FILI D'AQUILONE rivista d'immagini, idee e Poesia |
Numero 7 luglio/settembre 2007 Altre terre |
TERRE D'ESILIO di Alessio Brandolini |
Pedro Shimose è nato in Bolivia nel 1940, a Riberalta, nella parte amazzonica del tormentato paese sudamericano. Figlio di emigranti giapponesi arrivati in Bolivia attraverso il Perù. Si trasferisce a La Paz per proseguire gli studi letterari all'università per poi, grazie a una borsa di studio, laurearsi a Madrid. Tornato a vivere a La Paz si dedica al giornalismo e all'insegnamento universitario ma nel 1971, a seguito del colpo di stato del colonnello Banzer, è costretto a lasciare il paese per stabilirsi di nuovo a Madrid, dove tutt'ora vive, ma conservando in modo tenace i legami con la propria terra d'origine.
Il tema delle terre distanti e quello dell'esilio sono, nel loro intrecciarsi, il filo conduttore della vasta opera poetica del poeta boliviano, una specie d'assillo che porta Shimose a legarsi esplicitamente nelle sue raccolte poetiche a poeti e scrittori che hanno vissuto e sofferto esperienze simili alla sua.
In Quiero escribir, pero me sale espuma Shimose si collega alla poesia di Vallejo non solo nel titolo, ma nella stessa identità di poeta ispanoamericano esiliato in Europa e nella passione sociale che anima la sua scrittura. Altri accostamenti si possono fare tra i due poeti: lo sguardo sulle cose dal basso, per esempio, umile eppure orgoglioso delle proprie convinzioni politiche; l'asciuttezza dei versi; il tono antiretorico; le continue, assillanti domande; la ricerca dell'altro nella solitudine; il viaggio, il naufragio, la strada:
Perché spezzi il germoglio della sera? Sulla strada cammina la tua solitudine, si nasconde nel silenzio. (Shimose, Querio escribir...) E ancora:
Sono forse tue queste montagne? Perché quest'esilio, il mare e le distanze? (Shimose, Querio escribir...) Quando nel 1980 arrivarono le Riflessioni machiavelliche, pubblicato in Italia nel 2004 da Sinopia, Shimose è nella piena maturità poetica, avendo già pubblicato sei raccolte, e dopo quasi un decennio d'esilio. Pur nel dolore che ovviamente permane, c'è stato un assorbimento del colpo, e si passa a una meditata "riflessione". Il libro allora è alimentato e sostenuto dalla cultura classica e rinascimentale dell'autore, si ragiona in modo lucido sulla politica, sugli uomini, sulla morte e, ancora, sull'esilio. Lo sguardo ora è più terso, quasi filosofico. Non a caso questa volta il collegamento con lo scrittore del passato avviene con Machiavelli, e si fa più diretto ed esplicito che in Quiero escribir, pero me sale espuma. Un dialogo serrato tra il pensatore fiorentino allontanato da Firenze e l'autore, che a volte gli cede la parola, lo lascia riflettere liberamente. In Riflessioni machiavelliche tutto è centrato sul personaggio di Niccolò Machiavelli, (ma si citano molti altri pensatori, tra i quali, per esempio, Gramsci e Leonardo da Vinci), rivelato nei suoi aspetti più umani, nella sofferenza dell'esilio, eppure sempre lucido e profondo, anche quando descrive le fasi più semplici e umili della sua vita quotidiana:
s'alza, esce a caccia di beccafichi, vagola per il bosco, osserva il lavoro de' legnaiuoli, si siede presso le fonti e legge i poeti che gli parlano di amori ed esilii. Di questi versi sorprende la lucidità e l'ironia che stempera il dolore, la riflessione amara e pessimistica che sa mutarsi in saggezza, in quel flusso discreto d'umorismo che come un corso d'acqua limpido (Shimose è cresciuto in mezzo a due fiumi) attraversa e salda queste poesie intense, le purifica d'ogni eccesso, d'ogni scoria. Per questo le poesie di Pedro Shimose calano giù come fendenti di scimitarra, esatti, pieni di uomini e vicende, forti e civili:
non è l'elogio del critico che non stimo, né l'alloro né l'accademia né i premi. Poesia di meditazione sulla cultura, la bellezza, la Storia, il significato dell'esistenza e il bruciore dell'esilio, che non rifugge dai toni ironici ("La bontà / muove la lingua / di quanti mi calunniano"; "Se mi domandano quale posto preferisco, / dirò che preferisco parlare di politica / che vivere in Paradiso come un fesso") e malinconici in cui si avverte il senso di solitudine di chi, come Shimose, ha vissuto sulla propria pelle la persecuzione politica e lo sradicamento dalla madrepatria, dalla propria terra, ma allo stesso tempo anche il sogno, l'utopia di una società migliore - non a caso l'affinità con Machiavelli, non a caso il Rinascimento italiano, le citazioni di Leonardo da Vinci e, soprattutto, il richiamo ad Antonio Gramsci. Si parlava di solitudine, sì, ma quella di Shimose è una solitudine stoica e fertile, spesso ironica e sottilmente autoironica, in cui resistono la fiducia e l'ammirazione per l'uomo che ascolta, osserva e medita sul mondo e sulla vita, sul passato e sul presente, e che si apre ai giorni che verranno:
