FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia
Numero 2
aprile/giugno 2006

Cuore d'Africa

JORGE BOCCANERA
Sordomuta

a cura di Verónica Becerril e Alessio Brandolini


Il poeta e giornalista argentino Jorge Boccanera è nato nel 1952, a Bahía Blanca, esattamente a Ingeniero White, nel sud di Buenos Aires. I suoi nonni paterni erano italiani, di Recanati. Durante la dittatura militare ha vissuto a lungo in esilio in Messico e in Centroamerica. Ora vive tra Buenos Aires - dove è coordinatore della cattedra di Poesia Latinoamericana all'università nazionale - e San José, in Costa Rica. Nel 1976 ha ottenuto per la poesia il Premio "Casa de las Américas" a Cuba e nel 1977 il "Premio Nacional de Poesía Joven", in Messico.

Ha pubblicato molti libri di poesia: Los espantapájaros suicidas (1974), Contraseña (1976), Noticias de una mujer cualquiera (1976), Poemas del tamaño de una naranja (1979), Música de fagot y piernas de Victoria (1979), Los ojos del pájaro quemado (1980), Polvo para morder (1986), Marimba (1986), Sordomuda (1991), Antología poética (1991), Zona de Tolerancia (1998), Bestias en un hotel de paso (2000) e Antología Personal (2001). Suoi testi sono presenti in varie antologie di poesia sudamericana e sono stati tradotti in diverse lingue. Ha scritto anche molti libri di saggi, tra i quali: Confiar en el misterio (1994), Sólo venimos a soñar (1998), dedicati rispettivamente all'opera di Juan Gelman e di Luis Cardoza y Aragón. Tra i libri di prosa: Malas compañías (1997), Tierra que anda. El exilio de los escritores (1999), Redes de la memoria. Escritoras ex detenidas (2000), La pasión de los poetas (2002).

Il libro di poesia Sordomuta, dopo la prima pubblicazione avvenuta nel 1991 in Costa Rica, è uscito nel 1992 in Messico e nel 1998 è stata pubblicata la terza edizione in Argentina, presso la "Collección Pez náufrago - Ediciones del Dock", che nel 2005 ne ha curato una ristampa.
I testi qui proposti sono una selezione di quella raccolta che si caratterizza per il tono ironico, tagliente ma colloquiale e il linguaggio dissacrante e discorsivo: fitto di dialoghi, di domande (sulla vita, sulla stessa poesia e il lavoro del poeta) ma anche di dolore, d'una amara allegria. La poesia diventa personaggio (Sordomuta): ambiguo e molteplice, lontano da ogni perfezione e quindi privo d'una verità assoluta da trasmettere al lettore.
Se il verso lungo e prosastico e intenso fa pensare a un forte riferimento alla poesia di Wihtman, Neruda, Lorca ecc. le "scene poetiche" che Jorge Boccanera è abilissimo a creare (poche battute narrano storie complesse) suggeriscono un legame originale con la tradizione orale e teatrale. E più che Shakespeare e Pirandello viene in mente la vitalità (il calore umano e la gestualità) di Carlo Goldoni.




PORDIOSERA

No es la musa cantora ni el pájaro chillón,
ni el muñeco parlante ni la dama que dicta.
Es una Sordomuda,
que te muestra la lengua por sólo una moneda.

La lengua está vacía.
La moneda tiene que ser de oro.


MENDICANTE

Non è la musa cantora né l'uccello strillone
né il pupazzo parlante né la signora che regna.
E' una Sordomuta
che ti mostra la lingua per una moneta soltanto.

La lingua è vuota.
La moneta dev'essere d'oro.

***
ILUSIÓN ÓPTICA

El abejón aletea sobre la cabeza del búho parado
        en el sombrero de la niña que camina
        sobre el lomo del caballo que galopa por el
        camino polvoriento.

Pero en verdad,
el abejón, el búho, la niña y el caballo, son
        figuras inmóviles,
y el único que corre,
                         salvaje
es el camino.


ILLUSIONE OTTICA

L'ape agitata sulla testa del gufo in sosta
        sul cappello della bambina che cammina
        sulla groppa del cavallo che galoppa
        lungo la strada polverosa.

Però, in verità
l'ape, il gufo, la bambina e il cavallo
        sono immobili figure,
a correre,
              selvaggia
è soltanto la strada.

