FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 47
luglio/dicembre 2017

Mezzanotte

 

L'ANGOLO DI ED

a cura di Giuseppe Ierolli



Tu - non sei così bella - Mezzanotte


J415-F427

Sunset at Night - is natural -
But Sunset on the Dawn
Reverses Nature - Master -
So Midnight's - due - at Noon -

Eclipses be - predicted -
And Science bows them in -
But do One face us suddenly -
Jehovah's Watch - is wrong -

    Il Tramonto di Sera - è naturale -
Ma un Tramonto all'Alba
Capovolge la Natura - Signore -
Così Mezzanotte - diventa - Mezzogiorno -

Le Eclissi sono - previste -
E la Scienza a loro s'inchina -
Ma fa che Una si affacci all'improvviso -
L'Orologio di Geova - è guasto -

È normale morire (tramontare) da vecchi (di sera). Ma se la mezzanotte arriva nel pieno del giorno, allora la natura è sovvertita. La morte è temuta ma prevista e ad essa siamo, volenti o nolenti, sottomessi. Ma se arriva all'improvviso, imprevista, ci fa pensare che l'orologio del creatore si sia guastato.

 

J419-F428

We grow accustomed to the Dark -
When Light is put away -
As when the Neighbor holds the Lamp
To witness her Good bye -

A Moment - We uncertain step
For newness of the night -
Then - fit our Vision to the Dark -
And meet the Road - erect -

And so of larger - Darknesses -
Those Evenings of the Brain -
When not a Moon disclose a sign -
Or Star - come out - within -

The Bravest - grope a little -
And sometimes hit a Tree
Directly in the Forehead -
But as they learn to see -

Either the Darkness alters -
Or something in the sight
Adjusts itself to Midnight -
And Life steps almost straight.

    Ci abituiamo al Buio -
Quando la Luce è messa via -
Come quando la Vicina regge il Lume
Per testimoniare il suo Arrivederci -

Un Momento - facciamo un passo incerti
Per la novità della notte -
Poi - adattiamo la Vista al Buio -
E affrontiamo la Via - eretti -

E così è per più grandi - Oscurità -
Quelle Notti della Mente -
In cui nessuna Luna svela un segno -
O Stella - appare - dentro -

I più Coraggiosi - brancolano un po' -
E talvolta picchiano contro un Albero
In piena Fronte -
Ma fa che imparino a vedere -

Che sia l'Oscurità a cambiare -
O qualcosa nella vista
Che si adatta alla Mezzanotte -
E la Vita s'incammina quasi diritta.

Il nostro istinto di sopravvivenza ci aiuta nell'abituarci alle situazioni più negative. Come l'occhio si abitua pian piano al buio finché riesce a vedere, così riusciamo ad affrontare anche oscurità ben più grandi, "Those Evenings of the Brain" (Quelle Notti della Mente) che ci attanagliano quando né uno spicchio di Luna né una pallida stella ci aiutano a "vedere". Anche chi crede di riuscire a superare facilmente queste oscurità interiori brancola, sbatte la fronte contro un albero. Ma poi, bene o male, presto o tardi, riusciamo a scorgere qualche barlume, o perché ne abbiamo trovato la forza dentro di noi o perché la tenebra si è un po' attenuata, e riusciamo a incamminarci nuovamente, più o meno "diritti", per la via dell'esistenza.
Le prime due strofe introducono il tema del buio in senso atmosferico. La terza chiarisce di quali oscurità si vuole effettivamente parlare. Le ultime due utilizzano metafore riferite al buio atmosferico, che si adattano mirabilmente a quello della mente. Nella quarta c'è un esempio di come ED sappia variare i registri della sua scrittura: passiamo dall'algida immagine delle notti della mente che nessuna Luna o stella può illuminare, a un prosaicissimo urtare la fronte contro un albero.

 

J425-F428

Good Morning - Midnight -
I'm coming Home -
Day - got tired of Me -
How could I - of Him?

Sunshine was a sweet place -
I liked to stay -
But Morn - did'nt want me - now -
So - Goodnight - Day!

I can look - cant I -
When the East is Red?
The Hills - have a way - then -
That puts the Heart - abroad -

You - are not so fair - Midnight -
I chose - Day -
But - please take a little Girl -
He turned away!

