FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia
Numero 3
luglio/settembre 2006

Signore Bestie

BREVE ANTOLOGIA POETICA DI ANTÔNIO CARLOS SECCHIN

a cura di Vera Lúcia de Oliveira
traduzioni di Vera Lúcia de Oliveira e Mariangela Semprevivo


Antônio Carlos Secchin è nato a Rio de Janeiro nel 1952. Poeta, saggista, professore di letteratura brasiliana all'Università Federale di Rio de Janeiro, ha vinto diversi premi per la sua produzione saggistica e letteraria. Fra i libri, citiamo Ária de estação (poesia, 1973); Elementos (poesia, 1983); João Cabral: a poesia do menos (saggio, 1996); Poesia e desordem (saggio, 1996); Escritos sobre poesia e alguma ficção (saggio, 2000) e Todos os ventos (poesia, 2002), quest'ultima una raccolta di tutte le poesie pubblicate fino al 2002 e che gli è valsa importanti riconoscimenti in Brasile. È membro dell'Accademia Brasiliana di Lettere.

Secchin riesce a coniugare nella sua opera, con originalità, il rigore e il controllo tecnico del critico con la plasticità e la forza del lirico:

Decifro a clave, o clamor ensolarado
que me reparte em pensamento e paixão.
Num chão de chama espalho meu delírio,
fincado em cinza, calmaria e razão.

Decifro la chiave, il clamore soleggiato
che mi divide in pensiero e passione.
In un terreno di fiamma spando il mio delirio,
conficcato in cenere, quiete e ragione.

È un poeta asciutto e ironico, antilirico per eccellenza, al quale piace ammaestrare il fuoco della rivelazione poetica, come dimostra la sua predilezione per la lirica millimetrica del poeta-ingegnere João Cabral de Melo Neto (1920-1999), del quale è uno dei più noti studiosi. Ciononostante, la parola spesso sgorga in lui anche come epifania, come vibrazione della vita e dei suoi elementi fondanti, come l'aria, il fioco, la terra e il vento: è il segno di quel lirismo viscerale che non si impara, connaturale agli autentici poeti di ogni tempo. Le poesie qui tradotte sono tratte dalla raccolta Todos os ventos, del 2002.




TRÊS TOQUES

1) Paciência!

O processo desse amor
já caiu em exigência.

2) Impaciência

Amor é bicho precário.
Eu queria avançar no romance,
e você me cortou no sumário.

3) Dialética

Acho que assim
resolvo o nosso problema.
Tiro você da vida
e boto você no poema.


TRE TOCCHI

1) Pazienza!

Il processo di quest'amore
cadde ormai in esigenza.

2) Impazienza

Amore è animale precario.
Volevo avanzare nel romanzo,
e mi hai troncato nel sommario.

3) Dialettica

Credo che così
risolvo il nostro problema.
Ti tolgo dalla vita
e ti metto nel poema.

***
TELA

A Eucanaã Ferraz

Há mais amores mortos
do que araras nos jardins de Ohio.
Manhãs lambuzando de inverno
o tambor cardíaco dos trovões,
a serpentina farpada dos raios.
A mil metros de escuridão
uma anêmona
vomita o oceano.
A um milímetro da morte
insetos se abrasam.
Gaviões parados à beira do bote.
Desejos reprimidos
à toca retornam, coelhos.
Troca de olhares e de espelhos:
em capítulos a paixão fermenta
no tapete térmico dos ursos,
no abraço esquivo dos esquilos.
Elétricas são as guelras, as vísceras, as penas.
Vista no ângulo da luz de Vênus,
pouco a pouco a Terra se torna
azul e quente como um poema.


TELA

A Eucanaã Ferraz

Ci sono più amori morti
che are nei giardini dell'Ohio.
Mattine a imbrattare d'inverno
il tamburo cardiaco dei tuoni,
la serpentina affilata dei lampi.
A mille metri d'oscurità
un anemone
vomita l'oceano.
A un millimetro dalla morte
insetti si infiammano.
Sparvieri fermi in attesa di colpire.
Desideri repressi
alla tana ritornano, conigli.
Scambio di sguardi e di specchi:
in capitoli la passione fermenta
nel tappeto termico degli orsi,
nell'abbraccio schivo di scoiattoli.
Elettriche sono le branchie, le viscere, le pene.
Vista dall'angolo della luce di Venere,
poco a poco la Terra diventa
azzurra e calda come una poesia.

***
ARTES DE AMAR
 
 
A Suzana Vargas
 
paixão e alpinismo sensação simultânea
de céu e abismo
 
paixão e astronomia mais do que contar estrelas
vê-las
luz do dia
 
amor antigo e matemática      equação rigorosa:
um centímetro de poesia
dez quilômetros de prosa
 
 
ARTI DI AMARE
 
 
A Suzana Vargas
 
passione e alpinismo sensazione simultanea
di cielo e abisso
 
passione e astronomia più che contare le stelle
vederle
alla luce del giorno
 
amore antico e matematica        equazione rigorosa:
un centimetro di poesia
dieci chilometri di prosa
 
***

SAGITÁRIO

A Carlos Dimuro

Evite excessos na quarta-feira,
modere a voz, a gula, a ira.
Saturno conjugado a Vênus
abre portas de entrada
e armadilhas de saída.
Evite apostar em si, mas, se quiser,
jogue a ficha em número
próximo do zero. Evite acordar
o incêndio implícito de cada fósforo.
E quando nada mais tiver a evitar
evite todos os horóscopos.


