UNA FORMA BELLA
Nuda piccola creatura, la tua forma non combacia a quella di nessuno. Eppur sai così bene aderire ad ogni cosa. Resti bruna terra, frangia d’ombra e tagli di luce. Immobile contro al sole come alla tempesta. Alzi polvere o crepi un sorriso.
VOLEVO ESSERE COME IL CIELO
Il silenzio mi ricorda di me, di lui mi ricordo il silenzio. Volevo essere come il cielo, ma pesante com’ero, sapevo sempre di terra. Sono nata d’estate in un caldo giorno di febbraio, e di allora non ho più memoria.
SUPERSTITI
Nuvole sopra la testa, il cielo corre chissà dove. Il superstite a qualcosa o a qualcuno resta fermo, ancorato dalla vita neanche fosse una reato. E ora che lo senti su altre labbra il nome della malattia che l’ha mangiato, il sapore ti ritorna in bocca, di quel bacio che ha divorato tutto il creato.
PER LAURA
Seduta ai piedi di ogni giornata ascolto il rumore di tutta questa luce. Con le mani ti disegno il volo di una coccinella e mi dico che porterà fortuna. Sopra la terra, sono la donna che ti ascolta crescere, sotto la terra, vorrei essere quella che sentirai raccontare.
TU VOLI
Se ci sei ti vorrei scalza per veder le tue impronte e sentirmi più tranquilla. Ma tu voli, unica creatura del mio immaginario. Attraversi le età e mi illudi di essere immortale.
LA TERRA
La terra nell’impronta abbraccia il passo, lo trattiene a modo suo, amante che si accontenta. Almeno il Signore le piantasse un albero qui dritto nel cuore, lasciando delle radici a penetrarla. Un prato le ha regalato e teneri fiori che muoiono.
ARIA
Respirare piano, l’aria sale e dentro ci riempie di cielo fino all’abisso. Una madre guarda sempre respirare il suo bambino, in ipnosi lo ascolta come un canto. Quanto ci è preziosa la vita degli altri!
GERMOGLIANO LE DONNE
Sdraiami e confondimi con la terra, bruna, polverosa, imperfetta. Cerca con lo sguardo la crepa del mio corpo, entrami dentro come acqua oppure coprimi con l’aria di una carezza. Germogliano le donne e gli uomini restano a guardare. Chissà che cosa pensano?
ESERCIZI
Se ci sono traiettorie per uno sguardo le mie puntano al cielo. Fiduciose parabole ricadono al suolo e si allontanano rimbalzando incontrollabili verso gli altri. Il volo non lo si impara ma mi esercito ogni giorno a cadere.
SULLA PELLE
Sul muro sagome di corpi al sole, un’eco tremante della carne di decine di passanti. Sono i figuranti impalati a guardare il tramonto, cui io volto le spalle. Il sole mi basta sentirlo sulla pelle.
UN CAMMINO
Lungo l’Adda seguiamo il cammino dell’acqua, scivoliamo nel bosco sopito coi pensieri a districare gli alberi e le mani a intrecciar discorsi. Il verde esplode in secondo piano, non è quello dei miei occhi, neri come quei rami scuri che indicano il cielo con insistenza. Il mio passo accanto al tuo, come un canto e un contro canto, a zittire l’acqua del tuo sguardo, che casca nel paesaggio col rumore di un bicchiere rovesciato. L’albero ricorda tutte le sue foglie e se muore in un violino canta i loro nomi, il muschio invece tace per nascondersi dal sole, veste il muro di bellezza fino al cielo. Ma guarda a terra! come sono felici le nostre ombre!
LA PROSPETTIVA DEI CIPRESSI
C’è un soffio tra la vertigine e lo schianto. L’incanto delle foglie secche che muoiono danzando. Guardare avanti è più facile se c’è un paesaggio a farmi coraggio, magari era più semplice a maggio ma amo la prospettiva dei cipressi, cadenza lenta e infallibile della mia distanza da un ricordo.
SENTIERI
Si perde, nell’abituarsi al paesaggio, la sorpresa vertigine nello scorgere un sentiero storto, scomodo e pietroso che risale incerto il fianco della montagna. Un verso bello in una poesia, la luce in una fotografia. Ci si perde su strade conosciute e il tuo sguardo, che mi camminava addosso, non inciampa più dove dovrebbe.
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