FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 33
gennaio/marzo 2014

Perdóno?

 

IL MORMORIO DELLA SPERANZA
La poesia di Josyane De Jesus-Bergey

di Viviane Ciampi



«Chiunque tu sia, qualunque sia il colore della tua pelle, imparare a conoscerti è anche accettarti».
Ogni scrittore, ogni poeta ha le sue ossessioni: Josyane De Jesus-Bergey, la poeta francese d’origine portoghese (per parte di padre), è molto legata al movimento di “andare verso l’altro” e vuole un mondo abitabile, vivibile, pur nell’accettazione della sua parte indefinibile.
Ama guardarlo – quel mondo – con la speranza di allontanare il disincanto, il razzismo, il consumismo e di ripulire quella “terra nera” sporcata dalle guerre, dall’incuranza e dal poco rispetto.
Ella sa che il dolore non è sempre una piaga definitiva: se incanalato diventa materia incandescente dell’anima e potrebbe persino essere utilizzato come spinta energetica che dal male sfocia in bene: “Fino al cuore di questo abisso / mi spingo”. Il dolore diventa così luogo di trasformazione, catarsi. Allora, seguendo il filo con cui avanzano le “storie”, la poeta si abbandona al mistero di esserci chiedendo alla irrequieta luce di posarsi sulle rifioriture, sulle minime tracce lasciate dagli uomini, di rischiarare “i proprio passi / affinché non si smarriscano definitivamente”.

Ecco dunque la necessità di non restare ferma alla finestra a guardare lo svolgersi degli eventi. Ne scaturiscono poesie in un corpo a corpo d’ogni istante nel cui humus tutto s’abbraccia e rinasce in una rêverie che ci trascina – nostro malgrado – verso l’autorevolezza grave del suo scrivere: “Vi è ciò che non si dice – che non si rinchiude ma porta / la speranza. L’amore non spiega tutto / tutt’al più nasconde / nell’essere umano desideri multipli talvolta inconfessabili // Vi è questa speranza dove ciascuno conserva in fondo a sé / quando ci si ostina a credere nell’altro e i domani, / che sul filare dei giorni ci aprono le porte della lucidità!”.
La speranza, sempre presente nei versi di J DJB è punto d’arrivo di un percorso vitale e diventa principale oppositore di quel nichilismo che pervade molta poesia odierna. Solo la forza della parola come esercizio d’intensità, la nitidezza e la generosità delle immagini riescono a farci trovare una via d’uscita al labirinto esistenziale.

"Non vi sono frontiere che nello sguardo dell'uomo": possiamo quindi ravvisare in questa dichiarazione di poetica una lettura scevra da illusioni e ricca di fratellanza. Tra l’altro è poesia ad alto rischio quella della fratellanza, ma detta qui con molta umiltà arte e limpidezza. Non scrive certo, Josyane De Jesus-Bergey per piacere ad altri poeti ma per svelare la parola che non mente.
Per la verità l’autrice francese non rinunzia anche a prose di grande leggerezza e ironia, come se in lei coabitassero due anime. Ma abbiamo voluto occuparci solo della sua poetica, perciò di quella “seconda anima” parleremo in altra occasione.




POESIE DI JOSYANE DE JESUS-BERGEY


*

Traverser cette ombre
Que rien
Ni le temps
Ni le regret
Ne laissent refleurir
Comme une tombe d’automne
Qui ne se visite
Qu’à date définie
Et toi l’homme
Qui te dissimule
Derrière ces chemins sans traces

Toi l’homme
Qu’as-tu encore à dire
Pour que je puisse croire en toi ?


*

Attraversare quest’ombra
Che niente
Né il tempo
Né il rimpianto
Lasciano rifiorire
Come una tomba d’autunno
Che si visita
Soltanto in determinate date
E tu uomo
Che ti nascondi
Dietro questi sentieri senza tracce

Tu uomo
Che cos’hai ancora da dire
Affinché io possa credere in te?


*

Rien dit
Rien vu
Pieds salis
D’une terre noire
Surtout ne rien répéter
Laisser faire le silence

Colère de mine de rien
Se construit    s’aboutit

Aujourd’hui
Jour de chien   gale de chat
Dans ces espaces sans après
De jours bien lissés tendus de rideaux
Sanglants
Au cœur de ce gouffre
J’embarque
Travail du quotidien qui ne sait rien
Et ne sert plus à rien.

