FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia
Numero 2
aprile/giugno 2006

Cuore d'Africa

ASCOLTARE
una rubrica per le orecchie

di Federico Platania


Mal d'Africa

A un certo punto il mondo è entrato nelle nostre vite. Quelli che - come me - erano ragazzini a metà degli anni '80, e venivano su a pane e videomusic, ricorderanno bene il dilagare di un inaspettato esotismo nei suoni che abitavano i nostri pomeriggi. Nelle note di produzione delle buste interne dei vinili o sui libretti dei CD (già allora troppo cari per le nostre tasche adolescenti), batterie elettroniche e sintetizzatori lasciavano spazio a strumenti dai nomi strani: djembe, bouzouki, didjeridoo, tablas. L'elenco dei turnisti in studio, che fino ad allora erano quasi sempre inglesi (spesso anche quando si trattava di musica italiana), cominciava ad affollarsi di nomi algerini, pakistani, peruviani. La definizione di world music cominciò a prendere piede proprio per indicare questa commistione.

Come mai la cosiddetta musica leggera - che fino a quel momento era stata prepotentemente anglofona e con le radici ben piantante in Occidente - accoglieva d'improvviso colori diversi e suoni lontani? Probabilmente per due ragioni di segno opposto: da un lato una sana voglia di sperimentare, di allargare gli orizzonti, di dare voce anche a chi fino ad allora non ce l'aveva. Dall'altro, il diffondersi di una sbornia modaiola e folkloristica, una frenesia da wunderkammer musicale, dove gli artisti occidentali "esponevano" coriste tailandesi e flauti andini.

L'etnomusicologia è una disciplina che risale agli inizi del Novecento, ma la sbandata etnica che ha caratterizzato il pop e il rock si colloca in un momento molto più vicino a noi, qualche decennio fa appunto. Alcune delle menti migliori di una generazione di rock "colto" si sobbarcarono un lavoro di ricerca e di fusione di stili che ha sicuramente vivificato il panorama musicale di quel periodo, introducendo una serie di elementi estranei alla musica dell'uomo bianco che hanno poi avuto un longevo ruolo "seminale" (per usare una parola che piace tanto ai critici musicali).

Qualche nome, tra chi vale la pena ricordare: Peter Gabriel, che mescola razionalismo e magie extra-europee fin dai primi anni Ottanta (1) e che fondò l'etichetta RealWorld e i relativi studi di registrazione proprio per diffondere l'opera di misconosciuti gruppi etnici, dall'Africa (2) all'Oriente (3). Ma i fan del geniale musicista inglese apprezzavano queste scelte? Ricordo che a un concerto di Gabriel, quando il senegalese Yossou N'dour (4) ebbe un momento per esibirsi da solo, uno del pubblico si girò verso di me, dicendo: "Adoro il grande Peter, ma non vorrà mica farmi credere che questa è musica!?".

 


Youssou N'Dour (di spalle), Kidjo e Peter Gabriel cantano insieme
nel corso del Nelson Mandela Concert a Cape Town (2003).
 

E poi David Byrne, il cerebrale leader dei Talking Heads che nel corso della sua carriera solista operò diverse scorribande musicali in sudamerica (5 e 6). E Ry Cooder (chitarrista che giustamente considerava etnica anche la musica degli Stati Uniti), che ha realizzato un duetto-capolavoro (7) con Farka Toure (suo collega del Mali, recentemente scomparso) e ha sdoganato il son cubano (8).

Del resto il rock, la musica bianca per eccellenza, viene dal blues e il blues, salendo a ritroso nell'albero genealogico dei generi, germoglia nell'Africa più nera. Eppure, in certi casi, resta l'impressione che più che di prestiti o scambi musicali si sia trattato di veri e propri saccheggi. «Africa bella da morire / e muore / ... / non è rimasto niente di tanto poco / ti hanno fregato prima, durante e dopo», avrebbero cantato poi i P.G.R. (9). Con molti anni di ritardo, forse.


Consigli d'ascolto:

(1) Peter Gabriel, "IV" (Geffen, 1982)
(2) Ayub Ogada, "En Mana Kuoyo" (RealWorld, 1993)
(3) Nusrat Fateh Ali Khan, "Musst Musst" (RealWorld, 1993)
(4) Youssou N'Dour, "Immigrés" (Earthworks,1995)
(5) David Byrne, "Rei Momo" (Sire/Rhino, 1989)
(6) David Byrne, "Uh-Oh" (Sire/Rhino, 1992)
(7) Ry Cooder/Ali Farka Toure, "Talking Timbucktu" (Hannibal, 1994)
(8) AA.VV., "Buena Vista Social Club" (Nonesuch, 1997)
(9) P.G.R., "P.G.R." (Universal, 2002)

(foto da www.news24.com)

 

federico.platania@virgilio.it