FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 53
settembre/dicembre 2019

Immersioni

 

IMMERSIONE NEL FUTURO
(Apnee, incubi, e altre amenità)

di Mauro Macario



OUVERTURE

Troppi
eravamo troppi
ora va meglio
non c’è più nessuno
ecce homo
solo a nominarlo
rido a crepapelle
l’alba sorge sul deserto
un silenzio tombale
rallegra l’universo
la notte stende un velo
sulla memoria infame
di una civiltà bulimica
che ha inghiottito tutto
anche la propria bocca
sulla brace del pianeta
puoi sentire l’odore
di quel cosmico barbecue
che ha risolto ogni problema
infilzando allo spiedo
filosofie
religioni
opere d’arte
romantici amori
per servirli inceneriti
a un desco inanimato.


GALILEA NEWS

Rinvenuto un corpo senza vita
sulla spiaggia del Mar Rosso
il cadavere presenta una ferita
al costato
e il capo è cinto da una corona di spine
né la ferita né la corona di spine
sembrano essere la causa della morte.

Eseguita stamane l’autopsia
del cadavere trovato sulla spiaggia
dallo stomaco è stato estratto
un sacchetto di plastica.
Il medico legale ha dichiarato
senza ombra di dubbio
che quell’involucro ingerito
ha causato la morte dello sconosciuto.


INTERVISTA DEL GIORNO DOPO

Occorreva estinguersi
un atto dovuto di eutanasia planetaria
perché l’umanità era a uno stadio terminale
e agli empori commerciali
gli stupefacenti non funzionavano più
dietro il paradiso per pochi
c’era il cimitero per tutti
con le tombe già aperte
per accogliere il popolo
ordinato
in fila
con le pentole
i materassi
l’assicurazione
i giocattoli elettronici
e il kit di sopravvivenza informatica

Occorreva estinguersi
non distinguersi
tra l’homo sapiens
e l’homo tecno
c’era l’homo media
che serviva come studio
per l’homo protesis
rifatto in tutti i suoi organi
cervello compreso
fu il caos
perché il demente andò al potere
mentre il genio spazzava le strade

Occorreva estinguersi
nessuno diceva più buongiorno
né arrivederci e grazie
questo fu il segnale
di un regresso antropologico irreversibile
al mancato saluto cresceva l’odio sociale
alla fine fu una rissa generale
le ambulanze prelevavano i cadaveri
e li smaltivano nelle discariche pubbliche
tutto è imploso
in una volontà strisciante di morte
mentre le multinazionali
prendevano per mano i bambini
per salvarli nell’Arca del terzo millennio
Kirye Eleison! Kirye Eleison! Chrysler Turbo!
e farne uomini di domani

Occorreva estinguersi
lo diceva sempre la mia mamma
che pur dedita a procreare
aveva più buon senso
dei nostri governanti
che incitavano a far figli
perché il paese era troppo vecchio
occasione unica
per spegnersi come una candela
colando a poco a poco
vecchio dopo vecchio
senza catastrofi naturali
e ora
diamoci da fare
prima che rinasca l’uomo.

Occorreva estinguersi
per le strade si incrociavano occhi come gelide biglie
l’inimicizia tra i simili rivelava
l’interruzione della solidarietà
l’emergente cancellazione umanistica
trovava tutti d’accordo
s’era così realizzata l’agognata unità delle masse
e la Natura con un colpo di tosse
se ne sbarazzò liberando il creato da quell’omicciolo
spuntato in una fase aberrante della catena evolutiva
ma a dire il vero
più che la furia degli elementi
poté lo sguardo del vicino di casa.


RESEZIONE A REGOLA D’ARTE

- Le sue condizioni generali
implicano un’operazione salvavita.
- Allora è grave, dottore ?
- È indispensabile eliminare
le cause dei danni subiti.
Come poeta lei ha visto cose
che non esistevano. Non è colpa sua.
È dipeso da un difetto della cornea
presente fin dalla nascita.
Bisogna togliere gli occhi.
- Ha ragione, dottore. Ci ho pensato
spesso e ne convengo.
- Poi c’è il suo povero cuore
che ha già sofferto troppo
sussulti
palpitazioni
dispiaceri
lacrime
è bene toglierlo.
- Grazie dottore, lei è un santo.
- Più sotto c’è un altro problema.
L’organo sessuale è stato usato e abusato
nella sensualità mistica. Lei ha scambiato
la donna per un altare. L’amplesso
lo ha vissuto come atto liturgico
e visto i risultati deludenti della controparte
è bene tagliarlo.
- Lei è un chirurgo, sa cosa deve fare
per salvarmi la vita.

Mi hanno tolto tutto
miraggi
sogni
speranze
fantasie
adesso sto molto meglio
mi sento più leggero
è rimasta solo la pelle
un inserviente è passato
e l’ha buttata nel cestino
tra i rifiuti ospedalieri
di infima provenienza.


SMEMORANDA

Tu dovevi restituire la Terra
come ti era stata consegnata
secondo le norme vigenti
tra inquilino e locatore
invece la bottiglia di carbonio
che hai lanciato in mare
ha rotto il contratto
e l’onda amniotica s’è infranta
spargendo liquami morti
la casa comune non è più abitabile.

Tu dovevi far respirare il cielo
senza taglio cesareo
da quel ventre i suoi figli
ora muoiono prima di nascere
prova a suturare oltre le nubi
se ci riesci.

Tu dovevi amare le piante
come sorelle silenziose
che aprono le finestre
sbattono i tappeti
tolgono la polvere
lavano i pavimenti
guarda il tuo petto
salire e scendere
è un miracolo domestico
non bruciarle come streghe sul rogo
non hai il potere
di creare il respiro successivo.


VIALE DEL TRAMONTO

No, non c’è più nessuno
ma quel che è peggio
oltre i morti sparsi un po’ ovunque
come alla Biennale di Venezia
sono le memorie che se ne vanno via
scivolando nelle rogge limacciose
lordandosi d’un marciume infetto
le memorie laudate siano della nostra parte migliore
che pensavamo fossero degne di una relativa eternità
o di un pietoso rispetto per lo spreco dei gesti grandiosi
o di un attestato d’innocenza per come i sogni svanirono
lasciandoci desertificati nella nostra parte peggiore
qui c’è stata la morte fisica globale
d’accordo
ma prima c’eravamo già consegnati
a una cremazione morale prepagata
metamorfosi di una dignità di esistere
in vacuità ammassata nei magazzini
di merce inerte
chiaramente offensiva nella sua incalcolabile longevità
perché secoli di cultura erano stati cancellati
da un’amnesia collettiva preparata a tavolino
che sostituì la letteratura con l’economia
creando i presupposti di un’implosione simultanea
ai quattro angoli del globo
eppure quelle memorie sono tutto quello che abbiamo
un cortocircuito d’illusioni che ci ha sbalzato dalla coscienza a terra
per risvegliarci avvinghiati allo scheletro radioattivo
che illumina la notte del mondo ora tornato al suo primitivo esordio.

E già si odono i primi grugniti di una civiltà a venire.


Sarzana, ottobre 2019


macmau47@yahoo.it