FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia
Numero 12
ottobre/dicembre 2008

Suoni di versi

SULLA STRADA DEL RÂGA

Fotografie e testo di Maurizio Frullani




Asad Ali Khan suonatore di rudra vina, con il nipote Zani Khan


Fu nel 1974, quando arrivai in India su un pulmino Volkswagen di seconda mano attraverso Turchia, Afganistan e Pakistan, che sentii per la prima volta la musica classica indiana. Nel 1976 ripercorsi la stessa strada e a Srinagar, il posto meno adatto, comperai il mio primo sitar che suonava poco e male.
La rivoluzione iraniana e l’invasione sovietica dell’Afganistan hanno reso più difficile raggiungere l’India via terra. Con molta nostalgia per quel viaggio lento, attraverso paesi meravigliosi, altopiani silenziosi senza orizzonti e villaggi da mille e una notte sono tornato usando l’aereo, e ho intrapreso un altro viaggio attraverso l’India del nord, lungo la strada della musica, alla ricerca di musicisti, liutai e scuole musicali.



Amritzaar, negozio di strumenti musicali



Bottega di Hiren Roy, Calcutta


Un tempo, fino a 40 anni fa (forse ancora oggi, ma più raramente), era in uso il Guru-Shishya Parampara dove Guru sta per maestro, Shishya per discepolo e Parampara sta per tradizione come assunzione della conoscenza dal maestro al discepolo, per via orale.
Nella tradizione classica dell’India del Nord, il RÂGA è l’espressione più elevata e più nobile. È manifestazione di un sentimento (RASA) ben riconoscibile perché riconoscibile è lo spirito che emana da ogni esecuzione, variabile per forma e durata, ma strutturata dentro regole e canoni prestabiliti.



Shanka Chatterjee, Venezia   -   Mamita MukherJee al dilruba, Bilhai 1988   -   Ranaddhin Roy all'esraj, Santiniketan 1985


È musica cosmologica, poiché il suono vibrazione NADA, secondo le teorie indiane, è alla base della creazione dell’universo, ed ogni RÂGA è legato ad un particolare periodo del giorno. È un veicolo per il soprannaturale e il musicista vive in estasi intuitiva sperimentando le realtà che esistono oltre il visibile.



Sangeet Bhavana Visva University



                                                          Calcutta University


Attorno a questa musica esiste un mondo fatto di scuole (GHARANA) intese come stili, di maestri (GURU), di Università musicali, di liutai, ma anche di momenti religiosi e privati legati al quotidiano perché la musica, la religione, l’etica e ogni altro aspetto dell’essere non sono a sé stanti, ma si compenetrano l’un l’altro, avendo ogni forma la stessa matrice ed essendo destinata ad annullarsi nella stessa origine.



      Abhai Narayan Mallik cantante di dhrupad, Miss Veena Ghushey al tanpura, Khairagarh 1985



  Ravi Shankar al sitar, Kumar Bose ai tabla e Gianni Ricchizzi al tanpura , Venezia 1988



                                  Shujaat Khan, Venezia, Fondazione Cini 2008


Allauddin Khan (1862-1972 ), grande musicista e grande maestro, accoglieva nella sua casa a Maihar i discepoli che lì vivevano per molti anni, dedicandosi con grande disciplina alla pratica musicale, ma non solo: baba ( padre, termine affettuoso con cui i discepoli si rivolgono al maestro ) impartiva anche regole di vita e di comportamento. Si racconta di lui che dormiva non più di tre o quattro ore per notte e per evitare di addormentarsi mentre si esercitava al sarod o al violino, legasse i capelli al soffitto.
Non si sa se questo sia realtà o leggenda, ma rende perfettamente lo spirito, la rigorosità e la fatica dell’ apprendimento musicale.



Mohan Shyam Sharma suonatore di pakhawaj, Venezia 1993



m_frullani@tin.it