FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 65
novembre 2023

Autunno

 

LA POESIA CHE ARRIVA ALLA MATERIA
Puertas di María Cecilia Graña

di Marco Benacci



Uscita alla fine del 2020 per i tipi di Huesos de jibia di Buenos Aires, Puertas [Porte] è una brillante raccolta poetica dell’argentina María Cecilia Graña; composta da sette sezioni molto originali, l’opera si caratterizza per componimenti brevi e semplici che permettono di apprezzare a fondo la capacità dell’autrice di intercettare poeticamente la sintesi di ciò che la circonda.
Una capacità non soltanto legata alla mera osservazione, quanto alla finezza nell’uso della parola. Ne è un chiaro esempio il titolo: Porte; ogni componimento richiama questo elemento, lo contiene, è esso stesso una porta, abbracciando nel corso del libro tutti i significati che la lingua può dargli: l’unico collegamento in una parete, il varco serrato e quello della speranza, l’elemento da abbattere o da chiudere, la via di fuga, l’accesso a un altro mondo, la solitudine e l’assenza, l’allontanamento e la disillusione, l’arrendersi e il resistere, la cornice che permette di guardare oltre:

Escenario

La puerta recorta
el paisaje
vacío de la pampa.

                      Scenario

La porta ritaglia
il paesaggio
vuoto della pampa.

Perché affidarsi a un tale elemento? La risposta sta nella strategia poetica che l’autrice usa nel libro: le porte servono innanzitutto a segnare fisicamente la distanza dal cantato, poiché come fa notare Bianca Tarozzi nella quarta di copertina dell’edizione argentina: «La poesia di María Cecilia Graña nasce dalla distanza che si crea tra l’oggetto e l’io, o quando quest’ultimo si sdoppia: perché si riesca a percepire qualcosa, non deve essere vicino».

Ma se come prima funzione c’è quella di creare quasi un distacco, al contempo le porte sono anche il “luogo” perfetto da dove poter entrare nella materia con più lucidità, dove rimanere in contatto con le sensazioni che danno vita alla poesia. In questa dimensione ciò che sembra disperazione, incertezza e deriva, nasconde tutto il positivo che nasce dalla presa di coscienza e porta alla cieca speranza nel futuro. Non ho potuto fare a meno, durante la lettura di Puertas, di richiamare Montale, che spesso ha scelto la porta, come simbolo di speranza: «il nulla che basta a chi vuole / forzare la porta stretta».{1}

Se le poesie che compongono il libro sono spesso crude e potenti, la risposta di Graña è affidarsi a un’arma che mostra saper maneggiare molto bene: l’ironia.

El espejo

Alicia, Alicia, ¿estás?
Toc, toc, toc.
No te hagas la niñita,
contesta…

                      Lo specchio

Alice, Alice, ci sei?
Toc, toc, toc.
Non fare la bambina,
rispondi...

Infine, Puertas è una costellazione composta da poesie molto intense, ognuna delle quali ci invita a riflettere e a rileggere tra le sue parole noi stessi, prima di passare alla pagina successiva.

Certo del valore del libro, di seguito vengono tradotti alcuni componimenti con la speranza che presto questa raccolta possa essere presentata anche nella versione italiana.{2}



{1}Ballata scritta in una clinica, da La Bufera e altro.

{2}Altre poesie tradotte dalla stessa autrice sono apparse sulla rivista «Smerilliana. Luogo di civiltà poetiche», n. 23, The Writer Edizioni, Marano Principato (CS) 2020, pp. 69-86.




POESIE DI MARÍA CECILIA GRAÑA
da Puertas
Huesos de jibia, Argentina, 2020


*

Espero frente a mi casa
que yo aparezca
y nunca sucede


*

Aspetto davanti alla mia casa
che io appaia
e non succede mai


*

Saliendo de mí
acabé al otro lado de la calle.
De allí me miro. No sé si me reconozco.


*

Uscendo da me
sono finita dall’altra parte della strada.
Da lì mi guardo. Non so se mi riconosco.


*

Escribo y
………………
Borrar sirve para volver a escribir.
Pero si borro esto que
…………………………….
no logro completar la frase del todo.
Fragmentada
en desaparición continua,
la escritura-borradura
encuentra un modelo que
…………………………


*

Scrivo e
………………
Cancellare serve per tornare a scrivere.
Ma se cancello questo che
…………………………….
non riesco a finire del tutto la frase.
Frammentata
in continua scomparsa,
la scrittura-cancellatura
trova un modello che
…………………………


Pasajes inmateriales 1

Cuando espero delante de una puerta
me abandono a mis pensamientos:
ya he entrado en la primera habitación.


