FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 44
ottobre/dicembre 2016

Varchi & Barriere

 

VARCHI & BARRIERE

di Giorgio Mobili



VARCHI

C’è una strana latenza nell’aria
un cedimento da dentro le cose
e ci appare letargico il clic del perché
come quando si spiega
ai duri d’orecchio.

Proviamo a rievocare i bei tempi
a ritornare sui nostri percorsi
e parlando di loro nel vecchio caffè
forse si tornerà a vibrare
come allora.


DOPO LE ESEQUIE

È freddo da un’ora, e c’è già chi assicura
era una brava persona
cieco all’entità dei danni arrecati
come i padri migliori

Alle esequie si stona – che cos’è quello sparo
d’azzurro dietro i lauri?
Che insista dall’addome del Po
il vecchio spaccio di ore:

oggi il pensiero – è una raggiante orizzontalità
dopo chiusura appuntamento al casello
puntiamo i mari del Sud...

Poi la nebbia, le rotonde, i pioppi, il caffè
minotauri di provincia
presi al laccio delle formalità.


FOLK SONGS

Se ogni giorno è tenzone da perdere in sella
allo stesso ronzino
e dopo troppe lune punge l’incanto
del precipizio –

prima di atti inconsulti, venite a sentire, stasera
la mia bella cantare
romanze che qualcuno lasciò
troppo tempo in cornice.

Nei talloni – assorbirete il prezzo della lealtà
poi la flessione rischiosa dei neumi
prenderà il resto di voi...

Ciò che è niente, ciò che è immune – si schiuderà
per un attimo soltanto
nelle grinze di un suono felice.


IL SEGRETO

L’uragano increspava le tegole in alto
limando i miei argomenti
hai detto: mio marito ammazza i trovieri
sotto i miei vetri...

Ci lasciammo su carta – per poi sottocoperta
continuare a scommettere:
sognare il mondo contro di noi
in un futuro già svolto. Anni dopo

quando le braci sono un saldo prezioso
e anche le strade di Milano a digiuno
non terrorizzano più –

ci condanna – sulla piazza – l’eco di un no
come un figlio misterioso 
che non mostra le mani a nessuno.


PASSEGGIATA ROMANA

Camminavo in un prato, senza timore 
di stupri mitologici
e mi assalì l’odore di una sciagura
(un assassino su gomma?)

Preso tra questi sassi – e quelli di allora
resta poco del torbido
è come il germinare di un fiore
al mercato del pesce. Stanco di esser nel torto

(un bel mattino non mi sveglierò)
candeggio i miei pudori all’aperto
mi metto comodo e poi...

obbedendo – a una strana necessità
giaccio immobile sognando
il passante che mi rinverrà.


GO WEST

Il futuro odorava di fritto e scartoffie 
tra Vigentina e Quadronno
e il ritmo dei miei passi ormai cominciava
a scampanare

Troppa immaginazione nel luogo sbagliato
(da che finestra nottambula
fluttuava la Fanciulla del West
tra rumori di scolo?)

Estenuato – dall’occhio opaco della cosa in sé
il nostro eloquio incespicava sui sassi
finché pian piano morì...

Diciassette, ventinove, quarantatré –
non ha fondo il grande sonno
stipulato con questa città.


MATINÉE 1978

Un vero atto d’amore funziona soltanto
con la luce sbagliata:
un folle tirerà la pietra e gli inermi
nasconderanno la mano.

Erano giorni di appelli, cravatte ed inchiostro
granchi e controfigure
chiunque navigasse rotte dirette
perdeva pezzi per strada. Sugli schermi 

cerchiamo un padre nello spazio profondo
lasciando i nostri chiusi dentro un baule
che più nessuno aprirà...

Ogni sera, si condensano sulla città
le fragranze di altri mondi
e coriandoli di pelle bruciata.


ALDILÀ

Proiettava sugli astri con grande ardimento
dal suo guscio a rotelle
ormeggi e alberature di un universo
soggiogato a fatica

Da sotto i telefoni – in fiamme – ciascuno
a un piacere spettrale incatena
il santo che dal Pulpito D
promette l’alba al crepuscolo.

Uscire adesso – equivarrebbe rinunciare
a ogni diritto, per poi chissà in che polvere e sangue
rifarsi un’identità...

Lentamente, una nuca si gira – sei tu?
e il sentiero per le stelle
segna un’altra possibilità.


BARRIERE

Stiamo per tornare sull’uscio
sotto la stessa volta mercurio
che assorbì l’urto, diciassette anni fa:
le tue sillabe aperte
la mia urgenza.

Il muro sarà grigio di scarichi
o avrà ceduto a un tripudio di vetro:
ma anche dietro una porta intatta
più nessuno ricorda
chi eravamo.



La silloge è inedita.



giorgiomobili@hotmail.com