FILI D'AQUILONE rivista d'immagini, idee e Poesia |
Numero 11 luglio/settembre 2008 Generazioni |
SANGUE BARBARO di Armando Santarelli |
Esiste una relazione umana più profonda di quella che unisce genitori e figli? No, ed è per questo che i genitori riescono ad avere una certa influenza sulla personalità dei figli. Il resto è la frustrazione che padri e madri sperimentano ogni giorno nel rapporto coi figli, perché a dispetto dei reciproci sforzi le generazioni sono fatte per entrare in collisione tra di loro.
Chi scrive non ha avuto un cattivo rapporto con i propri genitori. Mio padre e mia madre hanno fatto un lavoro così profondo e insistente che il risultato, cioè io, è riuscito in buona sostanza come avrebbero voluto; ma proprio quella parte residua, “la non piena corrispondenza con le aspettative dei genitori” ha creato delle insoddisfazioni a loro e molte angosce a me, pagate con la classica depressione da “inadeguatezza e senso di colpa filiale”. Mi sono (inconsciamente) vendicato nell’unico modo possibile, deleterio più per me che per loro: la dannata decisione di non laurearmi.
Nessuna confessione ha mai espresso in modo più chiaro e drammatico l’eterno conflitto tra generazioni: il padre, l’uomo dell’autorità, dell’azione pratica ed efficace cui tutto, anche la vita presente, va sacrificato; il figlio, che chiede comprensione per le attività “infantili” (la lettura, e più tardi la letteratura), che costituiscono l’essenza del suo essere, ma che il padre non accetta in nome del perseguimento del vero scopo della vita, la costruzione di un avvenire solido e sicuro.
Ma perché deve succedere questo? Perché ogni figlio uccide il proprio padre?
La socializzazione del bambino, tanto per cominciare, non avviene quasi per niente tramite la famiglia; quando il bambino cresce, il travaso di linguaggio, regole e comportamenti appresi dal gruppo si accentua; i rapporti fra gli esseri umani sono determinati anzitutto dall’età. Infatti, quanto impiegano i giovani figli degli immigrati a imparare la lingua, i costumi, i rituali, le mode dei Paesi d’adozione? Nel giro di qualche mese, i comportamenti derivanti dai contatti con i nuovi compagni riescono a soppiantare anni di imprinting familiare. Perché è dai coetanei che i bambini imparano il primo linguaggio “libero”, è con loro che fanno le prime esperienze su come creare e mantenere dei rapporti sociali; i bambini moderni imparano molte cose dai genitori, ma se la cultura della famiglia è in contrasto con quella dei compagni, è quasi sempre quest’ultima ad avere la meglio; i nostri figli vogliono essere come i loro amici, non come le figure ideali che mettiamo loro dinanzi.
Mio figlio a casa parla molto poco, e quando lo fa si limita a pensieri semplici e concisi. Sì, sarà forse colpa dei suoi genitori, che lo invitano di continuo a esprimersi in modo più corretto; resta il fatto che a scuola e con gli amici mio figlio è considerato un tipo aperto e loquace. Al campo di calcio poi, so che diventa ancor più intraprendente e dispettoso: praticamente, un’altra persona!
Purtroppo, viviamo nel tempo delle ansie e dei rimorsi, come ha sottolineato lo psicologo L. Dencik: “Il senso di colpa per non aver dedicato sufficiente attenzione agli interessi dei bambini, che oggigiorno ossessiona i genitori e gli addetti alla loro cura, è in realtà un sentimento del tutto nuovo e particolare della nostra epoca moderna”. Ma smorzare ansie e sensi di colpa è proprio la cosa migliore che i genitori possano fare: è dimostrato che allevare i figli è più facile e proficuo quando non si è troppo condizionati dalle preoccupazioni relative alla “costruzione” del loro futuro.
Sono figli e figlie della sete che la vita ha di se stessa. Essi vengono attraverso di voi, ma non da voi, e benché vivano con voi non vi appartengono. Potete donar loro l’amore, ma non i vostri pensieri: essi hanno i loro pensieri. Potete offrire rifugio ai loro corpi, ma non alle loro anime: essi abitano la casa del domani, che non vi sarà concesso visitare neppure in sogno. Potete tentare di essere simili a loro, ma non farli simili a voi: la vita procede, e non s’attarda sul passato. I vostri figli non sono figli vostri… parole forti, dissacranti, ma vere: sono i figli a scuotere le nostre certezze, le nostre assurde pretese, la nostra noia. La sete che la vita ha di se stessa è il nostro sangue che crea altro sangue, un sangue barbaro, nuovo e vitale... |