È mia intenzione con questo intervento immaginare una sorta di dialogo (o meglio, diversi dialoghi), con le varie voci che hanno pensato a Eielson, al linguaggio, alla scrittura, al codice, alla poesia; voci che mi hanno nutrita nel percorso del mio lavoro.
Su Pensiero/Poesia
Jorge Luis Borges cominciava così la sua conferenza Cos’è la poesia? nel 1977: «Il panteista irlandese Scoto Eriugena ha detto che la Sacra Scrittura racchiude un numero infinito di significati»{2} facendo allusione al fatto che tutta la scrittura quando è letta o riletta, nasconde infinite letture, tante quante se ne facciano. Prendo questa citazione e la riuso a mio vantaggio: applicandola allo studio di una qualsiasi creazione dell’arte, mi sembra un’affermazione che, estesa alla maniera in cui Eielson usa il termine “poesia”, liberi l’opera dal suo autore, dal tempo storico, e soprattutto libera me come artista, permettendomi di entrare nel terreno della creazione come chi entra in una terra fertile.
Il curatore Emilio Tarazona spiega: «Per Eielson, il concetto poetico è una qualità che si estende indistintamente a una vastità di territori che comprendono una molteplicità di pratiche orientate da un sola ricerca e processo artistico».{3}
Affrontare il mondo della creazione di Joge Eielson, non è un compito facile. Quando comincio rimango subito bloccata, immobile davanti a una quantità di porte aperte. Sento il bisogno di scegliere il preciso punto di incontro. Mi concentro più sulla forma che sulle sue interminabili tematiche e allo stesso tempo su quello che attraversa tutta la sua opera: il linguaggio. Osservo il libro che l’autore intitola «Poesía escrita»,{4} focalizzo l’attenzione sui silenzi tra le parole, sul vuoto che apre le loro metafore, sulla vibrazione del suono nel leggere le poesie a voce alta. Silenzi che lasciano vedere una presenza inquietante, sento che c’è qualcosa di occulto e ho bisogno di una sorta di formula per la decodificazione dei suoi messaggi, una sorta di strumento per stabilire un dialogo con questa presenza.
Parlando della voce dei pensatori, María Zambrano dice nel suo libro Verso un sapere dell’anima: «Ma al di là delle differenze tra pensare e ciò che viene pensato, queste nuove forme non parlano forse di un’anima nuova, non avvisano che ora è un altro l’uomo che pensa? Anche se Giordano Bruno avesse formulato gli stessi pensieri di uno Scoto o di un Occam [...], l’averlo fatto in una forma così differente ci darebbe ugualmente uno stile di pensiero e un significato irriducibili».{5} La forma rivelerebbe qualcosa che il contenuto consente.
Su Temas y variaciones
Tanto nel suo lavoro plastico che in quello poetico, Eielson rovista costantemente e insistentemente nella base del linguaggio. Questa è una cosa che mi interessa. Voglio rovistare anch’io, così mi concentro nel creare un sistema per tradurre in immagini la poesia scritta che è fatta di suoni, cerco di tradurre il ritmo sonoro in un ritmo visuale, rivelo in questo modo la sua struttura e osservo quello che mi rivela questa immagine.
Questo sistema traduce l’alfabeto sonoro in un alfabeto cromatico realizzato a partire da una scala di grigi, assegnando il valore Nero alla “A” e il valore Bianco alla “Z” passando per una gamma di 26 toni di grigi che corrispondono a ognuna delle lettere dello stesso.
In questo assurdo traduttore digitale che ho progettato, il quale esercita su di me uno strano potere, introduco un testo ed esso mi produce un’immagine composta da piccoli quadrati. Questi quadratini che variano nei 26 toni di grigi, si ordinano come i pixel di un’illustrazione digitale in bianco e nero. Da quell’immagine iniziano a sorgere figure, come delle presenze di un senso ormai dimenticato della scrittura.
Traducción 1 de Variaciones ante una puerta, Carta di cotone su velluto, 34x50 cm.
Riferendosi a quando ha iniziato a lavorare con i quipu (antica scrittura delle Ande peruviane), Eielson racconta: «Iniziai ad annodare tele colorate nel 1963. Il mio primo gesto fu istintivo. Ho scoperto dopo che quel gesto obbediva a un desiderio intimo di comunicare con una forma diversa dal linguaggio scritto... Proseguendo con la mia ricerca sulla simbologia del coloro e lo studio degli antichi quipus delle Ande, ho creato un codice del quale ora mi servo».{6}
Nella raccolta Temas y variaciones{7} Eielson usa componenti del linguaggio musicale (toni e ritmi) nella sonorità del linguaggio verbale, usando le lettere come note musicali, incorporando anche una composizione visuale, che è più evidente in poesie come «Inventario»{8} o «Poesia in forma di uccello»:{9}
INVENTARIO
astri di diamante
cielo scoperto
alberi senza foglie
muro di cemento
porta di ferro
tavolo di legno
bicchiere di cristallo
fumo di tabacco
tazza di caffè
foglio di carta
torre di parole
foglio di carta
tazza di caffè
fumo di tabacco
bicchiere di cristallo
tavolo di legno
porta di ferro
muro di cemento
alberi senza foglie
cielo scoperto
astri di diamante
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Traducción 1 de Inventario, Tela, pietre fantasia e smalto, 40x50 cm.