Tu disais     révoltes ?


*

Né detto niente
Né visto niente
Piedi imbrattati
D’una nera terra
Soprattutto non ripetere niente
Lasciare che affiori il silenzio

Rabbia d’un far finta di nulla
Si costruisce   sta approdando

Oggi
Giorno da cani   rogna di gatto
In certi spazi senza un oltre
Di giorni ben lisciati tesi di tende
Insanguinate
Fino al cuore di quest’abisso
Mi spingo
Lavoro del quotidiano che niente sa
E non serve più a niente.

Tu dicevi    ribellioni?


*

Dans ces pleurs d’enfant venu d’ailleurs
J’ai la mort
Inscrite en nos mémoires
Il y avait l’autre
Il y avait nos murs
Et la terre éclatait
Nos murs s’écroulaient
Pourquoi ce jour qui n’en finit pas
Pourquoi ce ciel qui pleure
Et cette cage
Qui s’ouvre sur vos haines

Terre lourde
Terre maudite

Trop de linceuls
Trop de mensonges
Et ce temps
Ce temps qui détruit l’enfance !


*

In questi pianti di bambini giunti d’altrove
Ho la morte
Stampata nelle nostre memorie
C’era l’altro
C’erano i nostri muri
E la terra esplodeva
I nostri muri crollavano
Perché questo giorno mai concluso
Perché questo addolorarsi del cielo
E questa gabbia
Che s’apre sui vostri rancori

Terra greve
Terra funesta

Troppi sudari
Troppe menzogne
E questo tempo
Questo tempo che annienta l’infanzia!

dall’antologia Voix Vives de Méditerranée en Méditerranée, 2011, Bruno Doucey.


*

J’ai retrouvé dans ces déchirures
Du temps
Les grappes lourdes de nos vendanges
Les pas de l’enfant
Le sabot du cheval
Dans la prairie

J’entends dans ma mémoire
Ton rire venu d’ailleurs
Tes mots
Sans les comprendre

Mais je sais
Que d’ici ou de là-bas
C’est un autre moi
Que j’entends !


*

Ho ritrovato in queste lacerazioni
Del tempo
I ricchi grappoli delle nostre vendemmie
I passi del bambino
Gli zoccoli del cavallo
Nella prateria

Nella memoria sento
La tua risata giunta d’altrove
Le tue parole
Senza capirle

Ma io so
Che da qui o da laggiù
È un’altra me stessa
Che ascolto!


*

Je veux croire
Je veux croire que ces flammes
Ne sont que les incendies
D’un feu
Qui n’est pas le nôtre

Que l’eau pure
Arrose ton jardin

Que les orangers
T’apporteront les parfums
De ta terre

Que rien ne divisera plus nos vies

Quand l’odeur du pain
Réconcilie
Comme un symbole
Les batailles du monde

Je prie les hirondelles
Qu’elles t’apportent ce printemps
De nos libertés !


*

Voglio credere
Voglio credere che queste fiamme
Non siano che gli incendi
D’un fuoco
Che non è il nostro

Che l’acqua pura
Bagni il tuo giardino

Che gli aranci
Ti porteranno i profumi
Della tua terra

Che nulla dividerà più le nostre vite

Quando l’odore del pane
Riconcilia
Come un simbolo
Le battaglie del mondo

Prego le rondini
Affinché ti portino questa primavera
Delle nostre libertà!

da Pourquoi ces vies que l’on efface (di prossima pubblicazione).


DE SABLE ET DE VENT

Je vous déclare ma patrie
par delà
les collines et la mer
vous mes frères
je suis à l’écoute du sable
et du vent
je m’enracine près du figuier
et s’il reste un enfant
accroupi près des murailles
je suis cet enfant là
mes pierres ont pris
la couleur des vôtres
le fleuve arrose mes colères
comme le ciel les orages.

Je suis
Peu m’importe d’où vient le cri
j’habite votre terre
j’ai gommé le pas des soldats
je vous ai posé
à l’abri de la colère des hommes.

