FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia
Numero 3
luglio/settembre 2006

Signore Bestie

ANIMALI, PSICOLOGIA, ARTE

di Caterina Camporesi


 

(...) ho visto un leopardo offendere un coccodrillo, dargli una botta sul naso e continuare la sua strada senza nemmeno voltarsi indietro.

Marianne Moore

Tre sono le ferite che la scienza con le sue ricerche ha inferto nel tempo al narcisismo dell'uomo. Nell'Ottocento, le osservazioni e riflessioni di Darwin, collocando l'uomo all'interno della scala evolutiva del regno animale, gli hanno sottratto l'origine divina. Già Copernico nel sedicesimo secolo ne aveva indebolito il primato, contestando la centralità della terra nell'universo. Infine Freud, con la scoperta dell'inconscio, ridimensiona la potenza e l'autorità del ruolo della coscienza.
La teoria dell'evoluzione della specie costringe a non dare per certo il salto di qualità tra animale e uomo ma a orientarsi verso una visione che fa i conti con concatenazioni più o meno tortuose lungo i sentieri dello sviluppo. Niente è apparso dal nulla e anche le emozioni, i sentimenti e il pensiero, vale a dire le più alte espressioni umane, sono punti di arrivo e di partenza di un incessante processo di trasformazione, che parte da un nucleo originariamente naturale.

L'uomo, con l'acquisizione della capacità simbolica, ha potuto costruire la sua immagine e quella del mondo e credersi, sotto la spinta di un dilatato narcisismo, più simile a Dio che all'animale.
Ma l'animale in carne e ossa è sempre lì a ricordargli la sua origine, a rappresentare lo specchio dell'animo umano nel suo furore e nella sua quiete. Il regno animale, ancora più di quello vegetale, decisivo per la sopravvivenza materiale dell'uomo, continua ad essere fonte inesauribile nel processo del pensiero e della creazione artistica. Esso, reale o immaginario, s'inscrive permanentemente nel territorio che abita, si manifesta nei miti, nelle favole, nelle credenze, nelle tradizioni e nell'arte, che è uno dei modi più ricercati ed esaurienti per rappresentare una visione del mondo e per portare ordine nel caos: pittori, scultori, poeti hanno spesso colto la continuità delle appartenenze dei diversi regni. Le loro opere, quando si avvicinano a queste mute, comunicano orrore e allo stesso tempo attrazione poiché, nella simbiosi di stadi evolutivi differenti, realizzano rappresentazioni di entità transitorie e ibride, come pianta-animale o animale uomo, che non appaiono del tutto pacificati:


Disegno di Pablo Gozalves

I rapporti fra uomo e animale nella loro complessità esprimono sentimenti ambigui: rifiuto e attrazione, identificazione e derisione, affetto e odio, protezione e desiderio di distruzione...
Lévy-Srauss afferma che l'animale oltre a essere "buono da mangiare", è anche "buono da pensare". Marianne Moore, la poetessa americana, che ha eletto la specie animale come ricerca della sua poetica ha visto nella lumaca l'elemento, che per eccellenza appartiene all'espressione artistica: Se "la concentrazione è il primo dono dello stile"/, tu lo possiedi, [...].

Il pensiero occidentale si è impegnato in maniera furiosa e persistente, senza tuttavia mai giungere a successi definitivi, a negare o rimuovere la propria componente animale, allo scopo di considerarsi un essere solo razionale.
Molti sono i poeti che hanno scritto testi, aventi come oggetto gli animali e dove spesso un sentimento profondo di empatia e di identificazione viene mirabilmente espresso. Valgano per tutti questi versi di Pablo Neruda:

Un piccolo animale,
maiale, uccello o cane
abbandonato,
irsuto tra penne o pelo,
ho udito tutta la notte,
febbricitante, gemente.

Era una notte lunga
e a Isla Negra, il mare
scuoteva tutti i suoi tuoni, la ferramenta,
le tonnellate di sale, i suoi vetri rotti
contro la roccia immobile.

Il silenzio era aperto e aggressivo
dopo ogni colpo o cataratta:

Il mio sonno si cuciva
come filando la notte ininterrotta
e allora il piccolo essere peloso,
orso piccino o bimbo infermo,
soffocava o aveva febbre,
piccolo fuoco di dolore, gemito
contro la notte immensa dell'oceano,
contro la torre nera del silenzio,
un animale ferito,
piccolino,
appena sussurrante
sotto il vuoto della notte,
solo.

(da Il mare e le campane, Passigli, 2001)

Jung, ipotizzando un inconscio collettivo accanto a quello individuale, non ha remore nell'affermare che l'uomo è vissuto più dall'inconscio della specie, che dal proprio conscio individuale. Certo con la cultura l'uomo si è guadagnato la patente di animale speciale.
Anche Freud rimanda continuamente alla parte primordiale e istintuale, anche se, a differenza della cultura romantica troppo legata alla nostalgia per lo "stato di natura" come "età dell'oro", insiste molto sulla necessità di imbrigliare comunque gli istinti naturali attraverso meccanismi di difesa, quali la repressione, la rimozione, la sublimazione e così via al fine di trasformarli sino a farli diventare qualcosa di accettabile per i livelli di civiltà raggiunti. Il sogno e l'opera d'arte, amalgamando l' origine con le capacità razionali, rappresentano i migliori esempi della riuscita di questo impasto.

L'animale, che meglio rappresenta l'elemento naturale primitivo e dal quale si deve partire per lo sviluppo di un processo di crescita evolutiva e creativa, è il Basilisco. Ricorrendo ancora a Marianne Moore che si occupa anche di animali esotici così dice del "Basilisco piumato": Si trova solamente in Costa Rica, col suo volto, di vera / lucertola cinese, il drago anfibio che si tuffa, il fuoco d'artificio incarnato.