***
COCINA

Tus mozos caminan entre columnas de humo y
      reses colgadas de las vigas del techo.
¿Qué llevan traen en sus bandejas?
Gotas de lluvia, puñados de tierra, para que las
      manos de los niños puedan hacer figuras.
¡Amasa! ¡Amasa! (dicen lo mozos por lo bajo).
¡Trabaja! ¡Arrasa! (dicen y escupen de costado).

Menjunje en aluvión de especias.
Hervores, fiebres del arroz.
Guisados con un hueso en danza.
Maneras de espumar, mondonguerías.
De todo corazón: fritanga.

Van entre relámpagos y mesas atestadas.
¿Qué traen y llevan sus bandejas?
Gotas de lluvia, puñados de tierra, para que las
      manos de los niños puedan hacer figuras.
¡Amasa! ¡Amasa! (dicen algunos por lo bajo).
¡Trabaja! ¡Arrasa! (mientras escupen de costado).


CUCINA

I tuoi sguatteri camminano tra colonne di fumo
      e le bestie appese alle travi del tetto.
Che trasportano nei loro vassoi?
Gocce di pioggia, manciate di terra, così che mani
      di bambino possano fare pupazzi.
Impasta! Impasta! (dicono gli sguatteri a bassa voce).
Lavora! Travolgi! (dicono e sputano per terra).

Intruglio in alluvione di spezie.
Bollori, febbri di riso.
Stufati con un osso danzante.
Modi di schiumare, tripperie,
di tutto il cuore: grasse fritture.

Vanno tra lampi e tavole strapiene.
Che trasportano nei loro vassoi?
Gocce di pioggia, manciate di terra, così che mani
      di bambino possano fare pupazzi.
Impasta! Impasta! (dicono gli sguatteri a bassa voce)
Lavora! Travolgi! (intanto sputano di lato).

***
HILACHAS

¿Es el silencio el guante de una voz?
¿Se podría tocar?
¿Recordaríamos el silencio de un día culaquiera
      cuando niños?
¿Acaso vuela al ras del suelo?
El poeta que se llama a silencio, va
      voluntariamente o el silencio lo llama?
El que calla, ¿otorga?

Son respuestas que yo no puedo preguntar.
No le temo al silencio,
aun cuando se estrelle con sus alas de polvo
      en mi ventana.
No da miedo escucharlo.
Tengo miedo de verlo.


FILACCI

Il silenzio è il guanto della voce?
Potremmo toccarlo?
Ricorderemo il silenzio d'un giorno
      qualsiasi da bambini?
Forse vola sfiorando il suolo?
Il poeta che sceglie il silenzio: va
      volontariamente o è il silenzio a chiamarlo?
Chi tace, acconsente?

Sono risposte che non posso chiedere.
Non temo il silenzio,
anche quando si sfracella con le sue ali
      di polvere sulla mia finestra.
Non fa paura ascoltarlo.
Ma temo di vederlo.

***
LA CENICIENTA Y LOS POETAS

Las mujeres de la casa tienen una costrumbre,
     maltratarla:
       "¡Peina un poco esa lengua!
       ¡Dale brillo!
       ¡Plancha un poco la lengua!
       ¡Friega!"
Sordomuda entra al espejo tarareando canciones
     que nadie esuchará.
Casi todos los días una misma visita:
sapo de encantamientos.
Y ella, noche tras noche, va a acariciarle el lomo
     y a decirle sin voz: "quizá, tal vez, mañana".

Las damas de la casa tienen otra costumbre,
     putear frente al espejo:
       "¡Este perfil apesta!
       ¿Y esta arruga?
       ¡Hoy nadie vino a verme!"

Sordomuda abre su ventanal y tiritan azules
     los astros a lo lejos.
Allí están las pintadas en los muros vecinos,
     entre vivas y mueras, grandes letras de molde:
       "¡Qué pequeño es el mundo!"
       "¿Usted camina o flota?"
Ya es tarde.
Están cerradas toda las ventanas.
Y todo bulto que se mueve por los alrededores,
       mugido,
       silbo,
       llanto,
le está pidiendo un beso.


CENERENTOLA E I POETI

Le donne di casa hanno un'abitudine, maltrattarla:
       "Pettina un poco quella lingua!
       Dalle lucentezza!
       Puliscila!
       Stira un poco quella lingua!"
Sordomuta entra nello specchio canticchiando
     canzoni che nessuno ascolterà.
Quasi tutti i giorni la stessa visita:
rospo d'incantesimi.
E lei, notte dopo notte, va ad accarezzargli la schiena
     e a dirgli senza voce: "chissà, forse domani".

