Oceáno de luz / Oceano di luce, appena pubblicato da Fara Editore, è l’ultimo libro di Gladys Basagoitia Dazza, peruviana trapiantata da molti anni in Italia, poetessa bilingue, che scrive tanto in spagnolo quanto in italiano. In uno dei testi iniziali della raccolta, un perfetto haiku, Gladys dà una definizione di quello che è, per lei, la poesia: “dono d’amore / la forza dei pensieri / luce del canto” (BASAGOITIA DAZZA, 2013, p. 15). Dalle sue parole, intendiamo che poesia è innanzitutto pegno e testimonianza di amore, un amore libero e altruista che parla all’anima e risveglia ciò che di più limpido e profondo abbiamo in noi. Ma poesia è anche forza e frutto del pensiero che indaga sull’essere e sul mondo, scavando in zone misteriose e illuminando i reconditi più bui dell’uomo. Dalla sintesi alchemica ed efficace di tali elementi, fluisce il canto di Gladys, in forma di pensieri luminosi che palpitano, di parole che amano.
Ho avuto quasi paura di aprire questo libro, che pure preannunciava il contenuto luminoso dal titolo, Oceano di luce. Nel più grande dolore, pur attraversando un deserto in cui a ognuno è persino concesso di inveire contro Dio e il mondo, ho visto il suo verbo sgorgare impetuoso da profondità inimmaginabili, fra pietre acuminate, e arrivare limpido alla luce come il pegno di qualcosa di vitale e prezioso tanto per lei quanto per noi. E avuto conferma, leggendo queste poesie, del fatto che quanto più il poeta scende e rovista fra le acque oscure dell’esistenza più intercetta l’enigma, questa forza senza nome, questo sentire originale che la filosofa María Zambrano chiama “claros del bosque”. Afferma la Zambrano: “Il chiaro del bosco è un centro nel quale non sempre è possibile entrare (…). È un altro regno che l’anima abita e custodisce.” (ZAMBRANO, 2004, pp. 12-13). E aggiunge: “Il chiaro si mostra ora come specchio che trema, chiarezza palpitante che appena lascia comporsi qualcosa che insieme si scompone. (…) E i colori scuri appaiono come luoghi privilegiati della luce che in essi raccoglie”. (ZAMBRANO, 2004, p. 13)
Come per i grandi mistici, la disponibilità di Gladys di attraversare i percorsi più impervi in solitudine deriva dalla certezza che, al di là di ogni dolore, al di là di ogni bruttura e male della vita, la poesia, che è pensiero, bellezza e luce, ci salverà.
La sua è una metafisica laica, non c’è bisogno di professare alcuna religione per essere mistici e i poeti, si sa, camminano sfiorando sempre confini di senso e di linguaggio, toccando l’ineffabile, che si raggiunge solo attraverso un profondo silenzio interiore. L’esperienza mistica è essenzialmente un’esperienza cognitiva, che si produce per folgorazioni, definite dalla Zambrano “il risveglio privilegiato” (ZAMBRANO, 2004, p. 23). Questo modo della conoscenza lei lo chiama “metodo di vivere poetico”, che va oltre la sola ragione perché coinvolge la creatura nella sua interezza di corpo e coscienza. (IDEM, p. 17)
Oceano di luce ci porta in questo misterioso spazio sacro che l’io lirico raggiunge e che ognuno di noi può sfiorare se disposto a dare voce a questo canto straordinariamente cristallino e luminoso. Le immagini di luce, infatti, sono presenti in ogni pagina del libro. Nella prefazione della raccolta, Antonio Melis lo evidenzia: “In questo nuovo libro di poesia di Gladys è impressionante la presenza – a partire dallo stesso titolo – della parola luce e di altri termini che appartengono allo stesso campo semantico (sole, riluce, aurora, aurorale, radiosa, lucente, luminoso, ecc Ma la luce qui, afferma ancora lo studioso, “nasce, paradossalmente, dall’ombra, attraverso una continua dialettica degli opposti. Solo l’esperienza profonda del dolore, infatti, può permettere di godere pienamente della realtà recuperata dopo l’eclissi.”).” (MELIS, 2013, p. 7)
Il libro è suddiviso in sei parti ed è emblematico che la prima si chiami proprio “Poesia”. Qui si trovano le riflessioni dell’autrice sul senso e sul fare poetico. Nel ribadire che per lei poesia è “forza straordinaria, “laboratorio alchemico”, “malia”” (BASAGOITIA DAZZA, 2013, p. 15), Gladys rifiuta le poetiche troppo formaliste e intellettualiste:
è tutto intelletto ragionamento analisi? senza più teorie né rigorose regole pertinace io percorro un’altra via (…) sempre improvvisa la voce dell’intangibile mi incita mi scava dentro e non senza dolore sbocciano i versi che scrivo in totale indispensabile libertà
(IDEM, p. 19).
Nelle altre sessioni del libro, “Más allá del dolor/Oltre il dolore”, “Jardín del alma”/“Giardino dell’anima”, “Las facetas de la vida/“Sfaccettature della vita”, “Océano de luz“/”Oceano di luce” e “Infinito amor“/Infinito amore”, Gladys modula i temi e le melodie di quello che definisce “il rischioso viaggio” (IDEM, p. 25), un percorso che unisce il sentire al pensare e che, anziché annullare i contrasti, li avvicina in modo da cogliere le nuance e le tonalità cangianti della realtà e di ogni gesto e parola, ogni desiderio e sogno dell’essere umano. È un percorso di crescita questo, come afferma nella poesia “Imparare ad amare” (IDEM, p. 93), simile ai vari momenti di passaggio della vita, come quello del bambino che diventa adulto, dell’artista che modella la materia finché riesce a dare forma all’arte, del mistico nel cammino di ascesi interiore che lo porta all’“estasi che trascende” (IDEM, p. 119), come afferma lei nella poesia “Unica sorgente”.
