FILI D'AQUILONE rivista d'immagini, idee e Poesia |
Numero 5 gennaio/marzo 2007 Alterazioni climatiche |
LA POESIA DI RODOLFO ALONSO a cura di Sara Pagnini |
Con queste parole, lucide e appassionate, il poeta argentino Rodolfo Alonso sembra indicarci il cammino spietato e inesorabile intrapreso dalla cultura occidentale, così "gridata" e spettacolarizzata, e per questo, sprofondata in un'afonia di contenuti. Arriva quindi a chiedersi e a chiederci, a cosa serva oggi la poesia. Del resto, Rodolfo Alonso sa bene di cosa sta parlando. Nato a Buenos Aires nel '34, è una delle voci più importanti del panorama culturale argentino: poeta, traduttore e saggista, Alonso fin da giovanissimo ne è stato protagonista, partecipando a quell'avventura che fu la leggendaria rivista avanguardista "Poesía Buenos Aires", pubblicata dal 1950 al 1960. Da sempre il poeta è colui che più intimamente è connesso alla sfera della nostra realtà, presentendo i cambiamenti e avvertendo i pericoli. Oggi, ci dice Alonso, è proprio la poesia ad essere in pericolo, perché totalmente dissacrata. Tragico destino che la accomuna a molte altre cose del nostro mondo. E qui Alonso si ricollega alla questione ecologica e al movimento ambientalista, in lotta contro i danni recati al nostro pianeta e alla nostra mente dalle varie forme d'inquinamento. Alonso teme, e a ragione, che non sia stata ancora compresa "l'enormità del danno psichico, culturale, estetico ed essenzialmente umano che abbiamo dovuto subire per adattarci a questo folle meccanismo, il cui unico e delirante obiettivo è fare sempre più soldi, fino all'infinito. Di conseguenza, diviene necessaria anche una lotta ecologica a favore della condizione umana, della qualità della vita umana. C'è un buco nell'ozono ma c'è anche un abisso (se non addirittura un cancro) nel nostro spirito". Se, quindi ci chiediamo come possa un poeta dar vita a quella "parola necessaria, imprescindibile e unica, quella parola così intima e segreta, ancora umida del silenzio delle origini, che emerge da una riva vergine dell'universo, e allo stesso tempo generale, condivisa, fraterna, solidale, non solo offerta ma anche accettata dagli altri, che quindi la renderebbero loro e le darebbero un destino....", Alonso ci risponde che ciò è possibile "non tradendosi, né tradendo gli altri; e inoltre, non tradendo la propria lingua, il proprio idioma, il suono che si è venuti a portare al mondo". Le poesie qui tradotte, operazione di scelta non semplice dato il notevole corpus poetico dell'autore, sono tratte dalla raccolta Poesía Junta (1952-2005), edita in Messico nel 2006. Il riferimento più diretto alla natura si fa evidente in poesie come "La canción de las hojas", dove è presente l'idea di una natura che palpita, e nel suo palpitare si fa voce, essenza e memoria dell'umanità, una natura armonizzata con la dimensione umana e in "Pachamama", dove, proprio nel titolo riprende il mito tellurico tipico della tradizione andina che vede nella natura l'incarnazione stessa d'una madre, quindi la visione di una natura carnale e genitrice. In "A la sombra de Malthus", si fa più esplicito il messaggio di critica e condanna di una natura sfruttata, consumata; tragica metafora di un'aridità non solo ambientale bensì anche umana e spirituale.
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DIECI POESIE DI RODOLFO ALONSO
CONFABULAR
Es la llanura el hijo perfecto (de Salud o nada, 1954)
È la pianura il figlio perfetto
Cuando se quiebre la lengua del amor, nos quedará todavía esta palabra Cuando no pueda decir, volverá todavía a mi garganta el eco de tu cuerpo. (de El músico en la máquina, 1958)
Quando si romperà la lingua dell'amore, ci rimarrà ancora questa roca Quando non potrò parlare, tornerà ancora nella mia gola l'eco del tuo corpo.
Una mujer se desnuda en mi memoria Una mujer lava su pelo negro con el agua de mi infancia Su piel es lenta y fresca como la mañana que acaricia Una mujer me alcanza Mientras adentro resplandece la memoria (de Hago el amor, 1969)
Una donna si spoglia nella mia memoria Una donna lava i suoi capelli neri con l'acqua della mia infanzia La sua pelle è lenta e fresca come il mattino che accarezza Una donna mi raggiunge Mentre dentro risplende la memoria
Dos gatas sufren por amor El paraíso es un sueño animal. (de Señora Vida, 1979)
Due gatte soffrono per amore Il paradiso è un sogno animale.
