FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 40
ottobre/dicembre 2015

Forza & Debolezza

 

EDUARDO CHIRINOS
RIMEDI PER I MALESSERI DEL FALCO

di Alessio Brandolini



Eduardo Chirinos (Lima, 1960) ha esordito poco più che ventenne (Cuadernos de Horacio Morell, Perù, 1981) e ha fatto parte del gruppo di poeti denominato “Generazione degli Ottanta” che rinnovò profondamente la cultura peruviana distinguendosi dalle passate generazioni per la pluralità di scelte e stili poetici, pur all’interno di un sentire comune. Chirinos assorbe la tradizione poetica peruviana (César Vallejo, Jorge Eduardo Eielson, César Moro, Emilio Adolfo Westphalen...) ma in ogni libro rinnova la propria ricerca e innesta altre culture letterarie a quella del proprio paese, frequentando altri autori della vasta area di lingua spagnola. Cosa che poi avverrà con altre culture e lingue occidentali, soprattutto quella inglese anche per via delle traduzioni di importanti autori statunitensi (tra i quali Mark Strand e Louise Glück) e del suo trasferimento negli Stati Uniti.

Nel corso degli anni ha pubblicato una ventina di lavori poetici e in ogni libro impiega o inventa un registro diverso: capovolge il punto di vista o di partenza; la poesia si fa prosa poetica; inserisce testi saggistici e/o lezioni (in versi) di biologia; dà voce agli amati animali lasciandoli agire e “pensare” nel loro spazio (Coloquio de los animales, Spagna, 2008); pubblica una raccolta poetica intitolata Breve historia de la música (Spagna, 2001, ispirata all’ascolto dei suoi brani preferiti: immagini e fantasmi che sgorgano dalle note e dal silenzio); in Annuario mínimo (2012, libro al quale ogni anno aggiunge due testi) parla di se stesso a partire dalla propria infanzia e, insieme, di tante altre cose e lo fa in modo sintetico e contundente: famiglia, libri, amici, sesso, animali, The Beatles, poesia (“Una poesia è un occhio che guarda, un orecchio che ascolta, una mente che pensa”; “scrivere poesie è un modo di scomparire”), amori, Kafka, matrimonio... spiazzando il lettore saltando (apparentemente) di palo in frasca: “non è di mio padre che voglio parlare, ma di biciclette”.

Libri che ogni volta sorprendono e mai si assomigliano, insoliti ed ironici e sempre molto coinvolgenti per via del loro fervido eclettismo, l’entusiasmo che vuole esplorare ogni cosa, la sfrenata fantasia: “la inutile e bella debolezza” (Humo de incendios lejanos, Messico, 2009). Con fili conduttori che via via unificano tutta la sua opera (e non solo quella poetica): l’amore per la musica e il silenzio che potenzia il linguaggio e obbliga il lettore “ad ascoltare con gli occhi, a vedere con le orecchie”; gli animali e la natura; il mondo dell’infanzia e della favola; l’inclinazione per un linguaggio comprensibile e colloquiale (da noi un riferimento diretto è Saba, tra l’altro citato in una poesia che ha lo stesso titolo – in italiano – di un testo del poeta triestino: “La solitudine” e in cui si sta scritto: “leggo una volta ancora la poesia di Saba”); le ripetizioni di versi e/o parole per costruire strutture/partiture liriche fortemente sonore ma che provano comunque a raccontare delle storie o, meglio, dei frammenti di storie: “ascolta questa storia c’era / una volta una principessa bah la morte non tarderà ad apparire” (Humo de incendios lejanos, Messico, 2009); la sottile e colta ironia e, soprattutto, quel suo particolare umorismo con il quale rovista tra le mutevoli e sfuggenti raffigurazioni della nostra realtà, i residui del passato e della tradizione culturale in cerca dei fondamenti del linguaggio, della parola, e della poesia.

Medicinas para quebrantamientos del halcón (Rimedi per i malesseri del falco) è l’ultima estesa e intensa raccolta poetica di Eduardo Chirinos pubblicata in Spagna nel 2014 e quest’anno – tradotta in inglese – anche negli Stati Uniti.
Il libro ha inizio con la storia del Cancelliere Pero López de Ayala che a metà agosto del 1385 viene fatto prigioniero dai portoghesi: si trovava davanti a Lisbona con il potente esercito castigliano all’assalto della città rivale per conquistarla, per sottometterla e ora, invece, è rinchiuso in galera, lontano da casa, dagli amici e in una terra straniera. Come impiegare il tempo? Come resistere psicologicamente al nemico, all’imprevista e dolorosa reclusione?

