FILI D'AQUILONE rivista d'immagini, idee e Poesia |
Numero 12 ottobre/dicembre 2008 Suoni di versi |
SULLA STRADA DEL RÂGA Fotografie e testo di Maurizio Frullani |
Fu nel 1974, quando arrivai in India su un pulmino Volkswagen di seconda mano attraverso Turchia, Afganistan e Pakistan, che sentii per la prima volta la musica classica indiana. Nel 1976 ripercorsi la stessa strada e a Srinagar, il posto meno adatto, comperai il mio primo sitar che suonava poco e male.
Un tempo, fino a 40 anni fa (forse ancora oggi, ma più raramente), era in uso il Guru-Shishya Parampara dove Guru sta per maestro, Shishya per discepolo e Parampara sta per tradizione come assunzione della conoscenza dal maestro al discepolo, per via orale.
È musica cosmologica, poiché il suono vibrazione NADA, secondo le teorie indiane, è alla base della creazione dell’universo, ed ogni RÂGA è legato ad un particolare periodo del giorno. È un veicolo per il soprannaturale e il musicista vive in estasi intuitiva sperimentando le realtà che esistono oltre il visibile.
Attorno a questa musica esiste un mondo fatto di scuole (GHARANA) intese come stili, di maestri (GURU), di Università musicali, di liutai, ma anche di momenti religiosi e privati legati al quotidiano perché la musica, la religione, l’etica e ogni altro aspetto dell’essere non sono a sé stanti, ma si compenetrano l’un l’altro, avendo ogni forma la stessa matrice ed essendo destinata ad annullarsi nella stessa origine.
Allauddin Khan (1862-1972 ), grande musicista e grande maestro, accoglieva nella sua casa a Maihar i discepoli che lì vivevano per molti anni, dedicandosi con grande disciplina alla pratica musicale, ma non solo: baba ( padre, termine affettuoso con cui i discepoli si rivolgono al maestro ) impartiva anche regole di vita e di comportamento. Si racconta di lui che dormiva non più di tre o quattro ore per notte e per evitare di addormentarsi mentre si esercitava al sarod o al violino, legasse i capelli al soffitto.
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