Mon chemin n’est que votre route
je l’appelle liberté


DI SABBIA E DI VENTO

Vi dichiaro mia patria
al di là
delle colline e del mare
voi miei fratelli
sono qui all’ascolto della sabbia
e del vento
metto radici vicino al fico
e se resta un bambino
rannicchiato vicino alle muraglie
sono io quel bambino
le mie pietre hanno preso
il colore delle vostre
il fiume bagna le mie collere
come il cielo i temporali.

Io sono
Poco m’importa da dove viene il grido
abito la vostra terra
Ho cancellato il passo dei soldati
Vi ci ho adagiato
al riparo dall’ira degli uomini.

Il mio sentiero non è che la vostra strada
La chiamo libertà

dall’antologia Voix Vives de Méditerranée en Méditerranée, 2011, Bruno Doucey.


*

On dit
C’est ce qu’ils prétendent
On dit
Qu’il pleut sur la terre

Ne donnez pas mon nom
Je ne suis plus
Que l’autre
Personne ne se souviendra
Où mes pas
Se sont perdus

Il pleut
J’ai vécu

Dans ce passé
Je n’oublie rien   que toi
Il pleut !


*

Si dice
È ciò che pretendono
Si dice
Che piove sulla terra

Non fate il mio nome
Non sono più
Che l’altro
Nessuno ricorderà
Dove sono i miei passi
Si sono smarriti

Piove
Ho vissuto

In questo passato
Non dimentico niente   solo te
Piove!


*

Dans le jardin de mes rêves
Coule une fontaine
De rires et de promesses

Dans le pays de mon père
L’âne est au repos
La femme prépare la cuisine
Le curé béni la terre

Je suis d’ici
Je suis de là-bas
J’habite un ailleurs
Où tu n’entreras pas !


*

Nel giardino dei miei sogni
Sgorga una fontana
Di risate e di promesse

Nel paese di mio padre
L’asino è a riposo
La donna prepara il pranzo
Il curato benedice la terra

Sono di qui
Sono di laggiù
Abito un altrove
Dove non entrerai!


*

S’il ne suffisait que le silence
De ces heures
Ou le pas de mon père
Claudiquant
Sortant de ses sacoches
Les dernières tomates du jardin
Alors je serais
Cette enfance

Tête haute
Je crierais mes peines
Mes joies
À peine libérée pourtant
De ce nom
Comme croix des hommes
De ce fil des heures
Passées sous silence
De ces jours sans amour
Quand toi l’enfant
Espoir du lendemain
M’ouvre la route
Je veux bien croire encore !


*

Se non bastasse che il silenzio
Di queste ore
O il passo di mio padre
Claudicante
Che tira fuori dalle sue borse
Gli ultimi pomodori del giardino
Allora sarò
Questa infanzia

A testa alta
Griderò le mie pene
Le mie gioie
Eppure appena liberata
Da questo nome
Come croce degli uomini
Di questo susseguirsi dell’ore
Passate sotto silenzio
Di questi giorni senza amore
Quando tu bambino
Speranza del domani
Mi apri la strada
Voglio proprio crederlo ancora!

da sans paroles ou si peu de dire (inedito 2013)


L’EMIGREE

         Je suis celle qui vient
De l’autre pays
Partagée entre le père
Et l’enfance.
Je me sais sans terre
Ni ciel
N’appartenant qu’à l’instant
Qui me voit vivre.

Venue d’ailleurs
Jamais au bon moment
Jamais au bon endroit
Toujours étrangère
Avec quelque chose de moins
Avec quelque chose de plus
Jamais d’accord
Mais fière d’être !


L’EMIGRATA

     Sono colei che arriva
Dall’altro paese
Divisa tra il padre
E l’infanzia.
So di me senza terra
Né cielo
Appartengo al solo istante
Che mi vede vivere.

Arrivata da altrove
Mai al momento giusto
Mai nel luogo giusto
Sempre straniera
Con qualcosa di meno
Con qualcosa di più
Mai d’accordo
Ma fiera d’essere!

dall’antologia mondiale Pas d’ici pas d’ailleurs, 2012, Voix d’encre.


