FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia
Numero 11
luglio/settembre 2008

Generazioni

ALEJANDRA PIZARNIK: LA FIGLIA DEL SILENZIO

di Alessandro Prusso



Sono stato in dubbio se riproporre il titolo la figlia de l’insonnia, facendo eco al testo di Cinti, e alle tanti notti insonni del Bicho a causa dei suoi amori saffici e tormentati. Ma il silenzio, cupo e doloroso, che accompagnò l’intima solitudine esistenziale di Alejandra, e che acquista poi valore di simbolo e di super-realtà, è certo più importante e significativo.

Un nostalgico tango mi sta accompagnando con le note che entrano dalla finestra…. La cumparsita, il più classico di tutti e mi verrebbe voglia di ballare. Come si sa, nulla avviene per caso, ed ancora meno nella vita dei poeti. Dove i minimi dettagli sono importanti come lo è, e per davvero, questo tango popolare, e le sue struggenti note, eseguite pure popolarmente, alquanto popolarmente da un duo di rumeni… male in arnese. Ma il tango è proprio questo: musica migrante, di poveri e per poveri: eppure musica piena di una straordinaria ricchezza, creativa, immaginifica, tradizionale e contemporaneamente in costante, perenne evoluzione.

Non so se Alejandra amasse il tango, non vi sono particolari riferimenti nei suoi scritti, o almeno in quelli che, conosco. Forse era attratta di più da qualche altrettanto malinconica e struggente ballata Yiddish, di hassidico, debordante, irriverente, ironico amore alla vita.




Hija del viento

Han venido.
Invaden la sangre.
Huelen a plumas,
A carencia, a llanto.
Pero tú alimentas al miedo
y a la soledad
como a dos animales pequeños
perdidos en el desierto.

Han venido
a incendiar la edad del sueño.
Un adiós es tu vida.
Pero tú te abrazas
como la serpiente loca del movimiento
que sólo se halla a sí misma
porque no hay nadie.

Tú lloras debajo de tu llanto,
tu abres el cofre de tus deseos
y eres más rica que la noche.

Pero hace tanta soledad
que las palabras se suicidan


Figlia del vento

Sono venuti.
Invadono il sangue.
Profumano a piume,
A mancanza, a pianto.
Però tu alimenti la paura
e la solitudine
come due animali piccoli
perduti nel deserto.

Son venuti
ad incendiare l’età del sogno.
Un addio è la tua vita.
Però tu ti abbracci
come la serpe pazza del movimento
che solo ritrova se stessa
poiché non c’è nessuno.

Tu piangi sotto il pianto,
tu apri il baule dei tuoi desideri
e sei più ricca della notte.

Però c’è tanta solitudine
che le parole si suicidano.


    *

el silencio

yo me uno al silencio

yo me he unido al silencio

y me dejo hacer

me dejo beber

me dejo decir


    *

il silenzio

io mi unisco al silenzio

io mi sono unita al silenzio

e mi lascio fare

e mi lascio bere

e mi lascio dire


    *

los náufragos detrás de la sombra

abrazaron a la que se suicidó

con el silencio de su sangre


la noche bebió vino

y bailó desnuda entre los huesos de la niebla


    *

i naufraghi dietro l’ombra

abbracciarono quella che si suicidò

con il silenzio del suo sangue


la notte bevve vino

e ballò nuda tra le ossa della nebbia


    *

animal lanzado a su rastro más lejano

o muchacha desnuda sentada en el olvido

mientras su cabeza rota vaga llorando

en busca de un cuerpo más puro


    *

animale lanciato dietro la sua traccia più lontana

oppure ragazza nuda seduta sull’oblio

mentre la sua testa rotta vaga piangendo

alla ricerca di un corpo più puro (*)


    *

luego

cuando se mueran

yo bailaré

perdida en la luz del vino

y el amante de medianoche


    *

dopo

quando saranno morti

io ballerò

persa nella luce del vino

e nell’amante di mezzanotte


    *

viajera de corazón de pájaro negro

tuya es la soledad a medianoche

tuyos los animales sabios que pueblan tu sueño

en espera de la palabra antigua

tuyo el amor y su sonido a viento roto


    *

viaggiatrice dal cuore d’uccello nero

tua è la solitudine a mezzanotte

tuoi gli animali saggi che popolano il tuo sogno

nell’attesa della parola antica

tuo è l’amore ed il suo suono a vento spezzato


CAROLINE DE GUNDERODE

En nostalgique je vagabondais
par l’infini
C. de G.

La mano de la enamorada del viento
acaricia la cara del ausente.
La alucinada con su “maleta de piel de pájaro”
huye de sí misma con un cuchillo en la memoria.
La que fue devorada por el espejo
entra en un cofre de cenizas
y apacigua a las bestias del olvido.

