La solitudine prevista ma mai quantizzata né parcellizzata e tantomeno programmata nel suo accadere. Quando questo accadere si manifesta nella socialità, nella accettazione apparente del molteplice e delle sue ombre, quando non si è l’escluso, il pharmakos predestinato, talvolta volontario, cui viene interdetta, non sempre dall’altro, la comunione. Questa improvvisa epifania è il nucleo abissale di Il fuoco della luna, nuova silloge poetica di Alessio Brandolini.
Il lato oscuro, l’altro, l’ombra non hanno più necessità dell’incontro con le tenebre e l’orrifico icastico come nell’Ottocento, che pure attraverso il simbolismo del doppio manteneva fermi i nodi con l’abisso e il non dicibile, ma è racconto di una apparentemente banale passeggiata, o del rimpianto per le persone che ci hanno offerto amore per poi abbandonarci nel qui e nell’ora, della consapevolezza della necessità del percorso che rimane e della salvezza che, lo si scopre giorno per giorno, è nascosta nel ricordo, ma anche nel viso sconosciuto, nell’abbraccio, nell’attimo colto nella sua profonda durata anche nel dopo dentro di noi.
Un ritorno alla Scuola dello Sguardo dei Cinquanta del Novecento in cui è l’oggetto il sovrano dello scenario perché colto dallo sguardo umano nel suo enigma, capace di proliferare sensi profondi attraverso la rivelazione dell’essenza, del valore, degli affetti nascosti nelle cose di tutti i giorni: accade nel frammento poetico “Il disegno attaccato al frigo”, con i colori delle pareti, del tetto che divengono protagonisti di una storia in cui l’osservatore è co-protagonista.
Ma altri due grandi motivi intersecano le pagine di Il fuoco della luna e si fondono con esse in modo talmente profondo da lasciarsi alle spalle qualsiasi dualismo spirito-materia. Le due dimensioni dell’angelo e dell’animale hanno certamente attraversato la scrittura di ogni epoca, dalla formazione dei miti originari a Eliot, Yeats, Kafka, Calasso, e sono solo pochi nomi. Qui l’epifania angelica potrebbe sembrare sorprendente in un intellettuale che fa della laicità un elemento basilare della sua weltanschauung, se non fosse che nella creazione artistica queste distinzioni sono il riflesso di una antica patina che ha fatto il suo tempo in una dimensione in cui gli elementi profondi della terra e del cielo, della visione e della materia, dell’Altro trascendente e l’altro immanente formano un vorticoso abbraccio consapevole di antiche presenze soggiacenti nell’immaginario individuale e collettivo.
È così che “la bellissima gatta dallo sguardo scaltro” che accoglie il poeta fa convergere sulla propria ferinità un universo prospettico in cui cielo, nubi, fossati, giardini e viti lasciano lentamente il posto al genius loci. E il calvario di “Appesi al vuoto” è quello che attraversa la pazza folla di Gray e di Hardy, tra “distacco e assurdità”, le illusioni coltivate in un laico culto del sé e di un falso noi.
Comunque venga interpretato l’ “esile angelo dal volto emaciato” da cui emana “un soffio incorporeo di lieve speranza”, la sua immagine si inserisce in quella grande, laica, e per questo ancora più affascinante, visionarietà che naviga nell’occidente senza confini di Rilke e di Wenders.
Un viaggio nel mondo metropolitano del nostro oggi senza documenti di appartenenza, questo di Brandolini, in cui si fa largo una profonda richiesta di vera libertà e distacco da quel modello che ci è stato servito nella tavola della visione della realtà nonostante gli scudi dell’impegno politico e soprattutto ideologico.
Il che non vuol dire il crollo di ogni visione dell’oggi e del domani, se mai riscoperta di lacerti di verità nascosti non nelle lontananze esotiche e nelle adozioni allotrie, nella cultura come nella fede asettica e apodittica, ma nel pascoliano brano di verità: un albero, un fiore, la fortuna assoluta, a saperla vedere, di un angolo di giardino, per quanto piccolo e apparentemente insignificante possa sembrare. Emily insegna. Ancora una volta.
Alessio Brandolini, Il fuoco della luna, Edizioni Fili d’Aquilone, 2024, 92 pagine, 13 euro.
POESIE DI ALESSIO BRANDOLINI
Da Il fuoico della luna
IL DISEGNO ATTACCATO AL FRIGO
Un uomo pittura le stanze dove ha vissuto e spera che un giorno possa tornarci, benché solo per un breve periodo, con moglie e figli. Ogni parete un colore diverso ma nell’aria ci sono tracce d’azzurro che arrivano da lontano. Si ferma per bere e asciugarsi il volto. La casa ora è un disegno infantile coi gerani, il rosso del tetto vestito di aghi di pino. L’uomo esce dai bordi in punta di piedi. Un bambino lo blocca con una calamita sul frigo e lì quel foglio resta fin quando scivola sul pavimento, lo afferra la donna delle pulizie e lo cestina senza nemmeno guardarlo.
Non è firmato e il disegno, quel sogno, potrebbe essere il tuo o quello di chiunque altro.
