FILI D'AQUILONE rivista d'immagini, idee e Poesia |
Numero 9 gennaio/marzo 2008 Luoghi narrati |
L'EDITTO DEL RE di Annarita Verzola |
Pigramente sprofondato nel grande trono imbottito e foderato di velluto rosso, re Ildegardo si convinse di aver avuto un'idea brillante. Si alzò e uscì dal salone, facendo scattare sull'attenti le guardie schierate lungo il corridoio, poi si diresse verso la biblioteca, che occupava un'intera ala affacciata sul parco del castello. La vista di quella enorme biblioteca avrebbe reso pazzo di felicità qualsiasi lettore: tutte le pareti delle stanze erano coperte fino al soffitto di scaffali di legno lavorato, chiusi da eleganti vetrine. In ogni sezione i libri erano raggruppati per argomento e la parte più sostanziosa era quella dedicata alla geografia, arricchita da riviste di viaggi pubblicate in varie parti del mondo.
Non che Sua Maestà fosse un grande viaggiatore o un appassionato di geografia. Voleva solo essere sicuro che, o prima o poi, in un libro di geografia o in una rivista specializzata comparisse una dettagliata descrizione del suo regno. Il guaio era che fino a quel momento nessuno aveva mai speso due righe per occuparsi delle bellezze naturali e artistiche di Fandaradon. I librai del regno si procuravano tutti i volumi di geografia e le riviste appena stampati e si affrettavano a recapitarli al sovrano, che li esaminava ad uno ad uno, passando intere ore sulle pagine e poi, deluso, li faceva riporre negli scaffali dal bibliotecario e dai suoi aiutanti, uscendo dalla biblioteca ogni volta più sconfortato.
Ma finalmente un giorno al re era balenata l'idea più geniale che avesse mai abitato la sua regale testa e si affrettò a metterla in pratica. Se nessuno spontaneamente aveva mai descritto Fandaradon, ebbene adesso lo avrebbero fatto per suo volere. Re Ildegardo andò nel proprio studio e trovò ad attenderlo il gran ciambellano. "È pronto? " "Sì, maestà. Il bando è stato scritto e aspetta solo la vostra approvazione per essere emanato." rispose il gran ciambellano con un inchino. "Ma prima non vorreste leggere questa lettera?" Il re la prese in mano e la soppesò, era una busta gonfia di documenti; guardò il sigillo che la chiudeva e la gettò sulla scrivania con uno sbuffo d'impazienza. "Ancora una missiva da parte del Sovrintendente all'Istruzione? Non gli ho dato mano libera nell'organizzazione del sistema scolastico del regno? Perché mi assilla con queste voluminose missive?" si lagnò Sua Maestà. "Forse contengono notizie importanti che la Vostra Maestà dovrebbe conoscere..." tentò debolmente il Gran Ciambellano. "Sì, d'accordo, mettila con le altre, quando avrò tempo la leggerò, ma ora fammi sentire il testo dell'editto.
Sospirando il gran ciambellano la depose sul vassoio alle spalle della scrivania del re, in cima al mucchio di lettere che il Sovrintendente stava inutilmente inviando da mesi. "Con il permesso di Vostra Maestà potrei aprire quelle lettere e ..." azzardò il ciambellano. "Se ci tieni tanto, fallo pure. So bene che il Sovrintendente Minerva è una tua vecchia amica e compagna di studi!" ammiccò il sovrano, ma il ciambellano finse di non aver notato l'allusione. "Ora però voglio leggere il bando." Il re prese la pergamena che il gran ciambellano gli porgeva, lesse rapidamente movendo la testa in segno di approvazione e firmò.
In pochi giorni il bando raggiunse ogni parte del regno e così tutti seppero che Sua Maestà aveva indetto un concorso letterario con ricchissimi premi per chiunque avesse celebrato il regno di Fandaradon in tutto il suo splendore. Non vi erano limiti di età o regole particolari per la partecipazione, il testo migliore sarebbe stato stampato dalle tipografie reali e avrebbe arricchito la biblioteca del sovrano, colmando finalmente una vergognosa lacuna, mentre l'autore sarebbe stato ricompensato a peso d'oro. Con grande soddisfazione di Sua Maestà le adesioni furono assai numerose, persino dai regni vicini, e in poco tempo la scrivania traboccò di plichi di ogni dimensione. Ma più il re leggeva, meno era contento.
Si capiva sin dalle prime righe che gli autori miravano al premio e ritenevano di aggiudicarselo riempiendo i loro testi di lodi sperticate alla lungimiranza e alla cultura del sovrano e descrivendo il regno di Fandaradon come un'improbabile paese del Bengodi Re Ildegardo leggeva, leggeva e si irritava e si pentiva di aver ideato quel concorso, che gli appariva perfettamente inutile. Le descrizioni del paesaggio erano idilliache fino alla nausea, le notizie sulla storia abborracciate per non far torto a nessuno, e quelle sull'arte si limitavano a una stucchevole sequenza di elogi senza sostanza.