il sole che arde nella memoria del futuro. Per questo nei testi delle Riflessioni machiavelliche spesso ci imbattiamo in versi gioiosi e in attimi di felice abbandono, dove i colori forti e caldi dell'Amazzonia abbracciano le linee perfette dell'architettura di Firenze, fondendosi con il pensiero razionale, eppure così umano, di Machiavelli:
Adesso voglio solo congedarmi e rammentare l'amicizia delle palme. Adesso, per favore, lasciatemi sorseggiare in pace il buon mate di coca. La poesia di Pedro Shimose è più che mai attuale, quindi, visto i tempi d'instabilità e vaghezze culturali, di guerre preventive e terrore, di sradicamenti dalla propria terra, di frammentaria globalizzazione. E voglio chiudere riportando gli ultimi versi d'una poesia di Quiero escribir, pero me sale espuma che fa parte della silloge qui sotto proposta (e per l'occasione appositamente tradotta) da Nicola Licciardello. Versi che racchiudono in poche parole la bellezza e la tempra della poetica di Pedro Shimose:
la forza della nostra attesa. (*)
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POESIE DI PEDRO SHIMOSE da Riflessioni machiavelliche (1980 - Sinopia, Venezia 2004 traduzione di Claudio Cinti)
Pero, si pudiera conversar con vos, no haría otra cosa que llenaros la cabeza de castillos en el aire, ya que la fortuna ha querido que, no sabiendo razonar del arte de la seda, ni del arte de la lana, ni de las ganancias y pérididas en loso negocios, sólo puedo hacerlo sobre cuestion políticas y debo o hacer voto de silencio o tratar de la cosas del Estado.
MAQUIAVELO, Carta a Francesco Vettori, 9/4/1513
Haber visto un cielo desplomado Mucho he sentido estar aquí, Para qué venirme adonde no me acuerdo,
Pure, se io vi potessi parlare, non potre' fare che io non vi empiessi il capo di castellucci, perché la Fortuna ha fatto che, non sapendo ragionare né dell'arte della seta et dell'arte della lana, né de' guadagni né delle perdite, e' mi conviene ragionare dello stato, et mi bisogna o botarmi di stare cheto, o ragionare di questo.
MACHIAVELLI, Lettera a Francesco Vettori, 9/4/1513
Aver visto un cielo stramazzato Molto ho deplorato di essere qui, A che scopo venirmene dove non ricordo,
Però se alcuna volta io rido o canto, MAQUIAELO, Carta a Francesco Vettori, 16/4/1513
Ya sé que non soy un gran poeta. Pero la gloria a que yo aspiro Por favor, déjenme vivir en paz
Però se alcuna volta io rido o canto, MACHIAVELLI, Lettera a Francesco Vettori, 16/4/1513
So di non essere un gran poeta. Ma la gloria a cui aspiro Per favore, lasciatemi vivere in pace
Va al mesón (los carajea, Por la noche
Va all'osteria, (inveisce, Di notte
A mí, Desahuciado por los médicos, Mandé llamar - es cierto -
Io, Spacciato da' medici, Feci chiamare - è vero - ma non parlammo d'altri mondi.
TANTO NOMINI NULLUM PAR ELOGIUM Ningún elogio está a la altura del tal nombre. Pero han de saber los turistas
TANTO NOMINI NULLUM PAR ELOGIUM Nessun elogio è all'altezza di tanto nome. Ma i turisti devono sapere da Quiero escribir, pero me sale espuma
¿Por qué tocas el tambor, muchacho?
2.
Mi tábano en tu oreja,
3.
A la guayaba dulce, guayaba amarga,
Perché suoni il tamburo, ragazzo?
2.
Il mio tafano nel tuo orecchio,
3.
Ah la guayaba dolce, guayaba amara,
Con la rabia en el ají,
Con una rabbia al peperoncino,
TIERRA INOCENTE Y HERMOSA
Bolivia es una republica libre, independiente y soberana ¿Dónde está tu libertad? Estoy loco de rabia por creer que eres libre. Por la noche, en medio del silencio,
La Bolivia è una repubblica libera, indipendente e sovrana Dov'è la tua libertà ? Che solo senza te, paese terribile e adorato! Sono pazzo di rabbia per averti creduto libero. Di notte, in mezzo al silenzio,
Acorralado por la destrucción y el frió, Prisionera del odio que seca los ríos, En el exilio, lejos de la patria,
Asserragliata nel freddo e nella distruzione Prigioniera dell'odio che secca i fiumi Nell'esilio, lontano dalla patria |
OPERE POETICHE DI PEDRO SHIMOSE:
Oltre ai libri di poesia Pedro Shimose ha pubblicato anche il libro di racconti El Coco se llama Drilo (1976), nonché numerosi studi sulla letteratura latinoamericana, come il Diccionario de Autores Iberoamericanos (1982) e Historia de la literatura latinoamericana (1989). Nel 1989 ha ricevuto il Premio Nacional de Cultura de Bolivia.
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