Como dos astros errantes Como dos astros errantes Como dos astros errantes En lo profundo de los cielos (de Señora Vida, 1979)
Come due astri erranti Come due astri erranti Come due astri erranti Nel profondo dei cieli
Voz del añoso mundo Vida que se desvive Cada murmullo late El cielo se susurra Son que ilumina hondo, El árbol en la tierra, Colmada de frescura, (de Sol o ombra, 1981)
Voce dell'antico mondo Vita che si affanna Ogni mormorio batte Il cielo si sussurra Sole che illumina profondo, L'albero nella terra, Colmo di frescura,
Toco la tierra pongo Piso la tierra toco Sobre la tierra desde (de Sol o sombra, 1981)
Tocco la terra metto Calpesto la terra tocco Sopra la terra dalla
El aire trae de pronto recuerdos del olvido (de Sol o sombra, 1981)
L'aria porta d'improvviso ricordi dall'oblio
Sabios anuncian, (De hacerlo, no serán, Ahora, por fin, parece (de El arte de callar, 2003)
Dei saggi annunciano, (Al farlo, non saranno, Adesso, finalmente, sembra proprio
¿Pasas sin darte peso (de El arte de callar, 2003)
Passi senza darti peso
Traduzioni di Sara Pagnini |
INTERVISTA A RODOLFO ALONSO Durante la decade degli anni '50, lei è stato uno dei protagonisti dell'importante rivista avanguardista "Poesía Buenos Aires", che ha pubblicato trenta numeri tra il 1950 e il 1960. Com'era l'ambiente culturale di quel periodo? Quali sono i suoi ricordi personali al riguardo?
Senza essermelo proposto, e superando una timidezza che già allora mi attanagliava, la notte precedente al mio diciasettesimo compleanno (il 3 ottobre del 1951) presi contatto con i giovani riuniti intorno alla leggendaria rivista argentina d'avanguardia Poesía Buenos Aires, diretta da Raúl Gustavo Aguirre (un'amicizia fondamentale per me). E nella cui avventura, senza alcuna avvisaglia, ne divenni l'elemento più giovane. Bisognerebbe aver vissuto nella Buenos Aires dei primi anni cinquanta per rendersi conto di come, senza esserselo proposto, da una pubblicazione assolutamente indipendente e dedicata esclusivamente alla poesia, con una tiratura di soli cinquecento copie, di carattere praticamente artigianale, e che ha mantenuto alla lettera il suo proposito di "non diventare istituzione", siano cambiati i modi di scrivere e di vivere la poesia in Argentina. Per collocare "Poesía Buenos Aires" all'interno di un contesto estetico, conviene ricordare che la prima grande avanguardia argentina è il martinfierrismo (che prende il suo nome dalla rivista "Martín Fierro"), a metà degli anni '20, le cui figure più significative, a mio parere, furono Oliviero Girondo, Xul Solar, Macedonio Fernández e Jacobo Fijman. La seconda avanguardia comincia a intravedersi a metà dagli anni '40 e allo stesso tempo si manifesta nelle arti plastiche, attraverso i pittori concreti (Tomás Maldonado, Alfredo Hilito), e in poesia con il movimento invencionista (Edgar Bayley). Da lì deriva il lignaggio di "Poesía Buenos Aires", che nonostante parta da posizioni di estrema avanguardia, eviterà il dogmatismo come deriva naturale della sua pratica, del suo divenire.
Lei è uno degli studiosi e conoscitori più importanti della letteratura e poesia italiana del suo paese, e questo per noi è motivo di grande orgoglio. Come è nato il suo amore per la nostra cultura? Lei nota delle convergenze tra la poesia italiana e argentina? E, se realmente ve ne sono, quali sarebbero, secondo lei, oltre al vincolo storico che unisce i due paesi?
Sono solito scappare, forse istintivamente, dalle grandi generalizzazioni che mi sembrano, non soltanto rischiose, ma anche pericolose. E, comunque, non posso rifiutare un fatto obiettivo: essendo la nostra una società costituita in gran parte da enormi masse di immigranti, si sa che l'apporto italiano è stato il più copioso da un punto di vista numerico. Ciò significa che vi è quasi una metà di sangue italiano che circola nelle vene argentine. Questo spiega senza dubbio, in un dato periodo, la vivissima presenza del suo idioma, e addirittura dei suoi felici dialetti, nella nostra identità linguistica, soprattutto nell'immensa Buenos Aires ma anche a Rosario, Mar del Plata e tante altre città e ambiti del nostro paese. E logicamente anche la presenza di un lascito, di un tocco, di una matrice italiana nelle nostre maniere di comportamento. Per molto tempo vilipendiando quando non negando, come è accaduto con il cieco rifiuto di altre correnti immigratorie (non solo negli ambienti presumibilmente più altolocati, il che parla abbastanza chiaro dei nostri risultati, bensì in molti dei loro stessi discendenti, ben disposti a dimenticare o negare le proprie origini).
