FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 53
settembre/dicembre 2019

Immersioni

 

ISABEL GONZÁLEZ GIL, CORPO IN OMBRA

di Federica Silvino



Cuerpo en sombra (Corpo in ombra, 2018), è il titolo della prima silloge poetica di Isabel González Gil (Salamanca, 1982), data alle stampe nel 2018 a Madrid (Editorial Verbum). La maturità e la versatilità della giovane poetessa appaiono evidenti se si considerano l’ampio ventaglio di risorse espressive e il carattere sperimentale che caratterizzano l’intera raccolta. La profondità di questi versi e l’allontanamento dai tradizionali canoni espressivi e dalle tendenze più diffuse nella poesia spagnola attuale, come la “poesía de la experiencia” che rivolge lo sguardo verso la quotidianità e la descrive tramite un linguaggio chiaro e semplice, sono solo alcune delle ragioni che hanno portato l’inedito Cuerpo en sombra a ottenere il prestigioso Premio Internacional de Poesía “Gastón Baquero” nel 2017.

L’opera, suddivisa in cinque parti (dans le ciel sombre, dos, no cabe un corazón, las mujeres foca, escalas), presenta un linguaggio poetico riconoscibile, intenso, grazie al quale l’esperienza personale, “specchio rotto/ affilato dal tempo”, non viene semplicemente accettata e trasmessa al lettore, ma viene rielaborata attraverso atti espressivi schietti e concisi: “Tornare/ raccogliere i frammenti/ di un’immagine precedente/ con mano/ cieca/ sorda/ muta, intessuti di immagini vivide ma anche profondamente sensoriali, di luce e tenebre, realtà e sogno: “quanta nostalgia di giorni sognati, di passi in avanti in una Madrid immaginaria”.

La brevità del verso e, al contempo, la capacità espressiva e comunicativa delle parole spingono il lettore a riflettere sulla propria condizione, su quel pesante fardello fatto di memoria e passato, “di coscienze mute/ e stridenti”, di ferite e cicatrici che sono il risultato dello scorrere del tempo: “Se nel ricomporre scopri/ che non esisteva una forma iniziale/ unisci ciò che è assente, smarrito/ senza nascondere cicatrici e giunzioni”. Nei versi di Isabel González Gil non è contenuta soltanto l’esperienza di un singolo, ma è descritta la fragilità di ognuno di noi, dovuta al peso di contraddizioni, dolori, paure e continui smarrimenti: “Talvolta di notte ho perso la direzione/ sul fondo marino tutto s’inverte/ nulla è come sembra”.

Leggendo i versi contenuti in questa raccolta la riflessione si concentra spesso sul mistero del tempo: a tratti esso sembra offrirci infinite possibilità, il tempo è infatti “un dono per sfuggire all’irreparabile/ alla ragnatela dell’eterna sostanza”, ma nonostante tutto continua a schiacciarci con la sua irreversibilità, costringendoci a vagare tra le macerie delle nostre azioni passate e dei “ricordi felici/ imbalsamati/ immortalati in un gesto”, ricordi di cui con ostinazione cerchiamo di riappropriarci ma che inevitabilmente continuano a sfuggirci.




POESIE DI ISABEL GONZÁLEZ GIL
da Cuerpo en sombra
Editorial Verbum, Spagna, 2018


*

pájaro
que antes de atravesar el cristal
descender el hielo
tocar el manto cálido y áspero que nos sostiene
en órbita, en el enigma
besar su mano oscura
pájaro, que antes de perder la vertical
por el imán de la despedida
antes de la huida, fresco y salvaje
deseas ver el sol de la mañana
el sol de la medianoche
anegar una vez más tu mirada
en las turbias aguas
dar y obtener la moneda última


*

Uccello
che prima di attraversare il cristallo
calarti nel ghiaccio
toccare il mantello accogliente e ruvido che ci sostiene
in orbita, nell’enigma
baciare la sua mano oscura
uccello, che prima di perdere la direzione
per la calamita dell’addio
prima della fuga, riposato e selvaggio
desideri vedere il sole del mattino
il sole della mezzanotte
immergere ancora una volta il tuo sguardo
nelle acque torbide
dare e ottenere l’ultima moneta


BUTOH

Todos esos escombros
son restos de cuerpos
son restos de seres
aquí vimos nunca más veremos
hemos rechazado el órgano de la vista
no hay materia que llene la máscara
por compasión renunciamos
por compasión avanzamos hacia las tinieblas

