FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 61
luglio 2022

Partenze

 

CIÒ CHE RIMANE

di Cristina Zurla



ADDIO I

Estate,
dissoltasi nel calore,
calce sul muro
essiccata al sole,
dissi addio,
quando anche il ricordo
decise di fare le valigie.
Chiuso.


ADDIO II

Martirio
letto da rifare,
relitto.
Perché qualsiasi pietà
si è sfatta,
perché potremmo dire addio,
proprio domani.


NIENTE

Piove,
non c’è nuvola che passi
e non lasci una scia.
Ma sembra che tu
sia diventato
irrimediabilmente niente,
sotto il cielo cappotto.


ASSENZA

Sole mattone
disegna declivi,
scolpiti profili di pietra calcarea,
giù per gole sfondate di calura,
nell’aria che fiera s’eterna.
Sullo sfondo,
stracci di mare,
silenzi di luce.
Forse è solo assenza.


LUNGO STRADE

Terre bruciate
vi si dispiegava il mare.
E il tuo volto si dipingeva
su declivi spossati
e i tuoi occhi
confondevano distanze.
Lungo strade,
rovine accompagnavano
rottami d’umore.
Ci raccontavano
di eremitiche solitudini,
di conflagrazioni d’anima,
dei loro, dei nostri,
provvisori nascondigli.


DINIEGHI

Dinieghi
sono stanze vuote,
voci storte,
scarpe sporche,
foto mosse.
Sono ritratto mescolato
di un dolore rimestato.


ODORE DI METRÒ

La vita fuori,
spinta sull’acceleratore,
ha odore di metrò.
Così che mi sorprendo,
nel lungometraggio dell’immagine,
riflessa sul vetro a ripetizione,
a spezzare la cruna dell’ago.
Come se, davvero qui,
potessero dimorare le rovine,
sgrammaticati frammenti, invece,
della mia vita dentro.


BUGIA DEL RESTARE

Non dire
che l’ombra della sera
al silenzio ti invoglia.
Sono miseri dissapori,
che già non sono più.
Ma tu, oltranzista metodico,
te ne vai rancoroso
di folle bugia.
Bugia del mio esistere
e del restare,
ferma a guardare,
solo ad osservare,
questo mare.


INAPPARTENENZA

Se anche l’Occidente Romanico
fosse ancora nei miei pensieri,
tu, comunque, saresti lì,
perso nella liricità dell’indifferenza.
Ma è l’inappartenenza, piuttosto,
il vero, mentre il dire,
non so se sia menzogna.
Anche perché,
nel qui e ora del discorso,
tu giocheresti al mago prestigiatore
e io, nuovamente, calerei
il sipario del significato.


LONTANANZA

Il silenzio si fa rugiada
nel limbo di un mattino.
Non ricordo il tuo respiro,
ed è come se tu
non fossi mai esistito.
Lontano,
trasfigurante sottinteso
di mente e corpo.


DESIDERIO

Si rivela il tuo volto, adesso,
mentre insegui quel pensiero,
proteso al tuo desiderio,
al tuo sogno perduto.
In quel piccolo quaderno,
bruciano ancora le parole
di coraggiose scelte,
adolescenze sbiadite,
le tue nebbie di attese svanite.
Sei come i tuoi viaggi,
le tue case,
le tue rose.
Non solo ornamento,
ma grazia di tante età,
che scolorano piano
e ritrovano accanto
l’amato respiro,
nell’incanto di una nuova alba,
che, per voi, riluce.


INDIFFERENZA

I frammenti di tempo rubati
alla tua distratta indifferenza,
molto miseramente consolano
della tua inappellabile assenza.
Ma io, ostinatamente, così, vivo:
in accumulo di dolore,
pur sapendo che la verità su di noi
sta in un residuo nascosto e,
certo, dimenticato, di racconto,
a cui nessuno più importa.


AMICA DI SETA

Ecco, tremano le tue mani
come rami,
al tocco di una voce,
al vibrare di note,
in chissà quali templi
di divinità dimenticate.
I tuoi occhi
di idolo di pietra,
i tratti scarni
di busti scordati,
le chiome di
polveri arancio,
quel volto lucente
senza più storia,
fissano l’eternità dell’istante,
del mistero che, ora, ti avvolge.
Seppur, soltanto, seduta lì,
su quella sedia,
amica di seta.


HARAKIRI

Mentre ci sarebbe la pratica
del dolore da espletare,
preferisco, insensata,
rimestare nel dritto e rovescio
delle ragioni e dei torti fra noi.
Tu, però, sei in contumacia
di uno sfuggente ricordo,
e io altra cura non trovo,
se non l’ostinato affondo
dell’harakiri quotidiano.


CIÒ CHE RIMANE

Ti cerco.
Esisti, oltre i limiti dei sensi,
proprio come questi oggetti,
ma, deboli, i miei occhi
non ti catturano
ai confini del vero.
La traccia delle nostre parole
reclama soluzioni retoriche definitive,
eppure impossibili.
Mi accontento di lacerti di preghiera,
buttati a un Dio nascosto,
a cui chiedere sconto,
per ciò che rimane
fra noi, ancora, da perdonare.


cristina.zurla@virgilio.it