Le signore di casa hanno un'altra abitudine,
     infierire davanti allo specchio:
       "Questo profilo appesta!
       E questa ruga!
       Oggi nessuno è venuto a vedermi!"

Sordomuta apre la grande finestra e tremano azzurri
     gli astri lontani.
Lì stanno i disegni sui muri vicini,
     tra vivi e muori, grandi lettere di stampa:
       "Che piccolo è il mondo!
       Lei cammina o galleggia?"
È già tardi.
Ogni finestra è chiusa.
E tutte le forme che si muovono nei dintorni:
       muggito,
       sibilo,
       pianto,
non fanno che chiederle un bacio.

***
1958

Sordomuda,
hoy la tarde sobre Ingeniero White es suave
como mi abuelo peinándome de niño.
Las calles que se tragan sus palabras de polvo,
      guiñan con luces tímidas.
El muelle se evapora como mi cuerpo de seis años
             enfundado en el abrigo de mi abuelo.
Y en mis sueños tu casa,
           los muros descascarados de tu casa,
           el perfume de flores de tu casa,
           las risas de tu casa,
tu bicicleta afuera sobre la pared blanca.


1958

Sordomuta
oggi la sera sopra Ingeniero White è dolce
come mio nonno che mi pettina da bambino.
Le strade che inghiottono le sue parole di polvere,
      ammiccano con timide luci.
Il molo evapora come il mio corpo di sei anni
      infagottato nel cappotto di mio nonno.
E nei miei sogni la tua casa,
           i muri sbucciati della tua casa,
           il profumo dei fiori della tua casa,
           le risate della tua casa
e fuori la tua bicicletta, sulla parete bianca.

***
EXILIO

Un hombre enterrado en las arenas del exilio
donde se hunden sin chistar mujeres rojas y
     tiendas de lentas humaredas,
y una espada se emperra y una silla en desuso.

Un hombre enterrado allí donde Tarafa ofrece
     una copa de vino, por las llamas del sol
     que lo despedazaron.
Y va a pique la mesa donde alguien escribió
moriré tal vez muy lejos de mi idioma
y Artaud canta parado en un caballo blanco.

Entonces, ese hombre es polvo de su voz.


ESILIO

Un uomo sepolto nelle sabbie dell'esilio
dove senza fiatare sprofondano donne arrossate
     e accampamenti di fumate lente,
e una spada ostinata e una sedia in disuso.

Un uomo sepolto lì dove Tarafa offre
     un bicchiere di vino, alle fiamme del sole
     che lo straziarono.
E va a picco il tavolo dove qualcuno scrisse
forse morirò lontano dalla mia lingua
e Artaud canta immobile su un cavallo bianco.

Allora, quell'uomo è polvere della sua voce.

***
DIÁLOGO EN UN ESTACIÓN DE TRENES

Escribir es, de alguna manera, ir a una cita.
  -   ¿Con quién? ¿En qué lugar? ¿A qué hora?
  -   La misma expectativa, el sudor en las manos,
          la mente en blanco, la página igual.
  -   Pero él, ¿escribe?
  -   ... y marcó el número y concretó la cita y escuchó
          aquella voz como bordada en todo el cuerpo.
  -   ¿Pero cuál? ¿Pero quién?
  -   Hay fotos de revistas, hay rumores.
  -   ¿Cuándo? ¿En qué lugar?
  -   Él entra al baño, se peina, se despeina, se perfuma
          y ya decidido va a pedir un café.
  -   Es temprano, ¿verdad?
  -   El reloj es un inválido que cuenta historias crueles.
  -   Siga, siga. ¿Por qué?
  -   Ella cruza la puerta, endiablada, entalcada, ella avanza
          atareada, en fin, pintarrajeada.
  -   Por favor, continúe.
  -   No hay palabras, es única.
  -   ¿Y él?
  -   Ya se puso de pie y le estira una mano.
  -   ¿Y ella?
  -   Pasa ligero, dice "no lo conozco".