LO SGUARDO BUONO DEL CANE
Arriva dal campo incolto l’odore di foglie
macerate dalla pioggia, d’erba tagliata ed ecco
la lumaca che avanza verso il recinto. I mostri
non esistono, ti dici, e nella casa si gela, piove
acqua scura che inonda letti, armadi, la vigna
e fa scappare la gatta. All’alba torna il silenzio
ma resta il dubbio, la fatica. Nel bosco ronzano
i colori dell’autunno. Annaspi uscendo dal letto:
i mostri non esistono, ripeti, duellando con ciò
che non comprendi. Sei cresciuto di quel tanto
per non affogare e nello sguardo buono del cane
trovi la forza di sorridere e riprendere il viaggio.
APPESI AL VUOTO
In marcia a piedi nudi. Certo avrei voluto
sorridere di più. Testimone di un calvario
in mezzo ai passanti, ascoltavo ogni cosa
con la massima devozione. Nei dialoghi:
distacco e assurdità, in lotta per avere
l’illusione di non soccombere. Difficile
respirare con il corpo attorcigliato al filo
spinato. Il passo incerto: non so (qualcuno
dovrebbe spiegarmelo) com’è stato possibile
resistere tutti questi anni. Quel ricordo di me
agita ancora ma più non lascia appesi al vuoto.
L’ANGELO DALLA FACCIA TRISTE
Una luce aurea fascia l’angelo che alza un braccio prima di spiccare il volo e sparire. Un cane si avvicina per leccare ferite, ha gli occhi umidi, attenti. La pioggia raschia le tracce della lotta ma resta l’odore delle bende insanguinate.
La verità ha il volto gonfio, i polsi legati. Ecco lo sparo: è mezzogiorno e il Gianicolo si scioglie sotto il sole. Il dialogo procede in salita, così quello che avrei dovuto dirti: ci siamo persi ma potremmo di nuovo incontrarci ed essere meno distanti e distratti.
Un battito d’ali, mi giro e scorgo un angelo dalla faccia triste ma gli sorrido lo stesso perché porta con sé un soffio di gioia, di allegria.
LA GATTA DALLO SGUARDO SCALTRO
a Munin, una gatta
Nubi assaltano il cielo che rotola e forma baratri,
fossati. L’uva matura non canta, il padre immobile
davanti al cancello, la madre da sola nella vecchia
casa. Giorni trascorsi a contare le nuvole, le stelle,
le foglie degli alberi, in attesa di quel dialogo
che deve nutrire i nostri giorni. La serenità
si è sciolta al sole di primavera, serve un’altra
percezione e amici con i quali stare a lungo.
Parti anche quando il vento ti soffia contro, anche
quando bussi a una porta, nessuno risponde, entri
e ti accoglie una bellissima gatta dallo sguardo scaltro.
IL SENTIERO ACCANTO AL FIUME
a Simone e Flavia
Parlo per non isolarmi, un gabbiano dallo sguardo ostile
fruga tra rifiuti. Non svegliarti con l’idea dell’abisso:
pianta alberi, potali, raccogli frutti e con l’olio d’oliva
condisci il pane bruscato. Nel sentiero vicino al fiume
col vostro sorriso esteso ad occhi, naso, pelle: siete
così luminosi da incantare i passanti. Voglio raccontarvi
altre storie, voi mi direte dei giorni nelle vostre case,
del lavoro. Vi svelerò le ferite del distacco, del cuore
chiuso in una morsa ma contento di vedervi prendere
la vostra via, fare delle scelte ma ogni tanto voltatevi
indietro! Non portate dolore a chi vi ama e continuate
a costruire perfette, benché invisibili, città in miniatura.
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Alessio Brandolini è nato a Frascati nel 1958 e vive a Roma dove si è laureato in Lettere. Ha pubblicato i libri di poesia: L’alba a piazza Navona (1992, Premio Montale - Inedito), Divisori orientali (2002, Premio Alfonso Gatto - Opera Prima), Poesie della terra (2004), Il male inconsapevole (2005), Mappe colombiane (2007; anche in spagnolo: Mapas colombianos, Colombia 2015), Tevere in fiamme (2008, Premio Sandro Penna), Il fiume nel mare (2010, Finalista Premio Camaiore), Nello sguardo del lupo (2014; anche in spagnolo: En la mirada del lobo, Messico 2018), nel 2017 Il volto e il viaggio (con disegni di Stefano Cardinali), nel 2022 Il tuo cuore è una grancassa e nel 2024 Il fuoco della luna.
Nel 2016 è uscita l’antologia Il futuro è un campo incolto (1992-2014) e nel 2021 l’antologia Città in miniatura (2004-2020). In Costa Rica sono state pubblicate le antologie En el ojo del lobo (2009) e Desde otro planeta (2014), in Colombia Llamo desde otro planeta (2016), in Argentina El camino de regreso (2019) e in Romania Sun și nu răspunde nimeni / Chiamo e nessuno risponde (2023). Nel 2013 ha pubblicato il libro di racconti Un bosco nel muro. Traduce dallo spagnolo e dal 2006 coordina Fili d’aquilone, rivista web di «immagini, idee e Poesia». Nel 2011 ha fondato la casa editrice Edizioni Fili d’Aquilone.
testimarco14@gmail.com
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