È uno scrittore, López de Ayala, potrebbe raccontare i fatti che riguardano la sua lunga prigionia a Leira, poi a Obidos (che durerà due anni e mezzo) e invece preferisce occuparsi di altro, sentirsi libero almeno con l’immaginazione e con calma elabora i suoi lavori letterari più importanti, tra i quali il famoso Libro sulla caccia degli uccelli. Scrive sui volatili e soprattutto sul falco e con arguzia si dilunga sui vari esemplari, sulla loro forza e bellezza (ma ce ne sono anche di brutti!), sulla perfezione del loro volo e sulla falconeria. Poi, nell’ultimo capitolo, dà consigli su come curare il falco in caso di malattia, magari di una rottura d’ala, anche se quei rimedi da lui suggeriti oggi risulterebbero alquanto impraticabili: dove trovare sangue di drago?

Qualcosa di solido all’improvviso si spezza anche se – fino a pochi giorni prima – ogni cosa sembrava perfetta. Il corpo resiste, tiene duro, tira fuori tutta la sua forza fino a quando salta l’equilibrio, la capacita di opporsi alla malattia ed è così che va in frantumi quel magnifico silenzio degli organi interni che significa benessere e salute. Crollano tutte le barriere difensive, la debolezza spalanca ancor più le porte alla malattia e allora il corpo non può che reclamare aiuto, medicine, rimedi per curare le infermità e alleggerire i propri malesseri che con rapidità si estendono alla mente e scuotono lo spirito.

In una nota iniziale (che è parte integrante del libro) l’autore racconta l’origine dei testi qui raccolti, il riferimento al libro di López de Ayala e infine aggiunge – con la sua consueta e amabile precisione – che “seicentoventisette anni dopo il mio corpo ospitò un inquilino deciso a soppiantarmi, a impadronirsi di ciò che è più intimamente mio (...) Ho scritto queste poesie prigioniero di quell’inquilino, sotto l’oscuro colpo d’ala di un corvo mordace ed esigente. O di un falco che reclamava, come me, medicine per curare le infermità e alleggerire i propri malesseri”. Quindi la malattia spezza l’equilibrio dell’autore esattamente nel 2012, anno in cui ha inizio la stesura di Rimedi per i malesseri del falco: un libro che contiene tante cose: un insieme di piccoli stupendi libri che all’interno del testo si muovono come pianeti di un più vasto sistema poetico.

Eduardo Chirinos non parla dei particolari della malattia, dell’inquilino che il suo corpo è costretto a ospitare ma del caos che esso origina, dentro e fuori di sé. Qui e là appaiono infermieri, un ago nella vena, medici, infermi, tubi dai quali colano dei liquidi e si accenna alla chemioterapia, al tumore e alle cellule che fuggono a qualsiasi regolazione, agli effetti del male: “la raffica è breve e dolorosa come il colpo d’ala / di un corvo”. Con il consueto umorismo allude al personale disagio (qui, ovviamente, piuttosto amaro): “Ieri notte ho fatto un sogno. Cristo mi ha chiesto se potevo rimpiazzarlo / sulla croce perché era stanco, perché aveva fame e aveva voglia di un panino”.

Quell’intruso ha fatto sì che venissero tirati giù dalla biblioteca vecchi libri, poesie dimenticate, ha riattivato ricordi in modo del tutto arbitrario e questo si riflette nella struttura e nello stile del libro. I testi sono per lo più brevi e ripartiscono la raccolta poetica in 28 sezioni (o stazioni) divise in due grandi blocchi. Ogni parte con il proprio titolo, come opere a se stanti che puntano all’essenziale, a una vita propria sebbene di ridotte dimensioni: “Breve trattato di ornitologia” e “Guida degli uccelli delle Indie occidentali” (pubblicata nel 1936 dall’ornitologo James Bond, al quale Ian Flaming rubò il nome), “Una sera nel cimitero marino”, “Quattro pezzi per violino” e “Tre pezzi per piano” (dedicata al grande poeta peruviano Antonio Cisneros), “Poesia che inizia con un verso di Duncan”, e via di seguito.

