Per Eugenio Montale il “male di vivere” emerge in tutta la sua evidenza nell’ora del meriggio. Friedrich Nietzsche, d’altro canto, descrive il meriggio come il momento in cui le cose gettano ombra su se stesse: il punto, si potrebbe dire, in cui si rende visibile l’ombra immanente alle cose. Il meriggio produce una “morte a occhi aperti”, dove tutto è silenzio e ogni cosa giace immobile e “sepolta in una rete di luce”. È un attimo di stasi e insieme di estrema lucidità, in cui ci accorgiamo che la vita è impigliata nella morte.
Che l’estate – il meriggio dell’anno – sia la stagione più dark l’avevano intuito anche i registi di film noir: profughi dal grigio orrore mitteleuropeo, la California assolata li aveva colpiti in pieno volto, fornendo loro uno scenario più astratto ma altrettanto efficace per la messa in scena del lato oscuro e violento della vita, dell’inevitabilità del desiderio e del destino.
Queste riflessioni mi hanno aiutato a esplorare il senso di sortilegio e la strana inquietudine che mi accompagnano fin dall’infanzia al volgere dell’estate. In questa sequenza di foto ho cercato di evocare il rumore metafisico di una stagione che sembra far affiorare l’ombra insita nelle cose.
Ocean Avenue, Carmel-by-the-Sea, California, 2021
Coronado Circle, Fresno, California, 2021
Woodward Park, Fresno, California, 2021
Parque Tierno Galván, Madrid, 2022
Spiaggia di Fregene (Roma), 2023
Pismo Beach, California, 2022
Porto, Portogallo, 2022
Marina di Massa, 2022
Coronado Circle, Fresno, California, 2023
Valparaíso, Cile, 2023
Fresno, California, 2021
Viña del Mar, Cile, 2021
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