FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 48
gennaio/aprile 2018

Piccolo & Grande

 

GIANCARLO BARONI
I merli del giardino di San Paolo e altri uccelli

di Alessio Brandolini



Già pubblicato nel 2009 viene ora riproposto, in una nuova versione ampliata e arricchita, il libro di poesia I merli del giardino di San Paolo e altri uccelli di Giancarlo Baroni (Parma, 1953). Belle le illustrazioni di Vania Bellosi e Alberto Zannoni, così come sono utili al lettore le prefazioni di Luigi Bacchini e Fabrizio Azzali.
Non solo merli ma anche aironi, colibrì, anatre, beccaccini, falchi di palude…e l’autore conferma la scrupolosa e appassionante attenzione alla natura, ai dettagli ornitologici e, quindi, la sua capacità di concentrarsi sui particolari visivi (colori, forme, paesaggi) e sonori: il canto degli uccelli, il rumore del vento che passa tra le foglie, i passeri che becchettano, saltellando senza sosta e leggeri come piume. Ma l’ironia gioiosa fa sì che la fantasia abbia la sua parte e allora gli uccelli iniziano a parlare, criticano un po’ tutto, spettegolano come vecchie bonarie comari. Raffinata leggerezza poetica che ci spinge a viaggiare nel tempo e nello spazio, presi allegramente a spintoni da un umorismo che fa sorridere e riflettere, che scandaglia a piccoli tocchi d’ali il fondo delle nostre emozioni, i legami (sospesi/smarriti?) tra una persona e un bosco, o un albero, o un semplice ramo: trampolino di volatili e insetti. E poi, a sorpresa, quella calma assoluta dell’uccello che centrato da un cacciatore precipita sulla terra, indifferente alla morte. Si resta sospesi, partecipi e colpiti.

Qui non c’è l’affanno del dire: il viaggio deve essere leggero per spingersi lontano, per giungere a destinazione e occorre alzarsi in volo anche se lo scopo è soltanto quello (e non è poco) di riuscire a camminare eretti sulla terra senza smarrirsi/frantumarsi tra la carie che corrode i tronchi, tra i mali del mondo e del pianeta e ce ne sono di quelli che inquietano e sconvolgono consuetudini e paesaggi secolari: “Quali uccelli verranno/ dopo di noi/ e quali piante?”. Procedere con prudenza ma con la schiena dritta perché consapevoli che da “predatore a preda/ il passo è breve/ basta solo una svista” e chi inquina è un essere inquinato, chi uccide un uomo morto. Ci s’innalza e si vola via da sé stessi come un uccello migratore che si sposta da un punto all’altro del mondo, cambia ambiente e costruisce un nuovo nido, genera la vita e da altri becchi usciranno altri suoni, altri canti. Se l’elemento del volo è l’aria, lo spazio infinito, il fulcro del libro di Baroni è l’ex monastero di San Paolo a Parma che fu centro di alta cultura e di spiritualità, con gli affreschi del Correggio, il giardino nascosto dalle mura del convento.

L’intensità di percezione e di ascolto si fa musica, talvolta persino ruvida ma sempre imprescindibile che non copre, ma accompagna i suoni reali della vita. Versi asciutti e rapidi, come scritti con il bulino su una roccia antica che puntano all’essenziale, a produrre immagini nitide che possano, con pochi e precisi tocchi, ricreare uno scenario, un enigma, lo svelarsi “di nuovi segnali di vita”, un evento storico come quello di Federico II di Svevia che nel 1248 prova a conquistare Parma e viene duramente sconfitto.

Dal minuscolo colibrì a un esercito possente e minaccioso, dall’agile volo di un falco a un canarino chiuso in gabbia: dal piccolo al grande. Ogni evento ha la sua importanza, i suoi particolari da raccontare. Una lieve emozione o il rapido volo di un'aquila che fende l’aria come un vascello può scatenare una pioggia di immagini, una geografia celeste o una visione quasi mistica simile a quella dei pettirossi che sotto la pioggia “sembrano grumi sanguinanti”. I rapaci esplorano il territorio e con le loro prodezze acrobatiche mettono in piedi uno spettacolo mozzafiato e nel frattempo allungano lo sguardo in cerca di una preda e poi, a becco spianato e “ad ali semichiuse/ in un lampo vi scagliate sul bersaglio/ conficcate le unghie nella carne/ gli spezzate il collo”. Tanto per far capire al lettore che qui la natura non è di tipo pascoliano: non consola né rasserena ma è parte di noi, nella gioia e nella tragedia. Non c’è nulla di decorativo o artificioso e gli uccelli, che sono “sempre i primi/ pensieri del mondo” (Giorgio Caproni), appaiono fraterni al destino umano.