    Buongiorno - Mezzanotte -
Sto tornando a Casa -
Il Giorno - si è stancato di Me -
Come potrei Io - di Lui?

La luce del sole era un dolce luogo -
Mi piaceva starci -
Ma il Mattino - non mi voleva - ormai -
Così - Buonanotte - Giorno!

Posso guardare - dai -
Quando è Rosso ad Oriente?
Le Colline - hanno un aspetto - allora -
Che fa traboccare - il Cuore -

Tu - non sei così bella - Mezzanotte -
Io scelsi - il Giorno -
Ma - per favore prendi una Ragazzina -
Che Lui ha cacciato via!

Semplice. Senza ellissi, senza oscure metafore. Ma bellissima. Le bellezze del giorno, della vita, fanno traboccare il cuore. Ma lo fa traboccare anche quel verso: "You - are not so fair - Midnight -", semplicissimo e bellissimo come la melodia finale del "Götterdämmerung" wagneriano o l'ultima aria della Marescialla nel "Rosenkavalier" di Richard Strauss, entrambe così cariche di dolcezza e rimpianto. Così come il rovesciarsi, e il concludersi, del primo verso nell'ottavo: "Good Morning - Midnight - [...] Goodnight - Day!".
Per quasi tutte le poesie della Dickinson è molto bello addentrarsi nei meandri dei significati nascosti e nelle metafore più o meno scoperte che le animano. Questa è una di quelle che vanno soltanto lette.

 

J510-F355

It was not Death, for I stood up,
And all the Dead, lie down -
It was not Night, for all the Bells
Put out their Tongues, for Noon.

It was not Frost, for on my Flesh
I felt Siroccos - crawl -
Nor Fire - for just my marble feet
Could keep a Chancel, cool -

And yet, it tasted, like them all,
The Figures I have seen
Set orderly, for Burial,
Reminded me, of mine -

As if my life were shaven,
And fitted to a frame,
And could not breathe without a key,
And 'twas like Midnight, some -

When everything that ticked - has stopped -
And Space stares all around -
Or Grisly frosts - first Autumn morns,
Repeal the Beating Ground -

But, most, like Chaos - Stopless - cool -
Without a Chance, or Spar -
Or even a Report of Land -
To justify - Despair.

    Non era la Morte, perché ero diritta,
E tutti i Morti, giacciono distesi -
Non era la Notte, perché tutte le Campane
Sfoderavano i loro Batacchi, per il Mezzodì.

Non era il Gelo, perché sulla Carne
Sentivo Scirocchi - strisciare -
Né il Fuoco - perché da soli i miei piedi di marmo
Avrebbero mantenuto un Presbiterio, fresco -

Eppure, sapeva, di tutto questo,
Le Figure che avevo visto
Composte, per la Sepoltura,
Mi ricordavano, la mia -

Come se la mia vita fosse stata piallata,
E incastrata in una cornice,
E non potessi respirare senza una chiave,
Ed era un po', come a Mezzanotte -

Quando tutto ciò che ticchetta - si è fermato -
E lo Spazio guarda fisso tutt'intorno -
O geli Orribili - i primi mattini d'Autunno,
Si appropriano del Suolo Palpitante -

Ma, più di tutto, come il Caos - Incessante - freddo -
Senza una Possibilità, o un Pennone -
O almeno un Annuncio di Terra -
A giustificare - la Disperazione.