El cuerpo
fue tejido de luz diurna
pero el sol se ha vuelto negro
la hora ha cesado
Bailamos hacia la oscuridad
en la entraña del día nada queda
nuestros recuerdos felices
embalsamados
perpetuados en un gesto

Busco entre los escombros mi cuerpo
dame la moneda para su máscara

Seis de agosto
Seis de agosto
El sol se volvió negro
Al caer la noche, los días siguientes
podían verse espectros en los rincones
mendigando su figura

Hoy por las calles de Hiroshima salen al anochecer
bailarines blancos


BUTOH

Tutte quelle macerie
sono resti di corpi
sono resti di persone
viviamo qui mai più vedremo
abbiamo rinunciato all’organo della vista
nessuna materia riempie la maschera
lasciamo perdere per compassione
per compassione avanziamo verso le tenebre

Il corpo
era intessuto di luce diurna
ma il sole si è oscurato
il tempo si è fermato
Balliamo verso il buio
nulla rimane nella profondità del giorno
i nostri ricordi felici
imbalsamati
immortalati in un gesto

Cerco il mio corpo tra le macerie
dammi la moneta per la sua maschera

Sei di agosto
Sei di agosto
Il sole si è oscurato
Al calare della notte, nei giorni seguenti
negli angoli si potevano vedere spettri
che imploravano il loro aspetto

Oggi per le strade di Hiroshima escono all’imbrunire
ballerini bianchi


*

Me he perdido algunas noches
en el fondo marino todo se invierte
nada es lo que parece
cuesta tanto llegar
tragar millas de agua negra
corales, algas
hasta dar con algo que sepa a tierra firme
abrir los ojos en el vientre de un árbol cálido
aunque allí cuelguen anclas, ahorcados
trozos de una red inservible
cuesta tanto llegar
todo para recomenzar cada mañana
el pie sobre la arena
el remo en la barca


*

Talvolta di notte ho perso la direzione
sul fondo marino tutto s’inverte
nulla è come sembra
è così difficile arrivare
ingoiare miglia di acque buie
coralli, alghe
fino a raggiungere qualcosa che sappia di terraferma
aprire gli occhi in grembo a un albero accogliente
anche se da lì pendono ancore, impiccati
lembi di una inutile rete
giungere è così difficile
tutto per ricominciare ogni mattina
il piede sulla sabbia
il remo nella barca


LA GEOMETRÍA OCULTA DE LAS CIUDADES

Los gatos, los niños y ciertos locos conocen la geometría oculta de las ciudades. Los he visto: siguen rastros invisibles, órbitas, siluetas y perfiles de un orden arbitrario, difuso; figuras en las alcantarillas, bordes, trazos, señales. No buscan el arriba con la mirada, por terrazas y azoteas, como los paseantes solitarios. En sus vuelos de aire les resulta indiferente el mundo de azoteas y ventanas.
Con su deriva antojadiza, involuntaria, de pájaro listo, rumian la suciedad de las calles, sienten crecer los árboles, pasean sus manos por la textura de las farolas y disfrutan del parloteo con estatuas. Saben que la belleza es asunto de la piel y que las pisadas se ensanchan al quedarse quietos. En los barrios más antiguos se convierten en arcángeles y a ratos mueren atravesados por una vertical aguda.
Hoy una lluvia medular, fortuita, cae como dádiva a los rastreadores. Qué irrupción súbita del cielo, qué urgencia de lo mínimo, cuánta nostalgia de ayeres inventados, de avances por una Madrid imaginaria.


L’OCCULTA GEOMETRIA DELLE CITTÀ

I gatti, i bambini e alcuni pazzi conoscono l’occulta geometria delle città. Li ho visti: seguono orme invisibili, orbite, sagome e contorni secondo un ordine arbitrario, confuso; figure nei tombini, negli spigoli, tracce, segnali. Non rivolgono lo sguardo verso l’alto, su tetti e terrazze, come i passeggiatori solitari. Mentre volteggiano nell’aria sono indifferenti al mondo di tetti e finestre.
Con la loro eccentrica deriva, involontaria, di abile uccello, riflettono sulla sporcizia delle strade, sentono crescere gli alberi, le loro mani passano sulle colonne dei lampioni e si divertono a chiacchierare con le statue. Sanno che la bellezza è questione di pelle e che le orme si allargano quando si resta immobili. Nei quartieri più antichi diventano arcangeli e a tratti muoiono attraversati da un’acuta verticale.
Oggi una pioggia midollare, accidentale, scende come omaggio per gli esploratori. Che improvvisa irruzione dal cielo, che urgenza dell’impercettibile, quanta nostalgia di giorni sognati, di passi in avanti in una Madrid immaginaria.


