FILI D'AQUILONE rivista d'immagini, idee e Poesia |
Numero 2 aprile/giugno 2006 Cuore d'Africa |
JUANA ROSA PITA a cura di Brigidina Gentile |
Mi piace giocare con le parole e mi piace tradurle. Sono traduttrice per passione. Ed è sempre con passione che ri-leggo i miti classici. Un giorno rivisitando l'Odissea ho incontrato Penelope e da quel momento questa donna non mi ha più lasciato. Di lei è stato scritto molto e sono tante le scrittrici contemporanee che hanno voluto darle un volto e una voce nuovi. Tra queste ho avuto occasione di conoscere Juana Rosa Pita, poetessa cubana che ha scritto una raccolta di poesie che si intitola Viajes de Penélope. Questa raccolta l'ho tradotta in italiano, chiedendo ad Alessio Brandolini di farne la versione poetica, di mettere nelle parole che avevo tradotto la musica, la sua. Il risultato è un libro che uscirà entro l'ottobre prossimo, per la casa editrice Campanotto di Udine, con un prologo di Reinaldo Arenas e la prefazione di Martha Canfield.
Ne I viaggi di Penelope ci troviamo di fronte a una "nuova Odissea". Non quella delle mille e un'avventura di Ulisse ma delle infinite avventure di Penelope. Durante una conversazione avvenuta nella sua casa di Miami Juana Rosa Pita mi ha detto:
Io di Penelope non so molto perché in realtà ciò che conosco lo dicono le mie poesie. A volte, quando le rileggo, mi sorprendo persino: mi succede come quando si trovano foto o appunti d'altri tempi. È importante non identificarmi, come un riflesso aneddotico, alla storia originale e nemmeno con il personaggio, se non per la ricchezza di simbolismi e di suggerimenti, visto che io quando ho scritto I viaggi di Penelope, ero una donna che aveva divorziato dopo diciotto anni di matrimonio e aveva cambiato città con i suoi tre figli già grandi. Alcuni critici cubani vedono questo mio lavoro dal punto di vista territoriale, come se l'isola parlasse attraverso la mia voce anche se io me ne sono andata. Ci sono molti livelli di lettura invece. Si tratta di vedere anche il contrasto tra il modo di essere e di operare femminile e maschile: due visioni o modi di affrontare il mondo e la vita, due forze in gioco. Come traduttrice ti trovi in una posizione privilegiata per renderti conto che c'è una lettura metafisica di queste poesie, in cui Ulisse rappresenta il tempo e Penelope l'eternità, nonché del dualismo tra la storia (la guerra di Troia) e la poesia (la tela degli dei). È in qualche modo affascinante il fatto che i critici miopi non vedano ciò che Borges tanto semplicemente aveva espresso nella sua poetica: "Dicono che Ulisse stanco di prodigi / pianse d'amore nel rivedere la sua Itaca, / umile e verde: l'arte è questa Itaca / di verde eternità, non di prodigi". |
Non sembra che le strade da clessidre siano popolate ma da maestose sembianze e inguaribili saltimbanchi di schiuma. Dovremmo battere la fama dei falsificatori d'Argo: in realtà essi non vedono oltre la loro arguzia. Ulisse lascia segni intraducibili: una dalia nel mare una spada sonnambula infine bambinate di dei sprovveduti. Fa in modo che la mia immagine vaghi durante il giorno tra i pretendenti e si sciolga nel pianto nello sconforto di tutte le notti. Sono buie le strade dell'epica: della storia tesse il rovescio la danza dei canti futuri. (32. Lettera di Penelope a Euriclea) |
I viaggi di Penelope
è una raccolta divisa in tre parti:
Professione di mito
I viaggi rivelanti
La ragione del tessere.
da Professione di mito
1. Sogno d'essere Penelope
Sogno d'essere Penelope Se sogno d'essere Penelope da I Viaggi rivelanti
6. Quale parola avrà
Quale parola avrà Non sentirti solo Solo il mare conosce il tempo Al mare torneranno
Penelope tra le grate d'Itaca
Andremo ricamando le strade E c'è in questo minuto tanto secolo Brindo per quella che tu illumini
Lei vegliava fino alla vetta L'infinito lo trascorreva
Seduta sulla matassa del sogno Nel suo sorriso accerchiato da barche Sarà la ferita che duole da La ragione del tessere
55. Chi è che canta e con quale voce
Chi è che canta e con quale voce Eccetto la solitudine |
JUANA ROSA PITA
È nata a La Habana, Cuba, nel 1939, ma dal 1961 vive lontana dalla sua isola, dove non è più tornata. Ha vissuto a Washington dove è diventata Dottore in Lettere Ispaniche nel 1984 e ha fondato la casa editrice Solar. Ha poi insegnato Lettere Ispaniche alla Università di Tulane, nello stato di New Orleans, dal 1989 al 1992. Scrive sin dal 1996 su "El Nuevo Herald" di Miami, città dove ha soggiornato fino alla fine del 2004. Ora vive a Boston. Ha pubblicato: Pan de sol (1976), Las cartas y las horas (1977), Mar entre rejas (1977), El arca de los sueños (1978), Manual de magia (1979), Vallejianas (1979), Eurídice en la fuente (1979), Viaje de Penélope (1980), Crónicas del Caribe (1983), Grumo d'alba. Pisa (1985), El sol tatuado (1986), Plaza sitiada (1987), Sorbos de luz/Sips of Light (1990), Proyecto de infinito (1991), Sorbos venecianos/Sorsi veneziani/Venetian sips (1992), Florencia nuestra (1992), Transfiguración de la armonía (1993), Una estación en tren (1994), Infancia del Pan nuestro (1995), Il mare che mi circonda (1997), Tela de concierto (1999), Cadenze/Poesie (2000), Cantar de isla (2003), Pensamiento del tiempo (2005). Suoi testi appaiono in importanti antologie e sono stati tradotti in diverse lingue. Ha ricevuto in Spagna, a Malaga il premio di "Poesia per Ispanoamerica" (1975), in Italia, a Pisa, il premio "Ultimo Novecento" (1985) e ad Alghero il premio "La cultura per la pace" (1987). |
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