra Edizioni, 2004). L’ultima raccolta, Sopra i silenzi (Perugia, Guerra Edizioni, 2009), è una riedizione della prima con alcune aggiunte. In prosa, ha appena pubblicato Infanzia: toccata e fuga (Guerra Edizioni, Perugia, 2009), un racconto lungo (o romanzo breve), illustrato da Vittoria Bartolucci, di ispirazione autobiografica che è, al contempo, un toccante spaccato di un ambiente e di un’epoca. Ha vinto numerosi premi nazionali di poesia.
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POESIE DI VITTORIA BARTOLUCCI
PASSAGGIO PEDONALE
Puoi forse avere la misura di quanto - a volte - sia irrazionale la passante un po' assurda un po' banale che porta il mio stesso nome se solo tu riesci a sorprenderla una sera mentre a un passaggio pedonale tra auto senza sguardi il vento dentro gli occhi la pioggia nei vestiti e la sola prospettiva di riportare a casa la borsa della spesa cercano con lei di attraversare ragnatele di sogni un po' ammaccati rimasti nonostante tutto attaccati alla sua pelle Ad ogni modo (se puoi frenare) lasciala passare
(Da Connotazioni corrispondenze universi, Stamperia dell'Arancio, Grottammare, 1999)
IL GUAIO È L'ESTATE
Il dolce nascosto in fondo a un cassetto la borsa dell'acqua o il cuscino da abbracciare la notte il mantello per avvolgersi uscendo di casa la sciarpa un giorno diventano a un tratto bisogno di stare al telefono ore e fare il numero-elenco di tutti quelli che ti possano dare "un po' di calore" Poi scopri che sei sempre tu ad averne bisogno e non telefoni più per qualche tempo ma ti affidi soltanto al dolce alla borsa al cuscino al mantello alla sciarpa Il guaio è l'estate che ti rimane il dolce soltanto A volte gelato
(Da Connotazioni corrispondenze universi, Stamperia dell'Arancio, Grottammare, 1999)
FUTURO
Il Futuro le sembra nel sonno stanotte (la sua paura) un bigodino enorme premuto tra la tempia e il cuscino Una mano d'automa attaccata al motore del cuore tenta più volte di strapparlo ai capelli sicché rinunciando dall'altra parte lei gira la testa E il Futuro un po' incerto resta in attesa in silenzio senza sapere quale sia esattamente (nel comò? sull'armadio? al di là dello specchio? dietro una porta o lì sul cuscino?) la sua posizione
(Da Connotazioni corrispondenze universi, Stamperia dell'Arancio, Grottammare, 1999)
GIÀ QUASI L'ALBA
Svegliarsi - è già quasi l'alba - sentendo giù nella strada le solite auto e accanto una radio rimasta accesa per tutta la notte e restare con gli occhi chiusi (lento il respiro) sotto il lenzuolo per sentire come sarà - dopo - la vita
(Da Connotazioni corrispondenze universi, Stamperia dell'Arancio, Grottammare, 1999)
POMERIGGIO D'APRILE
E chissà quante volte ci è successo magari in qualche pomeriggio dolce d'aprile di addormentarci ("aprile dolce dormire") senza la cintura accanto al guidatore in un'auto in corsa verso il sole (su una superstrada su una tangenziale un corso un viale un controviale una bretella un sentiero di campagna una variante un lungomare un ponte sopra il mare…… qui a Genova a Torino in Inghilterra in Francia in Russia in America Latina e persino in Cina…) per stanchezza o desiderio (inconsapevole forse) di morire ma poi proprio prima dell'ultima fermata ci ha svegliati appena in tempo una voce di bambino un sogno una carezza o soltanto il volo di una mosca (è questo a volte il modo di travestirsi del destino) in cerca da mezz'ora di un varco verso il cielo
(Da Connotazioni corrispondenze universi, Stamperia dell'Arancio, Grottammare, 1999)
LA MELA
E noi lì ad aspettare di notte di giorno di sera al mare in montagna in città vestiti d'estate dentro ai cappotti in pigiama in sale d'attesa corridoi camerate in piedi seduti distesi… l'otorino l'infermiere il dentista l'analista l'urologo il patologo il cardiologo il radiologo l'oculista il chirurgo l'oncologo che ci ausculteranno medicheranno anestetizzeranno… ci daranno ricette consigli divieti diete referti condanne speranze illusioni… Quanti attori comparse operatori registi per la sceneggiata "Malato" a cui (così ci hanno detto) senza rimedio ci ha condannato la leggerezza dei nostri (insensati) antenati all'origine rei del furto d'una semplice mela (magari chissà pure bacata)!
(Da Connotazioni corrispondenze universi, Stamperia dell'Arancio, Grottammare, 1999)
FRAMMENTI D'ESISTENZA
Tu dormi amore mio e non sai di questo vento che nell'alba fredda di gennaio al di là dei vetri frammenti d'esistenza strappa cieco agli alberi e alla terra e li trascina senza resistenza in nuvole di polvere verso il mare sonnolento di palazzi e di luci non ancora spente che si estende sino all'orizzonte Tu dormi e non lo sai che a impedirgli di portarmi via con sé non è questa finestra chiusa contro il cielo ma solo il fatto che si è fatto troppo tardi tu devi andare via e io non ti ho ancora preparato il solito caffè
(da Via Bartolo 44, Porzi Editoriali, Perugia, 2005)
SIMILITUDINI
Se non so se poterli con te condividere i miei passi incerti la mia tristezza ti dico e insieme nascondo Una ruvida grata un po' scardinata fatta di suoni volutamente stonati di bianchi spazi come sospiri di parentesi a cui altre voci si aggrappano una grata con cui da te mi difendo diventa allora la mia poesia Ma poi se per un attimo solo ti sento mio amico se dal dolore ti so sopraffatto a un pezzetto di carta trasparente leggero trasportato dal vento somiglia un pezzetto di carta che aspetta che al volo l'afferri perché abbia un senso la propria esistenza
(Inedita)
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VITTORIA BARTOLUCCI è nata ad Asmara e, dopo aver soggiornato in varie parti d'Italia, si è trasferita a Perugia nel 1971. Laureata in Matematica, si dedica sia alla scrittura che alla grafica. Autrice di poesie, racconti e alcuni studi critici, ha pubblicato cinque raccolte, due delle quali, Agrodolcemente e Connotazioni corrispondenze universi, vincitrici della sezioni per l’inedito, a cura degli organizzatori del Premio "Sandro Penna", e una, Due rami per un'altalena, vincitrice del Premio "Un solo mondo". È presente in varie antologie e riviste, quali La voce dolce di resa e Nel (primo) verso, ambedue curate dal poeta Enrico Cerquiglini. Per quel che riguarda la grafica, ha illustrato un gran numero di libri di poesia e di altro tipo come, ad esempio, un testo per gli studenti dell'I.S.E.F., e un lavoro di educazione alla salute per le scuole umbre che, realizzato al computer da Aldo Covarelli, ha conseguito il primo premio in un concorso europeo; ha esposto i suoi disegni in personali e collettive a Perugia e altrove e ne ha organizzate e curate alcune. In particolare, si dedica all'umorismo grafico e al fumetto.
velucia@tin.it
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