*

Impura, heterogénea
hecha de retales
de conciencias mudas
y estridentes
tejida de ti
de botines y despojos
nostalgias, brotes tercos
pavores, huellas
latitudes puras, souvenirs
madejas, marcas, pistas
sola, múltiple


*

Impura, eterogenea
fatta di ritagli
di coscienze mute
e stridenti
intessuta di te
di bottini e spoglie
nostalgie, impeti ostinati
paure, tracce
latitudini pure, souvenir,
matasse, segni, indizi
sola, plurima


ARGOS

No te identificas con la esclava
ni con la ninfa raptada y perseguida
o la esposa vengativa

eres los cien ojos del guardián

a ver quién te explica
tu lugar en la historia

sin asustar a la lectora que ha de crecer
pero recordando las ninfas son perseguidas
las amantes esclavas las esposas vengativas la doncella deificada

y los cien ojos de Argos están puestos en ti


ARGO

Non ti identifichi con la schiava
né con la ninfa rapita e perseguitata
o con la sposa vendicativa

sei i cento occhi del guardiano

vediamo chi ti spiega
il tuo posto nella storia

senza spaventare la lettrice che deve crescere
ma ricordando che le ninfe sono perseguitate
le amanti schiave le spose vendicative la fanciulla divinizzata

e i cento occhi di Argo sono puntati su di te


*

Volver
recoger los fragmentos
de una imagen precedente
con mano
ciega
sorda
enmudecida

espejo roto
que el tiempo ha afilado

inventar una historia donde encajen
devolver las prestadas a sus dueños

todas parecen piezas sobrantes o faltantes


*

Tornare
raccogliere i frammenti
di un’immagine precedente
con mano
cieca
sorda
muta

specchio rotto
che il tempo ha affilato

inventare una storia in cui siano connessi
restituire quelle prestate ai loro padroni

sembrano tutti ritagli avanzati o mancanti


KINTSUGI

1

Si al recomponer descubres
que no hubo forma primera
enlaza lo ausente, lo perdido
sin ocultar cicatrices y junturas

2

No basta encontrar el filo, la línea
quebrada, el lugar de la caída
si no hallas un material que las componga
un bálsamo de heridas irreparables

3

Un jarrón roto, un sillón raído
no ocultan su ser
acendran la mirada en el objeto


KINTSUGI

1

Se nel ricomporre scopri
che non esisteva una forma iniziale
unisci ciò che è assente, smarrito
senza nascondere cicatrici e giunzioni

2

Non basta trovare il filo, la linea
spezzata, il luogo della caduta
se non recuperi il materiale per ricomporle
balsamo di ferite insanabili

3

Un vaso rotto, una poltrona consunta
non nascondono la loro essenza
sull’oggetto affinano lo sguardo


*

Si todo tiempo es eternamente presente,
todo tiempo es irredimible

T.S. ELIOT

Tal vez el tiempo sea un don
una delicadeza
tiempo y tacto
un don para escapar a lo irreparable
a la tela de araña de la sustancia eterna
como la resina a la corteza cura
tiempo dentro del tiempo
tal vez el tiempo sea el ancla
de los fondos
y nos ha sabido siempre
reparar desde el origen
tal vez esa sombra
el tacto


*

Se tutto il tempo è eternamente presente,
tutto il tempo è irredimibile

T.S. ELIOT

Forse il tempo è un dono
una gentilezza
tempo e tatto
un dono per sfuggire all’irreparabile
alla ragnatela dell’eterna sostanza
come la resina che ha cura della corteccia
tempo all’interno del tempo
forse il tempo è un’ancora
sul fondo
e dall’origine ci ha saputo
sempre proteggere
forse quell’ombra
il tatto


Traduzione dallo spagnolo di Federica Silvino




Isabel González Gil
è nata a Salamanca nel 1982 e vive a Madrid, dove si è laureata e insegna all’Università Complutense Teoria della letteratura e Retorica e letteratura comparata. Ha vissuto in Francia sette anni, studiando e lavorando alle Università di Lione e di Nizza. Prima del suo esordio poetico avvenuto con la raccolta poetica Cuerpo en sombra (Verbum, Madrid, 2018 – Premio “Gastón Baquero” 2017) ha pubblicato poesie su riviste e antologie.


federicasilvino@yahoo.it