DIALOGO IN UNA STAZIONE FERROVIARIA

Scrivere è, in un certo senso, andare a un appuntamento.
  -   Con chi? In che luogo? A che ora?
  -   La stessa aspettativa, il sudore delle mani,
          la mente in bianco, e così la pagina.
  -   Però lui, scrive?
  -   ... e compose il numero e confermò l'appuntamento e
          ascoltò quella voce come ricamata su tutto il corpo.
  -   Però quale? Però chi?
  -   Ci sono foto di riviste, rumori.
  -   Quando? Dove?
  -   Lui entra in bagno, si pettina, si spettina, s'improfuma
          e già ha deciso: andrà a prendersi un caffé.
  -   È presto, vero?
  -   L'orologio è un invalido che racconta storie crudeli.
  -   Avanti, avanti. Perché?
  -   Lei attraversa la porta, indiavolata, imbiancata e avanza
          indaffarata, infine, tutta truccata.
  -   Per favore, continui!
  -   E lui?
  -   È già in piedi e le tende una mano.
  -   E lei?
  -   Passa veloce e gli dice: "non la conosco".

***
BESOS

la vida non es
la cara ni el llanto de la cara
ni la mano ni el golpe de la mano en la cara
ni el viaje de la mano ni la estéril huida de la cara

es el hilo de sangre que sale de tu boca.


BACI

la vita non è
il volto né il pianto del volto
né la mano né il colpo della mano sul volto
né il viaggio della mano né la sterile fuga del volto

è il filo di sangue che esce dalla tua bocca.

***
CENTRO

Solamente podrás armar tu mesa de madera con
      el pensamento fijo en una tormenta:
      cada clavo un árbol derribado
      y cada martillazo un paraguas deshecho.
Solamente podrás bailar con una mujer sobre esa
      misma mesa,
pensando que un tigre se agazapa desde las ramas altas:
      cada paso un rugido,
      cada giro un zarpazo.
Solamente podrás llegar a tu casa de Banfield
      tomando rumbo a Huachinango.
Únicamente podrás atisbar al poema, desde esa
      ventana que te devuelve a la pareja de amantes
      bailando en el centro de la tormenta,
      apenas alumbrados por los ojos de un tigre.


CENTRO

Potrai allestire il tuo tavolo di legno
      soltanto con il pensiero fisso alla tempesta:
      ogni chiodo un albero abbattuto
      e ogni martellata un ombrello distrutto.
Potrai ballare con una donna
      soltanto sopra questo stesso tavolo
pensando alla tigre accovacciata tra i rami alti:
      ogni passo un ruggito
      ogni giro un'artigliata.
Potrai arrivare alla tua casa di Banfield
      solamente facendo rotta a Huachinango.
Potrai intravedere il poema
      unicamente da quella finestra
      che ti restituisce alla coppia d'amanti
      che ballano al centro della tempesta
      illuminati appena dagli occhi d'una tigre.

***
EL ROCK DE LA CÁRCEL

Ella pone la radio a todo volumen cuando intento escribir
      cuando quiero dormir,
ella baila en el piso de arriba.
Baja las escaleras con fuerte zapateo,
            sus hijos lloran,
            sus perros ladran.
Todo el santo día hay personas que tocan a mi puerta
      y por toda disculpa dicen: me equivoqué de puerta.
Ahora sube las escaleras corriendo, da un portazo
      en su cuarto y discute a los gritos.
            Sus hijos ladran,
            sus perros lloran.
Con ella el vecindario es mucho más que una riña
      de gallos en el techo,
mucho peor que una explosión adentro de la almohada.
Un día respiré profundo, subí las escaleras,
- me atendió un hombre que estaba agonizando -
dije tímidamente: me equivoqué de puerta,
            mis hijos lloran,
            mis perros ladran.
Ella tiene la radio a todo volumen cuando intento escribir
      cuando quiero dormir,
ella baila en el piso de arriba.
Hace años que mi único deseo es cruzarme
      con ella en la escalera,
y decirle a la cara ¡me voy!
y rociarla con nafta,
y apagar mi cigarro en su vestido rojo.


IL ROCK DEL CARCERE

Lei mette la radio a tutto volume quando provo a scrivere
      quando voglio dormire
lei balla al piano di sopra.
Scende le scale sbattendo i tacchi,
            i suoi figli piangono
            i suoi cani ringhiano.
Tutto il santo giorno ci sono persone che bussano
      alla mia porta e per discolparsi dicono:
      ho sbagliato casa.
Ora sale le scale di corsa, sbatte la porta
      della sua stanza e discute gridando.
            I suoi figli ringhiano
            i suoi cani piangono.
Con lei il vicinato è molto più che una rissa
      di galli sul tetto,
peggio d'una esplosione dentro un cuscino.
Un giorno respirai forte, salii per le scale
- mi ricevette un uomo che stava agonizzando -
dissi timidamente: ho sbagliato porta,
            i miei figli piangono
            i miei cani ringhiano.
Quella donna tiene la radio a tutto volume quando provo a scrivere
      quando voglio dormire,
e balla al piano di sopra.
Sono anni che il mio unico desiderio è quello
      d'incrociarmi con lei per le scale
e dirle in faccia: me ne vado!
e cospargerla di nafta
e spegnere la sigaretta sul suo vestito rosso.

