FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia
Numero 1
gennaio/marzo 2006

Il filo spinato della memoria

ARMANDO ROMERO
La radice delle bestie

di Alessio Brandolini


Armando Romero, poeta, narratore e saggista colombiano è nato a Cali nel 1944, ma da anni vive negli Stati Uniti (dove insegna all'università di Cincinnati). Spesso è in viaggio: torna in Colombia, partecipa a un festiva di poesia, fa un salto in Italia (e forse qui tornerà alla fine di quest'anno), soggiorna un mese in Grecia, che è il luogo d'origine di sua moglie. Di Romero mi era capitato di leggere un testo di poesia, in lingua spagnola, intitolato Cuatro lineas (2000): ogni testo composto da quattro versi, sempre fulminanti e sensuali.
La radice delle bestie (titolo originale La raíz de las bestias - 2002, Medellín) è uscito l'anno scorso per Sinopia, e raccoglie cinquanta brevi storie (alcune brevissime). Molte parlano degli animali (talvolta inesistenti, immaginari...) altre di strane ricette, di scrittori, di tavole rotonde ecc. Racconti tenuti assieme in modo saldo da una lingua che ricama sui particolari, ma lo fa alla svelta, in modo preciso e concentrato: taglia veloce e poi rifinisce rapidamente, sì, eppure con cura e abilità, feritoie e asole da cui poter osservare - ed esplorare - mondi sconosciuti, magari visti dal basso, dalle radici, appunto.
Il libro prende l'avvio con una nota dell'autore che avverte il lettore: "Variazioni, diversioni, i temi si assomigliano e differiscono nel gioco senza fine del linguaggio. Così questi testi". Poi si prosegue con racconti umoristici, evocativi, surrealisti, poetici. Come, per esempio, "Storia di una bestia", "I Rinoceronti", "Il Cinico", "Cucina spagnola", "Cavallo bianco" (letto a Roma in una serata del gruppo di provocatori letterari "I libri in testa" - e ora nel loro sito). E poi: "Mea culpa", "Memoria", "Memento Moro", "I Chacaracus", "Racconto di un uomo a metà"... per citare solo i miei preferiti.

La radice delle bestie è un libro di brevissimi racconti che talvolta sono grandi romanzi. Giusto il profilo tracciato da Álvaro Mutis su Armando Romero, quando dice che il suo conterraneo "appartiene a quel genere privilegiato di poeti che parlano dall'altra sponda: perché hanno attraversato le scure acque del quotidiano e le vedono passare cariche di rivelazioni che a noi è vietato percepire". Chiara e precisa la traduzione di Claudio Cinti, preziosa la prefazione di Martha Canfield.

È ora in preparazione, sempre per Sinopia, un libro di poesia di Armando Romero, Hagion Oros, uscito in Venezuela nel 2002. Nel prossimo numero "Fili d'aquilone" proporrà, in traduzione italiana, alcuni capitoli tratti dal romanzo La rueda de Chicago (uscito in Colombia nel 2004) e alcune poesie di Hagion Oros.


Il macchinista
(da La radice delle bestie)

Il treno si fermò a notte alta tra le erbe e i cespugli che lambivano il fiume. Il macchinista non aveva idea di ciò che era accaduto perché era un pezzo che dormiva con le mani sulle leve dei comandi e il busto eretto. Il suo aiutante, un ragazzo bruno e altro, continuava a gettare il carbone nella caldaia, senza sosta.
Il macchinista stirò le braccia, si stropicciò gli occhi con i pugni e puntò sulla strada ferrata il fanale intenso del treno. Lì si trovavano i cunei, le rotaie, i bulloni e quel pietrisco tra le traversine. Tornò alle sue leve di accelerazione ma non accadde nulla. Il treno era lì, tra le canne, accanto al fiume, fermo. Guardò di nuovo il suo aiutante, che senza sosta continuava a sbattere il carbone nella caldaia. Si sedette sulla poltroncina del conducente e avvicinò il termos con il caffè. Svitò il tappo e ne bevve un po'. Non è nomale che il treno si fermi senza motivo, pensò, e si passò la mano sulla fronte. L'aiutante continuava ad alimentare la caldaia. Smontò dal sedile e guardò dal finestrino. L'aere era nero su nero, ma si udiva la voce del fiume. Aprì lo sportello della locomotiva e scese a terra dalla scaletta. Era una terra dura e spinosa. Pensò, chissà perché, a sua moglie e ai suoi figli. Camminò lungo il convoglio esaminando le ruote e i loro meccanismi. Nulla di insolito dentro e fuori i vagoni. Raggiunse l'ultimo vagone e continuò a camminare. A poco a poco il treno svanì in lontananza.
Di fronte alla Corte non poté spiegare perché quella notte era saltato dal treno dinanzi all'abisso.

Armando Romero, La radice delle bestie, Sinopia, Venezia, 2004 (collana Scritture - 1, pagg. 99, s.i.p. - traduzione di Claudio Cinti)


Opere di Armando Romero

Romanzi:
La Rueda de Chicago (2004)
La piel por la piel (1995)
Un día entre las cruces (1993)

Raccolte di racconti:
Lenguas de juego (1998)
La equina del movimiento (1992)
La casa de los vespertilios (1983)
El demonio y su mano (1975)

Saggi:
Gente de Pluma (1989)
El nadaísmo o la búsqueda de una vanguardia perdida (1988)
Las palabras están en situación (1985)

Raccolte di poesia:
Hagion Horos-El Monte Santo (2001)
Cuatro líneas (2000)
A rinda suelta (1991)
Las combinaciones debidas (1989)
El poeta de vidrio (1984)
Los móviles del sueño (1976)

 

alexbrando@libero.it


Vedi anche:
Il blues ispanoamericano. Sul romanzo La ruota di Chicago di Armando Romero
di Nicola Licciardello (numero 2, apr/giu 2006)