FILI D'AQUILONE rivista d'immagini, idee e Poesia |
Numero 12 ottobre/dicembre 2008 Suoni di versi |
LA COLLEZIONE di Annarita Verzola |
Sin da piccola Clarissa aveva preso l'abitudine di chiedere a parenti e amici di regalarle scatole.
Non esprimeva particolari preferenze, lasciava agli altri la scelta ed era sempre entusiasta, di qualunque forma, dimensione o materiale esse fossero. Nessuno capiva lo scopo di quella richiesta e spesso finivano col portarle scatole che contenevano un giocattolo o dei libri o dei dolci.
Clarissa ringraziava con un bel sorriso, lasciava il contenuto sul tavolo e portava la scatola in camera.
Intanto gli anni passavano, le scatole crescevano di numero e la stanza di Clarissa non bastava più a contenerle. Una sera al nonno venne un'idea. Chiamò in disparte Clarissa e le propose di trasferire le scatole nella mansarda; era stava svuotata da tempo per farne lo studio del papà, che poi aveva cambiato idea. A Clarissa non pareva vero di avere un posto tutto suo nel quale riporre le scatole e non faticò a ottenere il permesso di traslocare tutte quelle che teneva ammassate nella cameretta e un po' dappertutto, così come alla mamma e alla nonna non pareva vero di poter fare un po' di ordine. Il nonno si offrì di aiutarla, temendo che Clarissa si affaticasse troppo, e si stupì sentendo quanto fossero leggere le scatole. Finito il trambusto del trasloco, Clarissa chiuse soddisfatta la porta della mansarda, dopo aver contemplato le scatole disposte in bell'ordine le une sopra le altre.
Dopo cena si sentì così stanca che non fece storie per andare a dormire e i grandi rimasero intorno al tavolo a guardare il nonno con aria interrogativa. "Si può sapere che cosa avete tutti da guardarmi come se non mi aveste mai visto prima?" brontolò il nonno, che sapeva benissimo come sarebbe andata a finire. "E dai, non farti pregare! - gli disse la nonna, mettendogli un'altra fetta di torta nel piattino - Adesso che Clarissa è andata a dormire, puoi dirci finalmente che cosa nasconde in tutte quelle scatole." "Io non lo so e anche ammesso che lo sapessi, non ve lo direi. Ne parlerà Clarissa quando avrà voglia, non credete?" Tutti sapevano che il nonno aveva ragione, ma la curiosità era tanta. "Secondo me nelle scatole non c'è niente - intervenne il fratellino Fabio - Clarissa vuole usarle per costruire una città in miniatura. Lo abbiamo visto insieme in un programma alla televisione!" "Lo sai che tua sorella colleziona scatole sin da quando era piccolissima. - intervenne il papà - Io credo che ci nasconda dentro i suoi piccoli tesori; sapete come sono gelosi delle loro cose i bambini." La mamma non era convinta. "Clarissa è una bambina molto ordinata e penso che le scatole le servano per tenere tutto a posto." "Niente affatto! - intervenne la nonna - C'è chi colleziona cartoline e francobolli, la nostra Clarissa colleziona scatole, tutto qui." La discussione rischiava di continuare senza approdare a nulla di concreto e così l'argomento fu abbandonato. Fabio fu accompagnato a dormire e non si ricordò neppure di chiedere che gli lasciassero la luce accesa, tanto era occupato a pensare alle misteriose scatole di Clarissa.
Le giornate scorrevano tranquille, i due fratelli andavano a scuola e ogni pomeriggio, dopo aver fatto i compiti, Clarissa andava a chiudersi in mansarda e trascorreva un po' di tempo in mezzo alle sue scatole. Una mattina a scuola la maestra di Fabio propose ai bambini di dedicarsi alla creazione di un piccolo oggetto fatto con le loro mani e chiese a tutti che cosa sarebbe piaciuto loro costruire. Fabio non ebbe dubbi: avrebbe costruito una scatola per regalarla a Clarissa. I suoi compagni risero un po' della sua idea, ma alla maestra Silvia parve molto interessante e con il suo aiuto Fabio in poco tempo preparò una bella scatoletta di cartone dipinta a fiori su tutti i lati.
Quel pomeriggio Fabio la portò a casa e andò nella mansarda da Clarissa. "Questa l'ho fatta per te." le disse, diventando un po' rosso, mentre spingeva sul pavimento la piccola scatola verso di lei. Clarissa la prese in mano e l'osservò con attenzione. "È bellissima! merita di contenere qualcosa di altrettanto bello!" esclamò la ragazzina "E io so di che cosa parlo..." "Davvero pensi che sia bella?" chiese Fabio meravigliato perché i fiori erano venuti un po' storti, alcuni più grandi e alcuni più piccoli. "Puoi scommettere che non troverei da nessuna parte una scatoletta così!" Clarissa fece una smorfia buffissima e Fabio scoppiò a ridere. Poteva essere una buona occasione per chiederle a che cosa servissero tutte quelle scatole, ma Fabio si vergognò di mostrarsi così curioso e rimase zitto a guardarle.
In questo modo passarono le settimane, i mesi, gli anni. Clarissa e Fabio erano diventati grandi e il mistero delle scatole non era mai stato sciolto. I nonni non c'erano più, i ragazzi si erano sposati ed erano andati a vivere in due città lontane, ma spesso si scrivevano e si telefonavano, per sapere come andassero le cose. Ogni anno a Natale tornavano dai genitori con le loro famiglie per trascorrere insieme le feste e in quell'occasione Clarissa saliva in mansarda e restava da sola con le vecchie scatole, ormai coperte di polvere. La sera della vigilia di Natale Fabio capì che non sarebbe più riuscito a trattenere la curiosità e salì dalla sorella. "Mi sono domandata per anni quando ti saresti deciso a venire da me." lo accolse Clarissa. "Ma io credevo che fosse il tuo segreto e non volessi dirlo a nessuno!" mormorò Fabio, mettendosi a sedere accanto a lei sul pavimento. "Ho aspettato che qualcuno di voi me lo domandasse, e ho finito col credere che non importasse a nessuno." "Vuoi scherzare? Per anni ci siamo domandati che cosa contenessero le tue scatole, ma ci sentivamo in imbarazzo a dirtelo, temevamo di sembrarti curiosi."
Clarissa si strinse nelle spalle e prese la scatoletta a fiori che tanti anni prima Fabio le aveva regalato. L'aprì e la risata infantile del fratello risuonò nella mansarda. Da una scatoletta di madreperla uscì il miagolio dei gattini appena nati della loro vecchia micia Mako, da una scatola di cartone il cinguettio dei canarini della nonna; da un'altra uscì la canzone preferita del papà e da una piccola scatola di legno intagliato la ninna nanna che la mamma cantava loro quando non riuscivano ad addormentarsi.
Finalmente Fabio capì. In ognuna di quelle scatole Clarissa custodiva un suono della loro vita. Aprirle e ascoltarli era come sfogliare un album di ricordi sonoro. Voci, rumori, musiche, parole che li avevano accompagnati negli anni riposavano nella quiete delle scatole fino a quando Clarissa sollevava il coperchio per farli risuonare ancora una volta e lì dentro tornavano, in attesa di allietare di nuovo chi credeva di averli perduti per sempre. Quello sarebbe stato un Natale speciale, Fabio non aveva dubbi.
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