VARCHI
C’è una strana latenza nell’aria
un cedimento da dentro le cose
e ci appare letargico il clic del perché
come quando si spiega
ai duri d’orecchio.
Proviamo a rievocare i bei tempi
a ritornare sui nostri percorsi
e parlando di loro nel vecchio caffè
forse si tornerà a vibrare
come allora.
DOPO LE ESEQUIE
È freddo da un’ora, e c’è già chi assicura
era una brava persona
cieco all’entità dei danni arrecati
come i padri migliori
Alle esequie si stona – che cos’è quello sparo
d’azzurro dietro i lauri?
Che insista dall’addome del Po
il vecchio spaccio di ore:
oggi il pensiero – è una raggiante orizzontalità
dopo chiusura appuntamento al casello
puntiamo i mari del Sud...
Poi la nebbia, le rotonde, i pioppi, il caffè
minotauri di provincia
presi al laccio delle formalità.
FOLK SONGS
Se ogni giorno è tenzone da perdere in sella
allo stesso ronzino
e dopo troppe lune punge l’incanto
del precipizio –
prima di atti inconsulti, venite a sentire, stasera
la mia bella cantare
romanze che qualcuno lasciò
troppo tempo in cornice.
Nei talloni – assorbirete il prezzo della lealtà
poi la flessione rischiosa dei neumi
prenderà il resto di voi...
Ciò che è niente, ciò che è immune – si schiuderà
per un attimo soltanto
nelle grinze di un suono felice.
IL SEGRETO
L’uragano increspava le tegole in alto
limando i miei argomenti
hai detto: mio marito ammazza i trovieri
sotto i miei vetri...
Ci lasciammo su carta – per poi sottocoperta
continuare a scommettere:
sognare il mondo contro di noi
in un futuro già svolto. Anni dopo
quando le braci sono un saldo prezioso
e anche le strade di Milano a digiuno
non terrorizzano più –
ci condanna – sulla piazza – l’eco di un no
come un figlio misterioso
che non mostra le mani a nessuno.
PASSEGGIATA ROMANA
Camminavo in un prato, senza timore
di stupri mitologici
e mi assalì l’odore di una sciagura
(un assassino su gomma?)
Preso tra questi sassi – e quelli di allora
resta poco del torbido
è come il germinare di un fiore
al mercato del pesce. Stanco di esser nel torto
(un bel mattino non mi sveglierò)
candeggio i miei pudori all’aperto
mi metto comodo e poi...
obbedendo – a una strana necessità
giaccio immobile sognando
il passante che mi rinverrà.
GO WEST
Il futuro odorava di fritto e scartoffie
tra Vigentina e Quadronno
e il ritmo dei miei passi ormai cominciava
a scampanare
Troppa immaginazione nel luogo sbagliato
(da che finestra nottambula
fluttuava la Fanciulla del West
tra rumori di scolo?)
Estenuato – dall’occhio opaco della cosa in sé
il nostro eloquio incespicava sui sassi
finché pian piano morì...
Diciassette, ventinove, quarantatré –
non ha fondo il grande sonno
stipulato con questa città.
MATINÉE 1978
Un vero atto d’amore funziona soltanto
con la luce sbagliata:
un folle tirerà la pietra e gli inermi
nasconderanno la mano.
Erano giorni di appelli, cravatte ed inchiostro
granchi e controfigure
chiunque navigasse rotte dirette
perdeva pezzi per strada. Sugli schermi
cerchiamo un padre nello spazio profondo
lasciando i nostri chiusi dentro un baule
che più nessuno aprirà...
Ogni sera, si condensano sulla città
le fragranze di altri mondi
e coriandoli di pelle bruciata.
ALDILÀ
Proiettava sugli astri con grande ardimento
dal suo guscio a rotelle
ormeggi e alberature di un universo
soggiogato a fatica
Da sotto i telefoni – in fiamme – ciascuno
a un piacere spettrale incatena
il santo che dal Pulpito D
promette l’alba al crepuscolo.
Uscire adesso – equivarrebbe rinunciare
a ogni diritto, per poi chissà in che polvere e sangue
rifarsi un’identità...
Lentamente, una nuca si gira – sei tu?
e il sentiero per le stelle
segna un’altra possibilità.
BARRIERE
Stiamo per tornare sull’uscio
sotto la stessa volta mercurio
che assorbì l’urto, diciassette anni fa:
le tue sillabe aperte
la mia urgenza.
Il muro sarà grigio di scarichi
o avrà ceduto a un tripudio di vetro:
ma anche dietro una porta intatta
più nessuno ricorda
chi eravamo.
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