POESIA IN FORMA DI UCCELLO
blu
brillante
l’Occhio il
becco arancione
il collo
il collo
il collo
il collo
il collo
il collo
il collo ferito
uccello di carta disegnata che non vola
che non si muove che non canta che non respira
animale fatto con dei versi gialli
di silenzioso piumaggio stampato
forse un soffio può disfare
la misteriosa parola che assicura
le due gambe
gambe
gambe
gambe
gambe
gambe
gambe
gambe
gambe al mio tavolo
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Traducción 1 de Poesía en forma de pájaro, Collage di carta di cotone su velluto, 71x42 cm.
In questa raccolta prende il linguaggio crudo, evidenza la sua affinità con il minimalismo, quella corrente che nel XX secolo denudava le strutture lasciando vedere tutto ciò che non è dicibile in maniera letteraria, tutto ciò che non è significato però è lì come una immanenza.
Cito Jorge che in un’intervista parla dell’impulso che lo ha portato a scrivere Temas y variaciones: «[Dopo la seconda guerra mondiale] era naturale che la mia visione poetica cambiasse radicalmente e che la mia struttura diventasse più immediata e concreta, quasi autobiografica. [...] Ma questo non avvenne di colpo, bensì dopo una breve purga linguistica, così la chiamo, durante l’anno che ho passato in Svizzera, e che mi è stata necessaria per disintossicarmi di tanti orpelli. Così è nato Temas y variaciones. Avevo bisogno di disintossicarmi di orpelli, andare alla struttura».{10}
Nella stessa intervista si riferisce alle idee del filosofo della decostruzione Jacques Derrida, suo contemporaneo, che affermava che non esiste nulla fuori del testo, e parla così delle sue idee: «qualcosa di simile è quello che ho provato a fare con il linguaggio e non teoricamente, bensì nella pratica artistica: smontare il giocattolo per vedere come funziona. Il che voleva dire semplicemente che le parole non mi bastavano. Uscire da loro ed esplorare l’immenso mondo della creatività artistica tout court».{11}
Su Poesia/Forma/Magia
Descrive Martha Canfield il suo amico Jorge: «Questo aspetto, in parte ludico, in parte magico, del suo carattere riflette perfettamente il modo in cui lui concepiva l’arte: come una dimensione che si incrocia necessariamente con quella del gioco e con quella della magia; e per questo non può avere né principio né fine, ma solamente “essere”: Esistere esistendo al di là del tempo e dello spazio».{12}
Sento che potrei leggere la poesia “Poesia in A maggiore” come un mantra:
POESIA IN A MAGGIORE
stupendo Amore AmAre il mAre
e vivere solo di Amore
e mAre
e guArdAre sempre il mAre
con Amore
mAgnifico morire
Ai piedi del mAre di Amore
Ai piedi del mAre di Amore morire
ma guArdando sempre il mAre
con Amore
come se morire
fosse solo non guArdare
il mAre
o smettere di AmAre
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Noto che ripetere queste forme che costruiscono un senso e lo decostruiscono trasformano il testo in una vibrazione. La stessa cosa mi succede con l’immagine, copio il testo nel traduttore e questo genera un’immagine fatta di quadratini. Posso vedere la poesia come immagine e questo mi sorprende. Gioco a ripetere questa immagine come un motivo in un tessuto a tessere, mi si figura una tela fatta per un da un abito cerimoniale, o vedo un motivo e me lo immagino fatto a mosaico, che copre le pareti del tempio dedicato a delle divinità ormai dimenticate.
Traducción 1 de Metamorfosis, Collage di carta fotografica, 50x70 cm
Nel percorso di questo progetto, ho scoperto me stessa prima a sillabare una poesia come un atto di propiziazione; in un altro momento mi sono messa a scrivere una poesia su un vecchio sacco di paglia, che si è rivelato avere un’aura di reliquia con un’iscrizione indecifrabile.
Traducción 1 de Primera muerte de María, Sacco di paglia e smalto, 150x210 cm.
A volte riguardo il lavoro e ho la sensazione che questo progetto mi ha fatto sentire nell’arte plastica quella caratteristica del linguaggio che tende all’infinito, che è più evidente nel linguaggio matematico, o nella musica.