Come capita quasi sempre nei libri di Chirinos anche qui si parla di animali (“Scrivo sugli animali / per scordare il mio corpo, / per fuggire da me”) e prima di questa raccolta aveva pubblicato 35 lecciones de biología (y tres crónicas didácticas) nel 2013, libro dedicato ai suoi amici d’infanzia che con l’autore condivisero l’amore per gli animali (anche quelli immaginari o estinti per cambi climatici o per colpa dell’uomo). Gli animali con il loro mistero (cosa vuole raccontarci il canto di un uccello? e lo sguardo di un bisonte?) e il loro regno che ci dona un’infinità di cose ma spesso oscure, inafferrabili perché loro vivono in un piano diverso e invisibile all’uomo.

La malattia genera caos all’interno del proprio corpo e nella propria casa, all’esterno e distorce immagini e musica. La natura ora appare lontana e “asciutta come una pianura di carta”, leopardianamente indifferente. Il silenzio si frantuma e “l’occhio corregge ciò che l’orecchio non comprende”, la malattia estranea dal vecchio sé (quello di quando si stava bene e si era forti) e accende il desiderio di staccarsi da quel contesto, da una realtà in cui il corvo chiama e bussa alla porta, per dimenticare – almeno per un po’ – quello che si sta passando, la prolungata prigionia. Così come aveva scelto di fare il Cancelliere castigliano Pero López de Ayala nell’agosto del 1385.
Raccontare la propria infermità scrivendo poesie che dicono altre cose, parlare tra sé e sé: “Non capisco perché parli di chimica, / non ti è mai piaciuta la chimica. Mi attirano i suoi simboli”. Comporre piccoli libri che sono dei viaggi letterari, delle visioni poetiche (ricorre il nome di William Blake: “Ripasso mentalmente il prezzo della frutta, / la longitudine delle ali del corvo, la strofa / dimenticata di Blake”).

Immagini distorte, sogni, visioni generate dalla stessa malattia o dalla voglia di contrastarla, di non scivolare totalmente nelle sue mani e dall’indagine su come l’infermità si appropria di un corpo, lo ferisce e lo cambia: “Io mai ho avuto visioni. Ho avuto parole”. Immagini ossessive e perturbanti che si ripetono come un mantra e plasmano una poesia già di per sé molto visuale, con i versi ricorrenti, ossessivi: “Ieri notte ho fatto un sogno” e “che vedi?”. Tra l’autore e il falco si crea un vincolo simbolico e affettivo, ben percepibile soprattutto nell’ultima parte, quella che dà il titolo a Rimedi per i malesseri del falco. Il sogno e il sonno sono pur sempre un volo, uno stacco e riconciliano l’orecchio con l’occhio: “Tra ciò che ascolto e ciò che vedo si estende / un golfo di ombre. In quelle ombre io lancio / le mie reti che catturano pesci oscuri e pesci / luminosi”.




POESIE DI EDUARDO CHIRINOS
da Medicinas para quebrantamientos del halcón
Rimedi per i malesseri del falco

(2014)



Amediados de agosto de 1385 el Canciller Pero López de Ayala fue tomado prisionero por el ejército portugués que defendía Lisboa del cerco castellano. En lugar de ser repatriado, como se hizo con la mayoría de prisioneros, el Canciller fue encarcelado en Leiria y luego en Óvidos mientras llegaban de Madrid las 30,000 doblas de oro exigidas por su rescate. En esos dos años y medio López de Ayala evitó referirse a su condición de prisionero en tierra extranjera, antes bien decidió escribir lo que la historia considera sus obras mayores: El Rimado de Palacio y el Libro de la Caza de las Aves. No me detendré aquí en las claves que ofrecen estos libros para hablar de tan prolongado cautiverio. Sólo diré que seiscientos veintisiete años después, mi cuerpo albergó un inquilino resuelto a suplantarme, a apoderarse de lo que es más íntimamente mío, a desordenar mis hábitos nocturnos, a alborotar tenazmente mi biblioteca. Escribí estos poemas prisionero de ese inquilino, bajo el oscuro aletazo de un cuervo mordaz y exigente. O de un halcón que reclamaba, como yo, medicinas para curar sus dolencias y aliviar sus quebrantamientos.

[E. Ch.]