Passaggi immateriali 1

Quando aspetto davanti a una porta
mi abbandono ai miei pensieri:
sono già entrata nella prima stanza.


YO HOY

He aquí lo que eres:
casa sin puertas
sin ventanas
ni postigos.
Todos los vientos
cruzan las piezas
por tus ranuras.


IO OGGI

Ecco qui ciò che sei:
casa senza porte
senza finestre
né imposte.
Tutti i venti
attraversano le stanze
dalle tue fessure.


DE ALLÍ AL RÍO

Salir de la casa sombría
abandonar el silencio
cultivar una lenta pasión
por la rítmica percusión
de los pasos sobre la tierra.
Escuchar el río.


DA LÌ AL FIUME

Uscire dalla casa in ombra
abbandonare il silenzio
coltivare una lenta passione
per la ritmica percussione
dei passi sopra la terra.
Ascoltare il fiume.


EL OJO DE LA NAVE

Miro el mar desde el ojo de buey,
yendo a la deriva.
Y ni siquiera el capitán
logra detener
este lento navegar
hacia glaciares desconocidos.

La fuerza del viento
nos lleva, quizás,
hacia el Océano Índico,
mientras escribo lentamente.
Y en la libreta dibujo
las flores que descubriré
los animales extraordinarios
los ocasos exóticos o miserables.
Todo aquello que veré
siempre y tan solo
si llegamos a destino.


L’OCCHIO DELLA NAVE

Guardo il mare dall’oblò,
andando alla deriva.
E nemmeno il capitano
riesce a fermare
questo lento navigare
verso ghiacciai sconosciuti.

La forza del vento
ci porta, forse,
verso l’Oceano Indiano,
mentre scrivo lentamente.
E nel taccuino disegno
i fiori che scoprirò
gli animali straordinari
i tramonti esotici o miserabili.
Tutto quello che vedrò
solo e soltanto
se arriviamo a destinazione.


ESCALERA DE INCENDIOS

Hay una escalera de incendios.
La fuga, por fortuna,
es posible.
Pero el zigzag de la escalera
se multiplica, se enrarece,
no llega nunca a una meta.
Hay, por fuerza, que saltar
al infinito.


SCALA ANTINCENDIO

C’è una scala antincendio.
La fuga, per fortuna,
è possibile.
Ma lo zig-zag della scala
si moltiplica, si dirada,
non giunge mai a una meta.
Bisogna, per forza, saltare
verso l’infinito.


RESPIRO

La fisura está en lo alto.
Un hilo de luz respira,
si es que se respira;
el vapor vuelve todo insoportable
cuando afuera, por las protestas,
nos mojan el remolque.
Así, nos dicen, al menos
nos han dado un poco de agua.
Subo sobre los cuerpos amasados
y miro, desde la fisura, el desierto:
nadie, ninguno, ni siquiera dios
que nos ayude.
Solo arena.


RESPIRO

La fessura sta in alto.
Un filo di luce respira,
se si riesce a respirare;
il vapore rende tutto insopportabile
mentre fuori, per le proteste,
ci bagnano il rimorchio.
Così, ci dicono, almeno
ci hanno dato un po’ d’acqua.
Salgo sopra i corpi ammassati
e guardo, dalla fessura, il deserto:
nessuno, nemmeno uno, neanche dio
che ci aiuti.
Solo sabbia.


Traduzione dallo spagnolo di Marco Benacci




María Cecilia Graña
è stata docente di Lingua e Letteratura Ispanoamericana presso l’Università di Verona dopo aver studiato in Argentina e negli Stati Uniti dove ha ottenuto un dottorato di ricerca a Harvard.
Ha esercitato la critica letteraria, occupandosi soprattutto di letteratura fantastica, del genere diaristico e dei poemetti di autori di America Latina. Collabora a riviste italiane e straniere.
Insieme a Bianca Tarozzi ha curato l’antologia Un lungo respiro. Otto poemetti sudamericani del Novecento (Mistral, Loynaz, Orozco, Castellanos, Varela, Peri Rossi, Russotto, Romano Sued), 2018.
Come poeta ha pubblicato la raccolta Puertas (Buenos Aires-Madrid, 2020).


marco.benacci@live.com