"Fai sparire tutta questa cartaccia! - urlò il re al gran ciambellano, il quale si affrettò a chiamare i valletti di corte affinché liberassero la scrivania del sovrano. "Maestà, c'è ancora qualche pacchetto da aprire..." azzardò il gran ciambellano. "Non ne voglio più sapere! - strillò il re, spazzando via con una manata gli ultimi plichi dalla scrivania - Fate sparire queste sciocchezze melense e non parlatemi più di questo bando!"
Ma nelle settimane successive il re fu subissato dalle richieste dei partecipanti, i quali volevano sapere come procedeva la selezione e quando sarebbe stato annunciato il nome del vincitore. "In quale pasticcio mi sono cacciato!" si lagnò una mattina il sovrano, dopo che gli erano state consegnate altre sollecitazioni di risposta da parte degli autori. "Annunciate a tutti che nessun'opera è stata giudicata degna di vincere il premio e la storia finirà qui." suggerì il ciambellano, che cominciava ad averne abbastanza. "Credo proprio tu abbia ragione... mi ritiro un po' in biblioteca a pensare, poi deciderò." Se Sua Maestà si fosse voltato, avrebbe visto il gesto di esultanza del ciambellano.
Entrato nella grande e silenziosa biblioteca, il re notò che il tavolo era ingombro di fogli di varie dimensioni. Stava per chiamare uno degli aiutanti del bibliotecario perché facesse ordine, quando lo sguardo gli cadde su quegli appunti e su quei disegni e la sua attenzione ne fu subito catturata. Il re sedette al tavolo e cominciò un incredibile viaggio attraverso il regno di Fandaradon. C'erano splendidi acquerelli che dipingevano la natura e il paesaggio del regno nelle quattro stagioni: il castello coperto di neve, le campagne rigogliose di frutti estivi, il paese nei vividi colori autunnali, il lago nella luce chiara della primavera. Una dettagliata cronaca della storia locale dipanò sotto i suoi occhi emozionati le gloriose vicende dei tempi di conquista e i prosperi effetti dei tempi di pace, mentre gli uomini e le donne che avevano fatta grande la storia del regno tornavano a sfilare in un elegante e variopinto corteo. E poi c'era una ricca statistica dedicata all'economia del paese, con grafici e relazioni di un'accuratezza degna di un grande economista. Splendide fotografie ritraevano le opere d'arte del regno dalle angolazioni più singolari e ricche di effetti, mostrandogliele sotto una nuova luce, come fosse la prima volta in cui le ammirava in tutta la loro ricchezza. Un'attenta e precisa analisi del territorio gli svelava i segreti più riposti e affascinanti della geologia. E non mancava un gustoso repertorio di ricette locali, talvolta a lui sconosciute o che, al contrario, lo riportavano ai sapori dell'infanzia.
Pieno di entusiasmo il re chiamò immediatamente il bibliotecario, il quale si mostrò stupito quanto lui e anche un po' seccato che qualcuno avesse lasciato in disordine la biblioteca, ma il re non aveva tempo per le ubbie del bibliotecario. Tornò di corsa nel proprio studio e convocò il ciambellano, per mostrargli la strabiliante scoperta. "Ti rendi conto, finalmente ho tra le mani il più ricco materiale che avessi mai sognato per diffondere la conoscenza del regno di Fandaradon oltre i confini! Non mi sembri molto stupito, e non sei nemmeno curioso di vedere di che si tratti!" si lamentò il re, che in quel momento sembrava un bambino capriccioso. Il gran ciambellano sorrise e scosse la testa. "Non mi occorre, perché conosco bene il materiale che avete esaminato. Io stesso l'ho lasciato di proposito in biblioteca perché Vostra Maestà finalmente lo vedesse." Il gran ciambellano indicò il cesto vuoto alle spalle del sovrano. "Ciò che vi ha riempito di entusiasmo è il frutto di un attento lavoro che i ragazzi delle scuole del regno svolgono da mesi, conoscendo il desiderio di Vostra Maestà" "Ma perché non hanno partecipato al concorso? Avrebbero sbaragliato tutti i partecipanti!" si stupì il re. "Perché non era la sete di gloria o il desiderio di un premio a muoverli, ma solo quello di mostrarvi di che cosa sono stati capaci, con i mezzi che avete messo a disposizione del sovrintendente Minerva." In quanto unico giudice del concorso, il re decise in ogni caso di proclamare vincitori i ragazzi e di offrire loro il ricco premio, perché lo impiegassero per arricchire le loro scuole con ciò che più desideravano.
Fu organizzata una fastosa cerimonia di premiazione alla quale parteciparono il sovrintendente Minerva, gli alunni e i loro insegnanti. Il lavoro dei ragazzi di Fandaradon divenne uno splendido libro che in pochi mesi spopolò nelle librerie e arrivò in vetta alle classifiche di vendita, oltre a occupare il posto d'onore nella biblioteca reale. Naturalmente gli altri partecipanti presero molto male l'esclusione dal premio, e si consolarono dicendo che era sempre la solita storia, che a vincere erano i raccomandati, ma nessuno diede importanza al giudizio degli invidiosi e il regno di Fandaradon divenne ancora più famoso e visitato grazie all'amore dei suoi studenti.
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