Suite for Lennie è l’omaggio a uno dei più grandi musicisti americani del ‘900, capace di compenetrarsi nella musica avendo percepito il mondo intero attraverso una sensibilità affinata da quei percorsi alternativi che acquisisce chi, da bambino, è stato privato della vista.
Personaggio complesso, coltissimo e con un grande bagaglio musicale classico, Lennie Tristano ha rappresentato un esempio di rigore e di stile, schivo ed esigente, non solo nella musica ma anche nella vita, caratteristiche abbastanza rare nel panorama della musica jazz.
Nel suo ruolo di artista multimediale, fotografo e regista, Massimo Achilli è riuscito a fondere linguaggi diversi attraverso fotografie, video e musica, in una sintesi visiva emozionante, dove il ritmo è scandito da immagini di città ri-lette, colori ri-pensati e astrazioni di segni e luci che accompagnano le note di alcune delle straordinarie esecuzioni di Tristano, tra tutte quel Requiem che è considerato uno dei capolavori della musica americana contemporanea, scritto in onore dell’amico musicista Charlie Parker, scomparso prematuramente.
Le immagini, come la musica, si susseguono e si rincorrono in un'armonia di composizione visiva dove le mani del musicista, straordinariamente rese nell'inseguire il suo stesso pensiero su una tastiera che appare sospesa, danno forma e vita a quelle note che sentiamo giungere da ogni parte, come da ogni parte sembra giungere al musicista lo stimolo alla composizione, nonostante la volontaria scelta di una vita quasi da recluso nella sua casa-laboratorio.
Per questo motivo l’immagine di Lennie, concentrato nell’esecuzione musicale, viene reiterata, e la sua presenza sovrasta e si fonde con i luoghi, le persone e le città di quell’America che qui svolge il ruolo di sfondo e di comprimaria ad una storia musicale che a pieno titolo le appartiene. Troviamo quindi le immagini di filmati d’epoca o le fotografie di Berenice Abbott, capaci di esaltare la nuova modernità architettonica urbana, come le composizioni di Tristano sono state capaci di produrre moderne architetture musicali.
Questo percorso visivo non sarebbe efficace se ogni singola immagine non avesse una vita autonoma e se Achilli non l’avesse pensata e concepita come parola nella frase e come frase nel discorso e se ogni frase o discorso non modificasse continuamente i suoi confini per creare un nuovo linguaggio.
Tristano con Lee Konitz, suo allievo ed erede
Le cronache dei critici musicali degli anni ’40 e ’50 raccontano come fosse straordinario assistere alle esibizioni di questo uomo piccolo che, nonostante la cecità, riusciva imperturbabile a dominare il pianoforte con il suo istinto e la sua fantasia, e che era diventato, per tutti i musicisti progressisti di Chicago, una guida spirituale.
Il suo Jazz si esprimeva utilizzando un linguaggio sommesso, moderno, ricercato, colto, e per questo Tristano fu considerato il precursore del cool-jazz termine su cui egli ebbe a dire ”Cool jazz è un termine stupido. Il Jazz che suonavamo non era affatto freddo. Era rilassato privo di spettacolarità, era serio e impegnato, questo si, ma non era certo freddo.”
Per poter rappresentare tutto questo, è nel luogo virtuale ed intenso dell’astrazione che Massimo Achilli ha cercato la musica di Tristano, scomponendo forme e colori e costruendo un ingranaggio che trasforma il fotogramma in pentagramma per raggiungere l’interno delle note e trovarne l’essenza. Quello è il luogo di Lennie.
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