A metà dell’agosto 1385 il Cancelliere Pero López de Ayala fu catturato dall’esercito portoghese che difendeva Lisbona dall’assedio castigliano. Invece di essere rimpatriato – come era stato fatto per la maggior parte degli altri prigionieri – il Cancelliere venne incarcerato a Leira e poi a Obidos in attesa che arrivassero da Madrid i 30,000 dobloni d’oro richiesti per il riscatto. Durante quei due anni e mezzo López de Ayala evitò di far riferimento alla sua condizione di prigioniero in terra straniera e decise, invece, di scrivere quelle che la storia considera le sue opere più importanti: Rimeria di palazzo e Libro sulla caccia agli uccelli. Ora qui non mi soffermerò sulle possibilità che offrono questi libri di parlare di tanta prolungata prigionia. Dirò soltanto che seicentoventisette anni dopo il mio corpo ospitò un inquilino deciso a soppiantarmi, a impadronirsi di ciò che è più intimamente mio, a scombussolare le mie abitudini notturne e a scuotere tenacemente la mia biblioteca. Ho scritto queste poesie prigioniero di quell’inquilino, sotto l’oscuro colpo d’ala di un corvo mordace ed esigente. O di un falco che reclamava, come me, medicine per curare gli acciacchi e alleviare i propri malesseri.

[E. Ch.]


POESIA SCRITTA IL SETTIMO GIORNO DI AUTUNNO

      La notte arriva dall’Asia e non fa domande.
      Adam Zagajewski

1

El humo enturbia el aire de septiembre,
enrojece la luna, estorba la visión de las
montañas. Para consolarme pienso en
la llegada del otoño, en el rojo incendio
del último Tiziano. La radio anuncia los
inconvenientes de hacer ejercicios, de
salir fuera de casa. Escribo sobre animales
para olvidar mi cuerpo, para huir de mí.


1

Il fumo intorbida l’aria di settembre,
arrossa la luna, distorce la visione delle
montagne. Per consolarmi penso
all’arrivo dell’autunno, al rosso incendio
dell’ultimo Tiziano. La radio annuncia gli
inconvenienti nel fare ginnastica,
nell’uscire di casa. Scrivo sugli animali
per scordare il mio corpo, per fuggire da me.


2

El humo estorba la visión de las montañas.
Ahora entiendo cuánto necesitaba esas
montañas. En septiembre mantienen algo
de verdor, su discreta y callada presencia.
Esta tarde hay música tranquila. Leo sobre
la vida de los químicos (Davy era amigo de
Coleridge, Scheele era buen tipo, a Lavoisier
le cortaron la cabeza). Escucha los nombres.
Aún conservan su misterio, su antigua y
poderosa magia: mantequilla de antimonio,
azúcar de plomo, licor vaporoso de Libavio.


2

Il fumo intralcia la visione delle montagne.
Ora capisco quanto mi erano necessarie quelle
montagne. A settembre conservano qualcosa
di verde, la loro discreta e muta presenza.
Questa sera c’è una musica tranquilla. Leggo
la vita dei chimici (Davy era amico di
Coleridge, Scheele era un buon tipo, a Lavoisier
gli tagliarono la testa). Ascolta i nomi.
Conservano tutt’ora il loro mistero, l’antica e
potente magia: burro di antimonio,
zucchero di piombo, liquore vaporoso di Libavio.


3

Pobre y guapo Cristo, no se cansa de invocar
a los profetas. Rojo incendio en el Templo
de Jerusalén, legiones romanas apostadas
en las calles. Aquel día, recuerdo, me perdí
entre la multitud. Compré una jaula de
palomas, acaricié los cuernos de una cabra.


3

Cristo povero e bello, non si stanca d’invocare
i profeti. Rosso incendio nel Tempio
di Gerusalemme, legioni romane schierate
per le strade. Quel giorno, ricordo, mi persi
tra la folla. Acquistai una gabbia di
colombe, accarezzai le corna di una capra.


4

No entiendo por qué hablas de química,
a ti nunca te atrajo la química. Me gustan
sus metáforas. La mente del poeta, decía
Eliot, es un trozo de platino. Qué habrá
querido decir. Napoleón tercero usaba
cubiertos de platino. Tal vez lo confundía
con la plata, con el humo que oscurece las
ventanas del Templo y estropea el paisaje.


4

Non capisco perché parli di chimica,
non ti è mai piaciuta la chimica. Mi attirano
i suoi simboli. La mente del poeta, diceva
Eliot, è un pezzo di platino. Che avrà
voluto dire? Napoleone III usava
posate di platino. Forse lo confondeva
con l’argento, col fumo che oscura le
finestre del Tempio e deturpa il paesaggio.


