SOTTOVOCE
Ah, come fatica la bella stagione
a infiltrarsi tra le bende tenaci
dell’infido inverno. Di questi sussulti
in fiore patisci l’esondazione
tu, che affabuli una venia tanto
soleggiata nel decidere la partenza.
Ora, di fortunati alisei creda la vita
al palpito incontaminato, l’iddio
vulnerabile scopre una materia
di cielo e di terra assurda e disperante
nello splendore dei tuoi movimenti
arrendevoli e risoluti al dileguo.
Paziente questo nostro coraggio: una mano
stringe, l’altra si apre. Così parliamo
di noi e preghiamo sottovoce il silenzio.
FRAMMENTO
(da una lettera rinvenuta sotto un banco di scuola)
Da giovani ci siamo lasciati alle spalle
la nostra illeggibile storia, perché abbiamo
sempre pensato che la vita sarebbe
servita per ritrovarci: e da qualche parte
certo sarebbe successo, era solo
questione di tempo.
Non era per sempre:
un altro il nostro destino, lo dicevano
le tue braccia, profumate di sole,
addosso all’ultima estate.
Poi i giorni senza.
Ma non era questo il nostro futuro
ripeteva il Natale; poi tutti i santi
giorni passavano e passavamo noi,
lasciati sospesi tra le pagine dell’album
che immaginiamo lontano.
Arrivederci a presto: anche
se dove sei ci sono anch’io,
e se non ci sei ci sono io.
DELIVERY FAILURE
a Giorgio Mobili
Febbrile e pretestuosa, l’illusione
di precettare sogni e speranze
a servizio di un triage estivo
a bordo piscina nell’esclusiva
location sul litorale attarda le ultime
ore sul finale caotico dell’anno.
Ogni tanto vien fuori un nome dal cappello
magico. E tu, non hai più sentito
parlare del Gimmy, l’amico, non fu lui
il nostro primo albergatore?
Una doccia, una branda e una cerata
per il desco, quello il principio:
poche le suppellettili a corredo
di una soluzione parsimoniosa
che non avremmo mai rinnegato
(perfino Penelope, sapeva
che avremmo potuto ricordare).
Non certo al Carlo Paris, avremmo
finito per diventare di casa (invero,
all’epoca, tua madre esordì per noi
con progetti culturali ben diversi).
E su una panchina, gli allori della
domenica seppero svelarci l’ordine:
dimenticare un hotel.
SEDICI E VENTIQUATTRO
E quali giorni potranno ancora
dimostrare la seduzione delle
promesse dall’aspetto retorico,
se mai il codice invisibile di una
poesia rappresenta ancora il nostro
messaggio? Frazione d’intimità,
un adagio di Schubert porta
la distanza al perielio: e queste
tracce rappresentano il presente
conosciuto come un diaframma.
Appoggiate le cure sul divano,
tu, narratore onnisciente, tratteggi
una trama di flanella per precisare
l’ora. E non rimane che il traguardo,
se non siamo troppo lontani
per tornare indietro.
POINTILLISME
(il punto di partenza)
Fu, infine, il tiepido autunno,
che satura gradazioni
dell’impossibile, a smacchiare
per l’ultima volta la paura
(una coltellata a freddo
l’ottobrata di questa settimana,
ne dica il correr dietro ai testimonial
dei caroselli metereologici).
La fine dell’estate porta a te: a una
strada, un quartiere, una casa come
tante raggruppate nella pianura
svuotata dall’afa. Vissuto a ridosso
di queste miniature, passava
di qui tutto quello che mi succedeva:
sono questi gli occhi che strappano l’anima
alla vita che riprendi tra le braccia.
OBLATA FACULTATE
Mentre travesto i dubbi da segnali,
continuiamo a brancolare nel buio,
attaccato il cappello da anni alla
suspence delle occasioni svanite:
così si concludeva il nostro apprendistato.
Oggi ci spilla qualche dissapore l’out door,
spazientiti dalle lungaggini delle regole
d’ingaggio. La tua scorza, sbloccati
i ricordi, legge i fondi del caffè e innesca
lievi frizioni nel tentativo di riacquistare
la disinvoltura di un tempo, quando
bastava l’ombra di un pioppo, esile
come la paglia, a trattarci bene.
E noi, sottomessi a quella premurosa
attesa, sapevamo che saremmo
stati vicini ai nostri ricordi.
LA PARTITA NON È CHIUSA
La partita non è chiusa:
guarda bene l’universo
e mi spiegherai
la sua prima lingua.
Qui apparteniamo
alla stessa terra, dove
i giorni si sfasciano
e una pace di piume
screpola le tenebre.
A gamba tesa
ritentiamo la tratta,
come esige il nostro
insospettabile algoritmo
prontuario di un enciclopedismo
dalla visione pluriennale.
Ci incagliano le partenze,
la lacuna dove abbiamo
compresso gli intenti azzimi.
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