Un momento d'angoscia, di svuotamento dell'anima, di gelo interiore, fissato sulla carta con immagini, quasi delle istantanee, che cercano di descriverne la natura. Come quasi sempre nelle poesie di ED si inizia in medias res, senza nominare l'oggetto della poesia. Nei primi otto versi, quattro no, quattro descrizioni, fulminee e immaginifiche, di ciò che "non" è ciò di cui stiamo parlando. Non è la morte (io sono ben diritta in piedi, i morti sono distesi), non è la notte (le campane suonano a distesa il mezzogiorno), non è il gelo (sento i caldi venti di scirocco che strisciano sulla carne), e non è nemmeno il fuoco, perché i miei piedi di marmo potrebbero da soli rinfrescare l'intero spazio di un presbiterio. E poi, finiti i "non" ecco che passiamo a ciò che invece può ricordare, può somigliare a quello che proviamo. La composta fissità dei morti, così simile a questa gelida costrizione che sentiamo dentro, come se fossimo stati a forza incastrati in una cornice, e solo una chiave che ci liberi potrebbe permetterci di respirare. L'immagine della mezzanotte (il momento del buio contrapposto al solare mezzogiorno) che fa cessare ogni vita, quasi arriva a fermare il tempo (ogni cosa che ticchetta) o le prime gelate d'autunno, tremende perché sorprendono il suolo ancora palpitante di vita ("Repeal" significa letteralmente "abrogare" "cancellare qualcosa che esisteva prima" - qui il significato è "cancellare la vita dal suolo" e mi è sembrato corretto renderlo con "appropriarsi"). Poi c'è l'ultima strofa, con quel "most" che sottolinea la similitudine più vera: il caos, incessante, freddo (nel senso di insensibile, indifferente), dove non esistono possibilità di salvezza, pennoni che aiutino chi naviga in questo mare infido e incomprensibile, e nemmeno un accenno di terra che possa almeno giustificare la disperazione di rendersi conto di non riuscire ad arrivarci. Nemmeno questo, nemmeno la disperazione è concessa, in un caos dove non c'è posto per l'uomo.
Poesia che chiude tutte le porte, persino quelle, tremende ma umane, della disperazione.

 

J710-F765

The Sunrise runs for Both -
The East - Her Purple Troth
Keeps with the Hill -
The Noon unwinds Her Blue
Till One Breadth cover Two -
Remotest - still -

Nor does the Night forget
A Lamp for Each - to set -
Wicks wide away -
The North - Her blazing Sign
Erects in Iodine -
Till Both - can see -

The Midnight's Dusky Arms
Clasp Hemispheres, and Homes
And so
Upon Her Bosom - One -
And One upon Her Hem -
Both lie -

    L'Alba fa il suo corso per Entrambi -
L'Est - la Sua Purpurea Fedeltà
Serba per la Collina -
Il Mezzogiorno dispiega il suo Azzurro
Finché un'Unica Ampiezza copra i Due -
Tanto lontani - sempre -

Né la Notte dimentica
Di disporre - una lampada per Ciascuno -
Lucignoli a remote distanze -
Il Nord - il Suo ardente Segno
Innalza nel Violetto -
Finché Entrambi - possano vederlo -

Le Oscure Braccia della Mezzanotte
Stringono Emisferi, e Dimore
E così
Sul Suo Petto - l'Uno -
E l'Altro sul Suo Bordo -
Entrambi giacciono -

I due sono a distanze remote l'uno dall'altra, tanto che anche le ore sono per loro diverse, quando l'uno giace nel cuore della notte l'altra giace al bordo della stessa notte. Ma la natura riesce in qualche modo a riunirli, sia perché vedono allo stesso modo le albe, i tramonti, i giorni, le notti, sia perché il mezzogiorno si estende a tale ampiezza da comprenderli entrambi, così come il settentrione rifulge nell'ardente segno dell'aurora boreale, visibile a tutt'e due.
Molto bella anche dal punto di vista sonoro, con molte allitterazioni che, ovviamente, si perdono nella traduzione: verso 1 "sunrise runs"; verso 4: "noon unwinds"; verso 6: "remotest still" ("still" vuol dire "ancora" ma anche "sempre", qui ci stanno bene entrambi i significati; il primo lascia qualche speranza, il secondo sembra più definitivo); verso 9: "wicks wide away"; verso 14: "clasp hemispheres, and homes".
Errante riporta in nota due ipotesi sull'identità dell'altro: "Per il Whicher, Emily pensa al Wadsworth, che si trovava allora in California; per la Patterson, Emily pensa a Kate Scott, che si trovava allora in Europa. Ma quante altre congetture del genere si potrebbero escogitare?" Errante ha ragione; sapere chi può essere la persona a cui ED si riferiva (sempre che pensasse a qualcuno in particolare) non toglie né aggiunge nulla a questa bellissima poesia.

