FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 54
gennaio/aprile 2020

Fiabe & Follia

 

ASCOLTARE, UNA RUBRICA
PER LE ORECCHIE 2.0

di Stefano Cardinali



Continua a brillare



Syd Barrett


Roger si diresse infuriato verso l’angolo dove Syd era andato a sedersi. Per buona parte del concerto e per tutta la durata dell’ultimo brano il chitarrista era rimasto in disparte accanto all’amplificatore continuando a suonare una sola nota, a tempo con gli altri tre ma titillando col plettro sempre la solita, monotona corda, con il medio della mano sinistra inchiodato sullo stesso tasto.
- Tu non stai bene, Syd! Te ne rendi conto? Tu devi farti curare! – Gli urlò Roger con fare minaccioso.
Allarmato dalla veemenza del bassista, Rick lasciò il suo posto al pianoforte per fermarlo: l’episodio stava prendendo una brutta piega.
Syd continuava a guardare Roger senza emettere una parola, lo sguardo perso negli occhi dell’amico e una smorfia simile a un sorriso stampata sulla bocca.
Roger, scuotendo la testa, si fece fermare da Rick che ora lo teneva per un braccio senza più stringere, come a sottolineare l’inutilità di quella reazione. Era l’ultimo brano del concerto e con Syd in quelle condizioni non ci sarebbero stati bis.

L’episodio è frutto della mia fantasia per quanto riguarda le reazioni del bassista e del tastierista dei Pink Floyd ma nasce dalla cronaca tristemente nota del comportamento di Syd Barrett. La sua inaffidabilità si era mostrata sin dall’inizio, da quando, cioè, nel ‘65 si era unito a Mason, Waters, Wright e al chitarrista Bob Klose – che presto lascerà, anima blues al cospetto di una svolta psichedelica – nel gruppo The Tea Set. La band cambierà il nome in The Pink Floyd Sound ispirandosi ai due bluesman preferiti da Syd: Pink Anderson e Floyd Council anche se in un’intervista dichiarerà che furono gli alieni a suggerire il nome. L’affermazione poteva far parte del corredo del musicista stravagante ma il suo comportamento instabile dopo i primi successi dell’album The Piper at the Gates of Dawn e del singolo See Emily Play/The Scarecrow comincerà ad allontanare il chitarrista dal gruppo. Infatti, nel successivo lavoro A Saucerful of Secrets, la mano di Barrett è quasi assente.



The Piper at the Gates of Dawn


A Saucerful of Secrets


Syd Barrett lasciò i Pink Floyd nel 1968 sostituito da David Gilmour. La band – che già aveva escluso la parola Sound dal nome – eliminerà l’articolo determinativo e adotterà una svolta musicale scostandosi sempre più dalla psichedelia e creando suoni e melodie più commerciali che la porteranno nella leggenda con circa 300 milioni di dischi venduti.

LSD o malattia mentale? Segni di pazzia alimentati da droghe sintetiche? Se l’assunzione di stupefacenti concesse a Barrett la visionarietà che caratterizzava il suo lavoro, gli effetti collaterali dell’acido lisergico e di chissà quanti altri tipi di droga condizionarono di sicuro il suo comportamento nella vita sociale. Invece molti concordavano nel dire che Barrett fosse davvero malato: qualcuno parlava di schizofrenia altri di bipolarismo. Il fatto certo è che subì un crollo psicologico e che fu quello ad allontanarlo dal gruppo fino ad abbandonarlo. Comincerà poi una carriera solista che si concretizzerà con due lavori in studio – The Madcap Laughs e Barrett, ambedue del 1970 – e da due live derivati da sessioni radiofoniche.

La seduta di lavoro stava durando più del previsto. Rick aveva registrato l’assolo finale della seconda parte di Shine On ma Roger, anche se il lavoro di missaggio era stato quasi completato, non era ancora soddisfatto del materiale per il disco che voleva celebrare Syd Barrett.
Quando la porta si aprì apparve un tizio grasso, sopracciglia e capelli rasati a zero. L’uomo reggeva una busta della spesa in mano. I tecnici e i componenti della band si guardarono con aria interrogativa: ognuno pensava che fosse un amico di qualcun altro e nessuno riconobbe il vecchio leader dei Pink Floyd.
- Sono venuto a darvi una mano – disse Syd – fatemi ascoltare qualcosa.
Solo allora tutti capirono chi fosse. Mentre David stentava a credere ai propri occhi, Roger si girò per nascondere l’emozione.
- Allora? Avrete pur registrato qualcosa! Fatemi sentire.
Il tecnico al mixer fece partire proprio il nastro di Shine On You Crazy Diamond.
Syd posò la busta della spesa a terra e alcune mele rotolarono sul pavimento. Non sembrò neanche accorgersene, preso com’era dall’ascolto del brano musicale.
- Ok, ok – disse l’ex chitarrista del gruppo dopo un paio di minuti – è roba vecchia, non fa per me.
Raccolse la frutta sparsa nello studio, la rimise nella busta e uscì senza neanche salutare.
Rick Wright volle rifare l’assolo che chiude il disco inserendo nei pochi secondi finali un accenno di See Emily Play.*


* Anche quest’ultima storia è di mia invenzione per quanto riguarda lo svolgersi ma l’episodio di Barrett che si presenta negli studi di registrazione di Abbey Road dove i Pink Floyd stavano completando l’album I Wish You Were Here è riportato da più fonti.


cardstefano@libero.it