Esso è il simbolo della materia prima dalla quale parte il processo di trasformazione e rappresenta l'inconscio: è il non-io nel quale l'io non si è ancora specchiato e riconosciuto al fine di assimilarlo. Doti non comuni di coraggio e di forza occorrono per avvicinarlo. Colui che riesce nell'impresa, sfidando le innumerevoli peripezie nell'affrontare le forze demoniache, che nel Medioevo erano rappresentate da animali come il serpente, il drago, il corvo e il basilisco, raggiunge il tesoro dei tesori. Mostruosità e regalità dunque convergono.

C'è una generazione di poeti di area inglese, nata intorno agli anni trenta, che si è fatta carico della Storia e della dimensione più arcaica dell'uomo. È scesa in profondità, ha illuminato strati ancora inesplorati, frantumando i più o meno spessi confini tra uomo e natura. Questi autori hanno ampliato il campo della poesia, corteggiando una specie di cieca necessità primordiale sino a darle la parola che ora si moltiplicata in tanti echi.
Ted Hughes, il più rappresentativo del gruppo, dice che la poesia può contenere la stessa carica di violenza di una fucilata. È la natura che parla nella sua poesia. Il poeta, secondo la sua visione, deve essere un po' sciamano, nel senso di raccogliere e imbrigliare le forze presenti nell'universo e, allo stesso tempo, un creatore di miti che, rinnovandosi di volta in volta, si accordano agli infiniti processi di metamorfosi. Rimasto fedele al mondo animale, nell'evocazione continua di una moltitudine di animali piccoli e grandi, feroci ed innocui, Hughes contrappone all'aridità del mondo moderno l'estetica della fertilità. Una lotta comune unisce il poeta all'animale: la lotta per la sopravvivenza.

È bene che l'uomo, per un eccesso di razionalità e tecnologia, non dimentichi mai di albergare in sé una "troppa umana animalità", se non vuole che quest'ultima prenda il sopravvento a sua insaputa.
Le ricerche della biologia sociologica, che riguardano i comportamenti e le modalità di comunicazione e relazione tra gli esseri, convergono nel riconoscere che sopravvivere o morire sono le forme più significative di condotta, che appartengono sia agli animali che agli uomini.


Pablo Picasso

Se le riflessioni fatte sino ad ora hanno privilegiato nella similitudine aspetti primitivi e aggressivi, quest'ultima parte vuole invece considerare quelli più evoluti e nobili. L'esempio più eloquente si riferisce alla capacita di provare empatia, che è sicuramente più sviluppata nell'animale. Essa, che non va confusa con la simpatia o la compassione, si annida, infatti, in profonde radici biologiche. È una forma di conoscenza e di comunicazione con chi è diverso e ha a che fare con una particolare modalità di "sentire l'altro". Il processo di conoscenza avviene coinvolgendo il corpo, le emozioni e la vita della "mente", lasciando sullo sfondo la razionalità. Secondo la scienza anche gli animali possiedono, accanto a rudimentali abilità cognitive, una "psiche" che fa loro vivere emozioni come il dolore, l'angoscia, lo stress e persino l'amore. L'empatia, come ogni altra forma di comunicazione, per non scomparire ha bisogno di essere costantemente esercitata. Gli artisti, che nutrono la propria creatività con il contatto con quella parte di mondo originario primordiale, tengono aperto il canale di comunicazione empatizzando con il mondo animale.
E anche un pensatore come Nietzsche, prima di cadere definitivamente nella follia, ha riservato il suo ultimo gesto di solidarietà e comprensione a un cavallo maltrattato, abbracciandolo e baciandolo.

Il testo che segue di Kikuo Takano, poeta giapponese, che proprio in questi giorni ha lasciato questo mondo, testimonia in modo esemplare l'essenza umana che è presente nell'animale e viceversa:

LE MANI GIUNTE

Quando la scimmia col suo piccolo in braccio
corre sconvolta ma non fa in tempo
a fuggire, né trova il suo rifugio,
verso chi le punta il fucile
giunge le mani e implora

di lasciarla andare, di salvarla,
piangendo disperata, strofinandosi
le mani con tutte le forze.
Il suo gesto nel chiedere pietà
Al cacciatore, è come quello dell'uomo.

Per quanto esperto, il cacciatore di scimmie
Non se la sente allora di sparare.
"Su, fuggi fa presto!"Chiusi gli occhi
scoppia a piangere - così ci racconta.

Sebbene non ricordi più il nome
del vecchio che mi ha raccontato
con amarezza quel suo lugubre lavoro
dicendomi di non voler più affrontare,
né in campagna né sui monti,
la tragedia del cacciatore di scimmie,
non posso scordare le mani giunte
della scimmia, quel tremolio di mani
che ad altre somigliano.

(da Kikuo Takano, Nel cielo alto, Mondatori, 2003)

Per finire, un omaggio da parte di un poliedrico artista e di un poeta all'animale domestico che, più di altri, è allo stesso tempo estraneo e famigliare all'uomo:

Cats Blue Pair of Cats Sam
Gatti colorati disegnati da Andy Warhol
Ondulante come la schiena del silenzio che accidenti ondula proprio ora
Intravisto più che visto e alla fine due gialli fari
Famigliare come il cane ma sempre stranieri
Senza pubblici monumenti - non epico come il cavallo -
Orchestrò tuttavia i deliri dell'orfano di Baltimora
Vaporoso alla memoria e fatale alla bottiglia passando dall'armadio
E sulla tavola ora (da quando?) silenzioso come la luna: il gatto.

(Eduardo Mitre, "Celebraciones" (frammento), da Mirabilia, 1979, trad. Caterina Camporesi)

camporesicaterina@interfree.it