5

Si introduces un trozo de platino en una
cámara con azufre y dióxido de carbono
se forma ácido sulfúrico, pero el platino
no cambia. Los gases son las emociones,
los sentimientos. El platino la mente del
poeta. “En la adolescencia del año llegó
Cristo el tigre” escribió Eliot. Y estaba
equivocado. Ben Pantheras no fue el
padre de Cristo. Fue sólo una leyenda,
un soldado de Roma. Polvo y tumulto.


5

Se introduci un pezzo di platino in un
contenitore con zolfo e diossido di carbonio
ottieni acido solforico, ma il platino
non muta. I gas sono le emozioni,
i sentimenti. Il platino la mente del
poeta. “Nell’adolescenza dell’anno giunse
Cristo la tigre” scrisse Eliot. E si stava
sbagliando. Ben Panthera non era il
padre di Cristo. Fu solo una leggenda,
un soldato di Roma. Polvere e tumulto.


6

La radio anuncia los inconvenientes de hacer
ejercicios, de salir a la calle. Escribo sobre
animales para escapar de mi cuerpo, para
huir del olvido. Cada animal me recuerda mi
cuerpo. Cada animal me recuerda el olvido.


6

La radio annuncia gli inconvenienti nel fare
ginnastica, nell’uscire per strada. Scrivo sugli
animali per scappare dal mio corpo, per
fuggire dall’oblio. Ogni animale mi ricorda
il mio corpo. Ogni animale mi ricorda l’oblio.


7

Pobre y guapo Cristo. Lectura obligatoria
de las nueve de la noche. El humo obstruye
la salida, el huerto donde lo espera su Padre.
Lavoisier publicó los Elementos en 1789, fue
una revolución en el mundo científico. Tres
años más tarde otra revolución le cortó la
cabeza. Antes de morir habló con su Padre
en arameo, acarició los cuernos de una cabra.
Miró el rojo incendio del último Tiziano.


7

Cristo povero e bello. Lettura obbligatoria
delle nove di sera. Il fumo blocca
l’uscita, l’orto dove lo aspetta suo Padre.
Lavoisier pubblicò gli Elementi nel 1789, fu
una rivoluzione nel mondo scientifico. Tre
anni dopo un’altra rivoluzione gli tagliò la
testa. Prima di morire parlò con suo Padre
in aramaico, accarezzò le corna di una capra.
Guardò il rosso incendio dell’ultimo Tiziano.


8

Esa tarde salí a caminar por los alrededores
del Templo. En el patio había mercaderes,
recaudadores de impuestos, prostitutas
de Canaán. Una de ellas me preguntó si
me sentía bien. Le contesté que sí, que
no se preocupara. Me dijo el Templo es
un lugar seguro, el humo se desvanecerá
pronto, esta noche acuérdate de mí. Yo
le regalé una moneda de plata. Ella me
devolvió el ejemplar de los Elementos que
había perdido en el polvo y el tumulto.


8

Quella sera uscii a passeggio per i dintorni
del Tempio. Nel portico c’erano mercanti,
esattori d’imposte, prostitute
di Cana. Una di loro domandò se
mi sentissi bene. Le risposi di sì, che
non si preoccupasse. Mi disse il Tempio è
un luogo sicuro, presto il fumo
svanirà, questa notte ricordati di me. Io
le regalai una moneta d’argento. Lei mi
restituì l’esemplare degli Elementi che
avevo smarrito tra la polvere e il tumulto.


9

Lavoisier fue recaudador de impuestos, por
eso lo condenaron a la guillotina. Eso fue a
finales de septiembre. Antes de morir repasó
la tabla de los elementos, olió el aroma del
bezoar. El rojo incendio del último Tiziano.


9

Lavoisier fu esattore d’imposte, per
questo fu condannato alla ghigliottina. Ciò accadde
alla fine di settembre. Prima di morire ripassò
la tavola degli elementi, annusò l’aroma del
bezoar. Il rosso incendio dell’ultimo Tiziano.


10

En septiembre las montañas mantienen algo
de verdor, su discreta y callada presencia.
Hay música tranquila. Y hay contemplación.
Leo y escribo para huir del humo, para huir
de mí. Leo y escribo hasta que llega la noche.
La noche viene de Asia y no hace preguntas.


10

A settembre le montagne conservano qualcosa
di verde, la loro discreta e silenziosa presenza.
C’è una musica tranquilla. E c’è contemplazione.
Leggo e scrivo per fuggire dal fumo, per fuggire
da me. Leggo e scrivo fin quando arriva la notte.
La notte arriva dall’Asia e non fa domande.