***
EN ÁNGEL DE LA MUERTE

Oigo pasos ¿será la boca de tiznar y el navajazo
      en pleno rostro?
Así te acechan como ¿será la antorcha de otra voz
      que va sobre la tuya?
Escucho pasos y ¿será el escupitajo en la tela de araña
      de tu infancia?
Así te azuzan como ¿será la cruz al rojo en tu mejilla?
Oigo pasos cerca de ¿será como esos guantes
rozando tu estación?

En la memoria hay una puerta rota.
Los sueños son distintos y el final es el mismo:
el asesino que te besa.


L'ANGELO DELLA MORTE

Ascolto passi: sarà l'arrivo del buio e il coltellaccio
      in piena faccia?
Così come ti minacciano: sarà la fiaccola di un'altra voce
      che s'accavalla alla tua?
E ascolto passi: sarà lo sputo nella tela di ragno
      della tua infanzia?
Così come t'assalgono: sarà la croce arroventata
      sulla tua guancia?
Ascolto passi vicini: sarà come quei guanti
      che sfiorano la tua stazione?

Nella memoria c'è una porta sgangherata.
I sogni sono diversi, ma il finale è lo stesso:
      l'assassino che ti bacia.

***
NOTA ROJA

La locura es una pregunta a quemarropa del tipo:
      ¿el zenzontle es un ave?
O tambien:
¿Tiempo, dónde estamos tú y yo, yo que vivo en ti
      y tú que no existes?

El ciudadano Alfonso Cortés, premiano en los
      Juegos Florales de Quetzaltenango,
veinteañero, elegante, codiciado por Raquel,
      por Angélica, lo sabía:
existe una pregunta que es un soplo en tu lámpara.

El muchaco solía decis que Dios le hacía
      cosquillas en el cerebro.
Uno de los testigos - apellidado Cardenal - observó
      que la víctima de barba roja y ojos azules
      se demudaba súbitamente en medio de una
      conversación, con escalofríos de terror
      o de furia que se disipaban al instante.
Otro testigo dijo: no hay riña de borrachos
      que te deje ese tajo en la cabeza.

Quedan aún muchas duda sobre esa noche de febrero
      de aquel 1927, cuando Cortés se volvió loco.
Después vivió colgado de las vigas del techo
      de su casa, como los marineros sujetos
      a los mástiles resistiendo a los cantos de sirena.

Porque la locura es una pregunta a quemarropa
del tipo:

¿Qué mujer cada noche, con los ojos en blanco,
      lanza un aullido de oro?


NOTA ROSSA

La follia è una domanda a bruciapelo del tipo:
      il zenzontle è un uccello?
O ancora:
Tempo, dove stiamo tu ed io, io che vivo in te
      e tu che non esisti?

Il cittadino Alfonso Cortés, premiato
      ai giochi Floreali di Quetzaltenango,
      ventenne, elegante, bramato da Raquel,
      da Angelica, lo sapeva:
esiste una domanda che è un soffio
      sulla tua lampada.

Il ragazzo amava dire che Dio gli faceva
il solletico al cervello.
Uno dei testimoni - di cognome Cardenal - osservò
      che la vittima dalla barba rossa e dagli occhi
      azzurri improvvisamente si trasformava
      nel mezzo d'una conversazione, con brividi
      di terrore o di furia che si dissipavano in fretta.
Un altro testimone disse: non c'è lite d'ubriachi
che possa lasciarti quel taglio sulla testa.

Restano ancora molti dubbi sopra quella notte
      di febbraio di quel 1927, quando Cortés
      divenne pazzo.
Dopo visse appeso alle travi del tetto della sua casa,
      come i marinari afferrati ai pali per resistere
      ai canti di sirena.

Perché la follia è una domanda a bruciapelo
del tipo:

Quale donna ogni notte, con gli occhi in bianco,
      lancia un ululato d'oro?


Jorge Boccanera e Alessio Brandolini

Traduzione di Verónica Becerril e Alessio Brandolini.
Si ringrazia Martha Canfield per i preziosi suggerimenti.

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