*

De ce cri qui
Hurle derrière la montagne
De cette parole
Pétrie
Dans la terre
Je suis cette autre moi
Dévorée du silence
De
Cette langue inconnue
Et pour
Me reconnaître
J'épelle
Le nom de mon père

Derrière ma peau
Enroulée
Dans chaque motte
De ce toit du monde
Nous
C'est à dire
Le fleuve et moi
Pleurons l'absence
De ton visage.


*

Di questo grido che
Assilla dietro la montagna
Di questa parola
Incorporata
Dentro la terra
Sono quest’altra me
Divorata dal silenzio
Di
Questa lingua sconosciuta
E per
Riconoscermi
Sillabo
Il nome di mio padre

Dietro la mia pelle
Arrotolata
In ogni zolla
Di questo tetto del mondo
Noi
Vale a dire
Io e il fiume
Piangiamo l’assenza
Del tuo volto.

da Portugal tu es de mon Pays (inedito)




Gouache di Josyane De Jesus-Bergey 2007


*

Ne pas dire, ne pas avoir envie de dire, regarder ces heures qui s'ajoutent comme des vagues qui heurtent nos rives, mais savoir que ce soleil qui se lève est celui de nos espérances.


*

Non dire, non aver voglia di dire, guardare queste ore che si sovrappongono come onde che urtano le nostre rive, ma sapere che questo sole sorgente è quello delle nostre speranze.


*

Quand
Se lève ce que tes mains
Ne peuvent taire
Cette sorte de regard
Qui cache nos secrets
La mort
N’est qu’un rideau


*

Quando
S’innalza ciò che le tue mani
Non possono tacere
Questa sorta di sguardo
Che nasconde i nostri segreti
La morte
Non è che un sipario


*

Quand la clef du temps
Sur ces terres labourées
S’en tient à des errances
Les chemins
Brûlent
Nos solitudes

Croire ou ne pas
Croire
Disent les échos


*

Quando la chiave del tempo
Su queste terre arate
S’accontenta dell’erranze
I sentieri
Avvampano
Le nostre solitudini

Credere o non
Credere
Dicono gli echi


*

Les jours se détricotent
Place de sang
Dans ce monde rouge

La trace du vrai sans escale


*

I giorni si smagliano
Piazza di sangue
In questo rosso mondo

La traccia del veritiero senza approdo

da Rien d’autre … quand (2013, inedito)


Traduzione dal francese di Viviane Ciampi




Poeta lusitano-francese, Josyane De Jesus-Bergey vive a La Rochelle. Intensamente impegnata in attività culturali come animatrice e coordinatrice (tra cui Printemps des Poètes di La Rochelle) ha dato vita a laboratori di scrittura in varie strutture. Scrive fin dall’infanzia, poesie, racconti, canzoni. Tradotta in arabo, spagnolo, italiano e portoghese, partecipa a numerosi incontri letterari in Francia e all’estero.
Ha pubblicato una quindicina di libri, tra i quali, in poesia, Taire le Temps, dedicato à S. Wellens (2012, Ed. de L’Atlantique); Amulettes, su dipinti dell’artista e poeta H. Tibouchi (2009, Ed. Encre et Lumière); Comme une confession de pierres Eldjazaïr, in francese e in arabo, dedicato a Mohamed Dib (traduzione di M. Rafrafi, 2003, R. des Ages).
Ideatrice e responsabile di Québec 2008, raccolta collettiva di poesia franco-quebecchese, venti autori dei due continenti (2008, France Sac à mots/Québec Ecrits des Forges).
Ha pubblicato il saggio Le Poème Meschonnic (2008, Ed. Faire-part.) e il racconto BUS 25 pour rendre visite aux ombres, con disegni e dipinti di Judde (2004, Rumeur des Ages). Altri libro in prosa: La Grande Boiterie (2006, Rumeur des Ages).
Ha partecipato a mostre e manifestazioni di poesia e pittura. Nel 2012 mostra Le vent nous portera, su fotografie del deserto dell’artista algerino H. Bouchenak in Francia e in Algeria; nel 2011 Tlemcen, mostra presso l’Istituto Francese con il fotografo H. Bouchenak durante la manifestazione Printemps des Poètes.

(foto di Houari Bouchenak)

viviane.c@alice.it