FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia
Numero 14
aprile/giugno 2009

Infanti

LA VOCE DELLA TERRA

di Elvio Cipollone


Involucri sostitutivi


In seguito all’autorevole parere degli scienziati dell’Ente Unico per la Riproduzione Umana (EURU), le gravidanze intrauterine vennero ritenute definitivamente impossibili.
A prima vista fu considerata una smisurata sciagura e non si riuscì ad appurare nulla delle cause. Tante teorie, ma nessuna confortata da dati sperimentali.
Qualche scienziato disse: “È colpa dell’inquinamento!”
Fu così che i più prestigiosi Parchi Nazionali del mondo vennero messi a disposizione della causa e riconvertiti in altrettante ANFEC (Aree Naturali per FEmmine in Calore). Si cercò di tornare, in un batter di ciglia, all’età della pietra, quando i meccanismi biologici che governavano la vita sul pianeta funzionavano ancora in modo naturale
Ma come la superbia non conosce confini così l’infertilità non conobbe regressioni: nessuna donna restò incinta. Le ANFEC ben presto vennero chiuse e l’esperimento ufficialmente dichiarato fallito.
Nonostante le amare sconfitte, il testardo uomo del nuovo millennio non subì la minima frustrazione, anzi rilanciò. Visto che la natura non voleva compiere il proprio dovere, sarebbe stato lui a supplire con la tecnologia e cominciò a progettare i primi Involucri Sostitutivi.

Rosa si vestì elegante; indossò la collana più bella che possedeva e si recò presso la seconda clinica per la riproduzione umana.
In una grande stanza quasi buia erano sistemati tutti gli Involucri Sostitutivi della clinica. “Ne abbiamo mille” disse con soddisfazione il dottore che l’accompagnava. “Dunque, il suo è AC21. Le faccio strada”.
Si incamminarono lungo un corridoio illuminato con luce infrarossa. Sulla parete sinistra tante porte tutte uguali, a breve distanza l’una dall’altra. Si distinguevano solo per le relative sigle anonime. AA01, AA02, ..., AB01, AB02, ..., AC01, finalmente AC21.
Il medico aprì la porta con studiata solennità. “E’ la prima volta vero? Ma non si impressioni, sarà tutto semplice, vedrà”.
Rosa si sentì a disagio in quella luce strana a raggi infrarossi, chiusa in uno spazio di appena tre metri quadrati con un uomo che non conosceva. Non era il massimo che si poteva aspettare. Ma tant’è, si fece coraggio.
“Emozionata?”
Rosa non rispose.
“Dunque, da qui può osservare la nostra sala di accoglienza per gli Involucri Sostitutivi. Come vede sono sistemati in fila, venticinque per dieci per quattro piani” disse il medico facendo aprire un oblò.
La signora intravide i quattro livelli di sfere avvolte in una atmosfera buia e umida che le diede una sensazione di cantina: fredda e inospitale. Tanti fili colorati e tubicini di diverso diametro uscivano dai tappi delle sfere confluendo in un canale centrale che li raccoglieva tutti, come il letto di un grande fiume accoglie le acque dei suoi affluenti.
“Qual è il mio?” chiese.
“Adesso ci arriviamo” rispose il medico. “Le prime volte preferiamo procedere con cautela. Quando avrà imparato ad azionare i dispositivi visivi e vocali, potrà stare da sola e ciò le consentirà una maggiore intimità. Vede i tappi degli Involucri Sostitutivi? In realtà sono dei sofisticati elaboratori specificamente realizzati per la loro funzione. Sono muniti di sensori fisici e chimici molto precisi e di elettrovalvole telecomandate di estrema affidabilità. Ogni minuto viene controllata la temperatura e la densità del liquido amniotico; la concentrazione dei metaboliti più importanti viene costantemente monitorizzata e quella dei metaboliti secondari rilevata ogni ora. Microchip elettronici valutano i parametri e decidono la composizione chimica del sangue artificiale da inviare al feto. Anche il sangue di ritorno viene tenuto sotto analisi e se ci fosse qualche valore fuori norma
scatterebbe l’allarme: siamo pronti ventiquattro ore su ventiquattro ad eseguire ogni intervento si rendesse necessario”.
Di tutte quelle menate Rosa non sapeva che farsene, non ci aveva mai pensato, non ci voleva pensare e tanto meno in quel momento. L’unica cosa che desiderava era entrare finalmente in contatto con il suo cucciolo, vedere che forma avesse e che faccia. Proprio quando l’impazienza stava per toccare il culmine, il medico venne al dunque.
“Perciò signora” concluse, “ora vedrà il suo feto. Stia tranquilla e non si allarmi se le fattezze e le proporzioni non rispondono ancora a quelle di un neonato; fra tre mesi, quando dovrà essere portato alla luce, sarà perfetto”.

 

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