FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 41
gennaio/marzo 2016

Calma & Fretta

 

UNA FRETTOLOSA DOSE DI CALMA

di Stefano Cardinali



e grazie al cazzo! penso.

Sto per dirlo poi mi mordo la lingua. Calma, mi dico, trova le parole giuste. È troppo facile essere frainteso e provocare un moto di spontanea ilarità, visto l’argomento.

Daniela capisce le mie intenzioni – trent’anni di convivenza creano una sorta di complicità telepatica alla quale non si sfugge – e accenna un sorriso mentre i nostri amici intuiscono che sto per dire qualcosa e aspettano le mie parole.

Mi prendo qualche secondo.

Come spesso ci capita quando passiamo una serata insieme a Federico e Andreina, parlare di Flavio e della sua vita sentimental-sessuale è diventato ricorrente. Più sessuale che sentimentale, a dire il vero. Sarà perché Federico riesce a estorcere a Flavio confessioni personalissime che io non dichiarerei neanche sotto tortura al mio analista. Federico è l’unica persona al mondo che riceve confidenze da tutti, perfino dal barbiere o dal barista sotto casa, figure notoriamente predisposte più all’ascolto che alla confessione. Neanche lui si spiega come ci riesca anche perché una notizia messa nelle sue mani finisce per fare il giro del mondo come neanche la CNN ci riuscirebbe.

Insomma ogni volta abbiamo una quantità così esagerata di argomenti da commentare che un semplice dopocena risulta insufficiente per parlare di tutto.

E così, la penultima notizia è che Flavio è sfidanzato da un po’. La ragazza cubana trentenne, dopo avere alzato inutilmente la posta – matrimonio e figlio, in rapida sequenza – ed avere incassato un doppio nonseneparlanemmeno, se n’è andata di casa rinunciando a quel minimo di benessere che Flavio le garantiva da quasi tre anni.

Tranquilli, non se la passa male: le più fresche informazioni la danno accasata con un architetto ultra sessantenne che, pare, le abbia già intestato un appartamento. Se ce la fa a rimanere incinta potrà dire conclusa la sua missione.

Questa era la penultima.

L’ultima novità – leitmotiv del nostro incontro – è che, visto il prolungamento della sua solitudine sentimentale (e sessuale), Flavio si sta dedicando a massaggi particolari. Per questo motivo frequenta una sauna dove belle ragazze dell’est, specializzate in trattamenti del corpo maschile, fanno ottenere ai clienti quello stato di distensione fisica a un prezzo decisamente più alto di quello applicato da un fisioterapista laureato.

Insomma va a mignotte ma in un modo meno volgare.

La cosa bella è che Flavio, da perfetto romanticone quale è sempre stato, pretende ogni volta di essere “trattato” dalla stessa ragazza. Forse in questa maniera gli pare di dare una continuità anche emotiva a una relazione fatta in realtà solo di tiscopoperchépago. Dalle informazioni di Federico la tipa si chiama Aneta, ha ventotto anni e vive da quattro in Italia. Federico ha visto anche la foto: banalmente bionda, banali occhi verdi (queste le sue impressioni ma c’è da dire che la gelosissima Andreina stava aspettando il primo apprezzamento del marito per attaccarlo) e sguardo innocente in netto contrasto con la professione. La qual cosa aiuta a raggiungere quel rilassamento per cui si è pagato il ticket. Non uso a caso questo termine: Flavio è come un malato in cura (tre volte alla settimana, ci sono gli estremi per parlare di terapia intensiva o accanimento terapeutico, fate voi) a un costo (centoventi euro a “seduta”, trecentosessanta a settimana, quasi millecinquecento al mese) che raggiunge a malapena la paghetta che il nostro amico passava alla fidanzata cubana per molti meno trattamenti settimanali. Perché si sa, la monotonia del letto in comune, alla lunga, ammazza il desiderio. E il tutto senza pericolose richieste di matrimonio o di maternità.

Insomma: la soluzione ottimale.

Oddio, a volere essere proprio cavillosi, nella quantificazione effettiva della spesa dovremmo aggiungere il costo della magica medicina blu che aiuta il nostro amico a ottenere quello stato di tensione a lungo termine senza il quale è praticamente impossibile raggiungere la rilassatezza finale.

Alla fine del racconto Federico si sbilancia in un giudizio più che positivo sul nostro amico:

– … e quindi lacrima vivente (come ancora chiama benevolmente Flavio a causa di tre matrimoni finiti di cui si è sempre lamentato ma che in effetti gli hanno lasciato due splendidi figli e un appartamento a metà prezzo) se la spassa alla grande: scopa come quando aveva vent’anni!

Ed è a questo punto che e grazie al cazzo! si realizza nella mia testa ponendosi in rampa di lancio sulla mia lingua. Perché – e il senso della locuzione è questo – è facile quando hai le possibilità economiche e ti aiuti chimicamente. Pure a sessant’anni.

Invece il buonsenso prevale, la calma zittisce la frase istintiva e, elaborato il pensiero, opto per un’analisi meno sintetica:

– A vent’anni non aveva certo bisogno di pagare né di aiutarsi col Viagra per scopare. Ogni cosa va fatta al momento giusto – mi sento dire e comincio a stupirmi di tanta saggezza. E aggiungo tra lo sbigottimento dei presenti e il mio in particolare:

– Intanto è fortunato ché se lo può permettere economicamente ma il conto più oneroso glielo presenterà il fisico tra pochi anni.

Ecco, l’ho detto e non c’è invidia nelle mie parole ma solo tanta – inaspettata – sapienza.

Troppa, in effetti.

Mai stato così giudizioso.

Daniela e i nostri amici mi guardano con sospetto.

Azzero tutto nei miei pensieri e cerco di salvare il salvabile rivolto a Federico:

– Scusa Fede, puoi ripetere il tuo concetto finale?

– No, niente. Intendevo dire che, sessualmente parlando, Flavio tiene i ritmi di quarant’anni fa. Non ero stato chiaro?

Ed è a questo punto che esplode travisabile ma liberatorio il pensiero iniziale:

– E grazie al cazzo!

È inutile che cerchi di fare il quieto pensatore quando una sintesi, seppur volgare, esprime il concetto meglio di tante parole.

Adesso sì che mi riconosco!


cardstefano@libero.it