A Enrique Molina


CAROLINE DE GUNDERODE

En nostalgique je vagabondais
par l’infini
C. de G.

La mano dell’innamorata del vento
accarezza il volto dell’assente.
L’allucinata con la sua ”valigia di pelle d’uccello”
fugge da se stessa con un coltello nella memoria.
Quella che fu divorata dallo specchio
entra in un baule di ceneri
e tranquillizza le bestie della dimenticanza.

A Enrique Molina (**)


    *

Yo canto.
No es invocación.
Sólo nombres que regresan.


    *

Io canto.
Non è invocazione.
Soltanto nomi che ritornano.


    *

El silencio es luz
el canto sabio de la desdicha
emana tiempo primitivo
buscaba la piedra no el pan
un himno inocente no las maldiciones
el conocimiento de mis nombres
para olvidarlos y olvidarme
pero no busqué es el exilio
ni tampoco me dije mentiras
no adoré el sol
pero no esperé esta luz negra
al filo del mediodía


    *

Il silenzio è luce
il canto sapiente dell’infelicità
emana un tempo primitivo:
io cercavo la pietra e non il pane
un inno innocente e non le maledizioni,
la conoscenza dei miei nomi
per dimenticarli e dimenticarmi;
però quello che non cercai è l’esilio
e neppure mi raccontai bugie
non adorai il sole
ma non mi aspettavo questa luce nera
al filo del mezzogiorno


    *

Como dedos rodando premeditamente
Como dedos de muerto pulsando la sola cuerda de un arpa
Como alas pesadas cuando sueño que duermo con los ojos abiertos
Como el sol que se ensombrece en mi mirada
Como la oscuridad desunida en toda la noche de mi vida
Como los perros en mi sombra


    *

Come dita girando con premeditazione
Come dita di morto toccando la sola corda di un’arpa
Come ali pesanti quando sogno che dormo ad occhi aperti
Come il sole che si oscura nel mio sguardo
Come l’oscurità disunita in tutta la notte della mia vita
Come i cani nella mia ombra.


    *

aguardadora insomne
tiembla sobre la página blanca
arroja sal a los ojos del asesino
y es un mundo blanco y sin ti


    *

colei che aspetta insonne
trema sulla pagina bianca
lancia sale agli occhi dell’assassino
ed è un mondo bianco e senza te


NOCTURNO DE CHOPIN POR
PIANISTA DE CUATRO AÑOS

Su música me lleva
a un acantillado con un pájaro
que juega a oírse cantar.
Su música me alumbra en la lluvia
por donde vamos yo y una jaula vacía.


NOTTURNO DI CHOPIN PER
UN PIANISTA DI QUATTRO ANNI

La sua musica mi porta
ad una scogliera con un uccello
che gioca a sentirsi cantare.
La sua musica mi illumina nella pioggia
per dove andiamo io ed una gabbia vuota.



SIN TIERRA COMUN

Algunas vez sabrás por qué hablas meno de lo que dices. Alguna vez conocerás lo que ya habías dicho dijiste. Sólo tú puedes hablar del hablar porque es tu emblema, tu flagelo.

Aún ahora, también ahora, sílabas hostiles disuenan en tu cuerpo. Pero tú sabes que un día te libertarán, irrumpirán, y nunca dirás las palabras de todos, aquellas que no aceptan servirte porque a ti no te sirve.


SENZA TERRA COMUNE

Un giorno saprai perché parli meno di quello che dici. Un giorno conoscerai quello che dicesti di aver detto. Solamente tu puoi parlare del parlare, perché il tuo emblema, il tuo flagello.

Anche ora, e pure ora, sillabe ostili dissonano nel tuo corpo. Però tu sai che un giorno ti libereranno, irromperanno, e non dirai più le parole di tutti, quelle che non vogliono servirti perché a te non serve.


LAMENTO

la imagen del amor
abisma términos impíos
no llorarás por la eternidad
sino por un niño que llora
entre negras rocas
el coro de los ahogados
tempestuosa certeza de melancolía
yo sólo miro a nuestro rey invariable
a nuestro ardoroso inmutable
un niño cesa de respirar
una barca se hunde
yo miro el cielo
yo escucho el silencio callado


LAMENTO

l’immagine dell’amore
rende come abisso termini empi;
non piangerai per l’eternità
se non per un bimbo che piange
tra nere rocce
- il coro degli affogati -
tempestosa certezza di malinconia;
io soltanto guardo il nostro re invariabile
come nostro ardente immutabile
ed un bimbo smette di respirare,
ed una nave affonda
io guardo il cielo
io ascolto il silenzio taciuto


    *

los ojos
hablan lo justo
ojos que se abren
arrojan lo sobrante
ojos
        no palabras
ojos
        no promesas
trabajo con mis ojos
en construir
en reparar
en reconstruir
algo parecido a una mirada humana
a un poema de hombre
a un canto lejano del bosque