Il tema della natura è solito comparire con frequenza nelle sue poesie. La natura che lei descrive è una natura benigna e materna e, secondo la mia opinione, anche vagamente sensuale. Appare evidente, quindi, la correlazione con il tema dell'ecologia. Qual'è la sua opinione al riguardo?
Adesso potrei enumerare aneddoti, o dati. Per esempio: figlio maggiore di immigranti galiziani, come ho già detto, il primo della mia famiglia a nascere a Buenos Aires, la mia infanzia è stata bilingue, ho dovuto affrontare, con i miei propri mezzi, la grande città. Io ero un bambino che scopriva, poco a poco, sondando, la sua condizione di argentino, e pertanto di latino-americano, senza sospettare che qualcos'altro già circolava nel suo sangue. Nello stesso momento in cui, tra spintoni e cadute, intravedevo appena quel che era una metropoli, nella mia vita familiare convivevo con i ricordi e la presenza non meno viva dell'infanzia contadina dei miei genitori (forse è per questo che mi ha toccato così tanto Pavese, o mi sentivo alludere da Ungaretti: "duemil'anni forse / di gente mia campagnola"), ancora sufficientemente giovani per raccontare e ricordare.
Nel suo recente libro La voz sin amo (2005), lei parla della possibilità di una "ecologia della condizione umana", sottolineando il ruolo del linguaggio e della poesia. Questi due elementi rappresenterebbero il fondamento di questa ecologia? E come potrebbero riuscire ad esserlo?
Da un punto di vista culturale (ammesso che questo abbia ancora un senso), ciò che sembra essersi imposto sul pianeta, dal cosiddetto Primo Mondo, non è solo la società di consumo ma anche, attraverso gli onnipotenti e seduttori mezzi d'incomunicazione, una civiltà dello spettacolo, una pseudocultura light, dove anche il dolore più intimo o la tragedia più evidente finiscono per diventare uno show.
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RODOLFO ALONSO
Rodolfo Alonso negli anni cinquanta partecipò, quale membro più giovane, alla rivista avanguardista "Poesía Buenos Aires". È lì che apparvero le sue prime poesie, scritte a partire dal 1952. Dalla prima raccolta poetica, Salud o nada (1954), le sue opere raccoglieranno sempre ampio riconoscimento. Il celebre Istituto Di Tella lo include nella sua unica selezione di Poesía Argentina (1963), insieme a Raúl Gustavo Aguirre, Edgar Bayley, Alberto Girri, Julio Llinás, Francisco Madariaga, Enrique Molina, H.A. Murena, Olga Orozco e Aldo Pellegrini. Sarà inoltre selezionato per l'importante Antología consultada de la joven poesía argentina (1968), dove troveranno il loro riconoscimento Alejandra Pizarnik, María Elena Walsh e Juan Gelman, tra gli altri.
I suoi libri più recenti, di poesia e saggistica, sono: Antología poètica (1996); Defensa de la poesía (1997); Elle, soudain (bilingue, Parigi, 1999); El arte de callar (2003); Antologia pessoal (bilingue, Brasilia, 2003); A favor del viento, (poesia riunita 1952-1956); Canto Hondo (antologia, Venezuela, 2004); La voz sin amo (2005); Poesía Junta (antologia, Messico, 2006); Poemas pendientes (Bogotá, 2006) e República de viento (2007). Traduzioni più recenti: Los demonios del amor, di Guillaume Apollinaire (1998); Estrella de la vida entera, di Manuel Bandeira (2003); Poemas escogidos, di Giuseppe Ungaretti (2003); Mensaje, di Fernando Pessoa (2004); Cartas sobre la poesía, di Stephane Mallarmé (2004); Aforismos y afines, di Fernando Pessoa (2005); Poesía escogida, di Olavo Bilac (2005); Antología poetica, di Fernando Pessoa (2005); Escritos autobiográficos, automáticos y de reflexión personal, di Fernando Pessoa (2005); Antología, di Carlos Drummond de Andrade (2005); No saciada sed, antologia di Charles Baudelaire (2005); Antología poetica, di Sophia de Mello Breyner Andresen (2005); Antología esencial, di Paul Éluard (2006); La región sumergida, di Tabajara Ruas (2006).
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