QUELLO CHE MIO PADRE VUOLE DAVVERO DA ME

1

Anoche tuve un sueño. Acompañaba a mi padre
por un camino de tierra. Los dos íbamos a caballo
y apenas cruzábamos palabras. A lo lejos se veía
la sombra de unos sauces, las luces de un pueblo
desconocido y remoto. De pronto, mi padre detuvo
su caballo y preguntó si yo sabía a dónde íbamos.
Le contesté que no. Entonces vamos bien, me dijo.


1

Ieri notte ho fatto un sogno. Accompagnavo mio padre
per una strada di terra battuta. Cavalcavamo
scambiando appena qualche parola. Lontano si vedeva
l’ombra di alcuni salici, la luce di un paese
sconosciuto e remoto. All’improvviso mio padre bloccò
il cavallo e mi chiese se sapevo dove stavamo andando.
Gli dissi di no. Allora andiamo bene, rispose.


2

Los caballos del sueño sabían de memoria
el recorrido. Era cuestión de abandonar las
riendas, de dejarse llevar. Eso me causaba un
poco de aprensión, incluso un poco de miedo.
Mi padre, en cambio, parecía muy tranquilo.
Pensé, parece tranquilo porque está muerto.


2

I cavalli del sogno sapevano a memoria
il percorso. Bastava solo abbandonare le
redini e lasciarsi condurre. Questo mi causava
un po’ d’inquietudine, persino un po’ di paura.
Mio padre, invece, sembrava molto tranquillo.
Pensai: sembra tranquillo perché è morto.


3

Aquí es donde vivo, dijo como si me quitara
una venda. Fue muy poco lo que vi. Sólo un
páramo de piedras, remolinos de arenisca,
huesos de caballos amarillos. ¿Qué te parece?
No supe qué decir. Tenía sed y me dolía un
poco la garganta. Es un lugar hermoso, dijo,
pero a veces me gustaría regresar. ¿Por qué
no regresas, entonces?, pregunté. Porque es
más fácil que tú vengas me dijo. Y desapareció.


3

Qui è dove vivo, disse come togliendomi
un benda. Fu ben poco ciò che vidi. Solo una
spianata di pietre, mulinelli di arenaria,
ossa di cavalli gialli. Come ti sembra?
Non seppi che dire. Avevo sete e mi doleva
un po’ la gola. È un posto bello, disse,
però a volte mi piacerebbe tornare. Perché
non torni, allora? domandai. Perché è
più facile che tu venga, disse. E scomparve.


POESIA CON UCCELLI E CICLAMINI

          Per Jocelyn Siler
          e Jerry Fetz
1

Tres pájaros cruzan por el bosque. El
primero se llama poesía. Llena el mundo
de silencios, le gusta la expresión hijos,
suelta en el aire su simiente, su canción
muda para quien sepa escucharla. El
segundo se llama pensamiento. Llena
el mundo de globos y palabras, le gusta
la expresión vigilia, discrepa del ritmo
pero sabe ordenarlo, aletea en un charco
de luz, pero no canta. El tercero se llama
memoria. Le gusta la expresión relieve,
rasga en su vuelo un telón de sombras,
agita sus alas entre el sí y el no. Se lanza
al vacío con los ojos vendados.


1

Tre uccelli attraversano il bosco. Il
primo si chiama poesia. Riempie il mondo
di silenzi, gli piace l’espressione figli,
libera nell’aria i suoi semi, la sua canzone
muta per chi sappia ascoltarla. Il
secondo si chiama pensiero. Riempie
il mondo di palloncini e parole, gli piace
l’espressione veglia, diverge dal ritmo
ma sa ordinarlo, aleggia in una pozza
di luce, ma non canta. Il terzo si chiama
memoria. Gli piace l’espressione rilievo,
lacera nel suo volo un sipario d’ombre,
agita le ali tra il sì e il no. Si tuffa
nel vuoto con gli occhi bendati.


2

Ciclamen, llamado también violeta persa.
Propio de los meses fríos. La fragilidad
es su belleza. Así ha sobrevivido, como
la luna en una cacerola de bronce, como
el lienzo cuando rechaza el color. Tres
pájaros lo rodean, hunden su pico en
el tallo, parlotean en diferentes idiomas.
Luego se marchan hacia qué confines.


2

Ciclamino, detto anche violetta persiana.
Proprio dei mesi freddi. La fragilità
è la sua bellezza. Così è sopravvissuto, come
la luna in una casseruola bronzea, come
la tela quando respinge il colore. Tre
uccelli lo circondano, affondano il becco nel
fusto, parlottano in lingue diverse.
Dopo se ne vanno verso chissà quali confini.


