UNA FIABA
La mia terra è bella!
Una fiaba,
un po’ ammaccata qua e là,
qualche amputazione nella sua anima,
qualche pezzo rubato,
eppure,
la mia terra è bella
persino con il cuore spezzato,
perché è viva.
Il mio vicino non ha una terra.
È stata bruciata insieme ai suoi figli.
233
“Mi chiamo 233.”
E sorride.
Essere un detenuto
è un’identità ondivaga,
una fragile maschera,
un avvertimento
per chi potrebbe mai
chiedere altro.
Ma io,
riesco a scorgere il cielo
nel suo sguardo.
AD AGOSTO
In mezzo tra due mondi
la stessa anima
altri ricordi
stessa coscienza.
Vite
barattate in anonimato,
smerciate per badare la senilità
e orfani bianchi
in attesa.
Pensieri abilmente sfruttati
per alleviare l’amarezza
e allenare
il dolore a penare in silenzio,
a piegarsi alla giornata
a rinviare gli abbracci
ad agosto.
SILENZIO
Oscura nell’anima
l’ingresso
che la separa dal mondo
e il silenzio che custodisce
le sue parole.
L’infanzia
imprigionata
riposava
in due metri quadrati
sprangati.
I suoi sogni
e la porta aperta
soltanto nostalgia.
Muri di cemento
e buchi di sole
nutrono
l’innocenza del ladro.
ATTESA
La tua voce
tra quattro mura
rabbrividisce,
sembra raggiungerti l’ultimo abisso
e l’eccesso
si stende increscioso
sui tuoi piccoli anni,
fulgidi e reietti,
giacché
all’inventario delle colpe
una miniera di vizi
s’affaccia
ghiotta e spietata
a raccogliere ad uno ad uno
i tuoi sbagli
da espiare con la gabbia.
E tu,
imbavagliato,
in inutile attesa
ti spendi in rimpianti
ormai
fuori tempo massimo.
FOLLIA
Quanto è banale il male
braccato
al confine
con le manette ai sogni
buffone e scontato
avvizzito,
in penitenza,
con l’eternità a muro.
Quanto è banale
la tua voce piccola
adesso
che la tua anima
è sbarrata
in attesa
che gli attimi diventino anni,
in letargo,
lì,
da dove evade solo la mente,
Quanto è banale
il tuo sorriso beffardo,
il tuo braccio insolente,
la tua violenza
che maschera la tua follia.
Quanto è banale il male
ingabbiato!
INSIEME
Libera,
ma per sempre marchiata
da distanze e muri
porti
nel tuo cuore
una chiave
per i confini che non fermano le paure
ma isolano
i colori.
Il passato,
un livido folle
senza riposo.
DENTRO
Le tue radici sono sempre
appigli e catene.
Le ali
tuttora spezzate.
Ma ormai ti senti a tuo agio
nel fallimento.
Sei diventato
come quelli prima di te,
come coloro che verranno dopo
Una superficie scivolosa.
DONO
Sbagliava,
per mettere insieme il
Dono,
perché gli avevano insegnato che
più era brava a sbagliare
più lui doveva pagare,
perché gli avevano insegnato
che era giusto rubare
per poter pagare
un’anima.
FOLCLORE
Mi racconta che
a 13 anni sua sorella ha fatto
una fuga d’amore
per sposarsi.
A 15 anni
la sua infanzia è fatta di
sbagli e figli.
BELL’ANIMA
Lui sorride,
nonostante il suo orizzonte sia di pietra e buio,
e i suoi passi siano muti,
Lui sorride,
nonostante il rumore assodante
dei cancelli e le porte senza maniglie.
Sorride
perché nella sua anima
vive ancora l’innocenza
dei suoi diciassette anni.
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