Queste immagini che vengono fuori in una sorta di pixelamento, mi fanno pensare a un parallelo tra i pezzi di tessuto artigianale e le immagini della realtà viste in internet. Un codice per la percezione della realtà è stato creato sulla base di un linguaggio digitale di piccoli quadrati, pixel su uno schermo, uno spazio a cui si aggiudica un colore e la somma di queste varianti formano un’immagine che concepiamo ormai come la realtà e la abitiamo. Derrida diceva che il linguaggio crea la realtà come la percepiamo, di fronte a questo mi spavento e mi meraviglio.
Disse lo stregone all’antropologo spiegando che i poeti aspirano al mondo degli stregoni:
«Ti ho detto che ci sono diverse ragioni per cui mi piacciono le poesie. Io le uso per tendere agguati a me stesso. Mi servono a darmi uno scossone. Io ascolto, e mentre tu leggi, blocco il mio dialogo interno e lascio che il mio silenzio dal profondo acquisti slancio»
«Udendo queste parole […] sento che quell’uomo sta vedendo l’essenza delle cose e io riesco a vedere con lui. Non m’importa l’argomento della poesia. M’importa solo il sentimento che il desiderio del poeta provoca in me. Faccio mio il suo desiderio e insieme faccio mia la bellezza. Mi stupisco che lui, da vero guerriero, ne distribuisca a piene mani agli osservatori ricettivi»{13}
Questa riflessione che Don Juan fa a Castaneda sintetizza bene il prestito, l’intercambio che come artista visivo mi connetta con un Eielson multidimensionale, la cui eredità apre infinite possibilità di creazione per noi che ci permettiamo di perlustrare il suo straordinario potere creativo, la sua visione profonda dell’arte, come un’esplorazione che non finisce.
Traducción 1 de Solo de sol, Stuoia di paglia intrecciata e smalto, 65x50 cm
Traduzione dallo spagnolo di Marco Benacci
{1}Intervento tenuto durante la presentazione della mostra Mitad ceniza / mitad latido - Un diálogo plastico entorno a la obra de Jorge Eduardo Eielson, di Elisenda Estrems e Nani Cárdenas, il 27 Febbraio 2020 durante il finissage di Jorge Eielson : Arte Como Nodo / Nodo Como Dono II, organizzata dall’Instituto Cervantes di Roma e dal Centro Studi Jorge Eielson di Firenze, che si è tenuta nella Sala Dalí di Piazza Navona a Roma. La mostra sarà visibile in Italia a partire da Abrile 2021.
{2}Jorge Luis Borges, Sette notti, trad. di Mirka Eugenia Moras, Giangiacomo Feltrinelli Editore, Milano 1983, p. 85.
{3}Emilio Tarazona, La poética visual de Jorge Eielson, Drama Ediciones, Lima 2004, p. 15.
{4}Jorge Eduardo Eielson, Poesía escrita, R. Silva-Santisteban (ed.), Instituo Nacional de cultura, Lima 1976; 2ª ed. corretta e ampliata: Editorial Vuelta, México D.F. 1989; 3ª ed.: M. Canfield (ed.), Norma, Bogotá 1998.
{5}María Zambrano, Verso un sapere dell’anima, a cura di Rossella Prezzo, trad. di Eliana Nobili, Raffaello Cortina Editore, Milano 1996, p. 206.
{6}Jorge Eduardo Eielson, «Autopresentación para Flash Art» in Jorge Eduardo Eielson, Ceremonia comentada. Textos sobre arte, estética y cultura 1946-2005, ed. de Luis rebaza Soraluz, Fondo Editorial del Congreso del Perú - Museo de Arte de Lima - Instituto Francés de Estudios Andinos, Lima 2010, p. 142.
{7}Jorge Eduardo Eielson, Esplorare l’invisibile, Ascoltare l’inaudito. La ricerca poetica di Jorge Eduardo Eielson. Antologia verbo-voco-visuale 1949-1998, a cura di Martha Canfield ed Enzo Minarelli, Centro Studi Jorge Eielson, Firenze 2014, pp. 57-97.
{8}Ivi, p. 67.
{9}Ivi, p. 79.
{10}Claudia Posada, «La matriz celeste en Jorge Eduardo Eielson», intervista, in Jorge Eduardo Eielson, Ceremonia comentada..., cit., p. 456.
{11}Ivi, p. 458.
{12}Martha Canfield, «Prólogo», in Jorge Eduardo Eielson, Ceremonia comentada..., cit., p. XXII.
{13}Carlos Castaneda, Il potere del silenzio, trad. di Francesca Bandel Dragone, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano 1997, p. 120.
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