3

Lo aprendí de los pájaros: indefensión es
un estado del alma. Lo aprendí del ciclamen:
indefensión es una estratagema del cuerpo.


3

L’ho imparato dagli uccelli: vulnerabilità è
uno stato dell’anima. L’ho appreso dal ciclamino:
vulnerabilità è un espediente del corpo.


RIMEDI PER I MALESSERI DEL FALCO

1

Círculos negros debajo de los ojos. Señal
de que no has dormido bien, de que te han
alterado los sueños. Charcos de oscuridad
sobre la almohada y un poco de música
trazando palotes caprichosos en el techo.
¿Qué ves? Veo un cachorro lamiendo las
patas de un alce, veo un girasol encendido,
veo la sombra de un caballo muerto.


1

Cerchi neri sotto gli occhi. Indizio
che non hai dormito bene, che hanno
alterato i tuoi sogni. Pozze di oscurità
sul cuscino e un po’ di musica
che traccia bizzarre bacchette sul soffitto.
Che vedi? Vedo un cucciolo che lecca le
zampe di un alce, vedo un girasole incendiato,
vedo l’ombra di un cavallo morto.


2

El oleaje abandona los restos del día, los
deposita con cuidado al pie de mi cama.
Se trata de una ofrenda, pero no deseo
levantarme. Me aferro a la almohada, a
los charcos de oscuridad que me protegen.
El oleaje insiste, desliza entre las sábanas
su frío y su silencio. Abandono el sueño
a la mitad, enciendo la luz y consulto el
horóscopo. Aries. La luna penetra solitaria
en el espejo, cuídate de la música, déjate
llevar por aquello que lees. Leo un tratado
de ornitología, una floresta de poemas
griegos, el Libro de la caza de las aves.


2

L’ondosità abbandona i resti del giorno, li
deposita con attenzione ai piedi del mio letto.
Si tratta di un’offerta, ma non voglio
alzarmi. Mi afferro al cuscino, alle
pozze di oscurità che mi proteggono.
L’ondosità insiste, scivola nelle lenzuola
il suo freddo, il suo silenzio. A metà lascio
il sonno, accendo la luce e consulto
l’oroscopo. Ariete. La luna entra solitaria
nello specchio, attento alla musica, lasciati
trasportare da ciò che leggi. Leggo un trattato
di ornitologia, una foresta di poesie
greche, il Libro sulla caccia agli uccelli.


3

Intento dormir, recuperar la otra mitad del
sueño. La música reclama mis ojos, pregunta
con insistencia qué ves. Veo un sacre de los
que se crían en Noruega. El sacre jamás muda
de color. Distinto al alfaneque, que se cría en
Tremecén. Distinto al entrecelí, que es mezcla
de tagarote y alfaneque. Son halcones malos,
dice el Canciller. No se te ocurra confundirlos.


3

Provo a dormire, a recuperare l’altra metà del
sonno. La musica reclama i miei occhi, chiede
con insistenza: che vedi? Vedo un falco sacro di
quelli allevati in Norvegia. Il falco sacro non muta
mai di colore. Diverso dal lanarico che si alleva in
Tlemcen. Diverso dallo entrecelí che è un incrocio
tra il pellegrino e il lanarico. Son falchi brutti,
dice il Cancelliere. Stai attento a non confonderli.


4

Tres de la mañana. Los faros de un coche
iluminan por un instante la habitación. La
ráfaga es breve y dolorosa como el aletazo
de un cuervo. Si al menos pudiera sacudir
esas imágenes. Pero son tan obsesivas, tan
perturbadoras. Se repiten como un mantra:
el cachorro lamiendo las patas de un alce,
el girasol encendido, la sombra del caballo
muerto.


4

Le tre del mattino. I fari di un’auto
illuminano la stanza per un istante. La
raffica è breve e dolorosa come il colpo d’ala
di un corvo. Se almeno potessi scuotere
queste immagini. Ma sono così ossessive, così
perturbanti. Si ripetono come un mantra:
il cucciolo che lecca le zampe d’un alce,
il girasole incendiato, l’ombra di un cavallo
morto.


5

La ofrenda está llena de arcaísmos, de
expresiones que no entiendo. Busco un
centro en medio de tanto desorden, pero
todo se desbarata. El índice de potasio,
la clase sobre poesía romántica, la cena
con frutas y verduras, los reclamos del
estómago. Un neblí con capirote traerá
noticias, dice el Canciller. Debes estar
en condiciones de entenderlo.