SAGITTARIO

A Carlos Dimuro

Evita eccessi di mercoledì,
modera la voce, la gola, l'ira.
Saturno in congiunzione con Venere
apre le porte di entrata
e le trappole di uscita.
Evita di scommettere su te stesso, ma,
se vuoi, punta la fiche su un numero
prossimo allo zero. Evita di svegliare
l'incendio implicito in ogni fiammifero.
E quando non avrai più nulla da evitare
evita tutti gli oroscopi.

***
O real é miragem consentida,
engrenagem da voragem,
língua iludida da linguagem
contra o espaço que não peço.
O real é meu excesso.


Il reale è miraggio consentito,
ingranaggio della voragine,
lingua illusa del linguaggio
contro lo spazio che non chiedo.
Il reale è il mio eccesso.

***
Como preencher
seu signo precário?
Quero a coisa
aquém do nome,
movendo a voz que se
publica enquanto cala.
Quero a matéria
plena, e não a fala.


Come riempire
il suo segno precario?
Voglio la cosa
di qua del nome,
muovendo la voce che si
manifesta mentre tace.
Voglio la materia
piena, e non il parlare.

***
Toda linguagem
é vertigem,
farsa, verso fingido
no desígnio do signo
que me cria, ao criá-lo.
O que faço, o que desmonto;
são imagens corroídas,
ruínas de linguagem,
vozes avaras e mentidas.
O que eu calo e o que não digo
atropelam meu percurso.
Respiro o espaço
fraturado pela fala
e me deponho, inverso,
no subsolo do discurso.


Ogni linguaggio
è vertigine,
farsa, verso finto
nel disegno del segno
che mi crea, nel crearlo.
Ciò che faccio, ciò che smonto;
sono immagini corrose,
rovine di linguaggio,
voci avare e illusorie.
Ciò che taccio e ciò che non dico
investono il mio percorso.
Respiro lo spazio
frantumato dal parlare
e mi poso, inverso,
nel sottosuolo del discorso.

***
Decifro a clave, o clamor ensolarado
que me reparte em pensamento e paixão.
Num chão de chama espalho meu delírio,
fincado em cinza, calmaria e razão.
Detenho os golpes da manhã pontiaguda,
do vento velho derrubado aos pés do mito.
Passo onde passa a forma sem remorso,
fico onde passa a matéria do finito.


Decifro la chiave, il clamore soleggiato
che mi divide in pensiero e passione.
In un terreno di fiamma spando il mio delirio,
conficcato in cenere, quiete e ragione.
Trattengo i colpi della mattina acuta,
del vento vecchio atterrato ai piedi del mito.
Passo dove passa la forma senza rimorso,
resto dove passa la materia del finito.

***
Não, não era ainda a era da passagem
do nada ao nada, e do nada ao seu restante.

Viver era tanger o instante, era linguagem
de se inventar o visível, e era bastante.
Falar é tatear o nome do que se afasta.

Além da terra, há só o sonho de perdê-la.
Além do céu, o mesmo céu, que se alastra
num arquipélago de escuro e de estrela.


No, non era ancora l'era del passaggio
dal niente al niente, e dal niente al suo restante.

Vivere era toccare l'istante, era linguaggio
d'inventarsi il visibile, ed era abbondante.
Parlare è palpare il nome di ciò che s'allontana.

Oltre la terra, c'è solo il sogno di perderla.
Oltre il cielo, lo stesso cielo, che si propaga
in un arcipelago di buio e di stella.

***
Nas águas se calava a terra,
e as pedras se arrastavam às eras
desatadas pelo arco exato dos rios.

Sobre as águas passaram
o perfil das aves ciganas,
o nome noturno dos mastros.


Nelle acque si calava la terra,
e le pietre trascinavano le tracce di ere
disfatte dall'arco esatto dei fiumi.

Sulle acque passarono
il profilo degli uccelli pellegrini,
il nome notturno degli alberi.

***
INVENTÁRIO

A Neide Archanjo

um urso caolho
o piano antigo
seu silêncio de madeira
cheio de fugas pra brincar lá fora
passarinho morto na janela que nem um tambor quebrado


INVENTARIO

A Neide Archanjo

un orso guercio
il piano antico
suo silenzio di legno
pieno di fughe per giocare lì fuori
uccellino morto sulla finestra come un tamburo rotto

***
AVISO

A Armando Freitas Filho

Desfiz noivado
vendo sem uso
almofadas soltas
jogo
mesinha mármore rosa
cama sofá arquinha


ANNUNCIO

A Armando Freitas Filho

Per sciolto fidanzamento
vendo senza uso
cuscini spaiati
completo
tavolino di marmo rosa
letto sofà piccolo baule


Traduzioni di Vera Lúcia de Oliveira e Mariangela Semprevivo


velucia@tin.it