È nel mistero del mondo che, senza paura, Gladys si immerge interamente, come un pesce nell’oceano, per vedere oltre, per indagare e testimoniare che siamo più di un corpo perituro, più di una coscienza tormentata, più del rancore, del dolore e della morte. Nella poesia dall’indicativo titolo “Artista”, l’io lirico asserisce:
questi giorni di sole per tutti ombrosi tu semini coltivi dentro di te canti fiori miracolosi sogni così riesci a perdonare la vita così partorisci le tue opere d’arte
(IDEM, p. 99)
Questa forma di conoscenza radicale in cui l’io s’immerge per intero nella materia vivente favorisce un allargamento di coscienza, una capacità di vedere che supera, come afferma l’autrice, “la barriera della logica” (IDEM, p. 121). Gladys è consapevole di aver raggiunto qui un nuovo stato interiore:
adesso ondeggio al di sopra del mare senza restrizioni né più rituali un librarsi dell’anima abbandonarsi al vento sollevarmi leggera godendo l’allegria del nuovo panorama spirituale
(IDEM, p. 129)
Tutta la raccolta di Gladys è segnata da epifanie e lampi di senso generati dalla fortissima tensione emozionale che pervade l’io lirico. Spazio e tempo paiono aboliti e l’io si fonde con ogni essere dell’universo, senza distinzione e barriera e riesce a sentire e ad amare anche coloro che sono lontani e persino i morti più cari:
arrivare all’unica sorgente varcare la soglia della luce pura dove lui senza forma né colore è la poderosa ondata che travolge ogni ostacolo ora che posso sentirlo e amarlo posso fluttuare in comunione essere in sintonia con il mondo
(IDEM, p. 119)
Parlando degli stati mistici, definiti “vertigini mistiche” e “ascensioni liriche”, Eugenio Borgna afferma che essi “ridano un senso, e un’anima, anche all’esperienza interiore della solitudine come deserto.” (BORGA, 2011, p. 89) È grazie a ciò che situazioni e vicende funeste, come quelle della perdita e del lutto, anziché far soccombere l’io, possono dischiudere nuovi significati e un linguaggio capace, pur nelle sue torsioni logiche, di seguire l’essere e di rischiarare il buio che lo sfiora. I grandi poeti hanno rivelato sull’uomo molto più di ogni scienza e di ogni filosofia perché, come Gladys, in maniera umile e amorevole si pongono dinanzi al mistero e con esso si fondono, stabilendo una comunione con tutto il creato.
BIBLIOGRAFIA CONSULTATA
- BASAGOITIA DAZZA, Gladys, Océano de luz / Oceano di luce, Fara Editore, Rimini, 2013.
- BORGNA, Eugenio, Le intermittenze del cuore, Feltrinelli, Milano, 2003.
- BORGNA, Eugenio, La solitudine dell’anima, Feltrinelli, Milano, 2011.
- MELIS, Antonio, “Piacer figlio d’affanno”, in BASAGOITIA DAZZA, Gladys, Océano de luz / Oceano di luce, Fara Editore, Rimini, 2013, pp. 7-10.
- ZAMBRANO María, Chiari del bosco, trad. di Carlo Ferrucci, Bruno Mondadori, Milano, 2004.
GLADYS BASAGOITIA DAZZA biologa, è nata a Lima e risiede a Perugia. Premiata più volte in Perù, Brasile e Italia in concorsi nazionali e internazionali, è pubblicata in prestigiose antologie di poeti anche in Argentina, Messico, Nicaragua, Stati Uniti, Portogallo e Colombia.
Fra le numerose opere: La zarza ardiendo, Peces ebrios (Premio J.M. Arguedas, Lima, Perù, 1969), Otra vez sobre el viento, L’infinito amore, Donna Eros, Selva invisibile, Polifonia, Acquaforte (Targa del Parlamento Europeo, Premio Anguillara Sabazia 2004), Mujer Eros, Aguafuerte, Rêverie (Premio Nuove Scrittrici 2005), Il colore dei sogni (in Fara Poesia, 2005), La carne / El sueño (finalista al Premio Montano 2008), Danza Immobile (spagnolo a fronte come il precedente, Premio Città di Marineo 2011, Premio Minerva Etrusca, Perugia 2011), Finestra cosmica (Fara 2012), la silloge trilingue insieme alla poetessa Vera Lúcia de Oliveira Radici, innesti, diramazioni (Perugia 2010).
Narrativa: Il sorriso del fiume, pubblicato poi da Fara in edizione ampliata come Il fiume senza foce (Premio Città di Salò 2009, Premio Prata P.U. 2009, Premio Anguillara Sabazia 2010).
Ha tradotto poeti dall’italiano allo spagnolo e dallo spagnolo all’italiano, soprattutto donne. Ha curato e tradotto Donna Carta di Musica (Centro Documentazione “Donne del mondo”, Perugia, 2005) con poesie di Gloria Mendoza Borda, Rosina Valcárcel e Ana Berta Vizcarra.
veralucia.deoliveira.m@gmail.com
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