 

J721-F743

Behind Me - dips Eternity -
Before Me - Immortality -
Myself - the Term between -
Death but the Drift of Eastern Gray,
Dissolving into Dawn away,
Before the West begin -

'Tis Kingdoms - afterward - they say -
In perfect - pauseless Monarchy -
Whose Prince - is Son of none -
Himself - His Dateless Dynasty -
Himself - Himself diversify -
In Duplicate divine -

'Tis Miracle before Me - then -
'Tis Miracle behind - between -
A Crescent in the Sea -
With Midnight to the North of Her -
And Midnight to the South of Her -
And Maelstrom - in the Sky -

    Dietro di Me - sprofonda l'Eternità -
Davanti a Me - l'Immortalità -
Io - il Confine fra le due -
La Morte solo il Fluire di Grigio d'Oriente,
Che si dissolve in Aurora,
Prima che l'Ovest appaia -

C'è un Regno - dopo - dicono -
In perfetta - ininterrotta Monarchia -
Il cui Principe - di nessuno è Figlio -
Lui stesso - la Sua Dinastia Senza Tempo -
Sé - da Sé diversifica -
In Duplicato divino -

È Miracolo davanti a Me - allora -
È Miracolo dietro - in mezzo -
Una Falce di Luna nel Mare -
Con Mezzanotte al Suo Nord -
E Mezzanotte al Suo Sud -
E il Maelstrom - nel Cielo -

Ricca di suggestioni, dubbi teologici, immagini che appaiono e scompaiono come il grigio d'oriente.
Non siamo altro che un confine, là dove termina l'eternità che ci ha preceduti e l'immortalità che ci è promessa. La morte, ovvero la materializzazione di questo confine così effimero, ci coglie sempre in quella che a noi appare l'aurora della nostra esistenza, non ci dà mai il tempo di vedere quell'occidente che sappiamo esistere, ma che teniamo sempre lontano dai nostri pensieri.
E dopo, che accade? Si dice (questo eretico e dubbioso "they say" è una costante di ED quando parla del divino) che dopo ci sarà il regno eterno, con un principe assai singolare, padre e figlio allo stesso tempo, senza avi o posteri, che può diversificare la propria divinità solo replicando se stesso (al verso 9, come Bacigalupo e la Virgillito, ho tradotto "di nessuno è Figlio" visto che il più letterale "è Figlio di nessuno" - usato da Errante - ha in italiano una connotazione spregiativa).
E la vita, che ha un miracolo davanti a sé e un miracolo dietro di sé (l'immortalità che l'attende e l'eternità che l'ha preceduta) sta lì, nel mezzo, come un'effimera falce di luna che si rispecchia nel mare (qui ED dice "crescent", che propriamente sarebbe "luna crescente", ma nel Webster si legge "It is applied to the old or decreasing, in a like state." - quel "like state" è appunto una falce di luna sia crescente che calante - e poi mi piaceva "falce", perché ha una connotazione di morte che non sfigura) con la notte che incombe a sud e a nord e il maelstrom del dubbio che percorre il suo cielo.
La poesia è pervasa da una sensazione di incertezza che si esplicita in immagini sempre non definite: il grigio d'oriente che si dissolve, il "they say" del settimo verso, l'indefinibile pluralità e unità divina, la tremolante falce di luna sul mare, ma, soprattutto, da un'incertezza che chiamerei "topografica". Nella prima e nell'ultima strofa, infatti, appaiono indicazioni spaziali sempre diverse: nella prima, dietro, davanti, oriente, ovest; nell'ultima, davanti, dietro, nord, sud, sopra (il cielo). È un po' come se ci guardassimo smarriti intorno, con lo sguardo che si volge dappertutto, senza mai riuscire a trovare un punto fermo. Un'incertezza che viene ulteriormente accresciuta nell'ultimo verso, dove il maelstrom (un termine nordico che indica un gorgo, un vortice, un mulinello nel mare) drammatizza d'improvviso l'apparente, anche se fuggevole, placida immagine della luna che si specchia nel mare, ma trasportando in cielo questo fenomeno marino, che diventa metafora del vorticoso e inafferrabile scorrere della vita ma anche dell'accavallarsi di dubbi e domande che scorrono nell'animo dell'uomo quando rivolge in alto il suo sguardo.

 


Le poesie di Emily Dickinson non hanno un titolo, a parte rarissime eccezioni. I numeri che le precedono si riferiscono alla numerazione attribuita nelle due edizioni critiche, curate rispettivamente da Thomas H. Johnson nel 1955 ("J") e da R. W. Franklin nel 1998 ("F").


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