5

L’offerta è piena di arcaismi, di
espressioni che non intendo. Cerco un
centro in mezzo a tanto disordine, ma
tutto si scompone. L’indice di potassio,
la lezione sulla poesia romantica, la cena
con frutta e verdure, i richiami dello
stomaco. Un falco con cappuccio porterà
notizie, dice il Cancelliere. Devi essere
in grado di comprenderlo.


6

Medicinas para quebrantamientos del halcón:
zaragatona que tienen los boticarios, sangre
de drago, simiente de mastuerzo, casca de
encina, acíbar pátigo. Para círculos negros
debajo de los ojos: miel dura en terrón, hierba
golondrina. Un poco de zumo de codeso.


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Rimedi per i malesseri del falco:
psillio conservato dai cerusici, sangue
di drago, semi di nasturzio, vinaccia di
quercia, aloe vera. Per i cerchi neri
sotto gli occhi: grumi di miele indurito, erba
celidonia. Un poco di succo di laburno.


Traduzione dallo spagnolo di Alessio Brandolini




Eduardo Chirinos (Lima, Perù, 1960)
Poeta, autore di racconti per bambini, saggista e traduttore. Studia linguistica e letteratura all’Università Cattolica di Lima e nel frattempo, dovendosi pagare gli studi, lavora come insegnante e giornalista culturale. Compie il dottorato di ricerca presso l’Università di Rutgers (New Jersey). Soggiorna due anni in Spagna (1986-1987) con una borsa di studio. Dal 1993 vive negli Stati Uniti e dal 2000 risiede a Missoula, dove insegna Letteratura ispanoamericana e spagnola all’Università del Montana.

Ha pubblicato i libri di poesia:

  • 1981 Cuadernos de Horacio Morell (Perù);
  • 1983 Crónicas de un ocioso (Perù – Premio Municiapalidad de Lima);
  • 1985 Archivo de huellas digitales (Perù – Premio Copé 1984);
  • 1987 Rituales del conocimiento y del sueño (Spagna);
  • 1988 El libro de los encuentros (Perù);
  • 1989 Canciones del herrero del arca (Perù);
  • 1991 Recuerda, Cuerpo… (Spagna);
  • 1998 El Equilibrista de Bayard Street (Perù – Premio El Olivo de Oro; Spagna, 2013);
  • 2000 Abecedario del agua (Spagna);
  • 2001 Breve historia de la música (Spagna – Premio Casa de América de Poesía);
  • 2003 Escrito en Missoula (Spagna; Stati Uniti, 2011 – Traduzione di Gary J. Racz);
  • 2006 No tengo ruiseñores en el dedo (Spagna; Perù, 2008);
  • 2009 Humo de incendios lejanos (Messico; Perù, 2010; Stati Uniti, 2012 – Traduzione di Gary J. Racz);
  • 2009 Quatorze formes de mélancolie (Perù; Spagna 2010; Francia, 2012 – Traduzione di Modesta Suárez e Álvaro Ruiz, con l’aggiunta di “Poema de amor con rostro oscuro”);
  • 2010 Mientras el lobo está (Spagna – XII Premio de Poesía Generación del 27; Perù, 2010; Stati Uniti, 2014 – Traduzione di Gary J. Racz);
  • 2012 Anuario mínimo 1960-2010 (Spagna; Messico, 2014; Colombia, 2014);
  • 2013 35 lecciones de biología (y tres crónicas didácticas) (Spagna; Perù, 2015; Messico, 2015; Stati Uniti, 2015 – Traduzione di Gary J. Racz);
  • 2014 Fragmentos para incendiar la Quimera (Spagna, 2014);
  • 2014 Medicinas para quebrantamientos del halcón (Spagna; Perù, 2014; Stati Uniti, 2015 – Traduzione di Gary J. Racz).
Ha pubblicato anche diverse antologie, tra le quali si segnalano: Reasons for Writing Poetry (Inghilterra, 2011 – Traduzione di Gary J. Racz); Catálogo de las naves 1978-2012 (Perù, 2012); Coloquio de los animales (Spagna, 2008; Colombia, 2013 e 2015 – edizione ampliata); Fragmentos de una alabanza inconclusa (Colombia, 2014); Incidente con perro en la calle cinco, Antología 1993-2013 (Usa, 2015).


alexbrando@libero.it