Giancarlo Baroni, I merli del giardino di San Paolo e altri uccelli, prefazioni di Pier Luigi Bacchini e Fabrizio Azzali, illustrazioni di Vania Bellosi e Alberto Zannoni, Grafiche STEP editrice, 2016, pp. 80, euro 10.




POESIE DI GIANCARLO BARONI
da I merli del giardino di San Paolo e altri uccelli


VOCI

*

Qualche volta vi nascondete dietro le nuvole
facendo finta di essere scomparsi.
Allora noi cerchiamo dappertutto
vi preghiamo di tornare
inventiamo mille promesse.
Là in alto intanto voi ve la ridete
di noi che gridiamo
che fingiamo di invocarvi come ossessi.

*

Ce ne infischiamo della nebbia
che foriamo col becco
oppure graffiamo con le unghie
così da volare dall’altra parte.

Attraverso la nebbia inviate
comunque fino qui le vostre voci
di cui a fatica comprendiamo
la vera provenienza.


RAPACI

*

La curva delle ali consente
all’aria di imprimervi una spinta
verso l’alto. Come alianti
esplorate il paesaggio
in cerca di una preda.
Ad ali semichiuse
in un lampo vi scagliate sul bersaglio
conficcate le unghie nella carne
gli spezzate il collo.

*

Durante le nozze vi esibite
in parate mozzafiato. Stretti
come un unico corpo con gli artigli
disegnate nel cielo piroette
e danze acrobatiche.

*

Spiegateci perché
gli Egizi che innalzarono
i monumenti più belli
avevano come simbolo
dei loro faraoni
la testa adunca del falco?


RONDINI

L’amore? Chiedetelo alle rondini
attraversano il deserto per ritrovarsi qui.
Allora si inseguono garriscono virano per cercarsi
appena più in là, sembrano infaticabili.
Accovacciati sopra ai nostri rami
volentieri le scrutiamo fra le foglie,
curiosi nel frattempo di imparare
tentando qualche volta di imitarle.


DA UN OCEANO ALL’ALTRO

Percorrete distanze illimitate
da un continente all’altro
da un oceano all’opposto,
scegliete la mitezza del clima
gli ambienti meno ostili.
Disegnate viaggiando
una specie di V, un cuneo
che si infila nell’aria.
Se qui ci fosse cibo a sufficienza
forse non partireste. Sbagliamo
a credere vi spingano
smanie di libertà. In volo quanti
di voi moriranno? chi resta
passerà l’inverno
cercando di sopravvivere.


IL FAGIANO BRUNO

Ieri lungo il torrente innevato
camminava un fagiano colorato di bruno.
Attorno al greto assolato nessuno
solo il freddo specchiarsi dell’ansa
il cercarsi testardo dei rovi
l’improvviso svelarsi di nuovi segnali di vita.
Una trama di passi uguali una scia inconcludente,
un lento avvicinarsi al niente.





Giancarlo Baroni
è nato a Parma, dove abita, nel 1953.
Ha pubblicato due romanzi brevi, qualche racconto, un testo di riflessioni letterarie e sei libri di poesia. Le ultime due raccolte di versi sono: I merli del Giardino di san Paolo e altri uccelli (Mobydick editore, 2009; nuova edizione illustrata e ampliata, Grafiche STEP Editrice, 2016, prefazioni di Pier Luigi Bacchini e Fabrizio Azzali) e Le anime di Marco Polo (Book Editore, 2015). Nel 2009, 2010 e 2011 ha letto a “Fahrenheit” (Rai Radio 3) diverse sue liriche, alcune in occasione del Festival della Filosofia di Modena.
Per quasi vent’anni ha collaborato alla pagina culturale della “Gazzetta di Parma”. Sue poesie sono presenti in siti, blog e riviste cartacee e on line. Sul sito letterario Italian Poetry le poesie sono accompagnate da una traduzione in lingua inglese del poeta Max Mazzoli. Sulla rivista on line “Pioggia Obliqua. Scritture d’arte” cura una pagina intitolata “Viaggiando in Italia”.

(Foto di Edoardo Fornaciari)


alexbrando@libero.it