    *

gli occhi
dicono la verità
occhi che si aprono
tirano via il superfluo:
occhi
         non parole
occhi
         non promesse;
lavoro con i miei occhi
costruendo
riparando
ricostruendo
qualcosa di simile ad uno sguardo umano
ad una poesia d’uomo
ad un canto lontano del bosco


    *

Como una idiota cruzando la calle
tengo miedo, me río, me saludo en el espejo
con una sábana hedionda,
me corto de raíz,
me escupo, me execro.
Como una santa acosada
por voces angélicas
me hundo en la canción de plagas
y me vengo, me renuncio,
me silencio, me recuerdo.

br>

    *

Come un’idiota attraversando la strada
ho paura, rido di me, mi saluto allo specchio,
con un lenzuolo puzzolente,
mi taglio alla radice,
mi sputo, mi esecro.
Come una santa perseguitata
da voci angeliche
mi sprofondo nella canzone delle ferite
e mi vendico, mi rinuncio,
mi silenzio, mi ricordo.


(*) Immagini fortemente teatrali e fin quasi inquadrature cinematografiche. Oltre alla loro valenza simbolica e metafisica.
(**) Enrique Molina, amico della Poeta, curerà, saggi e antologie del Bicho, con talento e immensa passione.


I testi proposti sono stati scelti dal traduttore tra quelli non raccolti in libro.

Traduzione dallo spagnolo di Alessandro Prusso




FLORA ALEJANDRA PIZARNIK

Nasce ad Avellaneda, Buenos Aires, il 29 aprile del 1936, secondogenita di una famiglia di ebrei russi emigrata in Argentina: Pozharnik, era il nome originario, ed Elias e Rejzla i suoi genitori. Studia a Buenos Aires alla facoltà di Filosofia e di Lettere, ed in seguito pittura con Juan Battle Planas.
Spirito libero, in ogni senso, entra in amicizia con il fior fiore degli intellettuali di quegli anni, in America come in Europa. Dal 1960 al 1964, risiede a Parigi dove lavora presso la rivista “Cuadernos”, e collabora con varie case editrici francesi. Da sottolineare le traduzioni di poeti di gran valore come Aimé Cesairé, Henry Michaux, Ives Bonnefoy, ed il meraviglioso studio sul poète noir Artaud. Studia storia delle religioni e letteratura francese all’ Università della Sorbona. Nel 1969 ottiene una borsa di studio dalla fondazione Guggenheim e, nel 1972, un’altra concessa dalla fondazione Fullbright.
Infine nella notte tra il 24 e 25 settembre del 1972, e più probabilmente alle prime ore dell’alba, mentre passava un fine settimana fuori dalla clinica psichiatrica dove era in cura, stanca e assiderata dalla vita, e comunque amandola oltre ogni misura, si suicida con una overdose di seconal.

OPERE LETTERARIE

  • La tierra más ajena, editorial Bottella al Mar, Buenos Aires 1955.
  • La ultima innocencia, ediciones Poesía, Buenos Aires 1956, rieditato dalle edizioni Bottella al Mar, assieme a Las aventuras perdidas, Buenos Aires, 1976.
  • Las adventuras perdidas, editorial Altamar, Buenos Aires 1958.
  • Árbol de Diana, editorial Sur, con meraviglioso prologo di Octavio Paz, Buenos Aires 1962.
  • Los trabajos y las noches, editorial Sudamericana, Buenos Aires 1965.
  • Extracción de la piedra de la locura, editorial Sudamericana, Buenos Aires 1968.
  • Nombres y figuras, editorial Collección La Esquina, Barcelona 1969.
  • La condesa sangrienta, editorial Lopez Crespo, Buenos Aires 1971.
  • El infierno musical, editorial Siglo XXI, Buenos Aires 1971.
  • Los pequeños cantos, editorial Álbor del fuego, Caracas Venezuela 1971.

Dopo la sua morte usciranno molti testi,alcuni inediti, e biografie, antologie, saggi, traduzioni in varie lingue. Mi piace segnalarvi:

  • Zona prohibida, editorial Papel de envolver, collecion luna llena , Veracruz México 1982.
  • Textos de sombra y ultimos poemas, editorial Sudamericana, Buenos Aires 1982.
  • Alejandra Pizarnik, Poesía completa, editorial Lumen, Barcelona, 2001. A cura di Ana Becciú.
  • Obras completas. poes?a y prosas, prólogo di Silvia Baron Superville, editorial Corregidor, Buenos Aires 1990.

Sono da segnalare, inoltre, i Diarios di Alejandra, di recentissima edizione, se pure con possibili omissini e manipolazioni da parte dei familiari, che non volevano evidenziare gli aspetti più scabrosi della personalità di Alejandra.


alessandroprusso@yahoo.it