FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 16
ottobre/dicembre 2009

Isole

 

LA VOCE DELLA TERRA

di Elvio Cipollone



Un duro gesto d'amore


Ci sono stati tempi nei quali gli uomini mi esploravano con amore. Tutta. Partivano dai luoghi natii e conosciuti per affrontare l’ignoto. Con un forte senso di avventura preparavano i viaggi con meticolosità. Fossero su terra ferma o sulle onde imprevedibili dei mari iniziavano sempre dall’immaginazione, dalla voglia di conoscenza e di dominio. Ogni particolare meritava attenzione. Dalle stive colme di viveri alle funi degli alberi maestri, dai barili di rum alle gerarchie di comando nella ciurma, dalla strumentazione tecnica alle disposizioni per affrontare le emergenze; tutto doveva rispondere ai canoni previsti.

Mi temevano allora, quando ancora un retaggio divino mi proteggeva dalla furia devastatrice. Era la paura della mia vendetta che induceva gli uomini a frugarmi con audacia sì ma nel rispetto dei limiti. E nella sfida impostata nell’accettazione reciproca c’era bellezza e incanto, drammaticità certo ma anche quel senso epico della conquista che dava solennità alle loro gesta. E così hanno attraversato i miei deserti, raggiunto e oltrepassato le catene montuose più aspre, navigato mari e oceani, contattato genti diverse, contaminato civiltà delle quali non ipotizzavano nemmeno l’esistenza, visto scenari e paesaggi nuovi, gustato albe magiche e sofferto intemperie diaboliche fino all’evento che portava al massimo l’eccitazione: mettere piede nell’isola sconosciuta, impadronirsi della terra vergine, perlustrarne tutte le insenature, percorrerne le colline, riposarne infine esausti e beati.

Ricordo ancora con affetto il profondo svuotamento che li assaliva quando venivano, dopo accanita tenzone, su una mia isola remota. E io li accoglievo come una donna multipla, ognuno su un’isola rara. Sono stati tempi nei quali ci siamo amati gli uomini ed io, unica terra con mille isole per soddisfarli tutti. Ma forse sono stata troppo buona, gli uomini si sono inorgogliti e hanno preteso sottomissione. Convinti di possedermi completamente e di avermi sempre a disposizione per ogni loro desiderio, anche il più turpe, hanno smesso di temermi. Che fare? La mia pazienza è stata grande però è arrivato il momento di riporla nel cassetto. Ci sarà un tempo di separazione! Voglio comunque dare ancora segnali chiari della mia crescente indignazione ma se non li capiranno, come purtroppo prevedo, sarò costretta a scatenare le ire divine della mia antica stirpe per ricondurli al rispetto dell’inviolabile equilibrio. E sarà un duro gesto d’amore.


elcip@libero.it